REPUBBLICA ITALIANA
GAZZETTA UFFICIALE
DELLA REGIONE SICILIANA

PARTE PRIMA
PALERMO - VENERDÌ 2 GIUGNO 2000 - N. 26
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ASSESSORATO DEI BENI CULTURALI ED AMBIENTALI E DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE


DECRETO 14 aprile 2000.
Dichiarazione di notevole interesse pubblico dell'area di contrada Scorciavacca ricadente nel territorio comunale di Mascali.

ALLEGATO

COMMISSIONE PROVINCIALE PER LA TUTELA DELLE BELLEZZE NATURALI E PANORAMICHE DI CATANIA

Verbale n. 63 del 6 febbraio 1999

L'anno 1999, il giorno 6 del mese di febbraio, alle ore 9,45, in Catania nella sede della Soprintendenza per i beni culturali ed ambientali in via Luigi Sturzo n.62 si è riunita, a seguito di avviso di convocazione mediante raccomandata a.r. del 23 gennaio 1999, prot. n. 167/gruppo I, la commissione provinciale per la tutela delle bellezze naturali e panoramiche di Catania, costituita, ai sensi dell'art. 2 della legge 29 giugno 1939, n. 1497, come modificato dall'art. 31 del decreto del Presidente della Repubblica 3 dicembre 1975, n. 805, con decreto assessoriale n. 8610 del 24 dicembre 1994, per discutere il seguente ordine del giorno:
1)  Caltagirone: riperimetrazione del vincolo del territorio comunale.
2)  Palagonia: proposta di vincolo di parte del territorio comunale (contrade Petrazze e Gulfo).
Ratifica della deliberazione della commissione provinciale per la tutela delle bellezze naturali e panoramiche di Catania avvenuta con verbale n. 62 del 10 gennaio 1996 (giusta nota dell'Assessorato dei beni culturali ed ambientali e della pubblica istruzione n. 4235/VBC del 26 ottobre 1998).
3)  Belpasso: rettifica della perimetrazione cartografia del vincolo di parte del territorio comunale imposto con verbale della Commissione provinciale per la tutela delle bellezze naturali e panoramiche diCatania n. 54 del 28 giugno 1994.
Ratifica della deliberazione della commissione provinciale per la tutela delle bellezze naturali e panoramiche diCatania avvenuta con verbale n. 54 del 28 giugno 1994 (giusta nota dell'Assessorato dei beni culturali ed ambientali e della pubblica istruzione n. 4235/VBC del 26 ottobre 1998).
4)  Mascali: vincolo dell'area di contrada Scorciavacca.
5)  Aci S. Antonio: proposta di vincolo di parte del territorio comunale (contrada Monterosso).
Ratifica della deliberazione della commissione provinciale per la tutela delle bellezze naturali e panoramiche di Catania avvenuta con verbale n. 62 del 10 gennaio 1996 (giusta nota dell'Assessorato dei beni culturali ed ambientali e della pubblica istruzione n. 4235/VBC del 26 ottobre 1998).
6)  Varie ed eventuali.
Sono presenti: dott. Francesca Migneco, Soprintendente F.F. per i beni culturali ed ambientali diCatania, presidente della commissione provinciale; prof. Giuseppe Dato, componente della commissione provinciale; prof. Nunzio Famoso, componente della commissione provinciale; dott. Carmelo Calì, membro aggregato, rappresentante del Corpo regionale delle miniere diCatania; dott. Filippo Patanè, membro aggregato, rappresentante dell'Ispettorato ripartimentale delle foreste diCatania.
Assiste in qualità di segretario l'arch. Irene Donatella Aprile, dirigente tecnico della Soprintendenza per i beni culturali ed ambientali di Catania, nominata con nota soprintendentizia n. 225/gruppo I dell'1 febbraio 1999.
Sono presenti, in qualità di relatori delle proposte di cui all'ordine del giorno, i dirigenti tecnici della Soprintendenza per i beni culturali ed ambientali di Catania: ing. Orazio di Lorenzo e arch. Venera Greco (per il punto I), geol. Angelo D'Urso, geol. Sebastiano Fazzina, geol. Franco La Fico Guzzo (per i rimanenti punti), geom. Giacomo Cappadonna. E' presente, infine, il mar. Sebastiano Spugnetti, comandante del distaccamento forestale di Giarre.
Il presidente dott. Francesca Migneco alle ore 9,45, constatata la presenza di tutti i componenti della commissione, dichiara aperta la seduta porgendo un cordiale saluto di benvenuto ai presenti ed invita a trattare.
(Omissis)
Esaurito il terzo punto posto all'ordine del giorno il presidente invita a trattare il quarto punto: Mascali - vincolo dell'area di contrada Scorciavacca.
Prende la parola il dott. Fazzina che relaziona circa l'importanza dell'area da vincolare alla luce della futura pianificazione paesistica. Passa, dunque, a descrivere l'inquadramento geografico del sito.
L'area di cui si propone la salvaguardia, ai sensi della legge n. 1497/39, è ubicata nel versante nord-orientale dell'Etna.Essa ricade interamente nel territorio comunale di Mascali ed è delimitata a nord dal corso d'acqua del vallone S. Venera, coincidente con il confine comunale di Piedimonte Etneo, ad est, per una parte, dalla strada provinciale 2/III e per un'altra parte del tracciato della ferrovia Circumetnea, a sud-ovest dalla strada di collegamento Montargano-Portosalvo e ad ovest dalla strada provinciale Fornazzo-Linguaglossa.
Altimetricamente l'area è compresa tra le quote assolute di 200 e 850 m.
Prende la parola il dott. La Fico che, presentando la documentazione fotografica, descrive le componenti naturali.
Dal punto di vista geologico l'area è caratterizzata dalla presenza delle lave denominate "Sciare di Scorciavacca" effuse durante il fenomeno eruttivo del 1651 che coprono gran parte del territorio in esame.
Queste presentano una morfologia superficiale prevalentemente scoriacea.
In relazione alla diversa viscosità del magma e al conseguente diverso tempo di raffreddamento le lave hanno assunto delle caratteristiche e pittoresche forme "a lastroni", a "blocchi scoriacei", a "corda" e a "budella".
Per un singolare meccanismo di svuotamento delle colate, si è formata una grotta di scorrimento lavico denominata "Grotta Forcato" ubicata in prossimità della strada di collegamento Montargano-Presa.
Nella parte più settentrionale lungo l'incisione del torrente S. Venera e poco lontano dallo stesso si rilevano, in affioramento, le argille pleistoceniche del substrato etneo le quali per l'intero comprensorio etneo, sono quelle rilevate alle quote assolute più alte. Stratigraficamente le argille sono coperte dalle lave antiche risalenti ai primissimi eventi eruttivi tardo pleistocenici e correlate alcune al complesso del Trifoglietto, altre a Mongibello antico. La venuta a giorno di tali litotipi è associata sia a processi di erosione che a eventi tettonici. Le testimonianze morfologiche di tali eventi tettonici sono rappresentate da suggestive scarpate di notevole altezza denominate "timpe".
Prescindendo dal grande interesse paesistico ambientale, oggetto primario della presente proposta e dei cui aspetti si parlerà più avanti, appare indubbia l'importanza scientifico didattica delle componenti geologiche e vulcanologiche sopra descritte.
L'ambiente naturale etneo è fra quelli più adatti per seguire in tutte le sue fasi l'insediamento della vegetazione, il suo sviluppo, le sue caratteristiche, la sua evoluzione e talvolta perfino la sua estensione.
Nella fattispecie l'area in esame presenta, per quanto di limitata estensione, diverse condizioni fisico ambientali, variabili da settore a settore in relazione alla diversa natura geologica, all'altimetria, alla presenza di corsi d'acqua, dirupi, aree boscate, etc.
Un settore specifico è quello delimitato dalle Sciare di Scorciavacca, la cui superficie, compresa altimetricamente tra i 200 e gli 850 metri di altitudine, ospita una ricca serie di stadi pionieri iniziali.Si tratta di stadi in cui non sempre riescono a formare esempi di vegetazione gregaria, se non frammentariamente e su superfici piuttosto limitate. Il primo stadio di colonizzazione è rappresentato da colonie di specie crittogamiche (organismi senza fiori come alghe, funghi, muschi e felci) delle quali molto caratteristico è lo Stereocaulon vesuvianum (lippu di sciara) che conferisce un suggestivo colore grigio chiaro alle lave. Frequenti sono la Anogramma leptophylla (felcetta) e la Pteridium aquilinum (felce aquilina), l'Asplenium trichomanes. Frequente è la Ferula communis.
In definitiva sulla lave del 1651, in relazione ai diversi parametri altimetrici, è individuata una vegetazione erbacea di origine primaria e secondaria costituita da aggruppamenti di Therobrachypodiatea e Tuberarietea guttati, talora compenetrati da elementi di Brometalia rubentitectori. Ancora si rilevano stadi arbustivi più o meno discontinui tendenti alla costituzione di boschi dell'Orno-quercetum Ilicis s.l. Nelle zone a quota più bassa e più antropizzate si trovano aggruppamenti dei Bromotalia rubenti-tectori e dei Chenopodion muralis, compenetrati da elementi dei Thero-brachypodiatea e Tuberarietea guttati.
Al di fuori dell'ambito delle lave più recenti, sono presenti macchie a boscaglia del Quercion ilicis, dell'Orno-quercetum ilicis s.l., Quercus pubescens con frammenti dell'Euphorbieum dendroides.
Dove le condizioni pedologiche sono più favorevoli si riscontrano colture agrarie specializzate, per lo più frutteti e agrumeti, sia produttivi che abbandonati con aggruppamenti infestanti del Fumariono-euphorbion (inverno-primavera) e dell'Erograstion (estate-autunno).
E' evidente l'importanza scientifico, didattica e culturale dell'area in esame dal punto di vista biologico sia per gli aspetti riguardanti sia la fauna che la flora.
Appare, quindi, doveroso tutelare e conservare queste aree che per le loro particolari condizioni racchiudono dei laboratori naturali in cui poter studiare i processi biologici che avvengono in zone poste a quote intermedie tra quelle altomontane, scarsamente influenzate dell'aggressione edilizia a quelle più basse fortemente trasformate.
Sarebbe pertanto auspicabile che l'amministrazione forestale e/o gli istituti universitari acquisiscano al loro patrimonio quest'area.
Prende, a questo punto, la parola il dott. D'Urso che passa a descrivere le componenti antropico-culturali.
L'uomo con il trascorrere degli anni lascia i segni del suo rapporto con il territorio. Questi segni possono essere positivi o negativi. Tale incidenza si estrinseca nel tipo di impatto che l'opera antropica determina sul territorio. Le comunità del passato, prive di tecnologia, avevano un basso potere di modifica del territorio dal quale traevano i loro sostentamenti per cui le trasformazioni che mettevano in atto erano discrete e limitate nello spazio e quasi sempre rappresentavano opere di bonifica e di supporto all'attività agricola o pastorale, tra questi è opportuno citare: terrazzamenti, opere idrauliche, spietramenti, depositi, sentieri, mulattiere, ovili, palmenti, cisterne, etc. realizzati con materiali poveri provenienti dalla stessa area di intervento (pietre, argilla e legname). Oggi questi manufatti assumono un elevato valore culturale in quanto testimonianza dell'attività umana del passato.
La società moderna, di contro, a causa dell'esplosione demografica e dell'alta tecnologia raggiunta, possiede un enorme potere di modifica del territorio che in molti casi arriva alla distruzione degli elementi caratteristici cancellando pertanto le componenti fisionomiche del paesaggio.
L'area di cui trattasi può essere divisa in ambiti omogenei sulla scorta, oltre che degli aspetti strutturali propri del territorio, precedentemente descritti, anche in relazione al grado di antropizzazione e di urbanizzazione.
Il settore maggiormente antropizzato e urbanizzato è localizzato nella parte sudorientale lungo la S.P. 2/III e lungo la strada di collegamento Portosalvo-Monteargano. Qui si rileva, oltre a fabbricati di pregio risalenti a epoche passate, una edilizia moderna sparsa di scarsissima qualità e lontana da ogni criterio di programmazione urbanistica. In particolare verso nord, all'intorno della fermata della F.C.E. di S. Venera, troviamo un piccolo e significativo borgo di case rurali che pur conservando il tessuto storico urbano è stato violato da recenti sostituzioni di scarso valore architettonico (...ancora recuperabile).
La parte più meridionale dell'area è stata interessata da uno scomposto quanto intenso processo si edificazione presumibilmente di origine abusiva che se non assoggettato a norme di tutela potrebbe comportare la cancellazione di elementi di elevato interesse paesaggistico. Verso nord-ovest, lungo la strada di collegamento Montargano-Presa, a ridosso di una timpa e in prossimità al vallone S. Venera si trova un suggestivo agglomerato di case rurali che nel complesso ha conservato integri gli elementi caratterizzanti.
Nelle rimanenti parti dell'area, oggetto della presente proposta, con esclusione della parte di territorio invaso dalle lave del 1651, si rilevano un grande numero di case padronali, masserie e case rurali con opere a servizio delle stesse, costituite da ricoveri, palmenti, cantine, depositi, cisterne, stalle, etc. tutte di elevatissimo valore sia architettonico che etno-antropologico. Sulle Sciare di Scorciavacca si individuano semplici depositi, ricoveri e ovili.
La viabilità principale è costituita dalla S.P.2/III che corre in direzione nord-sud e attraversa la parte più orientale dell'area, dalla strada di collegamento Portosalvo-Montargano con direzione sud-est/nord-ovest, localizzata nella parte più meridionale e dalla strada di collegamento Montargano Presa con direzione sud-nord nella parte più occidentale.
Parallelamente alla S.P. 2/III si snoda un tratto del tracciato ferroviario della Circumetnea di elevato valore culturale in quanto realizzata nei primi anni del 1900.
La viabilità secondaria è rappresentata da una trama di strade di penetrazione agricola, mulattiere e sentieri di significativo valore storico per la presenza lungo i cigli di pregiati muri in pietra con fondo stradale in terra, selciato e basolato.
L'esame degli aspetti panoramico-paesaggistici non può prescindere dalla valutazione del contesto territoriale di più vasta area in cui è compresa la zona di cui trattasi.
Le linee guida del P.T.P.R. individuano nel cono vulcanico etneo uno dei 17 ambiti territoriali omogenei in cui è stato suddiviso il territorio regionale. Orbene in un propedeutico processo di approfondimento della conoscenza e valutazione delle caratteristiche del territorio provinciale, dirette alla futura generale pianificazione paesistica, l'individuazione di aree con elementi territoriali e ambientali di particolare pregio e di notevole interesse pubblico, costituiscono un percorso obbligato verso la pianificazione cui sopra.
Dal punto di vista specificatamente panoramico l'area contiene numerosi belvedere naturali dai quali è possibile godere la vista di un esteso tratto della fascia costiera ionica comprendente i centri abitati di Giarre, Riposto, Mascali e Fiumefreddo, nonché delle alture su cui insistono i centri abitati di Taormina e Castelmola e parte dei versanti orientali dei monti Nebrodi.
Con condizioni di buona visibilità è possibile scorgere anche il tratto di costa fino ad Augusta verso sud e della Calabria verso nord. In direzione ovest è visibile in tutta la sua maestosità il massiccio etneo.
Di contro l'area è ben visibile da alcuni tratti dell'autostrada A19, dalla S.S. 114 e dalla litoranea collegante i centri abitati di Torre Archirafi e Calatabiano.
Come già detto nel paragrafo sull'inquadramento geografico, l'area denominata Sciare di Scorciavacca è localizzata lungo il versante nord-orientale dell'Etna del quale ne rappresenta un'oasi ancora integra che non ha subito eccessive e negative trasformazioni delle sue componenti fondamentali.
In relazione a tali componenti, quali aspetti formali e sostanziali del paesaggio e alla loro reciproca interazione possiamo distinguere i tipi di paesaggi quivi presenti.
Il paesaggio della colata lavica del 1651 (sciare di Scorciavacca) è costituita da una distesa di lava, fuoriuscita da una frattura o da un sistema di fratture non più visibili in quanto obliterate da successive colate, con leggera acclività nella parte più sommitale e con forte rottura della pendenza nella parte bassa per la presenza di scarpate di probabile origine tettonica. Qui il paesaggio è quanto mai suggestivo per la presenza di forme createsi in funzione della densità del magma e ai diversi tempi di raffreddamento. Percorrendo tali lave, in un continuo alternarsi di zone depresse e alture, si rilevano degli esempi di lave "a corda", "a lastroni", a budella".
Nei pressi della strada di collegamento Montargano-Presa è presente la Grotta del Forcato; la sua formazione è da collegare al particolare fenomeno di ingrottamento del magma per cui questo continua a scorrere al di sotto di una coltre di lava già raffreddata.
L'aspetto accidentato e selvaggio di queste rocce, la presenza della vegetazione pioniera che conferisce alle lave un colore grigio-cenere in contrasto con il nero tipico delle rocce effusive presenti, la presenza di esemplari isolati di roverelle, ilici, frassini, ginestre, felci, astragali, etc. il tutto immerso in una atmosfera in cui regna il silenzio e il freddo soffio del vento trasmettono al visitatore sensazioni uniche che esaltano l'immaginario facendo vivere emozioni surreali. Tutto ciò accompagnato da momenti di visione di scorci panoramici quanto mai diversificati e rappresentati ora dalla costa, ora dalla pianura, ora dalla collina, ora dalla esplosiva visione del vulcano.
Assume particolare significato paesaggistico il discreto e armonioso rapporto tra l'attività umana e il selvaggio ambiente di queste lave espresso dalla presenza isolata di pregiati manufatti (muri di confine, depositi, ricoveri e ovili).
Prende la parola il geom. Cappadonna che va a descrivere il paesaggio agricolo-forestale.
Il paesaggio agricolo-forestale è stato nei secoli influenzato dagli eventi naturali geologici e vulcanologici. L'azione dell'uomo ha tenacemente sovrapposto al selvaggio paesaggio lavico un paesaggio agrario tra i più ricchi dell'Isola. L'area nel lontano passato era ricoperta da boschi che si estendevano fino alle basse quote del versante. Nei secoli il sistema silvo-pastorale ha lasciato il posto alla ricca coltura dei vigneti e successivamente a quella degli agrumi e dei fruttiferi quali colture principali.
Più raramente, e localizzati nelle aree più accidentate, si trovano impianti di ulivi e fichidindia.
Il paesaggio agrario ha come origine la composizione del suolo, l'esposizione dei terreni e le condizioni morfometriche degli stessi. Un ruolo importante riveste il fattore di natura climatica, infatti si rileva che nell'Etna il clima è ovunque di tipo mediterraneo con le diversificazioni dettate dalle variazioni delle quote assolute (dal livello mare a quote oltre 3.000 metri).
In particolare l'area in questione si trova ad una altitudine media (mesomediterranea) con i caratteri della vegetazione, sia spontanea che coltivata, tipicamente mediterranea.
Qui la vegetazione appare particolarmente lussureggiante, grazie al fatto che il versante orientale è positivamente influenzato da venti umidi provenienti dal mare ed è soggetta a precipitazioni notevoli.
Ipaesaggi agricoli più caratterizzanti sono espressi da quello degli agrumi, la cui coltivazione si spinge oltre i 500 metri e dai fruttiferi, questi, come già detto, hanno soppiantato la coltura della vite, oggi marginale, ma che nel passato e per secoli, è stata quella principale. Tale avvicendamento è stato possibile grazie alla presenza di numerose sorgenti di contatto che hanno garantito l'approvvigionamento idrico indispensabile al governo di tali colture.
La presenza delle argille e delle risorgive poste a quote assolute tanto elevate hanno consentito la realizzazione, quanto mai rara e unica per il comprensorio etneo, di alcuni laghetti collinari.
Nel paesaggio agrario sono racchiusi una vasta gamma di valori umani e culturali.
Nel tempo alcuni di essi sono andati perduti per abbandono altri si sono arricchiti per ulteriori interventi di bonifica in un susseguirsi armonico di terrazze, muri a secco, opere idrauliche (saie, acquedotti ecc.).
L'intensa attività antropica del passato è anche testimoniata dalla presenza di pregiati esempi di architettura rurale con fabbricati costruiti con muratura a secco e da interessanti corpi di fabbrica nei quali si coniugano in modo armonico la residenza padronale e tutt'intorno gli elementi a servizio dell'antica e prosperosa attività agro-pastorale (palmenti, corti, cantine, legnaie, stalle, cisterne, forni, ecc.).
Elementi meritevoli di salvaguardia e recupero conservativo, oltre ai manufatti nel loro insieme, sono le opere di finitura per le quali sono stati utilizzati materiali e procedure di lavorazione che oggi sono patrimonio prezioso di pochissimi artigiani, tali sono le lavorazioni del ferro battuto, della pietra e del legno.
Percorrendo l'area ci si trova di fronte ad un susseguirsi di scenari per cui scarpate a strapiombo, valloni, canaloni e distese laviche sono colonizzate da alberi, arbusti e cespugli di specie locali.
Il paesaggio è pregnato di aree selvagge di aspra bellezza, dove si va sviluppando progressivamente un rigoglioso manto vegetale popolato da una miriade di esseri viventi selvatici.
Le macchie arboree, le siepi di campo e la vegetazione ripariale costituiscono un biotopo importante e caratterizzante il paesaggio. Le fasce boscate sono prevalentemente presenti nella parte più settentrionale in corrispondenza delle incisioni vallive, nelle "Timpe" e nelle depressioni delle lave più antiche. Dove la densità boschiva è maggiore si riscontra un ricco sottobosco e la presenza di specie arboree di notevoli dimensioni. L'eterogeneità delle specie presenti, correlabili al piano mesomediterraneo, viene esaltata nei cambi di stagione da una suggestiva esplosione di colori.
Appare interessante dal punto di vista scientifico-culturale evidenziare che molte delle aree oggi occupate da boschi nel passato erano porzioni di territorio dove prosperava l'attività agro-pastorale e che a seguito dell'abbandono sono state riconquistate dalla vegetazione naturale.
Senza dubbio quella forestale è una delle più significative componenti del paesaggio dell'area in oggetto insieme alla componente geomorfologica, con cui è fortemente compenetrata, conferendole un nota di singolarità.
Riprende la parola il dott. Fazzina.
L'analisi paesaggistica non deve essere finalizzata, per quanto approfondita, alla sola conoscenza delle componenti formali costituenti e caratterizzanti il territorio e alla conseguente imposizione di un vincolo che nei fatti si traduce solamente nell'obbligo di acquisire un parere di compatibilità o no alle esigenze di tutela senza alcun riferimento a precise norme di salvaguardia e conservazione che nascano da un approfondito studio sui reali valori degli elementi paesaggistico-ambientali individuati e dei quali si dichiara il notevole interesse pubblico.
Proprio perché patrimonio pubblico è compito e obbligo degli organi istituzionali competenti, sulla scorta di leggi esistenti, definire delle regole che diano certezza di diritto alla collettività e che inducano alla consapevolezza del rispetto del bene comune, anche in considerazione che questo valorizzato possa divenire una potenziale risorsa di sviluppo economico.
Facendo riferimento alle metodologie e agli orientamenti dettati dalle linee guida del P.T.P.R., e finalizzata alla futura pianificazione paesistica dell'ambito 13 (cono vulcanico etneo) entro il quale l'area prescelta ricade, questa è stata suddivisa in zone omogenee sulla base di peculiarità specifiche e del diverso grado di vulnerabilità.
-  un settore ad alto rischio dovuto essenzialmente ad attività antropica per il quale dovranno essere predisposte norme paesaggistiche dirette al risanamento e recupero urbanistico.Queste sono aree che se lasciate nella loro attuale condizione determinerebbero uno scadimento dei valori paesaggistici circostanti;
-  un settore quello delle "sciare di Scorciavacca" di notevole valore scientifico-didattico sul quale risulterebbe rischioso qualunque intervento di insediamento e modifica del paesaggio ad esclusione di attività collegate a studi scientifici geologici e biologici, attività forestali, agro-zootecniche sempre di modesto impatto;
-  un settore di spiccato pregio ambientale, architettonico, culturale e agricolo per la cui gestione paesaggistica dovranno prevedersi dettagliate norme adeguate agli specifici caratteri riscontrati.
La valorizzazione potrà essere realizzata attraverso interventi di recupero conservativo sia di tipo ambientale che architettonico che esaltino la potenziale e naturale vocazione agro-turistica del settore.
Il perimetro del vincolo, partendo dal punto posto all'interno del vallone S. Venera, 100 metri a valle della S.P. n. 59/III Fornazzo-Linguaglossa e coincidente con il perimetro del vincolo della parte montana del territorio di Mascali, di cui al D.P.R.S. n. 5 del 5 marzo 1975, segue, in direzione est, il limite del territorio comunale di Piedimonte Etneo, collimante con il corso d'acqua del vallone S. Venera fino al ponte sulla S.P. 2/III Nunziata - Piedimonte; quindi prosegue, per un breve tratto, lungo il confine territoriale tra i comuni di Mascali e Fiumefreddo di Sicilia, dal quale poi si discosta per seguire la suddetta S.P. mantenendosi, a valle della stessa, ad una distanza di 100 mt.
In prossimità delle prime abitazioni del piccolo centro abitato di S. Venera, in corrispondenza della via Domenico Nicolosi, il limite attraversa, con direzione est-ovest, la S.P. 2/III e prosegue, parallelamente e di nuovo con direzione sud, lungo il tracciato della F.C.E. dalla quale si discosta per 100 mt.verso valle. Con direzione prevalentemente sud-est nord-ovest il limite meridionale segue in modo parallelo e ad una distanza di 100 mt., verso monte la S.P. Scorciavacca-Montarsi, la mulattiera collegante detta S.P. alla S.P. n.59/III Fornazzo-Linguaglossa, quest'ultimo limite coincide con quello dei vincoli ai sensi della legge n. 1497/39 di cui al D.P.R.S. n. 5 del 5 marzo 1975 e al decreto n. 7169 del 22 ottobre 1993, quindi il perimetro si ricongiunge nel punto di partenza con il confine territoriale di Piedimonte Etneo.
Il piano regolatore generale, attualmente in fase di approvazione da parte degli organi competenti, destina la quasi totalità dell'area all'uso agricolo, mentre una zona ubicata in prossimità della Grotta del Forcato è destinata a ricevere una discarica.
Lo strumento urbanistico individua e segnala, nell'area in esame, un'area boscata con la corrispondente fascia di inedificabilità di cui alla legge n. 16/91, l'anzidetta Grotta del Forcato e la fascia di rispetto del vallone S. Venera, soggetto alla tutela di cui alla legge n. 431/85.
Nella parte più orientale lungo la S.P. n. 2/III in prossimità della stazione circumetnea il piano prevede una edilizia residenziale di tipo stagionale.
A questo punto tutti i presenti che non fanno parte della commissione si allontanano dalla stanza in cui essa è riunita.
La commissione dopo ampia ed approfondita discussione ritiene, anche alla luce del sopralluogo effettuato, condividendo la proposta avanzata, e con voto espresso all'unanimità, di sottoporre l'area sopra descritta a vincolo ai sensi dei punti 3) e 4) dell'articolo 1 della legge 29 giugno 1939, n.1497, nel rispetto delle indicazioni dei punti 4) e 5) dell'art. 9 del regolamento approvato con regio decreto 3 giugno 1940, n. 1357.
Conclusa la votazione rientrano i relatori delle proposte di vincolo.
Esaurito il quarto punto posto all'ordine del giorno il presidente invita a trattare.
(Omissis)
Alle ore 12,30, esauriti tutti i punti compresi all'ordine del giorno, il presidente, ringraziando gli intervenuti, chiude i lavori.
Il presente verbale viene letto, confermato e sottoscritto.
  Il presidente: MIGNECO 
  I componenti: DATO, FAMOSO 
  I membri aggregati: CALI', PATANE' Il segretario: APRILE 


Allegato "A"
MASCALI (CT) - SCIARE DI SCORCIAVACCA
PROPOSTA DI VINCOLO AI SENSI DELLA LEGGE N. 1497/39


Tav. I.G.M. Piedimonte Etneo 262 III NE                                                                                                                                                                                                        Scala 1:25.000



Legenda:  ***********  Perimetrazione del vincolo

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FRANCESCO CASTALDI: Direttore responsabile                               MARIA LA MARTINA: Redattore

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