REPUBBLICA ITALIANA
GAZZETTA UFFICIALE
DELLA REGIONE SICILIANA

PARTE PRIMA
PALERMO - VENERDÌ 21 LUGLIO 2000 - N. 34
SI PUBBLICA DI REGOLA IL VENERDI'

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SUPPLEMENTO ORDINARIO

SOMMARIO

ASSESSORATO DEL TERRITORIO E DELL'AMBIENTE

DECRETO 4 luglio 2000.
Piano straordinario per l'assetto idrogeologico.  PAG 



ASSESSORATO DEL TERRITORIO E DELL'AMBIENTE

DECRETO 4 luglio 2000.
Piano straordinario per l'assetto idrogeologico.
L'ASSESSORE PER IL TERRITORIO E L'AMBIENTE

Visto lo Statuto della Regione;
Vista la legge regionale n. 2 del 10 aprile 1978;
Vista la legge regionale n. 71 del 27 dicembre 1978;
Vista la legge regionale n. 37 del 10 agosto 1985;
Vista la legge n. 183 del 18 maggio 1989: "Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo";
Visto il D.L. n. 180 del 11 giugno 1998: "Misure urgenti per la prevenzione del rischio idrogeologico ed a favore delle zone colpite da disastri franosi nella regione Campania", convertito in legge il 3 agosto 1998 con legge n. 267;
Visto il D.L. n. 132 del 13 maggio 1999, convertito in legge, con modificazioni, in data 13 luglio 1999 con legge n. 226;
Visto l'atto di indirizzo e coordinamento, previsto dal 2° comma dell'art. 1 del D.L. n. 180/98 e adottato con D.P.C.M. del 29 settembre 1998, che fornisce i criteri generali per l'individuazione e la perimetrazione delle aree a rischio idrogeologico;
Visto, in particolare, il comma 1 bis dell'art. 1 del predetto D.L. n. 180/98, inserito con l'art. 9 della richiamata legge n. 226/99;
Viste le direttive emanate dall'Assessorato del territorio e dell'ambiente n. 13488 del 14 luglio 1998, n. 13450 del 14 luglio 1998 e n. 22824 del 10 dicembre 1998;
Visto lo schema del Piano straordinario per l'assetto idrogeologico trasmesso, con nota n. 21550/XLI del 17 novembre 1999, alla Giunta regionale per l'approvazione ai sensi dell'art. 1, comma 1 bis, del D.L. n. 180/98 e succ. mod. ed integrazioni;
Vista la deliberazione n. 329 del 6 dicembre 1999 della Giunta regionale, con la quale si approva il Piano straordinario di bacino per l'assetto idrogeologico;
Decreta:


Art. 1

E' adottato il Piano straordinario per l'assetto idrogeologico con cui vengono individuate le aree del territorio regionale soggette a rischio "molto elevato" o "elevato".
Sono parte integrante del suddetto Piano straordinario i sottoelencati atti ed elaborati:
-  relazione generale ed allegati normativi;
-  relazione Il territorio ed i bacini idrografici;
-  carte del dissesto idrogeologico, in scala 1:50.000;
-  carte del rischio idrogeologico, in scala 1:50.000.
Nelle allegate "Carte del rischio idrogeologico" in scala 1:50.000 sono individuate le aree a rischio idrogeologico "molto elevato" o "elevato" secondo la seguente classificazione:
-  Aree franose a rischio "molto elevato";
-  Aree franose a rischio "elevato";
-  Aree potenzialmente soggette a fenomeni di esondazione a rischio "molto elevato";
-  Aree potenzialmente soggette a fenomeni di esondazione a rischio "elevato".

Art. 2

Nelle aree individuate secondo la classificazione riportata nel precedente articolo sono adottate le misure transitorie di salvaguardia, così come previsto dall'art. 1 bis del D.L. n. 180/98, convertito con legge n. 267/98, integrata dalla legge n. 226/99, di seguito riportate.
Nelle aree classificate come aree franose a rischio "molto elevato" sono esclusivamente consentiti:
1.a) gli interventi di demolizione senza ricostruzione così come definiti dall'art. 5 della legge regionale n. 37 del 10 agosto 1985;
1.b) gli interventi di manutenzione ordinaria degli edifici, così come definiti alla lett. a) dell'art. 31 della legge 5 agosto 1978, n. 457, così come recepita dall'art. 20, 1° comma, lett. a), della legge regionale 27 dicembre 1978, n.71;
1.c) gli interventi volti a mitigare la vulnerabilità degli edifici esistenti e a migliorare la tutela della pubblica incolumità, senza aumenti di superfici e volumi, senza cambiamenti di destinazione d'uso che comportino aumento del carico insediativo;
1.d) gli interventi necessari per la manutenzione ordinaria e straordinaria di opere pubbliche o di interesse pubblico e gli interventi di consolidamento e restauro conservativo di beni di interesse culturale, compatibili con la normativa di tutela;
1.e) le opere di bonifica e di sistemazione dei movimenti franosi;
1.f) le opere di regimazione delle acque superficiali e sotterranee.
Nelle aree classificate come aree franose a rischio "elevato", oltre agli interventi di cui al precedente com-ma, sono consentiti:
1.g) gli interventi di manutenzione straordinaria, restauro, risanamento conservativo, così come definiti alle lett. b) e c) dell'art. 31 della legge 5 agosto 1978, n. 457, così come recepita dall'art. 20, 1° comma, lett. b) e c), della legge regionale 27 dicembre 1978, n. 71, senza aumenti di superficie e volume;
1.h) gli interventi di adeguamento igienico-funzionale degli edifici esistenti, ove necessario, per il rispetto della legislazione in vigore anche in materia di sicurezza del lavoro, connessi ad esigenze delle attività e degli usi in atto;
1.i) l'ampliamento o la ristrutturazione delle infrastrutture pubbliche o di interesse pubblico esistenti, purchè compatibili con lo stato di dissesto esistente.
Nelle aree classificate come aree potenzialmente soggette a fenomeni di esondazione a rischio "molto elevato" sono esclusivamente consentiti:
2.a) gli interventi di demolizione senza ricostruzione così come definiti dall'art. 5 della legge regionale n. 37 del 10 agosto 1985;
2.b) gli interventi di manutenzione ordinaria degli edifici, così come definiti alla lett. a) dell'art. 31 della legge 5 agosto 1978, n. 457, così come recepita dall'art. 20, 1° comma, lett. a), della legge regionale 27 dicembre 1978, n.71;
2.c) gli interventi volti a mitigare la vulnerabilità degli edifici esistenti e a migliorare la tutela della pubblica incolumità senza aumenti di superfici e volume, senza cambiamenti di destinazione d'uso che comportino aumento del carico insediativo;
2.d) gli interventi necessari per la manutenzione ordinaria e straordinaria di opere pubbliche e di interesse pubblico e gli interventi di consolidamento e restauro conservativo di beni di interesse culturale, compatibili con la normativa di tutela;
2.e) i cambi colturali, purchè non interessanti una ampiezza di 4 metri dal ciglio della sponda;
2.f) gli interventi volti alla ricostruzione degli equilibri naturali alterati e all'eliminazione per quanto possibile, dei fattori incompatibili di interferenza antropica;
2.g) le opere di difesa e di sistemazione idraulica;
2.h) la realizzazione di nuovi interventi infrastrutturali e nuove opere pubbliche a condizione che sia dimostrata l'assenza di alternative di localizzazione.
Nelle aree classificate come aree potenzialmente soggette a fenomeni di esondazione a rischio "elevato", oltre agli interventi di cui al precedente comma, sono consentiti:
2.i) gli interventi di manutenzione straordinaria, restauro, risanamento conservativo, così come definiti alle lett. b) e c) dell'art. 31 della legge 5 agosto 1978, n. 457, così come recepita dall'art. 20, 1° comma, lett. b) e c), della legge regionale 27 dicembre 1978, n.71, senza aumenti di superficie e volume;
2.l) Gli interventi di adeguamento igienico-funzionale degli edifici esistenti, ove necessario, per il rispetto della legislazione in vigore anche in materia di sicurezza del lavoro, connessi ad esigenze delle attività e degli usi in atto;
2.m) la realizzazione di nuove infrastrutture pubbliche e di interesse pubblico, nonché l'ampliamento o la ristrutturazione delle esistenti, purchè compatibili con lo stato di dissesto esistente.
Fra tutti gli interventi consentiti quelli contrassegnati ai punti 1.i), 2.h) e 2.m) sono subordinati ad una verifica tecnica, condotta anche in ottemperanza alle prescrizioni di cui al D.M. 11 marzo 1988, volta a dimostrare la compatibilità tra l'intervento, le condizioni di dissesto e il livello di rischio esistente, sia per quanto riguarda possibili aggravamenti di condizioni di instabilità presenti, sia in relazione alla sicurezza dell'intervento stesso. Tale verifica, redatta e firmata da un tecnico abilitato, deve essere allegata al progetto dell'intervento.

Art. 3

I comuni dovranno garantire la sicurezza dei singoli interventi edilizi e infrastrutturali evitando che gli stessi comportino un aggravio del dissesto idrogeologico in atto tenendo anche conto - in sede di rilascio di concessioni, autorizzazioni e nulla-osta relativi ad attività di trasformazione ed uso del territorio - delle misure di salvaguardia di cui all'art. 2 del presente decreto. Devono essere altresì attuati tutti gli accorgimenti previsti dalla legge 24 febbraio 1992, n. 225, sulla Protezione civile ai fini della prevenzione e della gestione dell'emergenza per la tutela della pubblica incolumità.

Art. 4

Dalla data di pubblicazione del presente decreto con relativi allegati nelle aree classificate a rischio "molto elevato" o "elevato" non possono essere rilasciate concessioni, autorizzazioni e nulla-osta relativi ad attività di trasformazione ed uso del territorio che siano in contrasto con le prescrizioni di cui agli articoli precedenti. Sono fatti salvi gli interventi già autorizzati, sempre che i lavori relativi siano già stati iniziati alla data della pubblicazione del presente decreto nella Gazzetta Ufficiale della Regione siciliana e vengano completati entro il termine di tre anni dalla data di inizio. Al titolare della concessione il comune ha facoltà di notificare la condizione di pericolosità rilevata.

Art. 5

I comuni sono onerati di provvedere, entro trenta giorni dal ricevimento del presente decreto e della cartografia allegata, alla loro pubblicazione all'albo pretorio per quindici giorni consecutivi, nonchè a trasmettere alla Regione siciliana, Assessorato del territorio e dell'ambiente, Gr. XLI - Difesa del suolo, la certificazione dell'avvenuta pubblicazione.

Art. 6

Il Piano straordinario può essere integrato e modificato ai sensi dell'art. 1 bis del decreto legge n. 180 del 1998 e successive modifiche ed integrazioni, in relazione a successivi studi, ricerche e/o segnalazioni. Nel caso in cui le informazioni di maggiore dettaglio disponibili documentino una situazione di dissesto locale diversa da quella rappresentata nell'allegata "Carta del dissesto idrogeologico", in relazione all'evoluzione dei fenomeni e/o alla realizzazione di interventi di mitigazione del rischio, i comuni ne danno comunicazione alla Regione siciliana, Assessorato del territorio e dell'ambiente - Gr. XLI - Difesa del suolo.
Palermo, 4 luglio 2000.
  MARTINO 
   

Allegati
RELAZIONE GENERALE

PREMESSA
In attuazione delle disposizioni emanate dallo Stato con le leggi n. 267/98 e n. 226/99, la Regione siciliana ha avviato la prima fase di un processo più ampio e complesso inteso a dare uno strumento di governo del territorio finalizzato alla tutela del rischio idrogeologico.
Il presente documento costituisce, infatti, il Piano straordinario per l'eliminazione del rischio idrogeologico molto elevato o elevato, previsto dall'art. 1 bis del D.L. n. 180/98, così come integrato dalla legge n. 226/99. Esso costituisce l'avvio per passare dalla gestione dell'emergenza alla gestione della prevenzione attraverso una programmazione del territorio che tenga conto della sua vulnerabilità.
Con il Piano straordinario viene operata una prima individuazione di aree a rischio molto elevato o elevato che consenta, per tali aree, di adottare gli opportuni accorgimenti di prevenzione e di mitigazione.
Al tempo stesso, con il Piano straordinario, sempre in relazione a quanto disposto dalla legge n. 226/99, si da l'avvio dell'eleborazione del Piano di rischio idrogeologico stralcio del Piano di bacino, previsto dalla legge n. 183/89.
Ai fini della predisposizione del Piano straordinario, si è prima effettuata una ricerca delle potenziali aree a rischio basandosi soprattutto sulla acquisizione delle conoscenze circa gli eventi passati o presenti.
I dati raccolti quindi sono stati analizzati ed organizzati pervenendo così ad una prima individuazione delle aree a rischio e valutando per tali aree le misure di salvaguardia.
La fase di elaborazione del Piano straordinario ha comportato una rilevante attività di ricerca, acquisizione, elaborazione di informazioni sparse e detenute da enti diversi. E' stato quindi necessario interessare le amministrazioni locali, la cui risposta non è stata sempre pronta ed esaustiva, ma che ha al tempo stesso evidenziato quanto sia importante un loro maggiore coinvolgimento e sensibilizzazione.
La fase di ricerca non è quindi da considerarsi conclusa ma anzi è da considerarsi iniziato un processo dinamico, anche in funzione della nuova scadenza (30 giugno 2001), per la redazione del Piano di rischio idrogeologico.
1. QUADRO NORMATIVO DI RIFERIMENTO
L'11 giugno 1998 il Consiglio dei Ministri emana il D.L. n. 180: "Misure urgenti per la prevenzione del rischio idrogeologico ed a favore delle zone colpite da disastri franosi nella Regione Campania", convertito nella legge n. 267 del 3 agosto 1998.
Ritenuta, in primo luogo, la straordinaria necessità ed urgenza di emanare delle disposizioni per le zone della Campania colpite dai disastri del 5 e 6 maggio 1998, il D.L. n. 180/98 dispone che entro il 30 giugno 1999, le Autorità di bacino di rilievo nazionale e interregionale e le regioni, ove le prime non siano presenti, adottino, qualora ciò fosse già avvenuto in applicazione alla legge n. 183/89, Piani stralcio di bacino per l'assetto idrogeologico.
La definizione di Piano di bacino è già contenuta nella legge n. 183/89; esso innanzitutto individua nel bacino idrografico l'ambito fisico di riferimento per gli interventi di pianificazione territoriale e si pone come obiettivo sia la pianificazione sia la programmazione di interventi e la definizione di regole gestionali per la difesa e la valorizzazione del suolo e per la difesa della qualità delle acque.
Il piano ha una duplice valenza, conoscitiva e programmatica.
Come strumento di natura conoscitiva esso rappresenta e delinea un quadro di informazioni, in continuo ampliamento ed approfondimento, da cui emergono le criticità ambientali, lo stato qualitativo e quantitativo delle risorse, le situazioni di emergenza territoriale e settoriale ed i problemi sociali.
Questo quadro conoscitivo si avvale anche dell'acquisizione di strutture finalizzate alla raccolta ed alla gestione delle conoscenze (sistemi di monitoraggio, sistemi informativi, strutture di controllo e loro gestione). La funzione conoscitiva del piano riguarda, infine, la delineazione del quadro mutevole dei bisogni e dei problemi del bacino e l'elaborazione delle linee strategiche di intervento. La valenza conoscitiva del piano costituisce la base di riferimento per lo svolgimento dello stesso come strumento programmatico, cui compete l'elaborazione di programmi di intervento a termine basati sulla priorità, sulle risorse disponibili, sulla capacità operativa delle strutture preposte agli interventi e sullo stato delle conoscenze acquisite in precedenza.
Con la legge n. 493/93, emanata ad integrazione della legge n. 183/89, si prevedeva che le autorità di bacino, in attesa dell'approvazione del Piano, potessero adottare misure di salvaguardia di tipo inibitorio e cautelativo laddove vi fossero situazioni non disciplinate e tutelate dalle vigenti leggi.
Il DPCM 23 marzo 1990, il DPR 7 gennaio 1992 ed il DPR 18 luglio 1995 costituiscono ulteriori riferimenti normativi nei quali sono già contenute le informazioni necessarie alla redazione dei Piani di bacino.
Si definiscono così i bacini idrografici di valenza nazionale, regionale, interregionale, pilota e si stabiliscono i limiti amministrativi delle autorità di bacino e i contenuti della programmazione delle attività conoscitive e le modalità di rappresentazione delle informazioni disponibili.
I contenuti dei DPR prima citati rimangono validi nell'applicazione del D.L. n. 180/98 per riguarda:
-  lo stato delle conoscenze, descritto ed analizzato puntualmente;
-  l'individuazione e la caratterizzazione degli squilibri territoriali (risorse idriche del suolo e dell'ambiente acquatico, attività estrattive ed insediative, situazioni a rischio idraulico, geologico e sismico);
-  le azioni propositive (obiettivi ed elaborati di piano).
Nella legge n. 183/89 e nei suoi aggiornamenti il Piano è quindi inteso in senso globale e la sua individuazione non può prescindere dalla conoscenza dell'intero territorio sia per quanto riguarda le sue caratteristiche naturali (fisiografiche, geologiche, geomorfologiche, etc), sia le problematiche ambientali e socio-economiche, sia il tipo e la disponibilità delle risorse.
Infatti il D.L. 180/98 impone che i piani stralcio di bacino per l'assetto idrogeologico vengono redatti ai sensi del comma 6 ter dell'art. 17 della legge n. 183/89 e successive modifiche ed integrazioni.
Le novità rispetto alla normativa precedente stanno nell'immediatezza sia della fase conoscitiva che nella programmazione delle misure di salvaguardia (art. 1).
Dalla necessità di restringere i tempi di acquisizione delle informazioni scaturisce quanto dettato dal terzo comma dell'art. 1 che dispone che in tempi molti brevi (60 gg. dall'entrata in vigore del D.L. n. 180/98) le Amministrazioni statali, gli enti pubblici, le università e gli istituti di ricerca comunichino a ciascuna regione di appartenenza i dati storici e conoscitivi del territorio e dell'ambiente, in loro possesso.
L'immediatezza nell'adozione delle misure di salvaguardia è dettata anche dalle norme contenute nel comma 2, art. 1, che definisce i programmi di intervento urgenti per la riduzione del rischio idrogeologico nelle zone nelle quali la maggiore vulnerabilità del territorio si lega a maggiori pericoli per le persone, le cose ed il patrimonio ambientale.
L'art. 2 del D.L. n. 180/98 pone l'accento sul potenziamento delle strutture tecniche, specificando (comma 2) che per lo svolgimento delle funzioni di indagine, monitoraggio e controllo nella prevenzione del rischio, le Regioni possono assumere personale tecnico da destinare all'attuazione dei compiti definiti dal D.L. n. 180/98.
L'atto di indirizzo e coordinamento, previsto dal secondo comma dell'art. 1 ed adottato con D.P.C.M. 29 settembre 1998, fornisce i criteri generali per l'individuazione e la perimetrazione delle aree a rischio che tengono conto, "quale elemento essenziale per l'individuazione del livello di pericolosità, la localizzazione e la caratterizzazione di eventi avvenuti nel passato riconoscibili o dei quali si ha, al momento presente, cognizione".
L'analisi di rischio deve considerarsi come il prodotto di tre fattori fondamentali:
-  la pericolosità o probabilità che l'evento calamitoso accada;
-  il valore degli elementi a rischio (persone, beni, patrimonio ambientale..);
-  la vulnerabilità degli elementi a rischio (intesa come capacità di sopportare le sollecitazioni e l'intensità dell'evento).
In esso vengono considerati come elementi a rischio innanzitutto l'incolumità delle persone e, con carattere di priorità:
-  gli agglomerati urbani, comprese le zone di espansione urbanistica;
-  le aree su cui insistono insediamenti produttivi, impianti tecnologici di rilievo, in particolare quelli definiti a rischio, ai sensi di legge;
-  le infrastrutture a rete, le vie di comunicazione di rilevanza strategica, anche a livello locale;
-  il patrimonio ambientale e i beni culturali di interesse rilevante;
-  le aree sede di servizi pubblici e privati, di impianti sportii e ricreativi, strutture ricettive ed infrastrutture primarie.
L'atto di indirizzo e coordinamento dispone quindi che le attività vengano articolate in tre fasi corrispondenti a diversi livelli di approfondimento:
-  fase 1: individuazione delle aree soggette a rischio idrogeologico, attraverso l'acquisizione delle informazioni disponibili sullo stato del dissesto;
-  fase 2: perimetrazione, valutazione dei livelli di rischio e definizione delle conseguenti misure di salvaguardia;
-  fase 3: programmazione della mitigazione del rischio.
In questa fase, si dovrà sviluppare l'analisi, nelle aree perimetrate, fino al grado di dettaglio sufficiente a consentire l'individuazione, la programmazione e la progettazione preliminare degli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico.
Vengono inoltre distinte le aree a rischio idraulico da quelle a rischio di frane e valanga, individuando, per ciascuna di esse, le tre fasi operative di lavoro e definendo quattro classi di rischio a gravosità crescente da moderato a medio, elevato e molto elevato.
Le misure di salvaguardia costituiscono un capitolo a sé nell'atto di indirizzo e coordinamento. Esse consistono principalmente nel sottoporre a vincolo temporaneo le aree a rischio idrogeologico e illustrano gli indirizzi per le norme di salvaguardia delle aree a rischio idraulico e di frana elevato e molto elevato.
Sui programmi di intervento urgenti per la riduzione del rischio idrogeologico si definiscono, infine, i criteri generali e gli elementi essenziali per l'istruttoria dei progetti; essi verranno coordinati con i piani stralci di bacino.
Successivamente, il testo del decreto legge 13 maggio 1999, n. 132 coordinato con la legge di conversione 13 luglio 1999, n. 226 recante "Interventi urgenti in materia di protezione civile", all'art. 9 modifica il D.l. 180/98, inserendo dopo il comma 1, art. 1, un comma successivo (1 bis) nel quale si definisce: "Entro il 31 ottobre 1999, ... le Regioni approvano ... piani straordinari diretti a rimuovere le situazioni a rischio più alto, redatti anche sulla base delle proposte delle regioni e degli enti locali" ... "I piani straordinari contengono in particolare l'individuazione e la perimetrazione delle aree a rischio idrogeologico molto elevato per l'incolumità delle persone e per la sicurezza delle infrastrutture e del patrimonio ambientale e culturale" ... "I piani straordinari approvati possono essere integrati e modificati ... in particolare con riferimento agli interventi realizzati ai fini della messa in sicurezza delle aree interessate".
2. LE APPLICAZIONI DEL D.L. N. 180/98 IN SICILIA
2.1. L'acquisizione dei dati
La Regione Sicilia, e in particolare l'Assessorato regionale del territorio e dell'ambiente, in seguito all'emanazione del D.L. n. 180/98, ha attivato una serie di iniziative mediante le quali si è pervenuti ad una migliore conoscenza e pianificazione delle aree a rischio idrogeologico.
Tali iniziative, che applicano fedelmente le disposizioni contenute nell'atto di indirizzo e coordinamento, hanno permesso di raccogliere una certa quantità di informazioni riguardo ai fenomeni franosi ed alluvioni di tutto il territorio regionale.
Esse sono riassumibili essenzialmente nell'emanazione di alcune circolari assessoriali (allegati nn. 1, 2, 3 e 4) i cui contenuti qui di seguito si descrivono brevemente:
-  la direttiva n. 13488 del 14 luglio 1998: "D.L. n. 180/98 - Misure urgenti per la prevenzione del rischio idrogeologico", citando il comma 3 dell'art. 1 del suddetto decreto, invitava tutti i comuni della Sicilia, le Amministrazioni provinciali, le Università, gli uffici periferici della Regione ecc., a trasmettere i dati e le notizie in loro possesso riguardanti i fenomeni franosi e gli eventi alluvionali del territorio di pertinenza, informazioni acquisite anche tramite relazioni tecniche, sopralluoghi, notizie storiche ecc.;
-  la direttiva n. 13450 del 14 luglio 1998: "Censimento dei fenomeni franosi", con la quale veniva inviata, sempre agli stessi enti, una scheda cartacea redatta sulla base di quella prodotta dal Servizio geologico nazionale, in "Miscellanea VII - Guida al censimento dei fenomeni franosi ed alla loro archiviazione" - Roma, 1996, contenente tutte le informazioni necessarie all'individuazione ed alla caratterizzazione di un evento franoso, con l'invito a compilarne una per ogni evento, allo scopo di avere un quadro conoscitivo quanto più completo possibile sulle manifestazioni gravitative del territorio;
-  la direttiva n. 22824 del 10 dicembre 1998: "Individuazione aree ad elevato rischio idrogeologico ed adozione misure di salvaguardia", nella quale facendo seguito alle precedenti note si sintetizzavano gli adempimenti del D.L. n. 180/98 ricordandone le più importanti scadenze e si definiva la realizzazione dei programmi di intervento urgenti per gli anni 1999-2000, ai sensi del combinato disposto degli artt. 1 e 8 del D.L. n. 180/98. Si ribadiva inoltre la necessità di acquisire, da parte degli enti in indirizzo, il maggior numero di informazioni di tipo cartografico e descrittivo sulle aree soggette a rischio di frana e a rischio idraulico;
-  la direttiva n. 16056 del 15 settembre 1999, nella quale si invitavano i comuni che avevano adempiuto a quanto richiesto con le precedenti circolari, a trasmettere proposte di interventi urgenti finalizzati alla mitigazione del rischio idrogeologico.
Solo una parte degli enti interpellati ha risposto. E' grave che circa il 70% non ha ritenuto di adempiere al preciso dovere di riferire sulle aree a rischio idrogeologico. Ciò ha comportato un deficit informativo che può significare mancato intervento di prevenzione dal rischio per le persone, le cose e il patrimonio ambientale. E' evidente infatti la significativa e pesante assunzione di responsabilità dei soggetti istituzionali omissivi.
2.2. Le modalità di lavoro
In seguito al recepimento di tali direttive, quindim una purtroppo bassa percentuale (30,76%) delle Amministrazioni comunali e provinciali si sono attivate fornendo utili informazioni e dati sul dissesto idrogeologico nel territorio di propria competenza.
Molti hanno inviato le schede di censimento dei fenomeni franosi, le quali venivano via via informatizzate ed archiviate in un date-base relazionale.
Alla data del 20 settembre 1999, risultano 120 i comuni che hanno trasmesso le schede, per un totale di n. 664 schede censite ed informatizzate.
Contemporaneamente, negli archivi di questo Assessorato veniva effettuata una ricerca sistematica sulle segnalazioni dei fenomeni di dissesto inviate, nel corso dell'ultimo vntennio, sia da amministrazioni pubbliche sia di privati.
Le segnalazioni tuttavia non risultavano complete o corredate dell'ubicazione su carta topografica dell'evento, pertanto è stato estremamente difficoltoso riuscire ad identificare le località oggetto di dissesti.
Un aiuto sostanziale, in alcuni casi, è stato dato dall'esame delle carte geomorfologiche e della pericolosità geologica allegate agli strumenti urbanistici che, in taluni casi, sono state fornite dalle stesse amministrazioni comunali o, generalmente, sono state ricercate negli archivi della Direzione urbanistica di questo Assessorato. Anche in questo caso, però, le informazioni sono risultate quantitativamente scarse, poiché, allo stato attuale, non tutti i comuni della Sicilia sono dotati di strumenti urbanistici corredati da adeguato studio geologico.
Si è ritenuto, inoltre, opportuno reperire e quindi utilizzare, per quanto possibile ed utile, le pubblicazioni scientifiche di tipo geomorfologico esistenti, redatte dalle Università e dagli Istituti di ricerca.
Tutte le informazioni così acquisite sono state riportate sui fogli in scala 1:50.000 che costituiscono la base topografica su cui è stato svolto tutto il lavoro per la realizzazione dei Piani stralcio allegati.
Tali informazioni risultano, tuttavia, molto disomogenee, sia per quanto riguarda la distribuzione areale (classicamente a macchia di leopardo) si aper le modalità di ubicazione.
Risultano, infatti, cartografate frane puntuali, frane ben delimitate ed aree franose diffuse e di tutte si hanno informazioni quantitativamente e qualitativamente molto diversificate. Ad esempio, per le frane censite di hanno numerosi dati sulla morfometria, le cause, i danni; al contrario delle aree franose o singole frane cartografate in seguito alle segnalazioni e all'esame dei P.R.G. non si ha in genere alcuna conoscenza, ma soltanto la loro originaria ubicazione.
Per quanto riguarda le aree oggetto di eventi alluvionali in pochissini casi si sono acquisiti studi di carattere idrogeologico ma, nella maggior parte dei casi, si hanno soltanto segnalazioni sui danni derivanti da straripamenti avvenuti in seguito a piogge ecczionali. Ed anche in questi casi si è cercato di individuare le aree segnalate per un riporto cartografico il più possibile esatto.
Si sono altresì utilizzati i dati storici sul dissesto in Sicilia forniti dal Servizio geologico nazionale e relativi agli anni 1950-60.
Di tutto il lavoro di raccolta dati suddescritto ne è scaturita la realizzazione delle carte, in scala 1:50.000, di analisi denominate "Carte del dissesto idrogeologico".
Contemporaneamente, venivano realizzate le carte degli insediamenti. Sulla base della Carta dell'Uso del Suolo, redatta da questo Assessorato nel 1994 e stampata in scala 1:250.000, ma originariamente costruita alla scala 1:100.000, si sono realizzate, grazie alla collaborazione con funzionari dell'Assessorato dei beni culturali ed ambientali, le carte degli insediamenti con taglio 1:50.000, nelle quali sono stati riportati solo gli insediamenti utili ai fini del presente lavoro.
Dalle sovrapposizioni cartografiche fra le carte e quelle degli insediamenti sono risultate le carte di sintesi che costituiscono i Piani stralcio di bacino, deominate "Carte del rischio idrogeologico".
Tali carte riassumono graficamente le condizioni di rischio idrogeologico nella nostra regione, distinto in rischio idraulico e rischio di frana.
In questa fase, il rischio è inteso qualitativamente piuttosto che come prodotto fra la pericolosità dell'evento, la vulnerabilità e il valore degli elementi a rischio (R = P*E*V).
Le carte di sintesi sono state redatte considerando due livelli di rischio:
-  molto elevato per il quale sono posibili problemi per l'incolumità delle persone, comprese la possibile perdita di vite umane, danni gravi agli edifici, alle infrastrutture ed al patrimonio ambientale, distribuzione delle attività socio-economiche.
-  elevato per il quale sono possibili problemi per l'incolumità delle persone, danni funzionali agli edifici ed alle infrastrutture con conseguente inagibilità degli stessi, l'interruzione di funzionalità delle attività socio-economiche e danni rilevanti al patrimonio ambientale.
2.1.1. Programma di interventi urgenti
Contestualmente alla definizione dei Piani straordinari di bacino, così come definiti dalle modifiche alla legge n. 267/98 apportate con successiva legge n. 226/99, la Regione siciliana ha proceduto alla raccolta delle prposte di interventi urgenti di cui ai relativi programmi previsti dall'art. 1, comma 2 del D.L. n. 180/98, da sottoporre alla scelta del Comitato dei Ministri.
Per la definizione di detti programmi l'Assessorato regionale del territorio e dell'ambiente, sulla base delle segnalazioni ed informazioni precedentemente fornite dagli enti locali, ha inviato gli stessi ad inoltrare proposte di finanziamento per la realizzazione di interventi per la riduzione del rischio idrogeologico, conformi alle direttive del medesimo D.L. n. 180/98.
Le proposte di finanziamento da parte degli enti, dovevano essere distinte in progetti inseriti nel Piano triennale delle opere pubbliche (elenco n. 1) e proposte di progetto (elenco n. 2).
Su 390 comuni della Sicilia sono pervenute proposte relative a 140 comuni, per un numero complessivo di 471 interventi.
IL TERRITORIO ED I BACINI IDROGRAFICI


Capitolo 1
L'AMBIENTE FISICO

1.1.  LA GEOGRAFIA 

La Sicilia ricopre una superficie di 25.707 kmq risultando così non solo la pìù grande isola italiana, ma anche la più vasta regione. Posizionata nel centro del Mar Mediterraneo, la divide dalla penisola italiana lo stretto di Messina, della lunghezza minima di 3,4 km; il Canale di Sicilia la separa dal continente africano con una distanza minima di 140 km; a NE è bordata dall'arcipelago delle isole Eolle, a NW dall'isola di Ustica, ad W dalle isole Egadi, a SW dall'isola di Pantelleria e più a Sud dalle isole Pelagie.
La sua forma triangolare ed il sistema montuoso determinano la sua suddivisione in tre distinti versanti:
- il versante settentrionale o tirrenico, da Capo Peloro a Capo Boeo, della superficie di circa 6.630 kmq;
-  il versante meridionale o mediterraneo, da Capo Boeo a Capo Passero, della superficie di circa 10.754 kmq;
-  il versante orientale o ionico del Capo Passero a Capo Peloro, della superficie di circa 8.072 kmq.
L'orografia del territorio siciliano mostra evidenti contrasti tra la porzione settentrionale, prevalentemente montuosa e rappresentata da Monti Peloritani, i Monti Nebrodi, le Madonie, i Monti di Trabia, i Monti di Palermo e i Monti di Trapani, e quella centromeridionale e sudoccidentale ove il paesaggio ha un aspetto molto diverso, in generale caratterizzato da rilievi modesti a tipica morfologia collinare ad eccezione della catena montuosa dei Monti Sicani, differente è ancora la zona sudorientale, con morfologia di altopiano, e quella orientale dominata dall'edificio vulcanico dell'Etna.
I corsi d'acqua principali del versante settentrionale, oltre alle "Fiumare" sono rappresentati dal F. Pollina, F. Grande o Imera, F, Torto, F. S. Leonardo, F. Oreto e dal F. Freddo.
I corsi d'acqua del versante meridionale, molto più importanti sia per la lunghezza del loro percorso, sia per le maggiori portate e quindi per la possibilità di utilizzare le loro acque a scopo irriguo, sono il F. Belice Destro, il F. Platani, il F. Salso, il F. Gela e il F. Dirillo.
Sul versante orientale sfociano altrettanto importanti fiumi l'Anapo, il Simeto e l'Alcantara.
I laghi naturali sono invece poco rappresentati e di scarsa importanza.
La Sicilia è territorialmente suddivisa in nove provincie, i cui capoluoghi sono: Agrigento, Caltanissetta, Catania, Enna, Messina, Palermo, Ragusa, Siracusa e Trapani.
Dell'intero territorio isolano, la collina interessa il 62% circa, la montagna il 24% e la pianura il 14%, le coste si sviluppano per 1039 km di lunghezza.
La tabella seguente mostra la suddivisione, all'interno dei territori provinciali, delle aree morfologiche.

PROVINCIA     Aree pianeggianti Aree collinari Aree montane 
Agrigento      448,37 2.200,88 302,85 
Caltanissetta      277,37 1.827,33 0,00 
Catania      276,55 2.225,17 1.050,48 
Enna      0,00 2.023,68 538,45 
Messina      0,00 1.094,43 2.152,79 
Palermo      312,14 2.567,82 2.135,72 
Ragusa      347,69 1.266,33 0,00 
Siracusa      777,26 1.331,54 0,00 
Trapani      1.202,57 1.259,15 0,00 
TOTALE      3.641,95 15.796,33 6.180,29 

I territori a più elevata altitudine sono caratterizzati per la maggior parte da boschi sono incolti e presentano una densità abitativa alquanto ridotta in confronto alle aree pianeggianti litoranee ed ovviamente ai centri urbani maggiori.
La tabella seguente mostra la densità abitativa per provincia:

PROVINCIA     Superficie Kmq Abitanti Densità
Agrigento      3.021,28 466.495 154 
Caltanissetta      2.104,70 285.829 136 
Catania      3.552,20 1.005.577 283 
Enna      2.582,75 190.939 74 
Messina      3.247,22 669.323 206 
Palermo      4.992,00 1.242.055 249 
Ragusa      1.614,02 274.583 170 
Siracusa      2.108,88 394.692 187 
Trapani      2.461,72 420.865 171 
TOTALE      25.684,77 4.906.878 191 

Nella terza tabella è indicato il numero dei comuni appartenenti ad ogni provincia: l'intera Sicilia conta 390 comuni:

Agrigento  43 Enna 20 Ragusa 12 
Caltanissetta  22 Messina 108 Siracusa 21 
Catania  58 Palermo 82 Trapani 24 

1.2.  LA GEOLOGIA E LA TETTONICA 

La storia geologica della Sicilia è molto articolata, sia per la sua posizione in una porzione del Mediterraneo caratterizzata da un'estrema mobilità, sia per le alterne vicende sedimentarie e tettoniche che si sono svolte sin dal Paleozoico sup. e fino al Quaternario.
Le formazioni litologiche presenti in Sicilia possono essere raggruppate, sulla base delle caratteristiche petrografiche, sedimentologiche, tessiturali, strutturali ecc. e non considerando il loro assetto stratigrafico, in diversi complessi litologici:
- complesso clastico di deposizione continentalee, comprendente depositi alluvionali talora terrazzati, depositi litorali, lacustri e palustri e detriti di falda;
- complesso vulcanico, comprendente le colate laviche attuali, storiche o antiche dell'Etna e le vulcaniti antiche degli Iblei;
- complesso sabbioso-calcarenitico plio-pleistocenico;
- complesso argilloso-marnoso, comprendente tutte le formazioni prevalentemente argillose del territorio, quali le argille pleistoceniche, le argille azzurre medio-plioceniche, le marne a foraminiferi del Pliocene inf, le formazioni argillose e marnose del Miocene medio-sup., le litofacies pelitiche dei depositi di Flysch, le argille brecciate e le argille varicolori;
- complesso evaporitico, che comprende tutti litotipi della Formazione Gessoso- Solfifera del Miocene sup. come il tripoli, il calcare solfifero, i gessi e i sali;
- complesso conglomeratico-arenaceo, comprendente la litofacies conglomeratica della F.ne Terravecchia;
- complesso arenaceo-argilloso-calcareo, che comprende tutte le formazioni flyscioidi a prevalente composizione arenacca diffuse soprattutto nella Sicilia settentrionale;
- complesso carbonatico, che raggruppa tutte le formazioni calcaree, calcareo-dolomitiche e dolomitiche di età compresa tra il Mesozoico e il Terziario, che costituiscono l'ossatura della Catena Appenninico-Maghrebide siciliana in parte dei Peloritani e la serie calcarea degli Iblei;
- complesso filladico e scistoso-cristallino, della catena metamorfica peloritana.
L'ossatura geologica della Sicilia viene schematicarnente suddivisa in tre settori, che da Nord verso Sud sono rappresentati da:
-  un settore di catena, che si sviluppa lunoo la costa settentrionale dell'isola, dai Monti Peloritani all'arcipelago delle Egadi, ed è costituito dal corpi geologici con litologie differenti tettonicamente sovrapposti a formare una complessa pila di falde tettoniche. Le unità stratigrafico-strutturali che formano la catena hanno raggiunto gli attuali rapporti reciproci sostanzialmente nell'intervallo di tempo compreso tra l'inizio del Miocene e l'inizio del Pliocene, in conseguenza di una tettonica che viene attribuita a collisione continentale;
-  un settore di avanfossa, che occupa quasi per intero la porzione centro meridionale dell'isola, articolandosi in due bacini di sedimentazione (Fossa di Caltanissetta e Fossa di Castelvetrano) separati dal Monti Sicani che rappresentano la propaggine meridionale della catena, Indipendentemente dal meccanismi che hanno dato luo-o a tale struttura, va secnalata la concomitanza di età, dimensioni, posizione e morfologia dei sementi di avanfossa con quelli del Canale di Sicilia: i "graben" di Pantelleria, Linosa e Malta;
-  un settore di avampaese, localizzato nella porzione orientale e costituito dalle rocce prevalentemente carbonatiche dell'area iblea, la cui continuazione in mare verso Sud raggiunge la scarpata ibleo-maltese che corrisponde ad una dislocazione che ne ribassa l'area di alcune migliaia di metri e che segna l'inizio dello Jonio.
Nelle varie epoche geologiche, le numerose fasi tettoniche hanno via via modificato gli originari rapporti fra i vari settori geologici prima descritti.
L'orogenesi del Miocene-Pliocene inf. ha dato luogo a strutture di ricoprimento con movimenti traslativi e plicativi che hanno formato, nel settore di Catena, diverse unità stratigrafico- strutturali sovrascorse le une sulle altre.
La tettonica pastorogena ha poi, fino al Pleistocene inf, con movimenti plicativi e distensivi, generato sistemi di horst-graben e strutture a pieghe nei depositi dell'avanfossa, oltre a movimenti verticali nella Catena ancora in sollevamento.
La morfologia del paesaggio attuale è infine il risultato, anche se tuttora in evoluzione, della neotettonica a carattere distensivo e del sollevamento a questa associato che provoca innalzamenti di oltre 1000 m di quota ed un conseguente approfondimento delle valli fluviali.
Pertanto, gli avvicendamenti delle varie fasi tettoniche hanno avuto un ruolo fondamentale nell'assetto strutturale e fisico del territorio siciliano.
1.3.  LA GEOMORFOLOGIA 

L'assetto morfologico della Sicilia, in relazione alla complessità della struttura geologica è estremamente vario.
L'influenza della litologia sulle caratteristiche morfologiche del paesaggio siciliano è estremamente importante a causa soprattutto della differente risposta che i vari litotipi affioranti offrono alle azioni erosive.
Si hanno, pertanto, morfologie tipiche di rilievi costituiti da rocce lapidee che contrastano con le morfologie blande e addolcite dei terreni plastici.
Nei Peloritani, ad esempio, le cime dei rilievi sono talora erte e scoscese, talora subarrotondate in dipendenza del grado di alterazione delle rocce metamorfiche e della conseguente loro risposta alle azioni erosive.
I Nebrodi, invece, sono costituiti prevalentemente da terreni flyscioidi pelitico-arenacei che offrono resistenze diverse all'azione degli agenti erosivi in dipendenza del litotipo interessato, le forme morfologiche che ne risultano sono disomogenee, talvolta arrotondate, talvolta smussate; i declivi sono sia rigidi, sia estremamente addolciti, sia a terrazzi.
I tratti morfologici dei gruppi Montuosi delle Madonie, dei Monti di Palermo, dei Monti di Trapani e Castellammare del Golfo e dei Sicani, tutti costituiti litologicamente da rocce calcaree e/o calcareo-dolomitiche, sono tipici di rilievi che offrono buona resistenza all'erosione.
Il gruppo montuoso delle Madonie, che si trova ad ovest dei Nebrodi, separato dalla vallata del Fiume Pollina, è costituito da rocce carbonatiche e arenaceo-argillose. Le Madonie raggiungono i 1.979 m di altezza a Pizzo Carbonara, il secondo rilievo della Sicilia. La grande diffusione di rocce calcaree ha favorito il notevole sviluppo del carsismo, sia superficiale che profondo, che ne ha modellato larga parte del paesaggio e ha dato origine a nomerose cavità sotterranee alcune delle quali hanno ospitato insediamenti preistorici (grotte dell'area di Isnello). I rilievi più alti sono bordati da ampi versanti in larga parte coperti da potenti falde detritiche che sono sede di imponenti fenomeni franosi sia superficiali che profondi.
Più ad Ovest, dopo le vallate dei fiumi Imera settentrionale e Torto, la catena, la cui costituzione litologica diviene prevalentemente calcarea, si articola nei rilievi dei Monti di Termini Imerese-Trabia, che raggiungono i 1.326 m a Monte San Calogero, e dei Monti di Palermo, che culminano con i 1333 m della Pizzuta. I rilievi montuosi, oggi quasi del tutto privi di vegetazione arborea, sono interessati dalla notevole diffusione di morfologie carsiche epigee ed ipogee a cui, nelle aree costiere, si aggiungono numerose cavità di origine marina che sono state utilizzate dall'uomo preistorico (grotte dell'Addaura, San Ciro, Carburangeli, Puntali, ecc.).
Infine, separati dalla Piana di Partinico, si trovano i monti di Trapani, anch'essi prevalentemente di natura carbonatica e di cui le isole Egadi costituiscono la naturale prosecuzione verso occidente. La cima più alta è M. Sparagio, nella penisola di San Vito, che raggiunge i 1.110 m. L'intera area, caratterizzata da una serie di rilievi collinari e montuosi, talora isolati, presenta una notevole diffusione di grotte e ripari sotto roccia, molti dei quali costituiscono siti archeologici di notevole importanza, come la Grotta dell'Uzzo.
I Monti Sicani che occupano il settore sud-occidentale dell'isola, affini sotto il profilo geologico strutturale al segmento occidentale della catena, ne costituiscono un'appendice meridionale. Si tratta di un gruppo montuoso molto articolato e con rilievi spesso isolati fra i quali spiccano Rocca Busambra (1.613 m.), Monte Cammarata (1578 m) e Monte Genuardo (1180 m).
Più ad Est sono presenti i Monti Erei, di natura arenacea e calcarenitico-sabbiosa, isolati e a morfologia collinare, ove l'erosione, controllata dall'assetto strutturale, ha dato luogo a rilievi tabulari (mesas) o monoclinali (cuestas).
I terreni postorogeni della Sicilia centro-meridionale, plastici e arenacei, facilmente erodibili come anche i terreni della "Serie (esso so- solfifera", danno luogo ad un paesaggio collinare a forme molto addolcite, localmente interrotto da piccoli rilievi isolati, guglie e pinnacoli più resistenti all'erosione.
Le successioni della serie evaporitica di età messiniana, il cui tipo litologico più diffuso è costituito dai gessi., a causa dell'elevata solubilità, sono interessati da diffusi fenomeni carsici; anche in quest'area le grotte scavate nei gessi sono spesso sede di importanti siti di occupazione preistorica. L'Altopiano solfifero è dominato da forme ondulate legate ala presenza di gessi e di calcari evaporitici e in alcuni casi anche da affioramenti di arenarie e conglomerati miocenici. a diffusa presenza di terreni argillosi favorisce lo sviluppo di intensi processi erosivi cui si associano frequenti movimenti franosi.
Alla diffusione delle rocce evaporitiche è legata la presenza di gran parte dei laghi naturali siciliani. Ad eccezione di alcuni laghi sommitali presenti nei Nebrodi (Biviere di Cesarò, Quattrocchi, ecc.), del piccolo lago di Naftia vicino Palagonia (la cui genesi si deve ad emissione di idrocarburi) e degli stagni costieri, infatti, la maggior parte delle conche lacustri occupa depressioni di origine carsica. Si ricordano il lago di Preola ed i Gorghi Tondi vicino Mazara del Vallo, il laghetto Gorgo a Sud di Cattolica Eraclea, "Lo Sfondato"- nei pressi di San Cataldo ed il lago di Pergusa che, con i suoi 1,83 kmq di estensione reale, è il principale lago della Sicilia e la cui esistenza è attualmente minacciata dalla pesante antropizzazione. a porzione sudorientale dell'Isola è occupata dall'Altopiano Ibleo, di costituzione calcarea e calcarenitica, a morfologia tipicamente tabulare derivante dalla giacitura suborizzontale delle rocce e che è inciso da profondi solchi fluviali che prendono il nome di "cave".
Il settore orientale della Sicilia è dominato dalla presenza dell'Etna che, con i suoi 3.340 m.s.m., rappresenta il più alto vulcano attivo d'Europa.
La morfologia è tipica di un edificio vulcanico di tipo misto, in cui le superfici delle colate laviche danno luogo a declivi più dolci e le alternanze di piroclastiti e lave a rilievi isolati a pareti ripide.
La fascia costiera è, in conseguenza dei litotipi che la compongono, anch'essa variamente articolata con tratti sabbiosi o ciottolosi variamente estesi a quota sul livello del mare, talvolta antistanti falesie antiche inattive, e tratti in cui le falesie a strapiombo sul mare contribuiscono attivamente ad una continua evoluzione morfologica.
La fascia costiera settentrionale che presenta tratti di costa bassa e sabbiosa, intercalati da tratti di coste a falesia, è articolata in numerosi golfi, il più ampio dei quali è quello di Castellammare, caratterizzato fino a qualche decennio addietro dalla diffusa presenza di cordoni dunari di retrospiaggia oggi scomparsi per l'antropizzazione. La costa conserva in più tratti lembi di terrazzi marini degradanti che testimoniano i successivi livelli di stazionamento del mare pleistocenico e presenta una estesa piana costiera, marginata da terrazzi marini, che si colloca nella porzione centrale del Golfo di Termini Imerese, formatasi in tempi recenti per ali apporti alluvionali dei fiumi Torto ed Imera Settentrionale. Lungo la costa settentrionale della Sicilia sfociano, oltre a quelli già citati, il fiume S. Leonardo, nel Golfo di Termini Imerese, e il San Bartolomeo nel Golfo di Castellammare.
La rete idrografica è anch'essa molto complessa: i bacini hanno generalmente dimensioni modeste e il reticolo ha forma dendritica. Numerosi sono i corsi d'acqua a regime torrentìzio e molti hanno uno sviluppo alquanto breve. Le valli fluviali risultano strette ed approfondite nelle aree montuose, con caratteristiche sezioni a 'V', molto più slargate nelle aree collinari con sezioni a conca o a piatto seconda delle rocce che attraversano.
I Peloritani e i Nebrodi sono drenati da numerosi torrenti, con foce lungo i litorali tirrenico e ionico, caratterizzati dalla elevata pendenza e dalla ridotta lunghezza delle aste fluviali, che scorrono su ampie e potenti piane alluvionali (fiumare).
L'idrografia delle aree centrali più interne è caratterizzata dalla presenza dell'ampio bacino del Fiume Belice, il cui tratto terminale presenta una caratteristica morfologia a terrazzi fluviali.
Poco più ad Est, l'area è solcata da alcuni dei maggiori corsi d'acqua delle Sicilia, tra cui il Fiume Platani e il Fiume Imera Meridionale o Salso. Quest'ultimo sfocia nel grande Golfo di Gela che costituisce una vasta piana costiera alluvionale bordata da estesi campi dunari che, in alcuni luoghi, danno origine a zone umide costiere come il Biviere di Gela.
La Piana di Catania si è formata, nel corso del Quaternario, dagli apporti alluvionali del Simeto, il fiume con il più esteso bacino idrografico della Sicilia, e dei suoi attuali affluenti. La Piana di Catania ha subito, in tempi recenti (1950), una vistosa modificazione antropica in seguito alla "bonifica" del Biviere di Lentini, che costituiva la più vasta area umida della Sicilia. Esso infatti venne prosciugato a causa della canalizzazione delle acque dei Fiumi Dittaino e Gornalunga e della loro deviazione nel Simeto.
Lungo la costa ionica sfocia il Fiume Alcantara, che, ha origine dal versante meridionale dei Peloritani e viene alimentato anche dalle acque che provengono dal versante settentrionale dell'Etna. Il Fiume Alcantara rappresenta il corso d'acqua siciliano a maggiore portata media.
La crescita dell'edificio vulcanico dell'Etna, verificatasi in seguito alla migrazione verso Nord dei centri di emissione che in precedenza avevano originato il più antico vulcanismo ibleo, ha determinato anche la progressiva deviazione dei tracciati originari del Simeto e dell'Alcantara e la creazione di laghi di sbarramento vulcanico (Lago di Gurrida) e zone umide caratterizzate da direzioni di drenaggio non definite.
1.4.  IL CLIMA 

Il clima della Sicilia è genericamente definito di tipo "mediterraneo" e viene generalmente considerato molto mite. Nella realtà la posizione geografica dell'isola, che per la sua collocazione baricentrica nell'area mediterranea è esposta alle influenze sia delle masse d'aria continentali sia di quelle temperate marittime, e il suo articolato assetto orografico, danno luogo, nel diversi settori, a marcate differenze climatiche. Il fattore orografico inoltre, controllando la distribuzione delle piogge, riduce l'effetto mitigatore del mare nelle aree più interne, rendendo le condizioni climatiche fortemente contrastate.
Dal punto di vista pluviometrico il clima può essere considerato "alterno" in quanto l'80% delle piogge si concentra nel semestre autunno-inverno e solo il 5% cade nel trimestre giugno-luglio-agosto (mese più piovoso gennaio, più secco luglio), ne consegue una aridità elevata (indice di De Martonne intorno a 14) che vede diverse aree, soprattutto del settore meridionale, con ben sette mesi asciutti. Tale andamento è dovuto al fatto che in estate l'area mediterranea è dominata da un campo di alte pressioni, legato alla espansione dell'anticiclone delle Azzorre, che dà luogo alla circolazione di masse d'aria tropicali marittime, di tipo subsidente, che deviano i percorsi dei cicloni delle medie latitudini verso le regioni dell'Europa settentrionale. Di contro, in inverno, l'anticiclone tropicale marittimo si sposta verso latitudini più basse esponendo le re-ioni mediterranee alle perturbazioni provenienti dall'Atlantico.
La media delle precipitazioni annue è di circa 735 mm. Le aree più piovose si localizzano in corrispondenza dei versanti settentrionali della catena (precipitazioni medie annue intorno al 1.000 mm che raggiungono i 1.300 mm sui Nebrodi e sui Peloritani) che costituisce una barriera nel confronti dei venti dominanti che provengono dai quadranti settentrionali quali il Maestrale, la Tramontana ed il Grecale. Ovviamente il picco di piovosità si localizza sull'Etna (fino a 2.000 mm annui) per la concomitante influenza della posizione geografica e del fattore orografico. Importanti sono anche i movimenti delle masse d'aria provenienti dal quadranti meridionali che generano i venti di Scirocco e di Libeccio, particolarmente intensi lungo le coste del Canale di Sicilia; essi sovente portano condizioni di caldo torrido e mitigano il clima delle stagioni invernali.
Le condizioni termiche sono più uniformi, con la generale diminuzione dei valori medi delle temperature con l'altezza e verso le zone più interne, caratterizzate da inverni più freddi ed escursioni termiche più accentuate. 1 massimi estivi si riscontrano soprattutto nel settore centro- meridionale, ove, in qualche località interna, le temperature possono superare i 42° C.
(da Agnesi et alii, 1998)
1.5.  IL DISSESTO IDROGEOLOGICO 

La propensione al dissesto idrogeologico del territorio siciliano è, dunque, determinata principalmente dalle sue caratteristiche geologiche, geomorfologiche e pedologiche nonché dalla geodinamica endogena ed esogena che fanno sì che il paesaggio sia soggetto ad un continuo processo di modellamento.
Verranno esaminate, qui di seguito, le cause determinanti del rischio idrogeologico in Sicilia che, così come previsto dall'Atto di indirizzo e coordinamento, si distinguono in frane ed alluvioni.
1.5.1. Le frane
Lo stato di dissesto è, in Sicilia, notevolmente diffuso: le frane, talora di notevole entità ed estensione, esercitano un ruolo considerevole nell'evoluzione dei versanti e costituiscono uno dei più seri problemi per lo sviluppo socio-economico dell'isola.
La valutazione sulle condizioni di stabilità dei versanti naturali è uno dei quesiti più importanti degli studi riguardantì i problemi della pianificazione del territorio. Essa infatti condiziona in maniera determinante la scelta degi indirizzi di sviluppo a livello urbano e regionale, in quanto trova implicazioni dirette in ogni tipo di attività.
La superficie interessata dai fenomeni franosi è stata valutata (Progetto AVI, 1995) in circa 34.000 ettari.
Nel 1986, studi di ricerca bibliografica (Agnesi e Lucchesi, 1986) hanno messo in evidenza che erano almeno 150 i centri abitati minacciati direttamente o indirettamente da eventi franosi e in essi viveva il 25% della popolazione siciliana nel 1991 dati stafistici hanno individuato in 215 1 centri abitati interessati da dissesti e fra questi 118 sono stati ammessi per legge a consolidamento.
Negli ultimi decenni e anche recentemente, molte delle frane hanno coinvolto interi quartieri rendendoli inagibili o determinando in questi condizioni di stabilità precaria che comportano rischi per la pubblica incolumità.
Numerosi ed anche frequenti sono i dissesti che interessano le infrastrutture viarie, molte delle quali sono soggette periodicamente ad interruzioni parziali o totali, anche per periodi molto lunghi.
I fattori che recolano l'esistenza e la diffusione delle frane in Sicilia sono molteplici.
Dei fattori geologici, geomorfologici e climatici si è già discusso precedentemente., ma a questi si aggiungono, e non con minore influenza, i fattori antropici.
Infatti, i continui ed estesi disboscamenti praticati fin dall'epoca romana, e proseguiti nel corso dei secoli, hanno ridotto la copertura boschiva dall'originario 80% circa a poco più del 10% del territorio, con pesanti ripercussioni anche sul clima.
Le modificazioni climatiche contribuiscono al peggioramento nella copertura boschiva che si somma alle annuali devastazioni a causa di incendi (che spesso sono dolosi) ed al progredire del fenomeno della desertificazione.
A ciò si aggiunge il progressivo abbandono delle terre coltivate nelle campagne e nei territori montani, legato a fattori di ordine socio-economico, e l'espansione disordinata ed incontrollata di numerosi centri urbani in aree non idonee, conseguenza questa della totale assenza, in passato, di una pianificazione urbanistica e territonale adeguata alle realtà del territorio.
I fenomeni di dissesto sono per la maggior parte fenomeni ciclici che si ripetono sovente con le stesse modalità, anche dopo lunghi periodi di quiescenza, generalmente in coincidenza delle intense piogge autunnali ed anche dei periodi di prolungate ed abbondanti precipitazioni del trimestre invernale. A conferma di ciò si ricorda che, nell'ultimo secolo, le frane più notevoli si sono avute in occasione degli eventi alluvionali maggiori (1931, 1951, 1972/73, 1976 e 1991).
I danni collegati alle fenomenologie franose risultano particolarmente gravi nelle zone centro-meridionali dell'Isola, dove la litologia dei terreni affioranti favorisce maggiormente, assieme ad altri fattori, l'instaurarsi di movimenti di massa di varia estensione. Particolarmente colpiti risultano i territori delle province di Palermo, Caltanissetta, Agrigento ed Enna.
Significativa è pure l'incidenza dei danni in provincia di Messina, il cui territorio è caratterizzato in massima parte da una orografia aspra, con versanti generalmente ad elevata acclività. Le condizioni geologiche incidono qui più che altro in relazione alla diffusa tettonizzazione delle rocce cristalline, conseguente alla complessa evoluzione strutturale.
Nel territorio di queste province, che rappresentano un'alta percentuale dell'intero territorio siciliano, sono numerosi i centri abitati instabili, da lungo tempo interessati da forme di dissesto più o meno gravi. Alcuni di essi hanno subito danni molto gravi in occasione di frane estese e importanti, come gli abitati di Agrigento, Caltanissetta, Tusa, Motta S. Anastasia, S. Fratello, S. Cataldo, etc. Queste hanno richiesto interventi massicci e molto costosi per la stabilizzazione delle masse in movimento ed il risanamento delle strutture coinvolte.
Da tutto ciò si evince come il problema della franosità del territorio siciliano sia estremamente complesso.
1.5.2 Le alluvioni
Gli eventi alluvionali sono la risultante di concomitanti fattori fisici e teorologici del territorio, a cui si aggiungono come per le frane, e sono essenzialmente determinanti, i fattori antropici.
Le cause fisiche principali che concorrono al verificarsi di piene ed esondazioni possono riassumersi nella natura geolitologica dei terreni, la cui rapida imbibizione li rende perfettamente impermeabili evitando una efficace attenuazione degli afflussi meteorici per infiltrazione.
A ciò si aggiungono le significative variazioni altimetriche dei corsi d'acqua in brevi tratti e la forte pendenza dei thalwegs, unita alla scarsa copertura arborea lungo i versanti.
Nei tratti montani, in alcuni casi del tutto disboscati, gran parte delle precipitazioni vanno in ruscellamento, ingrossando così i corsi d'acqua principali. I piccoli bacini endoreici inoltre, in occasione di eventi meteorici eccezionali, costituiscono il luogo di raccolta delle acque selvagge e caricandosi di materiali detriticì, varino ad investire le aree pianeggianti a più bassa quota he spesso sono urbanizzate.
Le caratteristiche climatiche della Sicilia costituiscono inoltre una delle principali cause fisiche la sensibile diminuizione di pioggia nell'ultimo venticinquennio è un parametro cui va prestata molta attenzione soprattutto se correlato ad un progressivo aumento delle temperature.
In questo clima, definito mite, ma che sostanzialmente si avvicina inesorabilmente ad un clima di tìpo desertico, gli eventi meteorici eccezionali che, statisticamente, hanno luogo in genere all'inizio della stagione autunnale, provocano eventi alluvionali particolarmente disastrosi. Ricordiamo brevemente quali eventi si sono verificati in Sicilia: nel 1965 le alluvioni nella città di Trapani e nel 1951 nella Piana di Catania provocarono danni ingenti alle colture; nella Piana di Palermo gli eventi catastrofici si sono verificati nell'ottobre del 1925, nel febbraio del 1931, nell'ottobre del 1954 e nel 1976~, numerosi Comuni delle province di Agrigento, Caltanissetta ed Enna furono investiti dall'eccezionale evento pluviometrico dell'ottobre del 1991 che provocò danni rilevanti all'agricoltura, alle vie di comunicazione ed agli stessi centri abitati.
Ma i fattori fisici e meteorici non sempre hanno rappresentato gli elementi determinanti dei suddetti fenomeni. Le cause reali spesso devono essere ricercate nella storia degli interventi antropici, ovvero nella disattenta regimazione dei corsi d'acqua e nelle uniforme e disomogenea pianificazione urbanistica e territoriale.
Sin dal periodo arabo e probabilmente anche anteriormente ad esso e sicuramente dal 1511 al 1932 sono state realizzate opere di sistemazione di torrenti, di regolazione fluviale, di bonifica che solo in parte hanno attenuato il pericolo, ma negli anni più recenti (II dopoguerra) non solo non sono stati realizzati progetti sistematici ed organici e studi di difesa idraulica, ma si sono avute avventate ed imprudenti attività di modificazione delle sezioni degli alvei, deposito di rifiuti e di materiali vari lungo gli alvei di fiumi e canali, di rettifica del tracciato dei corsi d'acqua, di sottrazione di acque fluviali, di prosciugamento di zone umide, di distruzione di vegetazione naturale ed infine di modificazione della morfologia del territorio, il tutto finalizzato ad una urbanizzazione ed infrastrutturazione spesso selvaggia e comunque ignara dei vincoli geoambientali.
Capitolo 2
I BACINI IDROGRAFICI

Viene descritta la situazione rappresentata sulle allegate carte del dissesto idrogeologico.
Il territorio siciliano è suddiviso in 57 bacini idrografici principali, alcuni dei quali, ulteriormente distinti in sottobacini di 1° ordine.
Tale suddivisione è, in linea generale, quella del Censimento dei Corpi Idrici contenuto nel Piano regionale di risanamento delle acque della Regione Sicilia.
Di ogni bacino viene fatta una breve descrizione corredata dalle caratteristiche geometriche dello stesso e del relativo corso d'acqua, nonché dei suoi confini territoriali.
Sono stati inoltre inseriti i centri abitati i cui confini ammilstrativi ricadono all'interno dei bacini idrografici principali e dei sottobacini e, di ognuno dì essi, viene descritto lo stato dell'eventuale dissesto idrogeologico.
Il cap. 3, infine, tratta dell'individuazione delle aree a rischio di inondazione di un bacino rappresentativo - il bacino del Fiume Simeto - che costituisce un esempio di valutazione del rischio di inondazione; seppur di tipo qualitativo, in questa fase rappresenta tuttavia l'approccio propedeutico di riferimento allo studio idraulico completo dei bacini idrografici, previsto per la successiva redazione dei Piani di bacino.
Di seguito viene riportato uno schema riassuntivo dei bacini e sottobacini con i comuni ricadenti in ognuno di essi.
1 - Bacino idrografico principale: T. FORGIA
Generalità
Versante: Settentrionale
Provincia: Trapani
Compartimento idrografico: Palermo
Bacino idrografico principale: T. Forgia
Recapito del corso d'acqua: Mare Tirreno
Superficie totale del bacino imbrifero (Kmq): 62,4
Affluenti: -
Serbatoi ricadenti nel bacino: -
Altitudine minima (m.s.m.): 0,00
Altitudine massima (m.s.m.): 1.008
Altitudine media (m.s.m.): 248
Lunghezza dell'asta principale (Km): 15
Utilizzazione prevalente del suolo: -  Colture arboree  22% -  Seminativo 64% -  Prato e pascolo 13% 

Comuni ricadenti nel bacino: Buseto Palizzolo, Castellammare del Golfo, Custonaci, Valderice
Descrizione
Il bacino del T. Forgia ricade nel versante settentrionale della Sicilia e si estende per circa 62 Kmq interessando il territorio della provincia di Trapani. Il corso d'acqua nasce dalle pendici di M. Bosco e si sviluppa per circa 15 Km fino a sfociare nel Mar Tirreno. Nel bacino ricade l'abitato di Buseto Palizzolo e parzialmente il territorio dei comuni di Custonaci, Castellammare e Valderice. Il bacino del T. Forgia è uno dei bacini minori compresi tra il F. Freddo e il T. Lenzi. Lungo il suo sviluppo, il corso d'acqua non riceve affluenti di particolare importanza dal punto di vista della utilizzazione delle acque. Da un punto di vista geologico, il bacino imbrifero è impostato su terreni della serie plastica miocenica formati da argille marnose, argille scagliose, argille sabbiose e sabbie.
Caratteristiche idrologiche
Nel bacino del T. Forgia ha funzionato dal 1971 una stazione idrometrica a Lentina. La stazione, posta a 88 m.s.m., sottende un bacino di circa 46 Kmq avente una altitudine media di 285 m.s.m. Il deflusso medio annuo misurato in base a 5 anni di osservazioni (dal 1971 al 1975) risulta di 120 mm (pari a circa 5.5 Mmc/anno), mentre la precipitazione risulta di 630 mm. Sempre nel 1971 sono state misurate a Lentina le portate solide. In base ai 5 anni di osservazioni risulta un valore minimo, medio e massimo di portata solida rispettivamente di 12.44 e 107 T/Kmq.
Il dissesto idrogeologico
Castellammare del Golfo (TP)
Il Comune segnala sei aree soggette a fenomeni franosi (porto, castello, Guidaloca, Via Leonardo da Vinci, Ponte Bagni, c.da Mendola) e due aree che periodicamente sono soggette ad allagamenti e che interessano il centro storico del paese, le aree limitrofe e la c.da Gemma d'Oro nei pressi dello svincolo autostradale ('98).
Inoltre un'esposto degli abitanti della zona segnala episodi franosi lungo la S.P. che da Scopello porta alla riserva dello Zingaro ('94).
Altre segnalazioni riguardano gli episodi frequenti ('93) di straripamento del F. San Bartolomeo e del T.te Guidaloca fino alla foce.
Custonaci (TP)
Nel Comune vengono segnalati fenomeni alluvionali nelle contrade Sperone ed Assieni nella parte bassa del centro abitato, dovuti allo straripamento del T.te Forgia ('95/'96).
Valderice (TP)
Il Comune invia una scheda di censimento di una grossa frana in c.da Fico-Marotta, la relazione geologica corrispondente e la documentazione fotografica.
Invia inoltre la carta delle pericolosità geologiche allegata allo studio per il PRG, nella quale si individua una vasta zona ad est da centro abitato di Erice ad alta pericolosità geologica.
Agnesi V. et alii (1984) (1987) e (1989) in "Tipi e dinamica delle deformazioni gravitative profonde in relazione alle strutture geologiche - I casi di Monte Genuardo e di Scopello" descrivono appunto queste due aree della Sicilia occidentale soggette a fenomeni di deformazione gravitativa profonda di versante. A Scopello si assiste ad un fenomeno complesso di espansione laterale - colata di terra, di forma bipida. Uno dei due fenomeni viene mantenuto attivo dai processi di erosione marina che ne scalzano l'unghia.
A M. Genuardo, sul fianco lungo della dorsale anticlinale asimmetrica, si osserva un fenomeno di scorrimento - colata la cui dinamica attuale è comunque molto ridotta.
Nicoletti P.G. (1996) in "Geomorphology and Kinematy of the Conturrana Rockslide-Debris flow" analizza la frana di Conturrana a sud del paese di San Vito Lo Capo. Si tratta di una frana complessa di età recente e di notevoli dimensioni il cui macereto ricopre in parte le superfici terrazzate presenti nell'area.
2 - Bacino idrografico principale: FIUME LENZI
Generalità
Versante: Settentrionale
Provincia: Trapani
Compartimento idrografico: Palermo
Bacino idrografico principale: F. Lenzi
Recapito del corso d'acqua: Mare Tirreno
Superficie totale del bacino imbrifero (Kmq): 130,8
Affluenti: Canale Baiata
Serbatoi ricadenti nel bacino: Paceco (in costruzione)
Altitudine minima (m.s.m.): 0,00
Altitudine massima (m.s.m.): 756
Altitudine media (m.s.m.): 165
Lunghezza dell'asta principale (Km): 18
Utilizzazione prevalente del suolo: -  Seminativo  76% -  Colture arboree 17% 

Comuni ricadenti nel bacino: Paceco, Trapani
Descrizione
Il bacino del F. Lenzi ricade nel versante settentrionale della Sicilia e si estende per circa 130 Km interessando il territorio della provincia di Trapani.
Il corso d'acqua nasce alle pendici di M. Luziano e si sviluppa per circa 18 Km fino a sfociare nel Mar Tirreno. La sua foce è stata incanalata tra le saline che si estendono a sud dell'abitato di Trapani. Il F. Lenzi, prima della foce riceve, in sinistra, il Canale Baiata; la zona delle Saline di Trapani, ove sfocia il corso d'acqua, viene denominata Margi di Xitta. Tale zona pianeggiante, che si estende per circa 687 ha. comprende gli Stagni di Paceco e la zona Calderaro. La pianura è costituita dalle alluvioni argillose trasportate dalle piene dei due torrenti Lenzi e Baiata che la traversano senza un letto fisso. Questa zona nel 1905 fu parzialmente bonificata con la costruzione di canali di scolo, con l'inalveamento del Lenzi e del Baiata, e col prosciugamento di oltre 200 ha di terreno paludoso degli Stagni di Paceco e della Fossa Calderaro. Solo nel tratto litoraneo permangono delle depressioni utilizzate industrialmente per la produzione del sale, protette dalle inondazioni con scogliere artificiali.
Caratteristiche idrologiche
Nel bacino dei F. Lenzi, sul Fosso Baiata, ha funzionato dal 1968, con un intervallo per gli anni 1972 e 1973, la stazione idrometrica a Sapone. La stazione, posta a 44 m.s.m., sottende un bacino di circa 29 Kmq, avente una altitudine media di 113 m.s.m. In base a 6 anni di osservazioni (1968-1971 e 1974-1975) risulta un deflusso medio annuo di 61 mm (pari a circa 1.8 Mmc) contro i 441 mm di precipitazione. Sempre dal 1968 sono state misurate a Sapone le portate solide; in base a 6 anni di osservazioni si è trovato un valore minimo, e massimo rispettivamente di 2, 96 e 452 T/Kmq.
Il dissesto idrogeologico
Paceco (TP)
Il Comune segnala danni alluvionali nel T.te Lenzi a Nubia ('98).
Trapani
Non risulta nessuna segnalazione.
3 - Bacino idrografico principale: FIUME BIRGI
Generalità
Versante: Settentrionale
Provincia: Trapani
Compartimento idrografico: Palermo
Bacino idrografico principale: F. Birgi
Recapito del corso d'acqua: Mare Tirreno
Superficie totale del bacino imbrifero (Kmq): 350,6
Affluenti: T. della Cuddia - T. Chitarra (Ricalcata)
Serbatoi ricadenti nel bacino: Rubino
Altitudine minima (m.s.m.): 0,00
Altitudine massima (m.s.m.): 751
Altitudine media (m.s.m.): 206
Lunghezza dell'asta principale (Km): 43
Utilizzazione prevalente del suolo: -  Seminativo  84% -  Colture arboree 13% 

Comuni ricadenti nel bacino. Buseto Palizzolo, Paceco, Trapani
Descrizione
Il bacino del F. Birgi ricade nel versante settentrionale della Sicilia e si estende per circa 350 Kmq interessando il territorio della provincia di Trapani. Il F. Birgi nasce sotto il nome di F. Fittasi in territorio del Comune di Buseto Palizzolo e si sviluppa per circa 43 Km attraversando il territorio del Comune di Trapani e, in piccola parte, di Paceco.
Il bacino del Birgi confina a nord con il bacino del F. Lenzi e con alcuni bacini minori, ad est con quello del F. Freddo o S. Bartolomeo e per un breve tratto con il bacino del F. Delia, a sud con il bacino del F. Modione e con alcuni bacini minori. Il F. Birgi, come già detto, nasce sotto il nome di F. Fittasi e prosegue prima con il nome di F. di Bordino e poi con quello di F. di Borrania. In questo tratto centrale, il corso d'acqua riceve, in sinistra idrografica, prima gli apporti del T. della Cuddia e poi quelli del T. Chitarra, proseguendo poi sotto il nome di F. della Marcanzotta, F. di Chinisia e infine F. Birgi. Il corso d'acqua ha foce naturale, ma le sue acque sono state incanalate e scaricate a mare poco a nord di Torre S. Teodoro. Nel bacino del F. Birgi è stato realizzato un lago denominato Rubino, che sbarra il T. della Cuddia. Il serbatoio raccoglie i deflussi di 41.3 Kmq di bacino diretto e di 34.8 Kmq di bacino indiretto. La capacità utile di progetto del serbatoio è di 10.2 Mmc.
Caratteristiche idrologiche
Nel bacino del F. Birgi hanno funzionato dal 1971 tre stazioni idrometriche: la prima sul T. Fastaia (affluente del Cuddia) in località La Chinca, la seconda sul T. Chitarra a Rinazzo e la terza, sull'asta principale del Birgi in prossimità della foce, a Chinisia. La stazione a Rinazzo, posta a 50 m.s.m., sottende un bacino di circa 37 Km, avente un'altitudine media di 170 m.s.m. In base a 4 anni di osservazioni (dal 1972 al 1975) risulta un deflusso medio annuo di 27 mm (pari a circa 1 Mmc/anno) contro i 458 mm di precipitazione.
La stazione a Chinisia, posta a 4 m.s.m., sottende un bacino di circa 292 Kmq(al netto dei 41 kmq i cui deflussi sono regolati dal serbatoio Rubino, sul T. Fastaia), avente una altitudine media di 194 m.s.m. In base a 5 anni di osservazioni (dal 1971 al 1975) risulta un afflusso medio annuo di 46 mm (pari a circa 13.4 Mm3/anno), contro i 525 mm di precipitazione.
Il F. Birgi ha un regime tipicamente torrentizio caratterizzato da lunghi periodi di magra nei quali sa ha portata nulla. Infatti, in 5 anni di osservazioni, si è registrato a Chinisia un numero massimo di 119 giorni consecutivi a portata nulla.
Il dissesto idrogeologico
Buseto Palizzolo (TP)
Il Comune trasmette sei schede di censimento di fenomeni franosi che hanno provocato danni funzionali a strade comunali e provinciali e ad edifici di privati.
Paceco (TP)
Vedasi quanto descritto nel bacino del F. Lenzi.
4  -  Bacino idrografico principale: FIUMARA MAZARO'
Generalità
Versante: meridionale
Provincia: Trapani
Compartimento idrografico: Palermo
Bacino idrografico principale: F. Mazarò
Recapito del corso d'acqua: Mare Mediterraneo
Superficie totale del bacino imbrifero (Kmq): 125,5
Affluenti: Torrente Bucari
Serbatoi ricadenti nel bacino:
Altitudine minima (m.s.m.): 0,00
Altitudine massima (m.s.m.): 713
Altitudine media (m.s.m.): 176
Lunghezza dell'asta principale (Km): 32
Utilizzazione prevalente del suolo: -  Seminativo  57% -  Colture arboree 26% -  Prato e pascolo 16% 

Comuni ricadenti nel bacino: Marsala, Mazara del Vallo, Salemi.
Descrizione
Il bacino della Fiumara Mazarò ricade nel versante meridionale della Sicilia e si estende per circa 125 Kmq interessando il territorio della provincia di Trapani. Il corso d'acqua, che si sviluppa per circa 32 Km, trae origine da M. Pozzillo, nel territorio del Comune di Salemi e attraversa il territorio del Comune di Marsala e il centro abitato del Comune di Mazara del Vallo, prima di sfociare nel Mar Mediterraneo.
Il corso d'acqua non riceve affluenti di particolare rilievo, ad eccezione del T. Bucari che confluisce nell'asta principale in sinistra idrografica, nel territorio del Comune di Mazara del Vallo: A monte di tale confluenza, il corso d'acqua viene denominato prima T. Ranchibilotto e poi T. Iudeo, mentre dopo la confluenza col T. Bucari, prende il nime di Fiumara di Mazarò.
Il bacino imbrifero del corso d'acqua si inserisce tra il bacino del F. Arena o Delia ad est, tra alcuni bacini minori e il bacino del F. Birgi ad ovest e il bacino del F. Freddo a nord.
Il dissesto idrogeologico
Marsala (TP)
Il Comune di Marsala presenta nel suo territorio un fenomeno franoso notevole in c.da Amabilina nella zona Timpone dell'Oro che ha provocato il crollo della volta di una cava in quella località. Il consolidamento dell'area è inserito nel programma di interventi urgenti '98 ('97/'99).
Mazara del Vallo (TP)
Il Comune di Mazara del Vallo segnala 5 aree a rischio dovuto essenzialmente a fenomeni carsici, cave a cielo aperto e fenomeni di aggrottamento. Tali aree ricadono in zona Mirigliano, Via Marsala, P.zza Macello, Zona nord Cimitero comunale, Zona Via Salemi ('92).
Salemi (TP)
Il Comune segnala che il centro abitato è interessato da un fenomeno franoso verificatosi a valle del Monte delle Rose, ove sono ubicati numerosi fabbricati e, precisamente nelle Vie Clementi, P. Oliveri, M.te delle Rose, E. Scimemi, Lopresti e Cremona. Di tale fenomeno franoso si hanno notizie risalenti al 1700 e, tuttora, i sopralluoghi effettuati dai tecnici comunali, hanno riscontrato lesioni e danni ai fabbricati dell'area.
5 - Bacino idrografico principale: FIUME ARENA
Generalità
Versante: Meridionale
Provincia: Trapani
Compartimento idrografico- Palermo
Bacino idrografico principale: F. Arena
Recapito del corso d'acqua: Mare Mediterraneo
Superficie totale del bacino imbrifero (Kmq). 285,5
Affluenti: Canale Buturro
Serbatoi ricadenti nel bacino: Trinità
Altitudine minima (m.s.m.): 0,00
Altitudine massima (m.s.m.): 713
Altitudine media (m.s.m.): 194
Lunghezza dell'asta principale (Km): 48
Utilizzazione prevalente del suolo: -  Seminativo  77% -  Colture arboree 19% 

Comuni ricadenti nel bacino: Vita.
Descrizione
Il bacino del F. Arena ricade nel versante meridionale della Sicilia e si estende per circa 285 kmq interessando il territorio della provincia di Trapani.
Il F. Arena trae origine da M. S. Giuseppe, M. Calemici e M. di Pietralunga nel territorio del Comune di Vita e si sviluppa per circa 48 Km sino a sfociare nel Mar Mediterraneo. Il corso d'acqua è denominato F. Grande nel suo tratto di monte, F. Delia nel tratto centrale e F. Arena nel tratto finale.
Il bacino del F. Arena confina ad est con il bacino del F. Modione e con alcuni bacini minori, ad ovest con il bacino della F.ra di Mazarò a nord con il bacino dei F. Birgi e del F. Freddo.
Lungo il suo sviluppo, il corpo d'acqua non riceve affluenti di particolare rilievo, ma solo alcuni torrentelli, tra cui il Canale di Buturro. Dal punto di vista geologico, il bacino imbrifero è impostato sui depositi del Miocene Medio-superiore. Lungo la dorsale orientale, che separa il bacino idrografico del Delia da quello del Modione, sulle argille della formazione miocenica, sono presenti i termini della serie Gessoso-solfifera messiniana (prevalentemente gessi e argille gessose, calcari evaportici).
Nel bacino del F. Arena, nel tratto centrale in cui il fiume viene denominato Delia, è stato realizzato nel 1959 il serbatoio Trinità. Il bacino imbrifero sotteso dalla sezione di sezione di sbarramento è di circa 200 kmq mentre la capacità utile di progetto dell'invaso è di 17.5 Mmc.
Caratteristiche idrologiche
Nel bacino del F. Arena è funzionante, dal 1959, una stazione idrometrica a Pozzillo. La stazione, posta a 97 m.s.m., sottende un bacino di circa 139 Kmq avente una altitudine media di 259 m.s.m.
Il deflusso medio annuo misurato, in base a 17 anni di osservazioni (dal 1959 al 1975), risulta di 129 mm (pari a 17.9 Mmc/anno), mentre la precipitazione risulta pari a 672 mm.
Il dissesto
Vita (TP)
Nel territorio comunale di Vita sono state censite 2 frane, in prossimità del centro abitato, di cui una ha provocato danni lievi ad acquedotto e fognatura.
Nello studio geologico redatto a supporto del PRG del Comune di Vita, il geologo incaricato fornisce una serie di carte tematiche utili alla descrizione ed individuazione del territorio. Fra queste è stato riportato quanto cartografato nella Carta della Suscettibilità, nella quale si evidenziano i fattori morfologici, geologici, geomeccanici, di stabilità dei pendii ed idrogeologici che, con il concorso dei caratteri di sismicità risultano, in potenza ed in atto, poco favorevoli o sfavorevoli all'utilizzazione del territorio.
Fra le tre aree individuate, una comprende tutta la porzione occidentale del centro abitato, nella quale ricadono le due frane censite dall'Ufficio Tecnico Comunale; un'altra la zona di espansione in c.da Guidea; l'altra comprende tutto il versante orientale del M. Barone.
6 - Bacino idrografico principale: FIUME FREDDO
Generalità
Versante: Settentrionale
Provincia: Trapani Palermo
Compartimento idrografico: Palermo
Bacino idrografico principale: F. Freddo
Recapito del corso d'acqua: Mare Tirreno
Superficie totale del bacino imbrifero (Kmq): 408,4
Affluenti: F. di Lattuchella, F. di Sirignano, Rio Giummarella, F. Caldo
Serbatoi ricadenti nel bacino: -
Altitudine minima (m.s.m.): 0,00
Altitudine massima (m.s.m.): 825
Altitudine media (m.s.m.): 246
Lunghezza dell'asta principale (Km): 46
Utilizzazione prevalente del suolo: -  Seminativo  65% -  Colture arboree 25% 

Comuni ricadenti nel bacino: Alcamo, Calatafimi, Castellammare del Golfo, Poggioreale.
Descrizione
Il bacino idrografico del F. Freddo ricade nel versante settentrionale della Sicilia e si estende, per circa 408 Km2, dal centro abitato di Poggioreale sino al Mar Tirreno presso la Tonnara Magazzinazzi, al confine tra il territorio di Castellammare del Golfo e di Alcamo. Esso confina con il bacino del F. Birgi ad ovest ed il bacino del F. Jato ad est e ricade nei territori delle province di Palermo e di Trapani. Nel bacino ricade il centro abitato di Calatafimi e una parte dei centri abitati di Poggioreale, di Alcamo e di Castellammare del Golfo. Il F. Freddo nasce presso Case Castelluzzi in territorio di Calatafimi e lungo il suo percorso, che si sviluppa per circa 46 Km, riceve le acque di diversi affluenti, tra i quali il F. Sirignano, che confluisce in destra presso Contrada Pergola, al confine tra il territorio di Calatafimi, Alcamo e Monreale; il Rio Giummarella, che confluisce in sinistra presso la Stazione FF.SS. di Alcamo al confine tra il territorio di Calatafimi e Alcamo; il F. Caldo che confluisce in sinistra presso Molino Marcione, al confine tra il territorio di Castellammare del Golfo, Alcamo e Calatafimi.
Caratteristiche idrologiche
Il F. Freddo è uno dei pochi fiumi del trapanese con una portata rilevante. È in funzione dal 1972 la stazione idrometrica di Alcamo Scalo. Tale stazione, ubicata a circa 14 Km dalla foce, sottende un bacino di 273 Km2 avente un'altitudine media di circa 253 m.s.m. Durante il periodo di disponibilità di dati (1972-1975) è risultato un deflusso medio annuo di 45 mm (pari a 12.3 Mm') su un afflusso di 627 mm.
Il dissesto idrogeologico
Alcamo (TP)
Nel territorio comunale risultano molte segnalazioni sugli eventi alluvionali verificatisi nel torrente Canalotto, a monte della SS. 187, che hanno provocato ingenti danni alle colture per ben 5 km del suo percorso.
Calatafimi (TP)
Nel territorio comunale di Calatafimi, nella zona di Gallitello nel bacino del F. Fiumefreddo, verso Gibellina vengono segnalati allagamenti alle colture e danni lungo le strade limitrofe, nonchè a tratti dell'autostrada. Il Comune invia 11 schede di censimento frane, due delle quali sono ubicate all'interno del centro abitato.
La Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento della Protezione Civile, segnala un movimento franoso a valle di via Cubicella e trasmette il verbale e la relazione relativi al sopralluogo effettuato il 18 giugno 1999 da un esperto del GNDCI. La periferia occidentale dell'abitato è stata interessata da tempo da fenimeni di dissesto, tanto che il Genio Civile nel '96 proponeva l'esecuzione di un primo intervento d'urgenza mirato all'eliminazione del pericolo. L'attuale fenomeno di dissesto interessa il versante destro di un impluvio in cui vengono convogliate le acque reflue prima di raggiungere l'impianto di depurazione.
L'area costituita da terreni argillo-sabbiosi miocenici presenta una morfologia ad andamento montonato con locali contropendenze.
I danni dovuti al movimento franoso sono visibili nel quartiere Tirassegno dove l'edificio della Scuola De Amicis è stato dichiarato parzialmente inagibile, lungo la sede stradale di via Cubicella con lesioni ai muri di sostegno o di recinzione dei fabbricati, lungo la strada provinciale "Busecchio" che risulta leggermente deformata.
Castellammare del Golfo (TP)
Vedasi quanto riportato nel bacino del T. Forgia.
Poggioreale (TP)
Nel Comune di Poggioreale sono stati censiti (98/99) 4 fenomeni franosi: due di questi ricadono a NW e a SW del nuovo centro abitato, a fondo valle; gli altri due sono ubicati in c.da Carbone e in c.da Spinaluce, rispettivamente sulla destra e sulla sinistra idrografica del Belice destro.
7 - Bacino idrografico principale: FIUME JATO (Giancaldara)
Generalità
Versante: Settentrionale
Provincia: Palermo
Compartimento idrografico: Palermo
Bacino idrografico principale: F. Jato
Recapito del corso d'acqua: Mare Tirreno
Superficie totale del bacino imbrifero (Kmq): 183,5
Affluenti: Fosso della Ginestra - Vallone Desisa - Vallone di Passarello
Serbatoi ricadenti nel bacino: Poma
Altitudine minima (m.s.m.): 0,00
Altitudine massima (m.s.m.): 1.333
Altitudine media (m.s.m.): 364
Lunghezza dell'asta principale (Km): 33
Utilizzazione prevalente del suolo: -  Seminativo  54% -  Colture arboree 33% -  Prato e pascolo 11% 

Comuni ricadenti nel bacino: Balestrate, S. Cipirrello, S. Giuseppe Jato.
Descrizione
Il bacino idrografico del F. Jato ricade in provincia di Palermo nel versante settentrionale della Sicilia e si estende, per circa 183 Kmq, dal centro abitato di Camporeale e dal M. La Pizzuta, sino al Mar Tirreno in territorio di Balestrate. Esso confina con il bacino del F. S. Bartolomeo a sud-ovest e con il bacino del F. Oreto a nord-est. Nel bacino ricadono i centri abitati di S. Giuseppe Jato e di S. Cipirrello. Il F. Jato si sviluppa per circa 33 Km e lungo il suo percorso riceve le acque di diversi affluenti tra i quali il Fosso della Ginestra, nella parte di monte, e il V.ne Desisa, nella parte centrale, a monte del Lago Poma.
Il Lago Poma nasce dallo sbarramento del F. Jato a circa 10 Km dalla foce ed è stato completato nel 1968.La diga sottende un bacino di circa 164 Kmq e crea un invaso di circa 68 Mmc di capacità utile. A causa della natura argillosa del bacino imbrifero e dell'esiguo rimboschimento effettuato sulle sponde, il fenomeno dell'interrimento risulta notevolmente sviluppato. Il bacino è costituito in prevalenza dai terreni della serie plastica terziaria, formata da argille scagliose in facies di flysch dell'Oligocene Superiore e da argille marnose e marne del Miocene Medio. In corrispondenza della dorsale orientale e nord-orientale, tale complesso viene a contatto con i terreni delle serie rigide mesozoica, costituiti da rocce dolomitiche e calcaree del Trias Superiore. Le acque invasate nel Lago Poma, vengono derivate per l'approvvigionamento idrico della città di Palermo e dei centri abitati di Terrasini, Cinisi, Capaci e Isola delle Femmine, e per irrigare circa 5.800 Ha di terreno del Consorzio Irriguo Jato.
Caratteristiche idrologiche
Nel 1973 è entrata in funzione la stazione idrometrica di Fellamonica che è tuttora funzionale. Tale stazione è posta a quota 210 m.s.m. e sottende un bacino di circa 49 Kmq, avente un'altitudine media di circa 480 m.s.m. Durante il periodo di disponibilità di dati (1973-1975) è risultato un deflusso medio annuo di circa 318 mm (pari a 15.6 Mm') su un afflusso di circa 975 mm. Un'altra stazione, denominata Taurro, ha funzionato in diversi periodi dal 1955 al 1967. Tale stazione era ubicata a quota 124 m.s.m. e sottendeva un bacino di circa 164 Kmq, avente un'altitudine media di circa 406 m.s.m. Durante il periodo di funzionamento (1955-1956; 1958-1967) è risultato un deflusso medio annuo di circa 244 mm (pari a 40.0 Mmc) su un afflusso di circa 786 mm.
Il dissesto idrogeologico
Balestrate (PA)
Nel territorio comunale sono stati censiti sei fenomeni franosi, cinque dei quali riguardano crolli e scorrimenti rotazionali del tratto di costa a falesia del territorio.
Uno ricade all'interno del centro abitato, in prossimità del cimitero. Il Comune inoltre fornisce lo studio geologico a supporto del piano regolatore generale, nella cui carta geomorfologica allegata vengono indicate due piane potenzialmente esondabili, una in corrispondenza del Fiume Jato, e l'altra in corrispondenza del Vallone Forgia e parte del Torrente Finocchio.
Viene altresì individuato il pendio di Calatubo ed alcune aree a monte del centro abitato come interessati da potenziali deformazioni plastiche della coltre superficiale.
Un accenno particolare viene dato alla stabilità globale della falesia che delimita l'abitato, soggetta a ripetuti crolli.
Le segnalazioni riguardano danni ad edifici pubblici e privati e cedimenti delle sedi viarie in seguito al nubrifagio del settembre '98, danni che si verificano in seguito a piogge eccezionali sin dal 1994, anche per le piene del Torrente Cataldo, del Torrente Lupo e del Fiume Jato.
S. Giuseppe Jato (PA)
Il Comune segnala dissesti nel centro abitato e danni causati da piene del F. Jato in loc. Mortilli.
In data 30 agosto 1999, il Comune trasmette 8 schede di censimento dei fenomeni franosi, ricadenti in buona parte all'interno del centro abitato, dei quali tuttavia non si riferiscono i danni conseguenti.
Viene trasmessa inoltre copia della relazione geologica relativa al PRG e copie dello studio geologico-tecnico esecutivo relativo al piano di recupero.
Dalla relazione geologica allegata al PRG si evince che dissesti di vario ordine interessano l'area:
- frane di colamento lungo la S.P. che porta alla Masseria La Chiusa;
- colamenti a valle della strada per Piana degli Albanesi;
- crolli in corrispondenza delle pareti subverticali di M. Jato;
Viene inoltre effettuata una distinzione fra dissesti antichi e recenti che coinvolgono la formazione delle marne di S. Cipirello:
- fra i dissesti antichi rientrano il movimento franoso che, nel 1838, distrusse parte dell'abitato ed il colamento di detriti manifestatosi dalle pendici settentrionali di Pizzo Perciana;
- fra i dissesti recenti rientrano la frana localizzata a NW di Monte Pagnocco ed il movimento verificatosi nel 1976 a valle dell'abitato, in seguito all'apertura dello scavo di trincea per la costruenda S.V. Palermo - Sciacca.
Infine viene indicata un'area fortemente a rischio, all'interno del centro abitato, in corrispondenza di via Terranova, i cui edifici, a suo tempo, vennero fondati sul detrito di falda e sui quali si sono cominciate ad evidenziare alcune lesioni.
Il 9 settembre 1999, ad integrazione di quanto trasmesso precedentemente, il Comune di S. Giuseppe Jato invia le copie della relazione geologica allegata al PRG e delle Carte Idrogeologiche e della Stabilità dei versanti, copie della relazione allegata ai PPR e dello Studio Canale di Gronda.
Quest'ultima opera, non ancora eseguita per mancanza di finanziamenti, dovrebbe convogliare le acque provenienti dall'area posta ai piedi del Monte Jato evitando che, soprattutto durante le stagioni più piovose, si verifichino fenomeni franosi e di allagamento dei piani terra di molte abitazioni e del manto stradale.
Un altro problema di stabilità si ha sul versante su cui sorge gran parte del vecchio centro abitato che in seguito alla frana del Marzo 1838 venne distrutto per due terzi.
Altro rilevante pericolo è, per il centro abitato, dovuto alle inondazioni del F. Jato che, straripando gli argini, invade i terreni circostanti, provocando gravi danni alle colture, alle recinzioni e minacciando la stabilità dei fabbricati rurali immediatamente limitrofi.
Dissesti nel centro abitato del Comune di S. Giuseppe Jato hanno causato danni agli edifici di via Terranova, via Cusmano e via Roma.
Le prime opere di consolidamento che sono state effettuate, sono state prevalentemente finalizzate all'abbassamento del livello freatico.
Oggi, in seguito ad accurata analisi di tali dissesti, si ritiene indispensabile una costante manutenzione delle opere già realizzate e la messa in atto di opere tali da evitare l'innalzamento del livello freatico fino al piano di campagna con intervento di urgenza sui manufatti già danneggiati.
L'8 Settembre 1999 vengono inoltrate altre tre schede da cui si evince il grave rischio geologico in cui versa il territorio comunale a causa dell'abusivismo edilizio, della mancanza di interventi atti alla regimazione delle acque sotterranee e superficiali ed al consolidamento del vecchio centro urbano.
8  -  Bacino idrografico principale: FIUME NOCELLA
Generalità
Versante: Settentrionale
Provincia: Palermo
Compartimento idrografico: Palermo
Bacino idrografico principale: F. Nocella
Recapito del corso d'acqua: Mare Tirreno
Superficie totale del bacino imbrifero (Kmq): 99
Affluenti: -
Serbatoi ricadenti nel bacino: -
Altitudine minima (m.s.m.): 0,00
Altitudine massima (m.s.m.): 1.194
Altitudine media (m.s.m.): 407
Lunghezza dell'asta principale (Km): 18
Utilizzazione prevalente del suolo: -  Seminativo  32% -  Prato e pascolo 27% -  Colture arboree 17% 

Comuni ricadenti nel bacino: Borgetto, Giardinello, Montelepre, Partinico
Descrizione
Il bacino idrografico del F. Nocella ricade nel versante settentrionale della Sicilia e si estende, per circa 99 Km, da Monte Signora e Monte Fior dell'Occhio, in territorio di Monreale, sino al Mar Tirreno al confine tra il territorio di Terrasini e di Trappeto, presso Torre S. Cataldo.
Esso si inserisce tra il bacino del F. Jato a sud e il bacino del F. Oreto a est e ricade in territorio della provincia di Palermo. Il F. Nocella nasce alle pendici di Punta di Cuti in territorio di Monreale e lungo il suo percorso, di circa 18 Km, riceve le acque di diversi piccoli affluenti. Nel bacino ricadono i centri abitati di Borgetto, Montelepre, Giardinello e una parte del centro abitato di Partinico.
Caratteristiche idrologiche
Nel 1958 sul corso del F. Nocella è stata installata la stazione idrometrica di Zucco che, a parte una breve interruzione del 1969 al 1970, è tutt'oggi funzionante. La stazione è posta a circa 4 Km dalla foce del F. Nocella ad una quota di 80 m.s.m. e sottende un bacino di circa 57 Kmq. Il deflusso medio annuo rilevato sulla base di 16 anni di osservazioni (1958-1969; 1971-1975) risultata di 224 mm (pari a circa 12.7 Mmc/anno) su un afflusso di 986 mm.
Il dissesto idrogeologico
Giardinello (PA)
Il Comune segnala una frana da crollo in loc. Scorsone, sopra il centro abitato. Invia poi relazione idrogeologica territoriale e studio geologico di supporto al PRG dalla quale non si evince alcuna particolare zona a rischio idrogeologico.
Partinico (PA)
Il Comune invia il censimento di 6 aree franose nel territorio che hanno provocato da lievi a gravi danni alle strutture viarie e fenomeni di cedimento per erosione nel sottosuolo all'interno del centro abitato.
L'Ente Nazionale per le strade, in data 3 agosto 1999, segnala fenomeni di crollo dalle pendici di Colle Cesarò sulla sottostante S.S. n. 186 al Km. 26 + 900, fra gli abitati di Borgetto e Partinico.
L'esistente barriera paramessi ha garantito finora la sicurezza e la pubblica incolumità del traffico veicolare, ma si ritiene di segnalare agli altri enti preposti al controllo ed alla sorveglianza del territorio la necessità di mettere in atto i provvedimenti più appropriati per il consolidamento delle pendici rocciose.
La Prefettura di Palermo, in data 13 agosto 1999, ribadisce la situazione precedentemente descritta.
9 - Bacino idrografico principale: FIUME MODIONE
Generalità
Versante: Meridionale
Provincia: Trapani
Compartimento idrografico: Palermo
Bacino idrografico principale: F. Modione
Recapito del corso d'acqua: Mare Mediterraneo
Superficie totale del bacino imbrifero (Kmq): 113,5
Affluenti: -
Serbatoi ricadenti nel bacino: -
Altitudine minima (m.s.m.): 0,00
Altitudine massima (m.s.m.): 663
Altitudine media (m.s.m.): 248
Lunghezza dell'asta principale (Km): 25
Utilizzazione prevalente del suolo: -  Seminativo  47% -  Colture arboree 53% 

Comuni ricadenti nel bacino: Castelvetrano, Partanna, S. Ninfa
Descrizione
Il bacino del F. Modione ricade nel versante meridionale della Sicilia e si estende per circa 113 Kmq interessando il territorio della provincia di Trapani. Il F. Modione trae origine nel territorio del comune di S. Ninfa e si sviluppa per circa 25 Km. Il bacino del F. Modione confina ad est con quello del F. Belice, ad ovest con alcuni bacini minori e con il bacino del F. Arena, a nord con il bacino del F. Freddo. L'asta principale del fiume, che si sviluppa in direzione nord-sud, lungo il suo percorso non riceve affluenti di rilievo. Il F. Modione, nell'ultimo tratto dove attraversa la valle Latomie Margio, non ha un corso regolare; il percorso dell'alveo muta di anno in anno in occasione degli eventi di piena. La presenza di dune litoranee che i venti predominanti di scirocco accumulano sulla spiaggia, impedisce un regolare deflusso delle acque che ristagnano nelle zone di foce. L'arginatura dell'ultimo tratto del fiume ha di poco migliorato la situazione, ma non ha completamente eliminato la presenza delle paludi. Nel bacino ricadono l'abitato di S. Ninfa e parte dei centri abitati di Partanna e Castelvetrano.
Caratteristiche idrologiche
Nel bacino del F. Modione è funzionante dal 1972 una stazione idrometrica a S. Elia. La stazione, posta a 39 m.s.m., sottende un bacino di circa 111 Kmq, avente una altitudine media di 240 m.s.m. Il deflusso medio annuo misurato, in base a 4 anni di osservazioni (dal 1972 al 1975), risulta di 87 mm (pari a 9.6 Mmc/anno), mentre la precipitazione risulta pari a 631 mm.
Il dissesto idrogeologico
S. Ninfa (TP)
Il Comune fornisce le schede di censimento di tre fenomeni franosi verificatisi al di fuori del centro abitato. Due di questi hanno provocato danni alla S.P. e ad una strada interpoderale.
Della frana più vicina al paese risultano a rischio due abitazioni private.
10 - Bacino idrografico principale: FIUME BELICE
Generalità
Versante: Meridionale
Provincia: Agrigento, Palermo, Trapani
Compartimento idrografico: Palermo
Bacino idrografico principale: F. Belice
Recapito del corso d'acqua: Mare Mediterraneo
Superficie totale del bacino imbrifero (Kmq): 964
Affluenti: F. Belice destro, F. Belice sinistro, T. Senore
Serbatoi ricadenti nel bacino: Piana degli Albanesi, Garcia
Altitudine minima (m.s.m.): 0,00
Altitudine massima (m.s.m.): 1.613
Altitudine media (m.s.m.): 436
Lunghezza dell'asta principale (Km): 107 (compreso F. Belice sin.)
Utilizzazione prevalente del suolo: Seminativo 78%
Comuni ricadenti nel bacino: Montevago, Partanna, Piana degli Albanesi, Poggioreale, Salaparuta, Roccamena, S. Cristina Gela, S. Margherita Belice.
Descrizione
Il bacino del F. Belice ricade nel versante meridionale della Sicilia e si estende per circa 964 Kmq interessando il territorio delle province di Agrigento, Palermo e Trapani. Per estensione, il bacino è uno dei maggiori della Sicilia meridionale; esso comprende i sottobacini del F. Belice Destro con superficie di circa 263 Kmq censito a parte, del F. Belice Sinistro con superficie di circa 407 Kmq anch'esso censito a parte e del Basso Belice che si estende per circa 294 Kmq. Il bacino del F. Belice si sviluppa lungo la direttrice NE-SO da Palermo fino alla costa mediterranea tra punta Granitola e Capo S. Marco. Esso confina nella zona settentrionale con i bacini del F. Jato e del F. Oreto, ad occidente lo spartiacque è comune con il bacino del F. Freddo e a sud-ovest con quello del F. Modione. Dal lato orientale, da nord a sud, confina con i bacini del F. S. Leone, F. Verdura, F. Carboi e con alcuni bacini minori. Per quanto riguarda la morfologia del bacino, i rilievi più elevati ed accidentati si localizzano in corrispondenza delle impalcature calcaree dei circondari di Piana degli Albanesi, Corleone, Contessa Entellina, non ché nella parte mediana del bacino, lungo lo spartiacque fra i due rami principali del Belice. La parte meridionale del bacino è più uniforme in relazione alla presenza di sedimenti pliocenici sabbioso-calcarenitici e marnoso-argillosi.
Come detto sopra, la rete idrografica si articola in due grandi rami: il Belice Destro e il Belice Sinistro. Il ramo destro prende origine nella parte più settentrionale del bacino, nel circondario dei comuni di S. Cristina Gela e Piana degli Albanesi. Da qui il F. Belice Destro prosegue per circa 55 Km fino a congiungersi, in prossimità dell'abitato di Poggioreale, con il Belice Sinistro. Quest'ultimo trae origine dalle pendici del massiccio di Rocca Busambra e si sviluppa per circa 57 Km. Dopo la confluenza, il F. Belice raccoglie le acque del T. Senore che si origina dal circondario di Contessa Entellina tra il M. Gurgo, la Rocca Rossa e M. Genuardo. Dalla confluenza dei rami sinistro e destro del Belice, il corso d'acqua percorre ancora circa 50 Km fino alla foce nel Mar Mediterraneo; quindi la lunghezza dell'asta principale del fiume può ritenersi pari a 107 Km, compresi i 57 Km del F. Belice Sinistro.
Dal punto di vista geologico, il bacino del Belice si colloca nel settore occidentale della Sicilia dove la serie solfifera siciliana cede definitivamente alle formazioni sedimentarie delle dorsali calcaree e calcareo - dolomitiche dei monti del Palermitano. A differenza della parte alta dei due rami principali, il corso del F. Belice presenta un alveo fortemente inciso nella parte medio-bassa. I centri abitati che ricadono nel bacino, a parte quelli ricadenti nei bacini del ramo sinistro e destro del F. Belice, sono: Gibellina, Salaparuta, una parte di Poggioreale, Montevago, e una parte di Partanna e di S. Margherita di Belice.
Allo stato attuale, nel bacino del F. Belice è stato realizzato un solo serbatoio, denominato Piana degli Albanesi. Il F. Belice, come tutti i corsi d'acqua della Sicilia, ha, particolarmente nei rami di monte, carattere tipicamente torrentizio.
Caratteristiche idrologiche
Le stazioni idrometriche del bacino del F. Belice che hanno funzionato in vari periodi a partire dal 1955, sono sei di cui: 1 sul F. Belice destro, 2 sul F. Belice Sinistro e 3 nel Basso Belice. Di quelle relative al Basso Belice, 2 sono localizzate sul T. Senore, affluente principale del corso d'acqua, mentre la terza è localizzata sull'asta principale del fiume. La stazione sul T. Senore a Senore, posta a 219 m.s.m., sottende un bacino di circa 40 Km', avente una altitudine media di 568 m.s.m. In base a 5 anni di osservazioni (dal 1955 al 1957 e dal 1958 al 1960), risulta un deflusso medio annuo di 215 mm (pari a 8.6 Mmc/anno) contro gli 871 mm di precipitazione.
La stazione sul T. Senore a Finocchiara, posta a 126 m.s.m., sottende un bacino di circa 77 Kmq, avente una altitudine media di 422 m.s.m. In base a 15 anni di osservazioni (dal 1961 al 1975) risulta un deflusso medio annuo di 160 mm (pari a 12.3 Mmc/anno) contro i 647 mm di precipitazione. La stazione sul F. Belice a Belice, posta a 58.5 m.s.m., sottende un bacino di circa 807 kmq, avente un'altitudine media di 467 m.s.m.
In base a 19 anni di osservazioni (dal 1955 al 1965 e dal 1968 al 1975) risulta un deflusso medio annuo di 161 mm (pari a 130 Mmc/anno) contro i 701 mm di precipitazione.
Il dissesto idrogeologico
Montevago (AG)
Il Comune segnala danni, in seguito alle abbondanti piogge del 1995, in tutto il centro abitato e frane lungo le strade esterne. Si segnalano inoltre straripamenti del F. Belice nei pressi delle terme "Acqua Pia".
Poggioreale (TP)
Nel Comune sono stati censiti (98/99) 4 fenomeni franosi: due di questi ricadono a NO e a SO del nuovo centro abitato, a fondo valle; gli altri due sono ubicati in c.da Carbone e in c.da Spinaluce, rispettivamente sulla destra e sulla sinistra idrografica del Belice destro.
Salaparuta (TP)
Nel territorio comunale risultano segnalati danni in seguito allo straripamento del F. Belice, ma non si indicano tronchi interessati. Il Comune ha trasmesso 3 schede di censimento frane con danni da lievi a funzionali a strade comunali e provinciali e ad edifici privati.
S. Margherita Belice (AG)
Vedasi quanto riportato nel bacino del F. Carboi.
10a - Sottobacino del FIUME BELICE DESTRO
Generalità
Versante: Meridionale
Provincia: Palermo, Trapani
Compartimento idrografico: Palermo
Bacino idrografico principale: F. Belice
Recapito del corso d'acqua: F. Belice
Superficie totale del bacino imbrifero (Kmq): 262,5
Affluenti: Fosso Fazio, Fosso della Patria, V.ne di Borragine, V.ne di Ravanusa
Serbatoi ricadenti nel bacino: Piana degli Albanesi
Altitudine minima (m.s.m.): 123
Altitudine massima (m.s.m.): 1.333
Altitudine media (m.s.m.): 446
Lunghezza dell'asta principale (Km): 55
Utilizzazione prevalente del suolo: -  Seminativo  93% 

Comuni ricadenti nel bacino: Camporeale, Piana degli Albanesi, Poggioreale, Roccamena, S. Cristina Gela
Descrizione
Il bacino del F. Belice Destro ricade nel versante meridonale della Siciia e si estende per circa 263 Kmq interessando i territorio delle province di Paermo e Trapani.
Il F. Belice Destro un sottobacino de F. Beice o Basso Beice che comprende anche il F. Belice Sinistro. Il ramo destro trae la propria origine nella zona settentrionale del bacino del Belice, nel circondario dei Comuni di S. Cristina Gela e Piana degli Albanesi. In questa parte del bacino, nella stretta tra i monti di Kumeta e Maganoce, è stata costriuta una diga che forma l'invaso di Piana degli Albanesi.
Il corso d'acqua, sotto il nome di F. Grande, scorre verso valle e, dopo aver ricevuto gli apporti di alcuni piccoli affluenti e aver superato la stretta di Piano del Campo, prende il nome di F: Pietralunga. In questo tratto il fiume, che si sviluppa per complessivi 55 Km riceve numerosi torrenti, il più importante dei quali è il Fosso della Patria.
Più a sud, in sponda destra, confliuscono il V.ne di Borragine e il V.ne di Ravanusa.
Il bacino si colloca nel settore più occidentale della Sicilia, ove la serie solfifera cede definitivamente alle formazioni sedimentarie delle dorsali calcaree e calcareo-dolomitiche dei monti del Palermitano e alle formazioni sedimentarie dei vari tipi geolitologici più recenti che succedono al Miocene.
Nel bacino ricadono i centri abitati di Piana degli Albanesi, S.Cristina Gela, Camporeale, Roccamena e una parte di Poggioreale.
Il Lago Piana degli Albanesi è il più antico serbatoio della Sicilia; il bacino imbrifero diretto sotteso dalla sezione di chiusura del lago si estende per 37.6 Kmq, mentre risultano allacciate due gronde del F. Eleuterio per una superficie complessiva di 3.75 Kmq. La capacità utile di progetto del serbatoio è di 24.6 Mmc, mentre oggi a causa del notevole interrimento, secondo i dati forniti dall'ENEL, risulta una capacità utile di 17.9 Mmc.
Nel 1960, per soddisfare la crescente richiesta di energia elettrica, si costruì a valle della diga l'invaso Guadalami, con capacità di 1.0 Mmc, e gli annessi impianti di produzione idroelettrica e di pompaggio.
Caratteristiche idrologiche
Sul F. Belice Destro è funzionante dal 1955 una stazione idrometrica a Sparacia. La stazione, posta a 250 m.s.m., sottende un bacino di circa 116 Kmq avente una altitudine media di 555 m.s.m. Il deflusso medio annuo misurato in base a 21 anni di osservazioni (dal 1955 al 1975) risulta di 231 mm (pari a 26.8 Mmc/anno, mentre la precipitazione risulta pari a 725 mm.
Il dissesto idrogeologico
Camporeale (PA)
Il comune comunica, che in seguito alle piogge eccezionali dell'ottobre 1998, diversi movimenti franosi hanno interessato una zona interna al centro abitato: Via Pascoli, via Minghetti, Via Meli e la zona lavanche di Salvo. Inoltre si sono verificati smottamenti in aree esterne (c.da Vadibella - Zuccari strada Curbici) che hanno interessato sedi varie.
10b - Sottobacino del FIUME BELICE SINISTRO
Generalità
Versante: Meridionale
Provincia: Palermo, Trapani
Compartimento idrografico: Palermo
Bacino idrografico principale: F. Belice
Recapito del corso d'acqua: F. Belice
Superficie totale del bacino imbrifero (Kmq): 407,3
Affluenti: V.ne di Giusina, Fosso di Bicchinello, T. di Corleone, V.ne Ficarazza, T. Batticano, T. di Realbate, V.ne Petraro, V.ne di Vocarizzo.
Serbatoi ricadenti nel bacino: Garcia
Altitudine minima (m.s.m.): 123
Altitudine massima (m.s.m.): 1.613
Altitudine media (m.s.m.): 542
Lunghezza dell'asta principale (Km): 57
Utilizzazione prevalente del suolo: -  Seminativo  93% -  Prato e pascolo 16% 

Comuni ricadenti nel bacino: Bisacquino, Campofiorito, Contessa Entellina, Corleone
Descrizione
Il bacino del F. Belice Sinistro ricade nel versante meridionale della Sicilia e si estende per circa 407 Kmq interessando il territorio delle province di Palermo e Trapani. Il F. Belice Sinistro appartiene al bacino del F. Belice o Basso Belice come il F. Belice Destro.
Il ramo sinistro del F. Belice trae la propria origine dalle pendici del M. Leardo e dalla Rocca Bisambra con il nome di F. di Frattina ed è alimentato da alcuni piccoli torrenti tra i quali il Fosso di Bicchinello in territorio di Corleone. Dallo stesso circondario confluisce, sempre in sinistra idrografica, il T. Corleone che trae origine dalla zona settembre di M. Cardellia e attraversa il centro abitato di Corleone. Successivamente il corso d'acqua prende il nome di Belice Sinistro e riceve i maggiori affluenti: il T. Batticano e il T. Realbate.
Il T. Batticano proviene dal circondario di Campofiorito e nasce dalle pendici di montagna Vecchia e M. Barracù. Il T. di Realbate raccoglie le acque provenienti dal territorio di Campofiorito e Contessa Entellina e trae origine dalle pendici settentrionali della Rocca Rossa e di Portella Balata, alle pendici di M. Genuardo.
Il F. Belice Sinistro, prima della confluenza col ramo destro, riceve di apporti del V.ne di Petraro e del V.ne di Vaccarizzo, proveniente quest'ultimo dal circondario di Contessa Entellina e di Borgo Cavaliere.
L'intero bacino del F. Belice si colloca nel settore occidentale della Sicilia ove la serie solfifera cede definitivamente alle formazioni sedimentarie delle dorsali calcaree e calcareo-dolomitiche dei monti del palermitano e alle formazioni sedimentarie dei vari tipi geolitologici più recenti che succedono al Miocene.
I centri abitati ricadenti nel bacino sono quelli di Corleone, Bisacquino, Contessa Entellina e Campofiorito.
Caratteristiche idrologiche
Nel bacino del F. Belice Sinistro hanno funzionato, in periodi diversi, due stazioni idrometriche: la stazione sul T. Corleone a Piano Scala e quella sul F. Belice Sinistro a Case Balate.
La stazione a Piano Scala ha funzionato dal 1958 al 1963; posta a 600 m.s.m., la stazione sottende un bacino di 27.3 Kmq avente una altitudine media di 810 m.s.m. Il deflusso medio annuo rilevato in 6 anni di osservazioni dal 1958 al 1963) risulta di 300 mm (pari a circa 10.9 Mmc/anno), mentre la precipitazione risulta pari a 811 mm.
La stazione a Case Balate ha funzionato dal 1955 al 1978; posta a 178.8 m.s.m., la stazione sottende circa 342 Kmq di bacino avente una altitudine media di 578 m.s.m. Il deflusso medio annuo rilevato in 21 anni di osservazioni (dal 1955 al 1975) risulta di 195 mm (pari a circa 66.7 Mmc/anno); mentre la precipitazione risulta pari a 728 mm.
Il dissesto idrogeologico
Contessa Entellina (PA)
Nel territorio risulta un esposto di un privato sui danni conseguenti a fenomeni franosi superficiali avvenuti in seguito am piogge eccezionali dell'autunno del 1993. L'area segnalata comprende le contrade Vaccarizzo, Contessa, Carrabba Nuova, Mazzaporro e Cavallaro.
11 - Bacino idrografico principale: FIUME CARBOI (Rincione)
Generalità
Versante: Meridionale
Provincia: Agrigento, Palermo
Compartimento idrografico: Palermo
Bacino idrografico principale: F. Carboi
Recapito dei corso d'acqua: Mare Mediterraneo
Superficie totale dei bacino imbrifero (Kmq): 212,3
Affluenti: Torrente Rincione, Vallone Cava, Vallone Caricagiachi
Serbatoi ricadenti nel bacino: Arancio (Carboi)
Altitudine minima (m.s.m.): 0,00
Altitudine massima (m.s.m.): 1.180
Altitudine media (m.s.m.): 379
Lunghezza dell'asta principale (Km): 23
Utilizzazione prevalente del suolo: -  Seminativo  57% -  Prato e pascolo 26% -  Colture arboree 10% 

Comuni ricadenti nel bacino: Menfi, Santa Margherita Belice, Sambuca di Sicilia, Sciacca
Descrizione
Il bacino idrografico del F. Carboi ricade nel versante meridionale della Sicilia e si estende per circa 212 Km, dal centro abitato di S. Margherita Belice sino al Mar Mediterraneo in Contrada Maragani, al confine tra il territorio di Menfi e quello di Sciacca. Esso si inserisce tra il bacino del F. Belice ad est ed il bacino del F. Verdura ad ovest e ricade quasi completamente nel territorio della provincia di Agrigento, ad eccezione della parte settentrionale del bacino che ricade in territorio della provincia di Palermo. Nel bacino del F. Carboi ricade il centro abitato di Sambuca di Sicilia e una parte del centro abitato di S. Margherita Belice.
L'altitudine massima del bacino è di 1.180 m.s.m. (M. Genuardo in territorio di Sambuca di Sicilia), mentre quella media è di circa 379 m.s.m. Sul corso del F. Carboi, che si sviluppa per circa 23 Km, nel tratto di monte denominato T. Rincione, è stato costruito nel periodo 1950 - 1951 il lago Arancio. Il bacino diretto sotteso del serbatoio si estende per circa 138 Kmq; all'invaso vengono inoltre addotti i deflussi del V.ne Caricagiachi, tramite una traversa che sottende circa 223 Kmq di bacino, i deflussi dei T. Senore, affluente del F. Belice, tramite una traversa che sottende circa 34 Kmq e i deflussi del T. Landori, affluente del F. Verdura, tramite una traversa che sottende circa 16 Kmq di bacino.
La capacità utile di progetto del serbatoio è di circa 32.8 Mm; l'interrimento risulta molto limitato in quanto le sistemazioni montane del bacino del F. Carboi sono state molteplici e ben realizzate.
Il bacino, nella parte meridionale e nord-orientale, è formato generalmente da terreni della serie rigida mesozoica costituiti prevalentemente da calcari. Nelle parti maggiormente esposte dei rilievi sono presenti terreni della serie argillosa pliocenica con lembi di calcareniti calabriane e quaternarie.
Caratteristiche idrologiche
Nel 1938, sul corso dei F. Carboi, a circa 14 Km dalla foce, ha funzionato una stazione idrometrica sino al 1940. Tale stazione sottende circa 138 Km2 di bacino avente un'altitudine media di 415 m.s.m. Nel periodo di disponibilità di dati (1938-1940) è risultato un deflusso medio annuo di 24 mm (pari a 3.3 Mm3) su un afflusso di 102 mm.
Il dissesto idrogeologico
Sambuca di Sicilia (AG)
Nel Luglio 1999, il Comune di Sambuca di Sicilia trasmette le descrizioni di tre aree ad elevato rischio idrogeologico:
a) zona 1, denominata "Cuvio": area in zona agricola con un fronte franoso di circa mt 300 nella cui direzione trovasi una strada comunale, già investita dal fenomeno franoso, che serve oltre la medesima località anche la zona di villeggiatura di Adragna;
b) zona 2, denominata "Passo Ogliaro": area in zona agricola con un iniziale fronte franoso di circa mt 200 che va ad ampliarsi nella sottostante località "Valli", interessa una strada interpoderale denominata "Fiuminello" che serve in maniera quasi esclusiva;
c) zona 3, denominata "pendici di Via Infermeria": area periferica del centro abitato vero e proprio, lato sud-est, detta appunto della adiacente Via Infermeria; pochi anni fa il Genio Civile di Agrigento è intervenuto con un progetto di consolidamento che però non è risultato risolutivo del problema franoso; la farna interessa un fronte di circa mt 600 ed una larghezza di di mt 40 circa, interessando anche fabbricati di civile abitazione.
Santa Margherita Belice (AG)
Il Comune segnala i danni conseguenti al nubifragio del 1993 che ha provocato straripamenti dei torrenti ricadenti nel territorio comunale, smottamenti delle sponde degli alvei e allagamenti nei campi e invasione di detriti e fanghi nelle sedi stradali.
I torrenti dei quali è stato possibile cartografare le aree esondabili sono: Valloni Gulfa - Mandrazzi, Iannazzo, Calcara, Bilella, Ballacci, Conceria, Tre Fontane, Gulfotta, Giacona, Guarnicciola, S. Nicola e i valloni delle C.de Alodio di Ficarazzi e Aquila ed il T.te Senore.
Sciacca (AG)
Il Comune segnala fenomeni erosivi dalla località Stazzone alla località Capo San Marco. Trasmette inoltre quattro tavole morfologiche del territorio, nelle quali sono rappresentate le aree franose e quelle soggette ad esondazioni.
Fra le prime risultano:
- versante orientale della Chiesa delle Gummare;
- versante meridionale della c.da Belvedere;
- versante meridionale della c.da San Marco;
- versante meridionale della c.da Perriera.
Tra le zone a rischio idrogeologico interessate da inondazioni nel passato recente, si segnalano:
- le zone edificate limitrofe alle sponde del t.te Causalamone ricadenti nell'area urbana;
- le zone edificate limitrofe alle sponde del t.te Foce di Mezzo.
12 - Bacino idrografico principale: FIUME VERDURA
Generalità
Versante: Meridionale
Provincia: Agrigento, Palermo
Compartimento idrografico: Palermo
Bacino idrografico principale: Fiume Verdura
Recapito del corso d'acqua: Mare Mediterraneo
Superficie totale del bacino imbrifero (Kmq): 421,5
Affluenti: Fiume Raia, Torrente Landori, V.ne Cottonaro
Serbatoi ricadenti nel bacino: Piano del Leone, Prizzi, Gammauta
Altitudine minima (m.s.m.): 0
Altitudine massima (m.s.m.): 1.438
Altitudine media (m.s.m.): 555
Lunghezza dell'asta principale (Km): 56
Utilizzazione prevalente del suolo: -  Seminativo  62% -  Prato e pascolo 16% -  Colture arboree 12% 

Comuni ricadenti nel bacino: provincia di Palermo: Bisacquino, Chiusa Sclafani, Giuliana, Palazzo Adriano, Prizzi; provincia di Agrigento: Burgio, Calamonaci, Caltabellotta, Lucca Sicula, Ribera, Villafranca Sicula
Descrizione
Il bacino idrografico del F. Verdura ricade sul versante meridionale della Sicilia e si estende, per circa 422 Kmq, dai centri abitati di S. Stefano Quisquina e di Prizzi sino ai pressi di T.rre Verdura sul Mare Mediterraneo. Esso si inserisce tra il bacino del F. Carboi ad ovest ed il bacino del F. Magazzolo ad est e ricade quasi completamente nella provincia di Agrigento tranne una piccola parte della zona di monte che ricade nella provincia di Palermo. Nel bacino ricadono i centri abitati di Prizzi, Palazzo Adriano, Bisacquino, Chiusa Sclafani, Giuliana, Burgio, Villafranca Sicula, Lucca Sicula, Calamonaci, Ribera e una parte del centro abitato di Caltabellotta. Il F. Verdura nasce nella Serra del Leone in prossimità di S. Stefano di Quisquina presso Cozzo Confessionario con il nome di F. Sosio e si sviluppa per circa 56 Km. Lungo il suo percorso riceve le acque in piccoli affluenti tra i quali il T. Landori, o Valle di Landro, che nasce presso S. Maria del Bosco, e il V.ne Cottonaro, che nasce presso Case Pietragrosse. Ambedue i corsi d'acqua affluiscono, in sponda destra, al F. Verdura poco a monte della T.sa Favara presso Cozzo Castelluzzo. Nei pressi dei ruderi del Castello di Gristia, al confine tra la provincia di Palermo e quella di Agrigento, il fiume attraversa una strettissima gola, lunga circa 8 Km e profonda 300 m. Nell'ultimo tratto del F. Verdura sono presenti i pioppi e i salici. Nella parte alta del bacino sono stati costruiti tre invasi: il Lago Pian del Leone, il Lago di Prizzi ed il Lago di Gammauta. Il Lago Pian del Leone sottende un bacino di circa 23 Kmq. La capacità utile di progetto del serbatoio è di circa 4 Mmc ma a causa dell'interrimento della parte alta dell'invaso il volume risulta parzialmente ridotto.
Il Lago di Prizzi nasce dallo sbarramento di una gola del F. Raia, affluente del F. Verdura, presso contrada Molinello in provincia di Palermo. Lo sbarramento sottende un bacino imbrifero di circa 20 Kmq. All'invaso vengono addotti i deflussi di circa 10 Kmq di bacino del V.ne Di Margi, affluente del F. S. Leonardo. La capacità utile di progetto del serbatoio è di circa 8.4 Mmc. Anche in questo serbatoio si è verificato un notevole interramento. Il Lago di Gammauta nasce dallo sbarramento del F. Verdura presso la stretta di Gammauta; lo sbarramento sottende un bacino di circa 112 Km. A tale superficie deve però essere decurtata quella dei bacini sottesi dagli altri due laghi; pertanto la superficie sottesa del lago risulta di circa 69 Kmq. La capacità utile di progetto del serbatoio è di 1.5 Mmc; anche per questo lago si è però verificato un notevole interrimento che ha portato la capacità utile a circa 1 Mmc.
Nel bacino è presente una successione prevalentemente carbonatica comprendente livelli databili dal Trias al Miocene. Dal Trias al Cretaceo Superiore sono presenti sedimenti di piattaforme instabili; successivamente, dall'Eocene Superiore al Quaternario, si instaura una sedimentazione neritica. La successione stratigrafica inizia, dal basso, con un complesso di età triassica di dolomia e calcari dolomitici bianco-rossi, cristallini, a stratificazione poco evidente, spesso fratturati e con cavità di dissoluzione; nella parte più alta i calcari contengono frequenti liste e noduli di selce. Seguono, verso l'alto, dei calcari liassici, generalmente, ben stratificati, cristallini, intercalanti con calcari marnosi; nella parte medio bassa contengono noduli di selce mentre, verso l'alto, si rinvengono livelli di argille grigio-brune e scisti silicee. La serie continua superiormente con dei calcari giurassici bianchi marnosi ben stratificati che nel Cretaceo passano a calcari bianco-rosei compatti a grana fine. La parte carbonatica della successione si chiude nell'Eocene con dei calcari sub-cristallini o marnosi con intercalazioni di calcareniti. Gli affioramenti calcarei sono ricoperti di argille scagliose e da depositi post-miocenici.
Caratteristiche idrologiche
Sul F. Verdura hanno funzionato negli anni passati due stazioni idrometriche. La prima, denominata Sosio, ha funzionato nel periodo 1930-1946 ed è posta vicino al centro abitato di San Carlo a quota 520 m.s.m. I bacino sotteso ha una estensione di 103 Kmq ed una altitudine media di 847 m.s.m. Nel periodo di disponibilità di dati (1930-1942) è risultato un deflusso medio annuo di 441 mm (pari a 45.4 Mmc/anno) e un afflusso di 899 mm. La seconda stazione, denominata Poggio Diano, ha funzionato nel Periodo 1934-1939. Posta nei pressi della foce, la stazione sottende un bacino di 375 Kmq avente un'altitudine media di 602 m.s.m. Nel periodo di disponibilità di dati (1934-1939) è risultato un deflusso medio annuo di 312 mm (pari a 117 Mmc/anno) su un afflusso di 857 mm.
Il dissesto idrogeologico:
Caltabellotta (AG)
Il Comune segnala una situazione di dissesto diffuso in tutto il centro abitato.
Bisacquino (PA)
Il Comune trasmette quattro schede di censimento di frane, tre delle quali ricadono all'interno del centro abitato ed hanno provocato danni ad edifici ed infrastrutture.
Palazzo Adriano (PA)
Nel territorio comunale risulta una sola segnalazione, da parte di un privato, di frane in c.da Minorva che hanno provocato danni alle coltivazioni.
Ribera (AG)
Il Comune segnala una frana in loc. Giardinello - Borgo Bonsignore. Il Comune segnala inoltre che all'interno della frazione di Seccagrande vi è un fenomeno di dissesto che interessa un costone costituito da marne argillose ed in parete subverticale.
13 - Bacino idrografico principale: FIUME MAGAZZOLO
Generalità
Versante: Meridionale
Provincia: Agrigento, Palermo
Compartimento idrografico: Palermo
Bacino idrografico principale: F. Magazzolo
Recapito del corso d'acqua: Mare Mediterraneo
Superficie totale del bacino imbrifero (Kmq): 219,3
Affluenti: Vallone di Gebbia
Serbatoi ricadenti nel bacino: Castello (in costruzione)
Altitudine minima (m.s.m.): 0,00
Altitudine massima (m.s.m.): 1.436
Altitudine media (m.s.m.): 466
Lunghezza dell'asta principale (km): 36
Utilizzazione prevalente del suolo: -  Seminativo  76% - Prato e pascolo 12% -  Colture arboree 10% 

Comuni ricadenti nel bacino: Alessandria della Rocca, Bivona, Calamonaci, Ribera, S. Stefano di Quisquina
Descrizione
Il bacino del F. Magazzolo ricade nel versante meridionale della Sicilia e si estende per circa 220 Kmq interessando il territorio delle provincie di Agrigento e Palermo. Esso si inserisce tra il bacino del S. Verdura ad ovest ed il bacino del F. Platani ad est. Il F. Magazzolo trae origine dalle pendici di M. Castelluzzo nel territorio del Comune di S. Stefano Quisquina. Il fiume si sviluppa per circa 36 Km e lungo il percorso attraversa il territorio dei Comuni di S. Stefano Quisquina, Bivona, Alessandria della Rocca, Calamonaci e Ribera, per poi sfociare nel Mar Mediterraneo. L'unico affluente di una certa importanza è il vallone Gebbia che sottende un bacino di circa 54 Kmq. Il bacino del F. Magazzolo può considerarsi, in seguito alle numerose sorgenti ed alla presenza del massiccio dei Monti Sicani (uno dei rilievi montuosi più importanti della Sicilia meridionale), sufficientemente dotato di risorse idriche perenni.
Caratteristiche idrologiche
Nel bacino del F. Magazzolo ha funzionato dal 1972 al 1976 una stazione idrometrica denominata Corvo. La stazione è posta a 114 m.s.m. e sottende un bacino di circa 198 Kmq avente una altitudine media di 498 m.s.m. Il deflusso medio annuo, rilevato in base a 4 anni di osservazioni (dal 1971 al 1975), risulta di 164 mm (pari a 32.4 Mmc/anno), mentre la precipitazione risulta pari a 679 mm. Nello stesso periodo la portata solida minima, media e massima misurata è stata rispettivamente di 2,469 e 1740 T/Km.
Il dissesto idrogeologico
Alessandria della Rocca (AG)
Il Comune invia lo studio geologico del territorio comunale a supporto del P.R.G. In esso sia la carta geomorfologica che la carta della pericolosità geologica, individuano le aree franose e le aree soggette ad esondazioni. Le prime, che ricadono soprattutto fuori dal centro abitato, in pochi casi investono strutture; le aree esondabili riguardano il f. Platani e il F. Magazzolo.
In data 27 settembre 1999, il Comune trasmette schede di censimento frane, segnalando le zone con maggiore vulnerabilità del territorio: c.da Noro - Carragià, c.da Cabibbi - Boschetto, a valle della S.S. 118 in c.da Scillonato.
S. Stefano Quisquina (AG)
L'Acquedotto Consorziale Promiscuo delle Tre Sorgenti invia la ubicazione di un fenomeno di dissesto che si è verificato in aree interessate dalle condotte nel territorio comunale di S. Stefano Quisquina nella loc. Voltano, dovuto al distacco di un ammasso roccioso di circa 200 mc che ha danneggiato il punto di riunione e le condotte.
Ribera (AG)
Vedasi quanto descritto nel bacino del F. Verdura.
14 - Bacino idrografico principale: FIUME ORETO
Generalità
Versante: Settentrionale
Provincia: Palermo
Compartimento idrografico: Palermo
Bacino idrografico principale: F. Oreto
Recapito del corso d'acqua: Mare Tirreno
Superficie totale del bacino imbrifero (Kmq): 111,1
Affluenti: -
Serbatoi ricadenti nel bacino:
Altitudine minima (m.s.m.): 0,00
Altitudine massima (m.s.m.): 1.333
Altitudine media (m.s.m.): 483
Lunghezza dell'asta principale (Km): 20
Utilizzazione prevalente del suolo: -  Seminativo  38% -  Prato e pascolo 30% -  Colture arboree 29% 

Comuni ricadenti nel bacino: Altofonte, Monreale, Palermo
Descrizione
Il bacino idrografico del F. Oreto ricade nel versante settentrionale della Sicilia e si estende, per circa 111 Kmq, dal M. La Pizzuta e dal M. Gibilmesi sino al M. Tirreno presso la stazione di Erasmo delle FF.SS. alla periferia sud del centro abitato di Palermo. Esso confina tra il bacino del F. Jato a sud-ovest, il bacino del F. Belice destro a sud ed il bacino del F. Eleuterio ad est e ricade nel territorio della provincia di Palermo. Nel bacino ricadono i centri abitati di Altofonte e Monreale, e una parte del centro abitato di Palermo.
Il corso del F. Oreto si sviluppa per circa 20 Km e riceve lungo il suo percorso le acque di piccoli affluenti.
Caratteristiche idrologiche
Dal 1924 è in funzione la Stazione idrometrica di Parco che sottende circa 76 Kmq di bacino avente un'altitudine media di circa 608 m.s.m. Nel periodo di disponibilità di dati (1924-1975) è risultato un deflusso medio annuo di 497 mm. (pari a 37.6 Mmc) su un afflusso di 1.072 mm.
Il dissesto idrogeologico
Altofonte (PA)
Il Comune ha trasmesso una relazione descrittiva sui danni verificatisi nel territorio comunale in seguito al nubifragio del settembre 1997. Dalla relazione risultano allagamenti in edifici pubblici e privati danni alla viabilità interna ed esterna, frane e smottamenti in tutto il territorio, incluso il crollo di un edificio di civile abitazione.
Monreale (PA)
Il Comune segnala:
- caduta massi in loc. Bosco Marchese, strada intercomunale n. 18;
- movimento franoso in prossimità della confluenza dei t.ti La Monica, Rigolina e F. Oreto;
- frana in c.da Grambascio sul Vallone Derisa affluente del F. Jato che ha deviato il suo percorso.
Palermo
Cusimano G. e Di Cara A. (1995) nella "Carta della Pericolosità Ambientale del territorio Comunale di Palermo", oltre alla descrizione e cartografazione dei terreni litologici, individuano gli elementi di pericolosità geomorfologica, da inondazione e da inquinamento.
Ai fini dell'attuazione della perimetrazione di aree a rischio idrogeologico e da alluvioni, sono state prese in considerazione e quindi riportate su carte in scala 1:50.000 le aree soggette ad inondazione che, in alcuni casi, coincidono con zone a superficie piezometrica affiorante, e le aree interessate da fenomeni di crollo e da colate di fango miste a detriti.
Risulta così che tutta la piana di Palermo è soggetta ad esondazioni, le cui tracce coincidono in genere con le arterie principali della città.
Per quanto riguarda le aree franose, vengono individuati fenomeni di crollo lungo i versanti Nord-occidentali di M.te Pellegrino, ad Est del paese di Sferracavallo, alle falde di P:zo Impiso, ad Ovest di Tommaso Natale.
Tre grosse frane di colata sono state cartografate a Piano della Castellana e dintorni, nella periferia Ovest della città di Palermo.
Il Comune di Palermo ha trasmesso due schede di censimento che riguardano i fenomeni franosi verificatisi lungo i versanti di Monte Pellegrino: uno in corrispondenza di Via Ercta, l'altro in corrispondenza di Via Bonanno.
Il fenomeno franoso di Via Ercta è stato oggetto di uno studio progettuale esecutivo finanziato con il Programma di Interventi urgenti 1998, ai sensi del D.L. 180/98, art. 1 comma 2.
Il Comune trasmette inoltre una relazione tecnica redatta a supporto del PRG, nella quale si individuano le aree a rischio idrogeologico che sono state opportunamente riportate in una carta delle pericolosità geologiche, in scala 1:25000.
In tale carta, molto simile a quella già descritta precedentemente e redatta da Cusimano G. e Di Cara A. (1995), vengono distinti tre tipi di pericolosità che sono più rappresentati nel territorio di Palermo: la pericolosità geomorfologica, quella da inondazione e la pericolosità da iinquinamento delle falde idriche.
La pericolosità geomorfologica, oltre che derivare dai fenomeni gravitativi in senso stretto - che consistono essenzialmente in crolli e ribaltamenti di masse lapidee e che sono diffusi in alcuni settori dei rilievi calcarei e calcareo-dolomitici che delimitano la "Coca d'Oro" ed in particolare in alcune zone di Monte Pellegrino, Monte Gallo, Tommaso Natale e Boccadifalco -, deriva da cedimenti e ribassamenti del suolo, sprofondmenti e crolli per la presenza di cavità sotterranee antropiche, di cui si trova una vasta descrizione, anche storica, nella citata relazione.
I fenomeni di inondazione attualmente sono modesti, in quanto non dovuti a straripamenti di corsi d'acqua, ormai incanalati ed inattivi. Zone a rischio per pericolo di inondazione si individuano in corrispondenza delle conoidi alluvionali, localizzate alla base di molti valloni, la zona di Mondello e quella che comprende l'abitato di Sferracavallo.
Bisogna ricordare, tuttavia, che sin dal 1957 e fino al 1997, ripetute inondazioni ed alluvioni a seguito di eventi pluviometrici eccezionali hanno ripetutamente colpito la città che rimane tuttora idraulicamente indifesa nelle zone del F. Oreto, del T.te Passo di Rigano, dei rioni Noce, Perpignano, Olivuzza, Corso Finocchiaro Aprile ed il centro storico, nonchè Boccadifalco, e borgo Danisinni.
15 - Bacino idrografico principale: FIUME ELEUTERIO
Generalità
Versante: Settentrionale
Provincia: Palermo
Compartimento idrografico: Palermo
Bacino idrografico principale: F. Eleuterio
Recapito del corso d'acqua: Mare Tirreno
Superficie totale del bacino imbrifero (Kmq): 201
Affluenti: Vallone Rossella, Vallone Acqua di Masi, Vallone Buscesci, Vallone Corvo Vallone Arcera, Vallone di Landro (Rigano), Vallone Montagnola
Serbatoi ricadenti nel bacino: Lago nello Scanzano
Altitudine minima (m.s.m.): 0,00
Altitudine massima (m.s.m.): 1.613
Altitudine media (m.s.m.): 493
Lunghezza dell'asta principale (Km): 32
Utilizzazione prevalente del suolo: -  Seminativo  44% -  Bosco 20% -  Prato e pascolo 17% -  Colture arboree 15% 

Comuni ricadenti nel bacino: Belmonte Mezzagno, Ficarazzi, Marineo, Misilmeri, S. Cristina Gela.
Descrizione
Il bacino idrografico del F. Eleuterio ricade nel versante settentrionale della Sicilia e si estende, per circa 210 Km2, dal Bosco della Ficuzza, appartenente al territorio di Monreale, sino al Mar Tirreno in Contrada Piano di Mare al confine tra il territorio di Ficarazzi e di Bagheria. Esso si inserisce tra il bacino del F. Milicia ad est ed il bacino del F. Oreto ad ovest e ricade nel territorio della provincia di Palermo.
Nel bacino ricadono i centri abitati di Marineo, S. Cristina Gela, Belmonte Mezzagno, Misilmeri e Ficarazzi. Sul corso del F. Eleuterio, che si sviluppa per circa 32 Km, a circa 30 Km dalla foce è stata costruita, nel periodo 1957-1962, la diga del lago Scanzano che sbarra anche le acque del V.ne Rossella.
Vengono inoltre derivate, oltre alle acque del tratto di monte del F. Belice Sinistro (F. di Frattina), anche i deflussi del V.ne Arcera, affluente in destra del F. Eleuterio, e del V.ne Buscesci e del V.ne Montagnola, affluenti in sinistra del F. Eleuterio. La superficie sottesa delle opere di presa è pari a 36.5 Km2 per il F. di Frattina, di 4.5 Km2 per il V.ne Arcera e di 3.5 Km2 per gli affluenti in sinistra del F. Eleuterio. La diga sottende un bacino diretto di 26.6 Km2.
Lungo il suo percorso il F. Eleuterio riceve le acque di alcuni affluenti tra i quali i più importanti sono il V.ne Acqua di Masi, che nasce presso il centro abitato di S. Cristina Gela e confluisce in sinistra presso Molino Nuovo, al confine tra il territorio di Marineo e S. Cristina Gela, e il V.ne di Landro, che nasce presso Portella di Palermo, in territorio di Belmonte Mezzagno e confluisce, in sinistra, in territorio di Misilmeri.
Il bacino imbrifero del F. Eleuterio è generalmente impostato sulle formazioni plastiche del Miocene rappresentate da estese formazioni di Flysch sui quali si estendono depositi sabbiosi ed argillosi della serie Tortoniana. Presso le dorsali sono presenti estesi affioramenti di rocce calcaree della serie mesozoica.
Caratteristiche idrologiche
Nel bacino del F. Eleuterio sono state installate diverse stazioni idrometriche in epoche diverse. Nel 1937 sono state installate, sull'asta principale, le stazioni di Lupo e di Rossella. La prima è attualmente in funzione anche se per alcuni periodi è rimasta inattiva. La stazione sottende circa 10 Km2 di bacino avente un altitudine media di circa 825 m.s.m. Nel periodo di disponibilità di dati (sino al 1975) è risultato un deflusso medio annuo di 306 mm (pari a 3.2 Mmc/anno) su un afflusso di 841 mm. La seconda ha funzionato nei periodi 1937-1942 e 1951-1957. La stazione sottende circa 10.5 Km2 di bacino avente un'altitudine media di circa 670 m.s.m. Nel periodo di funzionamento è risultato un deflusso medio annuo di 395 mm (pari a 4.2 Mmc/anno) su un afflusso di 959 mm.
Nel 1955 è stata installata la stazione di Risalaimi che è ancora funzionante. La stazione sottende un bacino di circa 53 Km2 avente una altitudine media di circa 631 m.s.m. Durante il periodo di disponibilità di dati (1965-1966; 1969-1975) è risultato un deflusso medio annuo di 244 mm (pari a 42.8 Mmc/anno) su un afflusso di 809 mm.
Sull'affluente V.ne Acqua di Masi è stata installata nel 1961 la stazione di Serena che è tuttora funzionante. Tale stazione sottende una superficie di circa 22 Km2 avente una altitudine media di circa 638 m.s.m. Durante il periodo di disponibilità di dati (1961-1971; 1973-1975) è risultato un deflusso medio annuo di 206 mm (pari a 4.5 Mmc/anno) su un afflusso di 828 mm.
Il dissesto idrogeologico
Belmonte Mezzagno (PA)
Il Comune ha censito 4 diverse aree franose con un'unica scheda generalizzata. Si evidenzia un colamento delle "Terre Rosse" a monte del paese che investe la strada di accesso ed un crollo di massi da Pizzo Belmonte, che il Genio Civile sta provvedendo a consolidare.
Le segnalazioni riguardano lo smottamento degli argini del Torrente S. Caterina a causa delle piogge abbondanti del '95 e '98 che hanno reso intransitabili le vie di collegamento.
Ficarazzi (PA)
Il Comune invia lo studio geologico del territorio nel quale si evidenziano le aree a rischio o già interessate da fenomeni di dissesto.
Lo studio di superficie è stato completato con l'esecuzione di 15 S.E.V. che hanno consentito una ricostruzione della stratigrafia in profondità.
Marineo (PA)
Il Comune ha inviato 22 schede di censimento dei fenomeni franosi, nelle quali si evidenziano i fenomeni di trasporto di massa nelle formazioni terrigene, e tutte le notizie storiche sulla famosa frana di Marineo e sulle altre frane che, sin dal 1800, hanno investito il centro abitato. Inoltre vengono segnalate 25 frane nel territorio comunale, di due di queste viene fornita la Descrizione
- la frana di c.da Sant'Angelo-Corrioli
- la frana di c.da Parco Vecchio.
Lo studio è fornito di una carta geomorfologica, nella quale sono individuate tutte le frane sia quiescenti che attive, oltre alle altre forne di erosione superficiale e sotterranea.
La carta delle pericolosità geologiche individua le aree a diverso grado di pericolosità derivante da forme di erosione ed esondazioni.
Gran parte dell'Eleuterio che ricade nel territorio comunale di Marineo risulta soggetto ad esondazioni.
Misilmeri (PA)
Il Comune trasmette copia dello studio geologico redatto per il PRG, nel quale manca una carta geomorfologica del territorio.
Dalla relazione risulta che il centro urbano di Misilmeri si imposta su una dorsale culminante nei rilievi rigidi mesozoici degradanti verso valle fino al Fiume Eleuterio; nella dorsale si rilevano pendenze molto acclivi in corrispondanza dei rilievi di bordatura e pendii declivi nelle zone argillose e alluvionali. Nella fascia edificata di questa dorsale si osservano pendii irregolari con visibili rigonfiamenti e zone in contropendenza, testimonianza di movimenti franosi verificatisi nel passato ed alcuni dei quali attualmente quiescenti.
16 - Bacino idrografico principale: FIUME MILICIA
Generalità
Versante: Settentrionale
Provincia: Palermo
Compartimento idrografico: Palermo
Bacino idrografico principale: F. Milicia
Recapito del corso d'acqua: Mare Tirreno.
Superficie totale del bacino imbrifero (Kmq): 122,9
Affluenti: Fiume Buffa, Vallone Sercia
Serbatoi ricadenti nel bacino: -
Altitudine minima (m.s.m.): 0,00
Altitudine massima (m.s.m.): 1.257
Altitudine media (m.s.m.): 458
Lunghezza dell'asta principale (Km): 25
Utilizzazione prevalente del suolo: - Seminativo  72% - Prato e pascolo 12% -  Bosco 10% 

Comuni ricadenti nel bacino: Altavilla Milicia, Baucina, Bolognetta, Casteldaccia, Cefalà Diana, Villafrati.
Descrizione
Il bacino idrografico del F. Milicia ricade nel versante settentrionale della Sicilia e si estende, per circa 123 Km, in territorio della provincia di Palermo. Esso si inserisce tra il bacino del F. Eleuterio ad ovest, il bacino del F. Azziriolo a sud ed il bacino del F. S. Leonardo ad est. Nel bacino ricadono i centri abitati di Cefala Diana, Villafrati, Baucina, Bolognetta e Altavilla Milicia. Il F. Milicia nasce nei pressi del bosco di Cappelliere in territorio di Marineo e lungo il suo percorso di circa 25 Km riceve le acque di diversi affluenti, tra i quali il F. Buffa che nasce nei pressi del centro abitato di Godrano e confluisce in destra in territorio di Villafrati e il V.ne Sercia che nasce a nord del centro abitato di Baucina e confluisce in destra presso Passo Garretta al confine tra il territorio di Bolognetta e di Casteldaccia.
Il F. Milicia sfocia nel Mar Tirreno a nord del centro abitato di Altavilla Milicia.
Il dissesto idrogeologico
Altavilla Milicia (PA)
Il Comune segnala un fenomeno franoso in loc. Agnone (94) e uno in loc. Pozzi ('98).
Baucina (PA)
Il Comune segnala nel '96 grave disastro agricolo e territoriale, in seguito alle abbondanti piogge invernali, nel centro urbano (cimitero, vie interne, quartieri) e nel territorio (strade interpoderali, strade provinciali e comunali).
Il Comune di Baucina invia tre schede di censimento di fenomeni franosi, di cui uno ha investito il cimitero comunale, provocando danni funzionali; un altro ha provocato gravi danni alla strada provinciale in località Acquafico ed il terzo ha interessato, sempre con danni gravi, il campo sportivo del Comune.
Viene trasmessa, inoltre, la relazione tecnica del progetto di massima per la realizzazione di fossi di guardia a protezione del centro abitato e di collettori acque bianche. In tale relazione si illustra chiaramente come il centro abitato di Baucina, a causa della sua collocazione geografica, della struttura e composizione geologica dell'area a contorno, nonchè per la totale assenza di opportune opere d'arte, sia soggetta a frquenti e dannosi allagamenti in periodi di piovosità elevata, da parte delle acque di ruscellamento dei versanti soprastanti.
Cefalà Diana (PA)
Il Comune trasmette in copia le carte geologiche e geomorfologiche redatte per il PRG, nelle quali si identificano le aree interessate da fenomeni di tipo franoso da sottoporre a vincolo idrogeologico e che sono designate come zone di inedificabilità assoluta.
17 - Bacino idrografico principale: FIUME SAN LEONARDO
Generalità
Versante: Settentrionale
Provincia: Palermo
Compartimento idrografico: Palermo
Bacino idrografico principale: F. S. Leonardo
Recapito del corso d'acqua: Mare Tirreno
Superficie totale del bacino imbrifero (Kmq): 522,6
Affluenti: Fiume Azziriolo, Vallone Macaluso, Vallone di Guddemi, Vallone Civardo, Torrente Riena
Serbatoi ricadenti nel bacino: Rosamarina
Altitudine minima (m.s.m.): 0,00
Altitudine massima (m.s.m.): 1.615
Altitudine media (m.s.m.): 578
Lunghezza dell'asta principale (Km): 53
Utilizzazione prevalente del suolo: -  Seminativo  88% -  Prato e pascolo 12% 

Comuni ricadenti nel bacino: Caccamo, Campofelice di Roccella, Ciminna, Lascari, Termini Imerese, Ventimiglia di Sicilia, Vicari.
Descrizione
Il bacino del F. S. Leonardo ricade nel versante settentrionale della Sicilia e si estende per circa 523 Kmq, interessando il territorio della provincia di Palermo. Il F. S. Leonardo nasce dalla catena montuosa delle Madonie e si sviluppa per circa 53 Km lungo la direttrice sud-nord-est fino a sfociare nel Mar Tirreno, in prossimità del centro abitato di Termini Imerese. Tale bacino confina ad est con il bacino del F. Torto, ad ovest con alcuni bacini minori e con il F. Milici, il F. Eleuterio e il F. Belice, a sud con il F. Verdura e il F. Platani. L'analisi morfologica evidenzia la natura piuttosto accidentata del bacino con rilievi montuosi localizzati lungo lo spartiacque e nella parte centrale. Il fiume nasce dalle pendici di M. Barracù sotto il nome di V.ne di Margi e prosegue con quello di F. Mendola ricevendo, in sponda sinistra, i deflussi del V.ne Guddemi. Procedendo verso valle, fino alla confluenza col T. Azziriolo, il fiume prosegue prima sotto il nome di F. Centosalme e poi, con il nome di F. di Vicari, ricevendo in sponda destra il V.ne Giardo e il più importante T. Riena. Nella zona centrale dell'asta principale confluisce, in sponda sinistra, il T. Azziriolo, che rappresenta l'affluente più importante dell'intero bacino e che viene censito a parte. A valle, il fiume riceve, in sponda destra, il V.ne Macaluso e prosegue quindi verso la foce nel Mar Tirreno. Per ciò che riguarda la natura del terreno, nel bacino sono presenti terreni prevalentemente argillosi interessati dalla falda delle argille scagliose limo-sabbiose. In corrispondenza delle dorsali occidentale (Rocca Busambra, M. Cardelia, M. Barracù), meridionale e nel tratto terminale dell'asta principale, vi sono estesi affioramenti di rocce calcaree della serie mesozoica. Nel bacino ricadono i centri abitati di Vicari, Ciminna, Ventimiglia di Sicilia e Caccamo.
Caratteristiche idrologiche
Nel bacino del F. S. Leonardo attualmente sono in funzione due stazioni idrometriche: la stazione di Vicari (1924-1933 e 1972-1981), e di Monumentale (1928-1981). Una terza stazione idrometrica denominata Vecchio ha invece funzionato dal 1925 al 1927. La stazione a Vicari, posta a 250 m.s.m., sottende un bacino di circa 253 Kmq, avente una altitudine media di 672 m.s.m. In base a 14 anni di osservazioni (1924-1933 e 1972-1975) risulta un deflusso medio annuo di 177 mm (pari a 44.8 Mmc/anno) contro i 722 mm di precipitazione. La stazione a Monumentale, posta a 15 m.s.m., sottende un bacino di 521.5 Kmq, avente una altitudine media di 578 m.s.m. In base a 58 anni di osservazioni (1928-1975) risulta un deflusso medio annuo di 191 mm (pari a circa 99.6 Mmc/anno) contro i 705 mm di precipitazione.
Il dissesto idrogeologico:
Caccamo (PA)
Le frane censite nel territorio comunale di Caccamo sono complessivamente 14 e ricadono tutte fuori dal centro abitato: risultano infatti danneggiati in genere i terreni agrari e le strade interpoderali; in particolare in loc. Piscura, Mandranova, Dionisio e Arancio risultano danni gravi alla strade comunali, in loc. M. Maggiore e Giacometta risultano gravi danni alla strada provinciale; in loc. Scrima risulta danneggiata la strada statale.
Le segnalazioni comunali riferiscono inoltre che nel 1994 in c.da Mandranova, a causa delle piogge abbondanti, un movimento franoso ha trascinato a valle il muro di cinta delle discariche RSU, senza che gli stessi rifiuti abbiano tuttavia inquinato le acque del Torrente Piscina.
Il Comune ha inoltre inviato copia della relazione geologica di supporto al PRG, nella quale vi è un'attenta analisi della geomorfologia del territorio con particolare riferimento alle condizioni di equilibrio dei versanti. Il territorio è stato suddiviso in varie zone in funzione della suscettibilità ai fini edificatori; fra queste, la zona 1 c risulta avere medie o basse condizioni di stabilità, la zona 3 possiede labili condizioni di stabilità come la zona 4 a, b, mentre la zona 4 e , possiede scadenti condizioni con franosità da alta a molto alta.
Considerazione a parte sono riportate per l'area di espansione urbanistica situata tra il km 9 e 10 della SP 285 Termini-Caccamo, la quale presenta zone di compluvio con pendii al limite della stabilità mossi da frane attive o evoluzioni di frane quiescenti, alternati a displuvi sostanzilamente stabili.
Ciminna (PA)
Il Comune ha trasmesso tre schede di censimento frane, due delle quali ricadono nel centro abitato.
Lascari (PA)
Il Comune di Lascari riferisce che nel proprio territorio non si sono verificati eventi franosi rilevanti, invia tuttavia lo studio geologico per la redazione del PRG dal quale si evince che in effetti il territorio è geomorfologicamente stabile.
Mezzojuso (PA)
Il Comune invia una relazione tecnica sulle frane e i dissesti causati dalle avversità atmosferiche del marzo '96, con la valutazione dei danni.
Interruzioni per frane e smottamenti delle vie di collegamento, crolli di muri di contenimento e gabbionate costituiscono episodi quotidiani e provocano gravi disagi per le attività produttive e sociali del paese.
L'elemento franoso più rilevante è stato lo scivolamento di blocchi di arenaria dalla collina Brigna a ridosso dell'abitato con danni alle colture, alla condotta idrica e alle opere di presa delle sorgenti alimentatrici.
Termini Imerese (PA)
Il Comune trasmette sei schede di censimento frane, segnala inoltre un movimento franoso in loc. S. Leonardo, a SO dell'abitato a monte dell'autostrada PA-CT in prossimità del viadotto Sicilia ed a breve distanza dalla diga Rosamarina.
Ventimiglia di Sicilia (PA)
Vedasi quanto riportato nel bacino del F. Salso.
Vicari (PA)
Il Comune segnala danni e crolli in seguito a piene del torrente Cacatossico e in c.da Pettineo.
Segnala inoltre che il T.te denominato "Vallone Sciortarrio", affluente del Fiume S. Leonardo, nei periodi di piena determina sovente allagamenti nei terreni agricoli ad esso adiacenti, creando danni alle coltivazioni e pregiudicando la situazione economica degli operatori.
17a - SOTTOBACINO DEL TORRENTE AZZIRIOLO
Generalità
Versante: Settentrionale
Provincia: Palermo
Compartimento idrografico: Palermo
Bacino idrografico principale: F. S. Leonardo
Recapito del corso d'acqua: F. S. Leonardo
Superficie totale del bacino imbrifero (Kmq): 103,6
Affluenti: -
Serbatoi ricadenti nel bacino: Rosamarina
Altitudine minima (m.s.m.): 265
Altitudine massima (m.s.m.): 1.613
Altitudine media (m.s.m.): 579
Lunghezza dell'asta principale (Km): 25
Utilizzazione prevalente del suolo: -  Seminativo  75% - Prato e pascolo 10% 

Comuni ricadenti nel bacino: Campofelice di Fitalia, Godrano, Mezzojuso.
Descrizione
Il bacino del T. Azziriolo ricade nel versante settentrionale della Sicilia e si estende per circa 104 kmq interessando il territorio della provincia di Palermo.
Il T. Azziriolo nasce presso il Bosco della Ficuzza, ai piedi della Rocca Busambra, in territorio di Godrano, e si sviluppa per circa 25 km con direttrice sud est. Il torrente confluisce al confine fra il territorio dei comuni di Ciminna e Vicari, con il F. S. Leonardo, di cui ne è l'affluente principale.
Il bacino del T. Azziriolo confina ad est ed a sud con il bacino del F. S. Leonardo, ad ovest con il bacino del F. Eleuterio e a nord con il bacino del F. Milicia. Nel bacino sono presenti terreni prevalentemente argillosi, interessati dalla falda delle argille limo-sabbiose. In corrispondenza della dorsale occidentale (Rocca Busambra) sono presenti estesi affioramenti di rocce calcaree della serie Mesozoica.
Nel bacino ricadono i centri abitati di Campofelice di Fitalia, Godrano e Mezzojuso.
18 - Bacino idrografico principale: FIUME TORTO
Generalità
Versante: Settentrionale
Provincia: Caltanissetta. Palermo
Compartimento idrografico: Palermo
Bacino idrografico principale: F. Torto
Recapito del corso d'acqua: Mare Tirreno
Superficie totale del bacino imbrifero (Kmq): 421
Affluenti: Vallone Gian Iacopo, F. S. Filippo, Vallone di Finatelli, Vallone Guccia, Vallone di Lisca, Vallone Baglio, Vallone Zappalanotte, Vallone Raffo, Vallone Scarcella, Vallone Rocima, Fosso Zinuna
Serbatoi ricadenti nel bacino: -
Altitudine minima (m.s.m.): 0,00
Altitudine massima (m.s.m.): 1.326
Altitudine media (m.s.m.): 487
Lunghezza dell'asta principale (Km): 64
Utilizzazione prevalente del suolo: Seminativo 84%
Comuni ricadenti nel bacino: Alia, Aliminusa, Cerda, Lercara Friddi, Montemaggiore Belsito, Roccapalumba
Descrizione
Il bacino del F. Torto ricade nel versante settentrionale della Sicilia e si estende per circa 421 Kmq interessando il territorio delle provincie di Caltanissetta e Palermo. Il F. Torto nasce dalla catena montuosa delle Madonie e si sviluppa per circa 64 Km lungo la direttrice sud-nord fino a sfociare nel golfo di Termini Imerese, nel Mar Tirreno, a circa 6 Km dall'abitato di Termini. Il bacino del F. Torto confina ad est con il bacino dell'Imera Settentrionale, ad ovest con quello del S. Leonardo e con alcuni bacini minori, a sud con il bacino del F. Platani. L'analisi morfologica evidenzia la natura piuttosto accidentata del bacino, con rilievi montuosi localizzati lungo lo spartiacque, ma anche nella parte centro-meridionale. L'asta principale del fiume, nel tratto di monte, si sviluppa in direzione est-ovest, parallelamente allo spartiacque meridionale. In questo primo tronco gli affluenti principali sono: il T. Gian Iacopo e il V.ne Guccia. Nella zona centrale, fino alla confluenza in sinistra del T. Lisca, il corso d'acqua raccoglie i deflussi del F. S. Filippo e del V.ne Raffo, in sponda sinistra. A valle della confluenza con il T. Lisca, che costituisce il maggior affluente del F. Torto, il corso d'acqua prosegue fino alla foce raccogliendo i deflussi del V.ne Finantelli e Scarcella, in sponda sinistra, e il Fosso Zimma e il V.ne Baglio, in sponda destra. Per ciò che riguarda la natura del terreno nel bacino sono presenti lungo i fondovalle formazioni argillose e marnose-argillose, con presenza, in alto, di lembi di formazioni conglomeratico sabbiose che costituiscono le espressioni morfologiche di rilievo. Altre formazioni argillose, ma estremamente disturbate, si riscontrano nel settore nord-orientale e isolatamente nel settore meridionale. Nel bacino ricadono i centri abitati di Lercara Friddi, Alia, Roccapalumba, Montemaggiore Belsito, Aliminusa e Cerda.
Caratteristiche idrologiche
Nel bacino del F. Torto ha funzionato, fin dal 1969, una stazione in località Bivio Cerda, ubicata sull'asta principale a circa 3 Km dalla foce del Mar Tirreno. La stazione, posta a quota 25 m.s.m., sottende un bacino di 4.4 Kmq avente una altitudine media di 491 m.s.m. In base a 7 anni di osservazioni (dal 1969 al 1975) risulta un deflusso medio annuo di 74 mm (pari a 30.6 Mmc/anno) contro i 469 mm di precipitazione. Dal 1971 sono state misurate le portate solide; in base a 5 anni di osservazioni (dal 1971 al 1975) è risultata una portata minima, media e massima rispettivamente di 33, 692 e 1930 T/Kmq. Il fiume Torto, come gran parte dei corsi d'acqua della Sicilia, ha un regime tipicamente torrentizio, caratterizzato da lunghi periodi di magra, nei quali le portate toccano il valore zero. In 7 anni di osservazioni si è infatti registrato un numero massimo di 158 giorni consecutivi a portata nulla.
Il dissesto idrogeologico
Alia (PA)
Il Comune ha inviato la relazione descrittiva del Prof. Agnesi (Dipartimento Geologia e Geodesia) redatta in seguito ad un sopralluogo congiunto ('98) con un esperto del GNDCI per la verifica dei movimenti franosi in atto lungo le strade di accesso e transito al paese. Da tale sopralluogo è emerso che esiste pericolo incombente per frane nelle seguenti località:
- sulla strada comunale Bevaio del Bosco-Montagna
- in località Bevaio del Bosco-Craparella Montagna - SP 7. Si tratta di una riattivazione parziale di un corpo franoso preesistente che dalle pendici di Pizzo Garibaldi si allunga in direzione NW-SE per 1 km circa fino a confluire nel più grande corpo di frana della Craparella.
- via Macello Vecchio: la frana ha provocato lesioni sulla sede stradale e ai fabbricati vicini.
- quartiere Fontanella, ubicato all'interno del corpo di una frana quiescente che raggiunge il fondo valle. Danni e lesioni molti gravi.
- Viale Cimitero - anche in questo caso si tratta di una riattivazione all'interno di un corpo di frana quiescente.
- Strada intercomunale Alia - Sclafani - Valledolmo. La nicchia di distacco, che interessa la sede stradale, ne ha provocato l'abbassamento di circa 1 metro.
- Strada Statale n. 121 - Bivio Timpe Cozzo Lo Cicero. Porzione centrale di una frana quiescente, di lunghezza circa 800 m.
- Strada Statale 121 (km 188) con presenza di lesioni e dissesti.
Segnalazioni frequenti riguardano i crolli dal costone roccioso di P.zo Garibaldi.
Lercara Friddi (PA)
Il Comune segnala che il proprio territorio non è interessato da fenomeni franosi; lo studio geomorfologico a supporto del PRG individua la zona "D" marnoso plastica con notevoli dissesti di origine franosa; le zone "F" come aree ad elevata pendenza e quindi soggette a crolli.
Montemaggiore Belsito (PA)
Il Comune invia n. 5 schede di censimento di fenomeni franosi, in aree circostanti il centro abitato.
Fra queste, una frana di notevoli dimensioni, già segnalata dal Comune nell'aprile del '97, costituisce pericolo per persone ed edifici privati.
19 - Bacino idrografico principale: FIUME IMERA SETTENTRIONALE (Grande)
Generalità
Versante: Settentrionale
Provincia: Palermo
Compartimento idrografico: Palermo
Bacino idrografico principale: F. Imera Settentrionale
Recapito del corso d'acqua: Mare Tirreno
Superficie totale dei bacino imbrifero (Kmq): 344,5
Affluenti: T. Salito, Vallone Cascio, Rio Secco, Vallone Mandaletto, Fosso Inferno, Vallone Garbinogara, Vallone Portella
Serbatoi ricadenti nel bacino:
Altitudine minima (m.s.m.): 0,00
Altitudine massima (m.s.m.): 1.869
Altitudine media (m.s.m.): 621
Lunghezza dell'asta principale (Km): 30
Utilizzazione prevalente del suolo: Seminativo 58%
Comuni ricadenti nel bacino: Collesano, Polizzi Generosa, Scillato.
Descrizione
Il bacino idrografico del F. Imera Settentrionale, o Fiume Grande, ricade nel versante settentrionale della Sicilia e si estende, per una superficie di circa 345 Kmq in provincia di Palermo.
Il bacino imbrifero confina ad Ovest. con quello del F. Torto e ad Est con i bacini del F. Pollina e di alcuni corsi d'acqua minori. Nel bacino ricadono i centri abitati di Polizzi Generosa e Scillato.
Il F. Imera Settentrionale si sviluppa per circa 30 Km e riceve, a circa 14 Km dalla foce, presso M. Cibele, in sponda sinistra il T. Salito, che è stato censito a parte.
Il F. Imera Settentrionale nasce dalle pendici di M. Mufara nel territorio del comune di Polizzi Generosa, e lungo il suo percorso, riceve le acque di piccoli affluenti, tra i viali il Rio Secco, che ha origine presso M. Scalone, e confluisce in sinistra presso Contrada Scandale; il Fosso Inferno, che ha origine presso il Cozzo Vituto e confluisce in destra presso Scillato; il V.ne Portella, che ha origine presso Portella di Mare, e confluisce in destra presso Contrada Piano Lungo; il V.ne Mandaletto, che ha origine presso Serra S. Maria e confluisce in destra presso Contrada del Consiglio; e il V.ne Garbinogara, che ha origine presso Serra Canalona e confluisce in destra presso Contrada Pestavecchio.
Le acque del F. Imera Settentrionale vengono utilizzate a scopo irriguo.
Il dissesto idrogeologico
Collesano (PA)
Il Comune invia copia della relazione geologica allegata a programma di fabbricazione, nella quale si evidenzia:
- a Nord dell'abitato, lo scalzamento al piede del "Fosso Mora" ha provocato una frana molto grande che interessa tutta la porzione settentrionale dell'abitato;
- a Sud l'abitato è limitato da una zona fortemente franosa;
- ad Est i calcari di S. Croce danno luogo a crolli;
- i versante Nord-Est di M. d'Oro appare fortemente degradato con grossi massi in scivolamento;
- l'area a valle della località Madonna del Lume fino al cimitero di Collesano;
- zona franosa dal Km 12 della carrozzabile per Campofelice di Roccella fino al M.no di Favara.
Il Comune, nel luglio 1999 segnala inoltre che nell'area ovest del centro abitato, solcata dal T. Zubbio, sono presenti fenomeni di dissesto. La zona è stata classificata dal Genio Civile di Palermo, nell'11 luglio 1988, come area potenzialmente in frana e per la sua stabilizzazione, con opere di regimazione del T. Zubbio e dei suoi affluenti, è stato redatto un progetto esecutivo approvato in linea tecnica dal CTAR con provvedimento n. 18961 del 24 maggio 1991.
Polizzi Generosa (PA)
Il Comune segnala:
- vasti movimenti franosi interessanti l'Acquedotto "Madonie Est" in C:da Colombara ('97)
- movimento franoso in c.da Fiumegrande che ha ostruito il letto del t.te Rio Secco FF13.
Agnesi V. et alii (Palermo 1999), nelle "Carte Geomorfologiche di Scillato e Caltavuturo" e Note illustrative, evidenziano le aree interessate da movimenti di massa attivi, i centri abitati interessati da frane all'interno del perimetro urbano (Collesano, Scillato, Caltavuturo, Nociazzi, Petralia Soprana e Sottana, S. Mauro, Pollina, Castelbuono e Isnello) e i corsi d'acqua in fase di alluvionamento; illustrano inoltre le forme del rilievo ed i processi morfogenetici che caratterizzano tali aree.
Lo studio geomorfologico ha messo in evidenza la presenza di estese aree caratterizzate da elevate condizioni di pericolosità e rischio idrogeologico; le forme di versante dovute alla gravità rappresentano attualmente, infatti, le morfologie più diffuse ne territorio in esame.
"I versanti impostati su litologie argillose appaiono infatti contrassegnati da frequenti nicchie e gradini conformi e contrari all'andamento del pendio e da numerose aree in contropendenza, che rappresentano tipiche forme legate a movimenti di massa. In corrispondenza degli affioramenti carbonatici, le numerose scarpate sub-verticali presenti principalmente nel settore orientale dell'area di Scillato, a Rocca di Sciara, a Sclafani Bagni e lungo i rilievi minori, sono interessate da fenomeni di crollo che hanno modellato, nelle zone di testata dei versanti, nicchie per lo più semicircolari. Gli accumuli di frana che ne derivano vengono successivamente coinvolti in movimento di tipo scorrimento/colamento che si innescano nei sottostanti terreni argillosi e argillo-marnosi. Generalmente, la presenza di questi terreni ai piedi dei principali rilievi carbonatici, ripetutamente soggetti a fenomeni franosi, costituisce la causa che non ha consentito la formazione di estese falde detritiche alla base dei versanti".
Nell'ambito dei movimenti più superficiali, le frane sono state distinte in attive e inattive. I fenomeni di colamento o scorrimento rotazionale sono per lo più movimenti quiescenti periodicamente soggetti a rimobilizzazioni, totali o parziali, in corrispondenza dei periodi stagionali pù piovosi o di eventi meteorici eccezionali.
"La lunghezza dele frane è generalmente compresa fra un centinaio di metri e qualche chilometro, in relazione alle dimensioni dei versanti, mentre gli spessori risultano variabili da pochi metri a qualche decina di metri. Gli spessori maggiori si riscontrano nelle frane di tipo scorrimento rotazionale che si verificano in corrispondenza delle aree contraddistinte dalla sovrapposizione di rocce coerenti (conglomerati e arenarie) su terreni pseudocoerenti (argille). Le frane di maggiore dimensioni sono presenti nei settori sud-occidentali e nord-orientali dell'area di Caltavuturo e in quelli sud-occidentali e orientali dell'area di Scillato.
La ciclicità delle frane, interessando ripetutamente la rete stradale, ha reso necessario il continuo adattamento delle strade alle mutate condizioni morfologiche dei versanti conferendo loro un andamento estremamente tortuoso. Tali rimobilizzazioni, inoltre, rendono sovente difficoltosi i collegamenti tra i vari centri abitati durante i periodi invernali.
Data l'esistenza di una "rapida" dinamica per movimenti di massa dei versanti argillosi dell'area, alquanto rari sono i fenomeni di soliflusso, presenti essenzialmente in corrispondenza di versanti argillosi meno acclivi e comunque non interessati da movimenti franosi. In questi casi i fenomeni di soliflusso hanno originato assetti morfologici carattezzati dalla presenza di piccole terrazzette, lobi e increspature del terreno di modeste dimensioni".
19a - Sottobacino del TORRENTE SALITO
Generalità
Versante: Settentrionale
Provincia: Palermo
Compartimento idrografico: Palermo
Bacino idrografico principale: F. Imera Settentrionale
Recapito del corso d'acqua: F. Imera settentrionale
Superficie totale dei bacino imbrifero (Kmq): 119,5
Affluenti: T. Niscemi, T. S. Lorenzo, T. di Caltavuturo
Serbatoi ricadenti nel bacino: -
Altitudine minima (m.s.m.): 120
Altitudine massima (m.s.m.): 1.145
Altitudine media (m.s.m.): 659
Lunghezza dell'asta principale (Km): 17
Utilizzazione prevalente del suolo: -  Seminativo  70% -  Prato e pascolo 12% 

Comuni ricadenti nel bacino: Caltavuturo e Scalfani Bagni
Descrizione
Il bacino del T. Salito, affluente del F. Imera Settentrionale, ricade nel versante settentrionale della Sicilia e si estende, per circa 120 Kmq, in territorio della provincia di Palermo. Nel bacino ricadono i centri abitati di Sclafani Bagni e Catavuturo.
Il T. Salito nasce a Ovest de centro abitato di Valledolmo, presso Cozzo Garginifisa, con il nome di V.ne Castellucci e confluisce ne F: Imera Settentrionale in sinistra idrografica presso M: Cibele, dopo un percorso di circa 17 Km.
Nell'asta principale affluiscono piccoli corsi d'acqua, tra i quali il T. Niscemi che ha origine presso Pizzo Comune e confluisce in destra presso Contrada Zagara a sud di Cozzo Zagara; il T. S: Lorenzo, che ha origine presso Contrada S: Lorenzo e confluisce in destra presso Contrada Zagara a nord di Cozzo Zagara e il T. di Caltavuturo che ha origine presso Contrada Corco e confluisce in destra presso Case Monte Cibello.
Il dissesto idrogeologico
Caltavuturo (PA)
Il Comune invia sette schede di censimento di frane che ricadono in prossimità del centro abitato provocando danni consistenti (di cui è fornita talvolta una stima economica) a strade di accesso, al centro abitato, a strade comunali, alle reti idrica, fognante ed elettrica ed all'impianto di depurazione.
Scafani Bagni (PA)
Il Comune segnala la presenza di due aree franose, una in Via Grannamarina, alla periferia del c.a. e una in c.da Lago.
20 - Corso d'acqua: FIUME POLLINA
Generalità
Versante: Settentrionale
Provincia: Palermo
Compartimento idrografico: Palermo
Bacino idrografico principale: F. Pollina
Recapito del corso d'acqua: Mare Tirreno
Superficie totale del bacino imbrifero (Kmq): 394,9
Affluenti: T. Castelbuono, Vallone dei Molini, Vallone Malia, T. Vicarietto, T. Grosso, T. Buonanotte, Vallone Grimmati
Serbatoi ricadenti nel bacino: -
Altitudine minima (m.s.m.): 0,00
Altitudine massima (m.s.m.): 1.979
Altitudine media (m.s.m.): 782
Lunghezza dell'asta principale (Km): 34
Utilizzazione prevalente del suolo: - Seminativo  54% - Prato e pascolo 20% - Bosco 19% 

Comuni ricadenti nel bacino: Castelbuono, Gangi, Geraci siculo, Isnello, S. Mauro Castelverde.
Descrizione
Il bacino idrografico del F. Pollina ricade nel versante settentrionale della Sicilia e si estende, per circa 335 Km., dal centro abitato del Comune di Gangi sino al Molo S. Biagio sul Mare Mediterraneo. Esso si inserisce tra il T. di Tusa ad est e confina ad ovest con alcuni bacini minori e con il F. Imera Settentrionale, ricadendo nel territorio della provincia di Palermo. Nel bacino ricadenti centri abitati di Gangi, Geraci Siculo e S. Mauro Castelverde. Il F. Pollina si sviluppa per circa 34 Km e riceve, a circa 10 Km dalla foce, in sponda sinistra, il T. Castelbuono che, presentando un bacino imbrifero superiore a 100 kmq, viene censito a parte. Il F. Pollina trae origine dalla catena montuosa delle Madonie presso le pendici della Rupe Rossa, nel territorio del Comune di Gangi, con il nome di T. Raino e T. Calabrò. Lungo il suo percorso riceve le acque di piccoli affluenti, tra i quali il T. Grosso, che ha origine presso Portella dei Bifolchi e confluisce, in sinistra, prezzo Cozzo dei Campanaro, il T. Vivaretto, che ha origine presso Cozzo Pomieri e confluisce, in sinistra, presso Pizzo Scarabeo e il T. Buonanotte, che ha origine presso M. Canalicchio e confluisce, in destra, presso Ponte Parrinello. P, stata studiata, con esito positivo ma con riserva, la realizzazione di due invasi nel bacino del F. Pollina. Il primo, denominato Lago Canna, è ubicato sul T. Vicaretto e dovrebbe sottendere circa 16.8 Km di bacino con una capacità utile di circa 4.6 Mm e un volume medio annuo utilizzabile di circa 3.7. Mmc/anno.
L'utilizzazione prevalente delle acque del F. Pollina è quella industriale. Le concessioni per uso industriale sono ubicate tutte nel tratto a monte della confluenza col T. Castelbuono, per una portata totale di circa 0.27 mc/s. Sono presenti, inoltre, piccole concessioni per l'uso irriguo distribuite lungo tutto il corso d'acqua, per un totale di circa 25 l/s.
21 - Bacino idrografico principale: FIUME PLATANI
Generalità
Versante: Meridionale
Provincia: Agrigento, Caltanissetta, Palermo
Compartimento idrografico: Palermo
Bacino idrografico principale: F. Platani
Recapito del corso d'acqua: Mare Mediterraneo
Superficie totale del bacino imbrifero (Kmq): 1.784,9
Affluenti: F. Gallo d'Oro, V.ne Tumarrano, V.ne della Terra, F. Turvoli, V.ne Gassena, V.ne di Garifo, V.ne Cacugliommero, V.ne Del Palo, V.ne Spartiparenti, V.ne Morella, V.ne di Arabona, F.so Cavaliere, F.so Stagnone
Serbatoi ricadenti ne bacino: Fanaco
Altitudine minima (s.m.s.): 0
Altitudine massima (m.s.m.): 1.579
Altitudine media (m.s.m.): 439
Lunghezza dell'asta principale (Km): 103
Utiizzazione prevalente del suolo: -  Seminativo  77% -  Colture arboree 13% 

Comuni ricadenti nel bacino: Acquaviva Platani, Aragona, Cammarata, Campofranco, Casteltermini, Castronovo di Sicilia, Cattolica Eraclea, Cianciana, Comitini, Lercara Friddi, S. Biagio Platani, S. Giovanni Gemini, Sutera.
Descrizione
Il bacino idrografico del F. Platani ricade nel versante meridionale della Sicilia e si estende, per circa 1785 Kmq, dai centri abitati di S. Stefano Quiasquina e Lercara Friddi sino a pressi di Capo Bianco sul Mar Mediterraneo. Esso si inserisce tra il bacino del F. Magazzolo ad ovest e il bacino del Fosso delle Canne ad est e ricade nel territorio delle province di Agrigento, Caltanissetta e Palermo. Nel bacino ricadono i centri abitati di Castronovo di Sicilia, Cammarata, S. Giovanni Gemini, Acquaviva Platani, Casteltermini, Sutera, Comitini, Aragona, Cianciana, Cattolica Eraclea, e una parte dei centri abitati di Lercara Friddi, Campofranco e S. Biagio Platani. Non vengono riportati i centri abitati ricadenti nei bacini del F. Gallo d'Oro e F. Turvoli censiti a parte.
Il Fiume Platani, che è uno dei più importanti corsi d'acqua del versante meridonale della Sicilia, nasce in prossimità di S. Stefano di Quisquina presso Cozzo Confessionario e si sviluppa per circa 103 Km. Lungo il suo percorso riceve le acque di molti affluenti tra i quali il F. Gallo d'Oro e il F. Turvoli. Tra gli affluenti di una certa importanza ricordiamo il V.ne Morella che nasce presso Lercara Friddi e confluisce in sinistra a valle del centro abitato di Castronovo di Sicilia; il V.ne Tumarrano che nasce presso Monte Giangianese e confluisce in sinistra presso S. Giovanni Gemini; il V.ne di Aragona, che nasce presso il centro abitato di Aragona e confluisce in sinistra idrografica.
Nella partealta del bacino, ad est del centro abitato di Castronovo di Sicilia, è stato costruito nel 1956 il serbatoio Fanaco.
Il lago Fanaco sottende un bacino imbrifero diretto di circa 50 Kmq; inoltre risultano allacciati circa 5.6 Kmq del bacino imbrifero del V.ne Cucugliommero. La capacità utile di progetto del lago è di circa 18.5 Mm.
Nella parte settentrionale de bacino imbrifero del F. Platani affiora il Flysch Numidico composto da una alternanza di argille brune e quarzareniti in banconi generalmente ben cementati; l'età è compresa tra l'Oligocene Superiore ed il Miocene Inferiore. Sono inoltre presenti dei depositi tortoniani meoautoctoni, costituiti di marne, argille marnose ed arenarie, e la serie gessoso-solfifera, costituita da un'alternanza di terreni evaporitici con intercalazioni argillose, marnose e sabbiose, riferibile al Miocene Superiore.
Caratteristiche idrologiche
Sul F. Platani hanno funzionato nel passato 3 stazioni idrometriche. La prima, denominata Ganzeria, ha funzionato nel periodo 1930-1933 ed era ubicata presso Acquaviva Platani a quota 220 m.s.m. Il bacino sotteso si estende per circa 317 Kmq e presenta una altitudine media di circa 628 m.s.m. Durante il periodo di disponibilità dei dati (1931-1933) è risultato un deflusso medio annuo di 299 mm (pari a 94.8 Mm/anno) su un afflusso di 754 mm.
La seconda stazione, denominata Passofonduto, ha funzionato in diversi periodi (1956-1969; 1970-1971; 1974-1978), posta nei pressi di Contrada Sazzi a quota 136 m.s.m. Il bacino sotteso si estende per circa 1.237 Kmq con una altitudine media di circa 525 m.s.m. Durante il periodo di funzionamento è risultato un deflusso medio annuo di 133 mm (pari a 165 Mm/anno) su un afflusso di 651 mm.
La terza stazione, denomunata Platani, ha funzionato nel periodo 1923-1935 posta nei pressi di S. Angelo Muxaro a quota 90 m.s.m. Il bacino sotteso si estende per circa 1591 Kmq con una altitudine media di circa 487 m.s.m. Durante il periodo di disponibilità dei dati (1923-1935) è risultato un deflusso medio annuo di 148 mm (pari a 235 Mm/anno9 su un afflusso di 691 mm.
Il dissesto idrogeologico
Aragona (AG)
Il Comune trasmette 9 schede di censimento frane ricadenti tutte all'interno del centro abitato provocando danni ad edifici privati e pubblici, acquedotti, fognature, linee elettriche, strade e beni storici.
Le aree interessate sono:
- Via Gracco Calleia
- Via A/78
- Rione Madrice
- Macello Comunale
- Via Garibaldi
- Via Petrusella
- Case popolari Via A/5
- Piazza Cairoli.
Il Genio Civile di Agrigento segnala fenomeni naturali di erosione spondale, legati al variare delle precipitazioni, che producono ciclicamente incrementi o decrementi alluvionali, in corrispondenza dela confluenza del Vallone Aragona con il F. Platani, sempre nel Comune di Aragona.
Cammarata (AG)
Fra le segnalazioni interessanti il territorio comunale di Cammarata risultano, dalla Prefettura di Agrigento:
- movimento di frane complessa in c.da S. Martino
- crolli nell'ex miniera Muti-Coffari-Spina.
Il Comune di Cammarata ha inviato 13 schede di censimento frane (da AG009/1 a/13) che ricadono fuori dal centro abitato ma hanno provocato danni anche gravi alle infrastrutture a rete e stradai e ai terreni.
La n. 12 ricade nel centro abitato costituendo grave pericolo per le abitazioni.
Le segnalazioni riguardano il crollo in loc. Cozzo Tre Monaci A9 e A10 e il movimento franoso in c.da Salina (Miniera Muti-Coffari) A7 e A8 la cui sistemazione è stata finanziata con DPCM del 12 gennaio 1999.
Casteltermini (AG)
Nel territorio di Casteltermini e nel centro abitato risultano segnalazioni sui danni dovuti alle piogge eccezionali dell'agosto 1995 e dell'ottobre 1993.
Il Comune ha inviato una scheda di censimento di una frana verificatasi nel centro abitato, in Via Jan Palach, con rischio potenziale per molte infrastrutture, edifici e vie di comunicazione. Ha inviato inoltre una relazione sui danni, dovuti all'alluvione dell'ottobre 1993, considerevoli in tutto il centro abitato. L'area più danneggiata è ubicata nella porzione ovest del centro abitato e coincide con l'area descritta nella relazione per il progetto di consolidamento delle pendici a valle della Chiesa di S. Vincenzo.
Il Comune trasmette inoltre, nell'agosto 1999, la copia del progetto dei lavori di consolidamento a valle della Via Jan Palach nel centro abitato, già censita precedentemente.
Castronovo di Sicilia (AG)
Il Comune ha segnalato diversi eventi franosi e alluvionali:
- in località Calabria nel 1993 una frana di notevole entità (lungh. 800 m e largh. 250 m) ha danneggiato gravemente i terreni agricoli;
- caduta massi dal Monte Kassan nel dicembre 1996;
- in località Torre Niccari (Torrente Carcarelli) vi è una vasta zona che necessita di urgenti interventi idraulici (1998);
- danni in terreni agricoli a causa di piogge eccezionali (1996-1998), in c.de S. Nicola, Rais Vito, Fiume Torto, S. Luca, Ponte Vecchio-Piano Maita, Favarelli.
Il Comune trasmette 5 schede dei fenomeni franosi verificatisi nel territorio dal 1988 al 1998. Tutte le frane censite hanno provocato danni da medi a gravi alle infrastrutture, attività economiche, vie di comunicazione.
Cianciana (AG)
Il Comune ha inviato una scheda di censimento per una zona franosa ubicata ad ovest del centro abitato.
Cattolica Eraclea (AG)
Il Comune ha segnalato eventi franosi nell'area della Miniera di Salgemma in c.da Salina.Vi è inoltre una segnalazione privata sui danni conseguenti allo straripamento del Fiume Platani.
S. Giovanni Gemini (AG)
Il Comune ha inviato 16 schede di censimento di frane ricadenti fuori dal centro abitato e che hanno provocato danni alla strada comunale. Segnala inoltre, che il Comune è stato inserito con D.M. 30 dicembre 1996 del Ministero delle Risorse Agricole Alimentari e Forestali, fra quelli colpiti da eccezionali eventi calamitosi in seguito a piogge persistenti dal 1991 al 1996.
Sutera (CL)
La Prefettura di Catanissetta ha trasmesso in data 18 maggio 1998 verbale di sopralluogo del 13 maggio 1998 sul pericolo derivante dala caduta massi dal M. S. Paolino. Vengono segnalate inotre dissesti in via Garibadi, via Sen. G. Mormino, via Strupello, via Messina. Il Comune ha inoltre trasmesso in data 29 settembre 1999 e schede di censimento di frane che interessano sia aree denudate che aree urbanizzate.
21a - Sottobacino del FIUME TURVOLI
Generalità
Versante: Meridionale
Provincia: Agrigento
Compartimento idrografico: Palermo
Bacino idrografico principale: F. Platani
Recapito del corso d'acqua: F. Platani
Superficie totale del bacino imbrifero (Kmq): 124,7
Affluenti: V.ne Chirumbo, V.ne La Fratta.
Serbatoi ricadenti ne bacino: -
Altitudine minima (s.m.s.): 70
Altitudine massima (m.s.m.): 1.578
Altitudine media (m.s.m.): 511
Lunghezza dell'asta principale (Km): 19,5
Utiizzazione prevalente del suolo: -  Seminativo  75% - Colture arboree 16% 

Comuni ricadenti nel bacino: Alessandria della Rocca, S. Biagio Platani.
Descrizione
Il bacino del F. Turvoli, affluente del F. Platani, ricade nel versante meridionale della Sicilia e si estende per circa 125 kmq.
Nel bacino ricade una parte dei centri abitati di Alessandria della Rocca e S. Biagio Platani.
Il F. Turvoli nasce alle pendici di M. Cammarata, in territorio del comune di Cammarata e si sviluppa per circa 20 km sino alla confluenza con il F. Platani, in c.da Sirchiarolo, al confine fra il territorio dei comuni di Alessandria dela Rocca, S. Biagio Platani e S. Angelo Muxaro, a quota 70 m.s.m.
Lungo il suo percorso riceve le acque del V.ne Chirumbo, che scorre parallelamente al tratto iniziale del F. Turvoli e confluisce in destra al confine fra il territorio di Cammarata, S. Stefano Quisquina e Casteltermini; e del V.ne La Fratta, che nasce nei pressi del centro abitato di Alessandria della Rocca e confluisce in destra al condfine fra il territorio di S. Stefano Quisquina, S. Biagio Platani ed Alessandria della Rocca.
21b - Sottobacino del FIUME GALLO D'ORO
Generalità
Versante: Meridionale
Provincia: Agrigento, Caltanissetta
Compartimento idrografico: Palermo
Bacino idrografico principale: F. Platani
Recapito del corso d'acqua: F. Platani
Superficie totale del bacino imbrifero (Kmq): 831,4
Affluenti: F. Salito.
Serbatoi ricadenti nel bacino: -
Altitudine minima (s.m.s.): 139
Altitudine massima (m.s.m.): 659
Altitudine media (m.s.m.): 391
Lunghezza dell'asta principale (Km): 39
Utiizzazione prevalente del suolo: -  Seminativo  78% - Colture arboree 16% 

Comuni ricadenti nel bacino: Bompensiere, Montedoro, Milena, Racalmuto e Serradifalco.
Descrizione
Il bacino del F. Gallo d'Oro, afflunete del F. Platani, ricade nel versante meridionale della Sicilia. Esso si estende, per circa 831 Kmq, dai centri abitati di Racalmuto, Canicattì e Serradifalco, sino alla confluenza col F. Platani, in c.da Margagliana in territorio di Castetermini, a quota 139 m.s.m.
Il bacino ricade nei territorio della provincia di Agrigento e di Catanissetta e presenta un'altitudine massina di 659 m.s.m. e un'altitudine media di 391 m.s.m. Nel bacino ricadono i centri abitati di Racalmuto, Montedoro, Milena, Bompensiere e quasi tutto il centro abitato di Serradifalco.
Il F. Gallo d'Oro nasce in prossimità del centro abitato di Serradifalco, nei pressi di Pizzo Candela, con il nome di F. di Gibellina e si sviluppa per circa 39 Km. Lungo il suo percorso riceve le acque del F. Salito che confluisce in destra preso Contrada Pantanazzo al confine tra il territorio di Sutera, Mussomeli e Bompensiere.
Il dissesto idrogeologico
Montedoro (CL)
Con nota pervenuta il 9 luglio 1999 il Comune comunica che nel territorio non si riscontrano fenomeni di rischio idrogeologico.
Milena (CL)
Con nota pervenuta l'1 marzo 1999 il Comune fa presente che tutto il territorio fatto eccezione per una piccola parte del centro abitato è stato classificato dall'Ispettorato Ripartimentale delle Foreste "zone soggette a dissesto idrogeologico. In atto non sono presenti fenomeni franosi. Le schede trasmesse con la medesima nota segnalano i fenomeni di dissesto diffusi in aree non urbanizzate.
Serradifalco (CL)
Il Comune di Serradifalco ha trasmesso con nota del 13 dicembre 1998 schede censimento frane ubicate nelle seguenti località: Pietrarossa, Licalsi, Martino ricadenti in aree denudate.
21c - Sottobacino del FIUME SALITO
Generalità
Versante: Meridionale
Provincia: Caltanissetta, Palermo
Compartimento idrografico: Palermo
Bacino idrografico principale: F. Platani
Recapito del corso d'acqua: F. Gallodoro
Superficie totale del bacino imbrifero (Kmq): 632,6
Affluenti: T. Belici, V.ne Salito, T. Fichi d'India, T. Fiumicello
Serbatoi ricadenti nel bacino:
Altitudine minima (s.m.s.): 170
Altitudine massima (m.s.m.): 951
Altitudine media (m.s.m.): 519
Lunghezza dell'asta principale (Km): 42
Utiizzazione prevalente del suolo: -  Seminativo  80% - Colture arboree 16% 

Comuni ricadenti nel bacino: Caltanissetta, Mussomeli, S. Caterina Villarmosa, Serradifalco, Sutera.
Descrizione
Il bacino del F. Salito, appartenente al bacino idrografico del F. Platani ricade nel versante meridionale della Sicilia e si estende per circa 633 Kmq.
Nel bacino ricade il centro abitato di Mussomeli e una parte dei centri abitati di S. Caterina Villarmosa, Caltanissetta, Serradifalco e Sutera. Il F. Salito nasce alle pendici di Monte Zagaria, presso S. Caterina Villarmosa, e si sviluppa per circa 42 Km fino a confluire nel F. Gallo d'Oro, presso contrada Pantanazzo al confine tra il territorio di Sutera, Mussomeli e Bompensiere a quota 170 m.s.m. Lungo il suo percorso riceve le acque di diversi affluenti tra i quali il T. Belici che affluisce in destra presso contrada Cappello d'Acciaio in territorio di Mussomeli e il T. Fiumicello che nasce presso contrada Burnano in territorio di Mussomeli e affluisce in destra presso Contrada Carrubba Rancisio al confine tra il territorio di Mussomeli e di Sutera.
Il T. Fiumicello presenta una rete idrografica abbastanza estesa ed il proprio bacino imbrifero si estende per circa 82 Kmq.
Il bacino del F. Salito ricade sui depositi tortoniani neoautoctoni, costituiti da marne, argille marnose ed arenarie, e sulla serie gessoso-solfifera, costituita da un'alternanza di terreni evaporitici con intercalazioni argillose, marnose e sabbiose, riferibile al Miocene Superiore.
Il dissesto idrogeologico
Mussomeli (CL)
Il Comune ha trasmesso con nota del 13 novembre 1998 stralcio del P.R.G. con allegata la carta delle pericolosità geologiche in scala 1:1.000 (riguardante l'intero territorio comunale) sia in scala 1:2.000 (limitatamente all'abitato ed a un intonro significativo). Il territorio è stato suddiviso in 5 aree a diverso grado di pericolosità geologica:
-  alto grado di pericolosità geologica;
-  medio alto grado di pericolosità geologica;
-  medio grado di pericolosità geologica;
-  medio basso grado di pericolosità geologica;
-  basso grado di pericolosità geologica.
Santa Caterina Villaromosa (CL)
Viene segnalato un evento franoso, in data novembre 1995, che ha investito il Comune causando smottamenti e frane che hanno coinvolto i terreni agrari e le strade vicinali di seguito riportate: Zaida, Anguilla Ciclino, Mulino Scoleri, Fiumara, Pozzillo Cascavallo.
Inoltre il Comune ha trasmesso in data 16 marzo 1999 copia della relazione geologica ed idrogeologica del movimento franoso dei quartieri Mirio, Stagnone e Convento.
L'area in esame ricade in un bacino idrografico nella cui parte sommitale si sviluppa gran parte dell'abitato.
"Il bacino a valle confluisce in un torrente affluente del Fiume Salito denominato Vallone "dello Scavo"; questa si sviluppa a sud dell'abitato con andamento nord-sud. L'aspetto morfologico de bacino risulta acclive con valori intorno al 10%; localmente si hanno valori più alti in corrispondenza delle rotture di pendio: Buona parte delle acque moteoriche che cadono sul centro abitato non vengono convogliate opportunamente e si riversano in un canalone che sbocca in corrispondenza dell'inizio del vallone delo scavo.
Il valone dello Scavo è privo sia di opere di protezione delle sponde che di opere trasversali, atte ad attenuare la velocità di deflusso delle acque; l'alveo è caratterizzato da vari smottamenti laterali con scalzamento al piede del pendio. Tale fenomenologia si riscontra a valle dei quartieri interessati dalla frana. Il dissesto viene descritto come una linea di cedimento lunga 900 metri; ad arco con il centro nell'imbocco del torrente dello Scavo, la sua larghezza di alcuni millimetri, si presenta continua e spesso si divide in varie linee parallele. Essa si manifesta in contrada Mirio (sud ovest dell'abitato) nella via Provvidenza, immediatamente ad Est sdell'omonima chiesetta e si sviluppa attraverso vie ed isolati nel quartiere Stagnone (Piazza Mercato) e Convento, disperdendosi nelle campagne di c.da Muleri (sud-est dell'abitato). Il fenomeno si manifesta ciclicamente (Gen. '57, Mar. '72, Ott. '88). In tutti gli eventi il movimento è stato unico e repentino. I danni sono circoscritti alle abitazioni che ricadono lungo la linea di scollamento".
21d - Sottobacino del TORRENTI BELICI
Generalità
Versante: Meridionale
Provincia: Agrigento, Caltanissetta, Palermo
Compartimento idrografico: Palermo
Bacino idrografico principale: F. Platani
Recapito del corso d'acqua: F. Salito
Superficie totale del bacino imbrifero (Kmq): 287,4
Affluenti: V.ne Verbumeando, T. Mandra Nera, V.ne Vicarietto, T. Barbarigo, T. Celso
Serbatoi ricadenti nel bacino: -
Altitudine minima (s.m.s.): 200
Altitudine massima (m.s.m.): 1.081
Altitudine media (m.s.m.): 563
Lunghezza dell'asta principale (Km): 40
Utiizzazione prevalente del suolo: Seminativo  87%  

Comuni ricadenti nel bacino: Marianopoli, Valledolmo, Vallelunga Pratameno, Villalba.
Descrizione
Il bacino del T. Belici, appartenente al bacino idrografico del F. Platani ricade nel versante meridionale della Sicilia e si estende per circa 287 Kmq.
Il bacino ricade nel territorio delle province di Agrigento, Caltanissetta e Palermo e presenta un'altitudine massima di 1.081 m.s.m. e media di 563 m.s.m. Nel bacino ricadono i centri abitati di Valledolmo, Vallelunga Pratameno, Villalba e Marianopoli.
I T. Belici nasce presso il centro abitato di Valledolmo con il nome T. Celso e si sviluppa per circa 40 Km fino alla confluenza con il F. Salito in contrada Cappello d'Acciaio, in territorio di Mussomeli a quota 200 m.s.m. Lungo il suo percorso riceve le acque di diversi affluenti tra i quali il V.ne Verbumeando che nasce in prossimità di Pizzo Campanella, in territorio di Caltavuturo, e affluisce in sinistra presso contrada Buffa Corsa al confine tra il territorio di Vallelunga Pratameno e di Polizzi Generosa e il torrente Barbarigo che nasce presso Portella del Morto, in territorio di Petralia sottana, con il nome di Vallone del Landro e confluisce in sinistra presso contrada Mercato della Signa, in territorio di Petralia Sottana.
Caratteristiche idrologiche
Sul T. Belici è in funzione dal 1972 la stazione di Bruciato. Tale stazione idrometrica, ubicata presso la stazione ferroviaria di Villalba a quota 363 m.s.m., sottende un bacino di circa 131 Kmq avente un'altitudine media di circa 625 m.s.m. Durante il periodo di disponibilità dei dati (1972-1975) è risultato un deflusso medio annuo di 119 mm (pari a 15.6 Mmc/anno su un afflusso di 655 mm.
Dal 1978 è in funzione una seconda stazione idrometrica sul T. Belici denominata Marianopoli. Il bacino sotteso della stazione è di circa 226 Kmq; non sono ancora disponibili dati di esercizio.
Il dissesto idrogeologico
Marianopoli (CL)
Il 2 agosto 1999 il comune di Marianopoli ha trasmesso schede relative allo stato di dissesto del territorio nelle seguenti località: Dilena, Vallinferno, Mezzogiorno, Vascelleria, Centro abitato, perigferia sud-ovest, centro abitato periferia nord-est.
Valledolmo (PA)
Il Comune invia n. 9 schede di censimento dei fenomeni franosi che ricadono intorno al centro abitato e che ahnno provocato in alcuni casi danni alle strade ed alle linee elettriche e telefoniche, e uno studio geomorfologico sul territorio nel quale vengono cartografate le aree instabili. Inoltre trasmette copia della relazione geologica allegata al PRG, ove risultano alcuni movimenti franosi lungo le pendici di Rocca de Corso, una frana alla periferia est del paese nei presi del vecchio campo sportivo ed un'altra di una certa entità ad ovest del paese.
22 - Bacino idrografico principale: FOSSO DELLE CANNE
Generalità
Versante: Meridionale
Provincia: Agrigento
Compartimento idrografico: Palermo
Bacino idrografico principale: Fosso delle Canne
Recapito del corso d'acqua: Mare Mediterraneo
Superficie totale del bacino imbrifero (Kmq): 114,8
Affluenti: V.ne del Trave, V.ne Milione
Serbatoi ricadenti nel bacino: -
Altitudine minima (m.s.m.): 0
Altitudine massima (m.s.m.): 674
Altitudine media (m.s.m.): 263
Lunghezza dell'asta principale (Km): 16
Utilizzazione prevalente del suolo: Seminativo 77% - Prato e pascolo   12% - Colture arboree 10% 

Comuni ricadenti nel bacino: Agrigento, Siculiana
Descrizione
Il bacino del Fosso delle Canne ricade nel versante meridionale della Sicilia e si estende per circa 115 Kmq interessando il territorio della provincia di Agrigento.
Il corso d'acqua trae origine da M. Giafaglione, Pizzo del Corvo e M. della Salina, in territorio del Comune di Agrigento. Nella zona centrale del bacino, il corso d'acqua riceve in sinistra idrografica, i valloni del Trave e Milone e prosegue fino a sfociare nel Mar Mediterraneo dopo aver attraversato il territorio del Comune di Siculiana, il cui centro abitato ricade nel bacino.
L'asta principale si sviluppa per circa 16 Km; le altitudini media e massima del bacino imbrifero sono rispettivamente di 263 e 674 m.s.m.
Il dissesto idrogeologico
Agrigento
Vedasi quanto riportato nel bacino del F. S. Leone.
23 - Bacino idrografico principale: FIUME SAN LEONE
Generalità
Versante. Meridionale
Provincia: Agrigento
Compartimento idrografico: Palermo
Bacino idrografico principale: F. S. Leone
Recapito del corso d'acqua: Mare Mediterraneo
Superficie totale del bacino imbrifero (Kmq). 208,8
Affluenti: V.ne Consolida, V.ne di S, Benedetto
Serbatoi ricadenti nel bacino: -
Altitudine minima (m.s.m.): 0
Altitudine massima (m.s.m.): 648
Altitudine media (m.s.m.): 270
Lunghezza dell'asta principale (Km): 26
Utilizzazione prevalente del suolo: -  Seminativo  77% -  Colture arboree 22% 

Comuni ricadenti nel bacino: Agrigento, Aragona, Comitini, Favara, Grotte, Joppolo Giancaxio, Racalmuto, Raffadali, S. Elisabetta.
Descrizione
Il bacino del F. S. Leone ricade nel versante meridionale della Sicilia e si estende per circa 209 Kmq interessando il territorio della provincia di Agrigento. Il fiume nasce sotto il nome di F. Drago o Jpsas e riceve, a circa 2 Km dalla foce del Mar Mediterraneo, il V.ne di S. Benedetto. Il bacino del F. S. Leone confina ad ovest con alcuni bacini minori e con il bacino del Fosso delle Canne, a nord con il bacino del F. Platani e ad est con il bacino del F. Imera Meridionale e con alcuni bacini minori. Il F. S. Leone, che si sviluppa per circa 26 Km, trae origine da M. Guastanella e Montagna Comune, nel territorio del Comune di S. Elisabetta e scende verso valle lungo il limite comunale di Raffadali e Joppolo Giancaxio. In questa zona riceve, in sinistra idrografica, il V.ne Consolida, quindi attraversa il circondario del Comune di Agrigento, dove si riunisce col V.ne di S. Benedetto. Quest'ultimo corso d'acqua, denominato anche V.ne S. Biagio, trae origine in prossimità del centro abitato di Grotte, da dove scende verso valle attraverso il territorio dei Comuni di Comitini e Agrigento. In esso ricadono parte dei centri abitati di S. Elisabetta, Raffadali, Aragona, Racalmuto, Favara ed i centri abitati di Grotte e Agrigento.
Caratteristiche idrologiche
Nel bacino del F. S. Leone sono state installate nel 1969 due stazioni idrometriche: la prima stazione è stata installata sul F. S. Leone, in località S. Anna, mentre la seconda sul V.ne Benedetto a Mandorleto. La stazione sul F. S. Leone ha funzionato dal 1969 al 1977; posta a 25 m.s.m., sottende un bacino di circa 112 Kmq avente una altitudine media di 264 m.s.m. Il deflusso medio annuo misurato in base a 9 anni di osservazioni (dal 1969 al 1975) risulta di 124 mm (pari a 13.9 Mmc/anno), mentre la precipitazione risulta pari a 615 mm. La stazione sul V.ne S. Benedetto è in funzione dal 1969 con una interruzione nel 1973. Posta a quota 98 m.s.m., la stazione sottende un bacino di circa 81 Kmq avente una altitudine media di 351 m.s.m. Il deflusso medio annuo misurato in base a 6 anni di osservazioni (dal 1969 al 1972 e dal 1974 al 1975) risulta di 83 mm (pari a 6.7 Mmc/anno), mentre la precipitazione risulta pari a 589 mm.
Il dissesto idrogeologico
Agrigento
La Prefettura di Agrigento comunica:
- crolli del costone roccioso "Ruspe Atenea"
- crolli e colate di fanghi in c.da Pisciotto e Madonna delle Rocche
- dissesti in zona San Gregorio e Via della Pace.
Il Comune invia due schede di censimento di frane, che coinvolgono la Valle dei Templi e la relazione sulle condizioni di stabilità del costone roccioso della Valle.
Fra le segnalazioni ricorre dal '94 al '96 la corrispondenza relativa ai lavori di consolidamento e il recupero paesaggistico della "rupe Atenea" e i dissesti in loc. Madonna delle Rocche a monte del Quadrivio Spina Santa.
Le segnalazioni di espisodi alluvionali riguardano principalmente il fiume Akragas, i cui straripamenti hanno causato gravi danni ai terreni vicini ed alle infrastrutture ('93-'96).
Favara (AG)
Il Comune segnala i danni conseguenti al nubifragio dell'ottobre '97 e un pericolo di crollo massi dal costone sovrastante la Via P. Mattarella. Trasmette inoltre la carta dei dissesti idrogeologici nella quale vengono distinte le aree di incipiente dissesto idrogeologico, le frane in atto che, come si evince dalla carta, interessano vie di comunicazione, e le frane stabilizzate.
La Prefettura di Agrigento segnala crolli nel centro abitato.
Grotte (AG)
Il Comune di Grotte trasmette otto schede di censimento di frane ricadenti tutte fuori dal centro abitato.
Segnala inoltre le ripetute tracimazioni del t.te Occhiobianco sulla sponda sinistra nei dontorni del ponte FS km 115+651 della linea PA-AG e il ponte ANAS km 47+475 e le esondazioni dei t.ti Buttauro (ponte FS km 144+439) e Salinella sulla SS 189 che nel '97 hanno causato una vittima.
Joppolo Giancaxio (AG)
Il Comune ha trasmesso n. 10 schede di censimento delle frane, 4 della quali interessano il versante occidentale del Poio del Signore e sono ubicate lungo il F. Drago.
Inoltre, il Comune invia la relazione idrogeologica e le risultanze delle indagini effettuate per la redazione del PRG, ove non risulta nulla di interessante ai fini del presente lavoro.
Racalmuto (AG)
Il Comune ha inviato 10 schede di censimento frane che ricadono tutte nella periferia del centro abitato e che hanno causato da lievi a gravi danni alle infrastrutture.
Invia poi la relazione geologica redatta per la realizzazione dei canali di gronda a difesa del centro abitato, nella quale si individuano le aste drenanti bisognose di un intervento sistematorio:
- quella in coincidenza del campo sportivo
- quella che dala Via F. Vela scende interponendosi fra la caserma e la scuola media
- quella del Ponte del Carmine con particolare riguardo ai tratti a monte.
Il Comune invia inoltre la relazione geomorfologica per le opere di urbanizzazione e sistemazione delle aree in c.da Carmelo e la relazione geologica per il progetto dei lavori di consolidamento a difesa del c.a. versante N.E.
In quest'ultima si individuano quelle aree soggette a dissesti che hanno provocato ingenti danni alle vie di comunicazione e che sono:
- la zona a valle di Piazza Barona Ago29/3
- la zona a valle di Via Garibaldi (di questa non è stata inviata la scheda).
Raffadali (AG)
La Prefettura di Agrigento segnala una frana complessa di lunghezza 1 km circa che interessa parte del centro abitato.
Il Comune segnala una vasta area franosa che attraversa tutto i centro abitato di Raffadali e in particolare la Chiesa Madre e la scuola elementare Manzoni e che ha provocato danni tali da compromettere la staticità degli edifici.
Il Comune segnala inoltre una frana che ha interessato la strada che conduce al depuratore e alla discarica, sita in c.da Babalucia.
24 - Bacino idrografico principale: FIUME NARO
Generalità
Versante: Meridionale
Provincia: Agrigento
Compartimento idrografico: Palermo
Bacino idrografico principale: F. Naro
Recapito del corso d'acqua: Mare Mediterraneo
Superficie totale del bacino imbrifero (Kmq): 263
Affluenti: T. Iacono, T. Favara, T. Grancifone
Serbatoi ricadenti nel bacino: S. Giovanni, Furore
Altitudine minima (m.s.m.): 0
Altitudine massima (m.s.m.): 652
Altitudine media (m.s.m.): 349
Lunghezza dell'asta principale (Km): 31
Utilizzazione prevalente del suolo: -  Seminativo  70% -  Colture arboree 21% 

Comuni ricadenti nel bacino: Agrigento, Canicattì, Castrofilippo, Favara, Naro.
Descrizione
Il bacino del F. Naro ricade nel versante meridionale della Sicilia e si estende per circa 263 Kmq interessando il territorio della Provincia di Agrigento. Il bacino del F. Naro si inserisce tra il bacino del F. S. Leone ad ovest, il bacino del F. Platani a nord ed il bacino del F. Palma ad est. Il fiume si sviluppa per circa 31 Km e trae origine dalla località Serra di Cazzola, in territorio del Comune di Canicattì. Successivamente attraversa il territorio dei Comuni di Naro, Favara e Agrigento, ricevendo in destra i torrenti Iacono e Favara. A circa 2.5 Km dallo sbocco nel Mare Mediterraneo, il fiume riceve, in sinistra idrografica, il T. Grancifone, uno degli affluenti più importanti.
Caratteristiche idrologiche
Nel bacino del F. Naro ha funzionato, dal 1972 al 1975 e dal 1977 al 1978, una stazione idrometrica installata sul torrente Grancifone, in località La Loggia. La stazione, posta a 126 m.s.m. sottende un bacino di circa 44 Kmq avente una altitudine media di 312 m.s.m. Il deflusso medio annuo misurato in base a 4 anni di osservazioni (dal1972 al 1975) risulta di 114 mm (pari a circa 5 Mm'/anno), mentre la precipitazione risulta pari a 560 mm.
Il dissesto idrogeologico
Agrigento
Vedasi quanto descritto nel bacino del F. S.Leone.
Canicattì (AG)
Il Comune fa presente che nel proprio territorio non si sono verificati fenomeni franosi. Fra le segnalazioni risulta soltanto una situazione di pericolo per caduta massi in c.da Costamante.
Dallo studio geomorfologico allegato al PRG risulta che in prossimità del tracciato ferroviario, son presenti delle piccole aree soggette a movimenti gravitativi; sono anche cartografati corpi di frana derivanti dall'accumulo di sfabbricidi, deposti lungo il margine a valle del tracciato. Altri corpi di frana si individuano nei fronti rocciosi e sono dovuti all'elevato stato di fratturazione.
In seguito, in data 6 settembre 1999 il Comune, inviando una relazione tecnica, comunica che il territorio è interessato da fenomeni di alto rischio idraulico, con probabilità di inondazioni per il centro abitato, dovuto alla mancanza di un'adeguata opera di protezione nella periferia N-NE dell'abitato. Questa situazione ha determinato in passato danni agli edifici ed alle infrastrutture (alluvioni del '72 e del '95 - '96) e, in alcuni casi, la perdita di vite umane (alluvione dell'Ottobre del '91).
Favara (AG)
Vedasi quanto descritto nel bacino del F. S.Leone.
Naro (AG)
La Prefettura di Agrigento segnala movimenti franosi in diverse aree del territorio.
Del Comune esiste solo la corrispondenza con la Soprintendenza BB.CC.AA. di Agrigento sui lavori di consolidamento e stabilizzazione del costone Nord e delle pendici a difesa del centro storico.
25 - Bacino idrografico principale: FIUME PALMA
Generalità
Versante: Meridionale
Provincia: Agrigento
Compartimento idrografico: Palermo
Bacino idrografico principale: F. Palma
Recapito del corso d'acqua: Mare Mediterraneo
Superficie totale del bacino imbrifero (Kmq): 117,3
Affluenti: V.ne Ficamara
Serbatoi ricadenti nel bacino:-
Altitudine minima (m.s.m.): 0
Altitudine massima (m.s.m.): 584
Altitudine media (m.s.m.): 260
Lunghezza dell'asta principale (Km): 18
Utilizzazione prevalente del suolo: -  Seminativo  60% -  Colture arboree 37% 

Comuni ricadenti nel bacino: Camastra, Palma di Montechiaro.
Descrizione
Il bacino del F. Palma ricade nel versante meridionale della Sicilia e si estende per circa 117 Kmq interessando il territorio della Provincia di Agrigento. Il bacino del F. Palma confina ad ovest e a nord-ovest con il bacino del F. Naro, ad est e a nord-est con il bacino del F. Imera Meridionale. Il fiume, che si sviluppa per circa 18 Km, nasce nel circondario del Comune di Camastra alle pendici del monte Castelluzzo di Camastra. In questa zona riceve numerosi valloni di scarsa importanza e prosegue verso valle attraversando il territorio del Comune di Palma di Montechiaro il cui centro abitato ricade nel bacino. A sud di tale centro abitato, a circa 1 Km dalla foce nel Mar Mediterraneo, riceve in destra idrografica l'unico affluente di una certa importanza, il V.ne Ficamara.
Caratteristiche idrologiche
Nel bacino del Fiume Palma ha funzionato negli anni 1963 - 1964 una stazione idrometrica denominata Mandranova. La stazione, posta a 68 m.s.m., sottende un bacino di 75.5 Kmq avente una altitudine media di 284 m.s.m. Il deflusso medio annuo misurato in base a 2 anni di osservazioni risulta di 71 mm (pari a circa 5.4 Mmc/anno), mentre la precipitazione risulta pari a 568 mm.
Il dissesto idrogeologico
Palma di Montechiaro (AG)
La Prefettura di Agrigento segnala dissesti nella parete rocciosa del Vallone Furca, in prossimità di p.zza Mazzini, nel centro abitato.
Il Comune segnala dissesti del Costone Marina di Palma, smottamenti dei terreni a monte del lungomare Todaro e danni al centro abitato ('96).
26  -  Bacino idrografico principale: FIUME IMERA MERIDIONALE o SALSO
Generalità
Versante: Meridionale
Province: Agrigento, Caltanissetta, Enna, Palermo
Compartimento idrografico: Palermo
Bacino idrografico principale: Fiume Imera Meridionale
Recapito del corso d'acqua: Mare Mediterraneo
Superficie totale del bacino imbrifero (Kmq): 2.002,5
Affluenti: Salso, T. Braemi, Rio Segnaferi, T. S. Cataldo, V.ne dell'Acqua Nuova, F. Morello, F. Gibbesi, F. Vaccarizzo, V.ne Cicuta, V.ne Valentino, F. Torcicoda, T. Mendola, V.ne Arinella, T. Carusa, T. Fucile, F. di Furiana, T. Alberi S. Giorgio, T. Lannari, T. Ficuzza
Serbatoi ricadenti nel bacino: Villarosa
Altitudine minima (m.s.m.): 0
Altitudine massima (m.s.m.): 1.912
Altitudine media (m.s.m.): 498
Lunghezza dell'asta principale (Km). 132
Utilizzazione prevalente del suolo: -  Seminativo  71% -  Colture arboree 20% 

Comuni ricadenti nel bacino: Alimena, Barrafranca, Blufi, Bompietro, Calascibetta, Caltanissetta, Campobello di Licata, Castellana, Delia, Enna, Gangi, Licata, Petralia Soprana, Petralia Sottana, Pietraperzia, Resuttano, Riesi, San Cataldo, Sommatino, Villarosa.
Descrizione
Il bacino del F. Imera Meridionale ricade nel versante meridionale della Sicilia e si estende per una superficie di circa 2000 Kmq. Il bacino ha uno sviluppo preferenziale in senso nord-sud dalle Madonie al Mar Mediterraneo; per estensione può essere considerato il secondo tra i bacini dell'isola, dopo quello del F. Simeto. Esso si inserisce tra il bacino idrografico del F. Platani ad ovest e quello del F. Simeto ad est e interessa il territorio delle provincie di Agrigento, Caltanissetta, Enna e Palermo. I caratteri morfologici del bacino sono assai vari: esso comprende infatti il gruppo montuoso delle Madonie a nord mentre, nella zona centro-meridionale, è caratterizzato da gobbe e dossi che si susseguono senza una disposizione preferenziale. Una caratteristica del bacino è rappresentata dagli affioramenti della serie gessoso-solfifera che ricoprono una parte notevole del territorio. Le colture prevalenti del bacino sono di tipo erbaceo (seminativo); le altitudini media e massima sono rispettivamente di 498 e 1912 m.s.m.
Il F. Imera Meridionale si sviluppa per circa 132 Km e riceve da oriente nel settore settentrionale del bacino, il F. Salso (da non confondere con l'omonimo affluente del F. Simeto o con lo stesso Imera Meridionale). Il F. Salso nasce alle pendici di Pizzo di Corvo con il nome di V.ne Acqua Amara e lungo il suo sviluppo di circa 28 Km, riceve le acque di un solo affluente di una certa importanza, ossia il F. Gangi. Il F. Imera Meridionale denominato all'origine T. Mandarini e poi F. Petralia, riceve i maggiori contributi in destra, dagli affluenti T. Alberi S. Giorgio e F. Vaccarizzo, alimentato a sua volta dal T. della Cava. Dalla località Ponte Cinque Archi al Ponte di Capodarso, i contributi provengono da un insieme di 11 piccoli valloni che drenano sottobacini di limitata estensione, il maggiore dei quali è il Vallone Arenella che si innesta in destra idrografica, presso la stazione ferroviaria di Imera. Nel tratto di fiume compreso tra il Ponte di Capodarso e il ponte Besaro, pervengono i deflussi di alcuni importanti corsi d'acqua, il maggiore dei quali è il F. Morello. Questo confluisce nella asta principale in sinistra idrografica, poco a valle del Ponte di Capodarso; a breve distanza, e sempre in sinistra, si ha la confluenza di un altro affluente importante, denominato F. Torcicoda e, più a monte, Vallone Cateratta. Tra Ponte Besaro e località Drasi l'asta principale, che si presenta con ampie curvature e meandri, riceve le acque di un numero elevato di affluenti, tra i quali il T. Braemi, il T. Carusa, il F. di Furiana e il F. Gibbesi. A valle della località Drasi e fino alla foce del Mar Mediterraneo, confluiscono pochi valloni di secondaria importanza fatta eccezione per il T. Mendola.
Attualmente, nel bacino del F. Imera Meridionale sono stati realizzati tre laghi artificiali: il Villarosa, l'Olivo e il Gibbesi.
Importanti interventi per la difesa e la conservazione del suolo sono stati eseguiti dall'A.N.A.S. che ha inserito nel bacino l'importante infrastruttura autostradale Catania-Palermo. Tali opere, in genere effettuate per la protezione delle pile dei viadotti, sono state realizzate con la sistemazione idraulica dell'asta principale e di qualche affluente.
Il bacino del F. Imera Meridionale comprende 7 sottobacini con superficie superiore a 100 Kmq (Salso, Morello, Torcicoda, Furiana, Braemi, Gibbesi e Mendola) oltre a quelli di minore estensione.
Caratteristiche idrologiche
Le stazioni idrometriche nel bacino del F. Imera Meridionale, che hanno funzionato in vari periodi a partire dal 1922, sono 12 di cui 3 nel bacino del F. Salso, i nel bacino del F. Gibbesi, 6 sull'asta principale del F. Imera Meridionale, 1 sul T. Alberi S. Giorgio e 1 sul T. Castello. Nella presente monografia vengono prese in considerazione le 6 stazioni poste sull'asta principale (Petralia, Cinque Archi, Imera, Capodarso, Besaro, Drasi), la stazione sul T. Alberi S. Giorgio (Alberi) e la stazione sul T. Castello (Castello).
La stazione a Petralia, posta a 805 m.s.m., sottende un bacino di circa 28 Kmq avente una altitudine media di 1.231 m.s.m. Il deflusso medio annuo, rilevato in base a 4 anni di osservazioni (dal 1971 al 1972 e dal 1974 al 1975), risulta di 560 mm (pari a 15.6 Mmc/anno), mentre la precipitazione risulta pari a 748 mm. Per quanto riguarda le portate solide, sempre in base ai 4 anni di osservazioni, si è registrata una portata media di 129 T/Kmq e una portata massima di 190 T/Kmq.
La stazione di Alberi, sul T. Alberi S. Giorgio, sottende un bacino di circa 62 Kmq ed è in funzione dal 1978.
La stazione a Castello, posta sul Rio Segnaferi (o Castello), è entrata in funzione nel 1978 e sottende un bacino di circa 25 Kmq.
La stazione a Ponte Cinque Archi, posta a 340 m.s.m., sottende un bacino di circa 545 Kmq avente una altitudine media di 726 m.s.m. Il deflusso medio annuo, misurato in base a 8 anni di osservazioni (dal 1960 al 1966 e 1975) risulta di 123 mm (pari a circa 67 Mmc/anno), mentre la precipitazione risulta pari a 678 mm.
La stazione idrometrica di Imera ha funzionato dal 1922 al 1926.
La stazione a Capodarso, posta a 270 m.s.m., sottende un bacino di circa 611 Kmq avente una altitudine media di 690 m.s.m. Il deflusso medio annuo misurato in base a 30 anni di osservazioni (1923-1938, 1953-1956, 1963-1972) risulta di 150 mm (pari a circa 91.6 Mmc/anno) mentre la precipitazione risulta pari a 652 mm.
La stazione a Besaro, posta a 230 m.s.m., sottende un bacino di circa 995 Kmq avente una altitudine media di 632 m.s.m. Il deflusso medio annuo misurato, in base a 13 anni di osservazioni (1924-1927, 1955, 1959 -1966), risulta di 112 mm (pari a circa 111.4 Mmc/anno), mentre la precipitazione risulta pari a 652 mm.
La stazione a Drasi, posta a 56 m.s.m., sottende un bacino di circa 178.2 Kmq avente una altitudine media di 586 m.s.m. Il deflusso medio annuo misurato, in base a 16 anni di osservazioni (1960-1975), risulta di 90 mm (pari a circa 160 Mmc/anno), mentre la precipitazione risulta pari a 560 mm. Dal 1964 ha funzionato in località Drasi una stazione torbidometrica per la misura delle portate solide. In base a 12 anni di osservazioni (1964-1975) risulta una portata solida media di 885 T/Kmq e una portata massima di 3.380 T/Kmq.
27 - Bacino idrografico principale: TORRENTE TUSA
Generalità
Versante: Settentrionale
Provincia: Messina, Enna, Palermo
Compartimento idrografico: Palermo
Bacino idrografico principale: T. Tusa
Recapito del corso d'acqua: Mare Tirreno
Superficie totale del bacino imbrifero (Kmq): 156,6
Affluenti: -
Serbatoi ricadenti nel bacino: -
Altitudine minima (m.s.m.): 0,00
Altitudine massima (m.s.m.): 1.566
Altitudine media (m.s.m.): 697
Lunghezza dell'asta principale (Km): 23
Utilizzazione prevalente del suolo: - Seminativo  47% - Prato e pascolo 22% - Colture arboree 18% 

Comuni ricadenti nel bacino: Castel di Lucio, Mistretta, Pettineo, Tusa.
Descrizione
Il bacino del T. di Tusa ricade nel versante settentrionale della Sicilia e si estende per circa 157 km2 interessando il territorio della provincia di Messina e marginalmente quello di Enna e di Palermo.
Il corso d'acqua, che si sviluppa per circa 23 Km, nasce nel territorio del Comune di Castel di Lucio, da una serie di valloni alle pendici del monte Sambughetti. Lungo il suo percorso il torrente attraversa il territorio dei Comuni di Castel di Lucio, Pettineo e Tusa e dopo aver ricevuto le acque di numerosi valloni sfocia nel Mar Tirreno presso Castel di Tusa. Nel bacino del T. Tusa ricadono i centri abitati di Castel di Lucio e Pettineo.
Il dissesto idrogeologico
Castel di Lucio (ME)
Vengono segnalati vari cedimenti della carreggiata della S.P. n. 176 in c.da Portella Mascataro, Portella S. Giovanni e c.da S. Giovanni prodotti dal franamento del terreno costituente la scarpata a valle della S.P. N.176. Altri smottamenti si riscontrano in c.da Dentipizzuto e c.da Frassini. A causa delle piogge sono avvenuti dei locali smottamenti lungo il pendio di M.te Calvario che hanno trascinato a valle alcuni massi sulla sottostante strada comunale in loc. Cubilla.
Dallo studio redatto dalla Provincia Regionale di Messina si evince che le frane di maggiore gravità sono quelle ricadenti nella parte di territorio comunale compresa all'interno del Parco dei Nebrodi. I fattori di rischio maggiori sono quelli indotti dalle frane situate a nord-ovest dell'abitato che riguardano le vie di accesso al centro, l'edificato urbano, le reti di sottosuolo, alcuni edifici di carattere storico e le aree vincolate del parco. Gli altri dissesti interessano aree lontane dal centro abitato e toccano marginalmente piccoli gruppi di case sparse ed in alcuni casi tratti della viabilità primaria e secondaria. Rilevante per la sua vastità è quella di Valle Cuba, area che ricade anch'essa nella perimetrazione del Parco dei Nebrodi.
Mistretta (ME)
Viene segnalato nel 1996 il nubifragio che causò gravi danni alle infrastrutture sottoelencate: acquedotto civico, viabilità rurale; dissesti al manto stradale (S.S. 117 - c.da Conigliara al Km 19 circa) e alla S.P. 176 (Castelluccese); danni alle aziende agricole private.
Nel 1994 viene segnalata una serie di dissesti idrogeologici, in particolare una notevole frana che ha distrutto il corpo stradale della S.S. 117 dal Km 23+600 al km 23+900. Il movimento franoso ha interessato il pendio della strada statale in corrispondenza di un compluvio di acque provenienti da monte. Si è rilevato inoltre in località Macello un altro principio di movimento franoso che interessa la carreggiata della S.S. 117 al Km. 16+900 che si è spostata ed abbassata verso valle di circa 50 cm. Lo smottamento sfiora una serie di abitazioni poste lungo la S.S. e che attualmente non sono interessate dal dissesto.
Altre situazioni di dissesto sono state riscontrate nel territorio e, in particolare, risulta franato un tratto della strada comunale in c.da Pomiere dove circa 30 m di muro di sottoscarpa cadendo ha trascinato a valle il corpo stradale.
Dallo studio redatto dalla Provincia Regionale di Messina risulta che il vasto territorio comunale di Mistretta è punteggiato da un numero molto elevato di frane. Tutte sono caratterizzate da una vasta area di influenza che include quasi sempre parti del sistema viario, di infrastrutture, contrade, piccole frazioni, terreni coltivati e case rurali. Le frane censite riguardano il centro abitato maggiore ed interessano anche i beni architettonici del piccolo centro storico: la chiesa di S. Caterina, alcune abitazioni baronali ed il sito monumentale del Castello di Mistretta.
Pettineo (ME)
Sono state cartografate le frane in località S. Giovanni e in c.da Perifere.
Dallo studio redatto dalla Provincia Regionale di Messina risulta che le frane che hanno colpito il territorio comunale di Pettineo hanno interessato generalmente aree agricole, case rurali, viabilità di servizio locale e in alcuni casi il tracciato dell'acquedotto comunale ed un ponte stradale. Una di queste ha caratteristiche di maggior rilevanza poichè ha interessato, nel suo sviluppo, una parte dell'abitato provocando gravi danni alle attrezzature scolastiche e sportive, alle reti di sottosuolo, nonchè alla viabilità provinciale e comunale.
Tusa (ME)
Vengono segnalati nel 1996 gravi danni causati dal maltempo. Nel 1987 risulta un rapporto redatto da tecnici dell'ufficio che hanno accertato la presenza di una frana che ha investito il territorio adibito ad uso agricolo.
Dallo studio redatto dalla Provincia Regionale di Messina risulta che il territorio comunale di Tusa, così come quasi tutti quelli del comprensorio dei Nebrodi, è caratterizzato da un'ampia diffusione dei fenomeni franosi. Le frane, che a volte hanno dimensioni rilevanti, interessano i reticoli delle comunicazioni viarie di tutti i livelli, le opere infrastrutturali quali acquedotto e fognature, le attrzzature sportive, le attività economiche ed i terreni agricoli. Nel centro principale e nelle frazioni sono interessati anche alcuni beni architettonici.
28 - Bacino idrografico principale: TORRENTE FURIANO
Generalità
Versante: Settentrionale
Provincia: Messina
Compartimento idrografico: Palermo
Bacino idrografico principale: T. Furiano
Recapito del corso d'acqua: Mare Tirreno
Superficie totale del bacino imbrifero (Kmq): 146,6
Affluenti: T. Sanbarbaro
Serbatoi ricadenti nel bacino: -
Altitudine minima (m.s.m.): 0,00
Altitudine massima (m.s.m.): 1.686
Altitudine media (m.s.m.): 822
Lunghezza dell'asta principale (Km): 19
Utilizzazione prevalente del suolo: -  Seminativo  32% - Bosco 44% 

Comuni ricadenti nel bacino: Caronia, Cesarò, San Fratello.
Descrizione
Il bacino del torrente Furiano ricade nel versante settentrionale della Sicilia e si estende per circa 147 Kmq interessando il territorio della provincia di Messina. Il corso d'acqua, che si sviluppa per circa 19 Km, nasce sotto il nome di T. S. Fratello e assume la denominazione di T. Furiano dalla confluenza con il T. Sanbarbaro, che costituisce l'affluente principale. Il T. S. Fratello nasce nel territorio del Comune di Cesarò, in località Portella della Miraglia; il T. Sanbarbaro nasce nel territorio del Comune di Caronia con una serie di valloni che scendono da Pizzo Di Bella Fontana, Pizzo della Menta e Pizzo della Rovula. Il T. Sanbarbaro confluisce nel T. S. Fratello al confine tra i Comuni di Caronia e S. Fratello, il cui centro abitato ricade in parte nel bacino a circa 4.5 Km dalla foce nel Mar Tirreno. A causa del regime torrentizio il T. Furiano presenta una scarsa importanza dal punto di vista delle utilizzazioni.
Il dissesto idrogeologico
Caronia (ME)
Viene segnalata in data 8 gennaio 1999 dal comune che, a causa di intense piogge, un tratto di argine del T.te Buzza, in prossimità della proprietà Latteri, è franato all'interno dell'alveo del torrente stesso. Un altro tratto di argine in prosecuzione di quello franato, risulta scalzato alla base dalle acque e quindi con pericolo di caduta.
Dallo studio redatto dalla Provincia di Messina si evince che il territorio del comune di Caronia presenta un elevato numero di frane (37 censite), in larga maggioranza di grandi dimensioni. I dissesti in prossimità dell'abitato sono quelli di maggior rischio potenziale, però è la situazione complessiva a suscitare preoccupazione.
Questa situazione è ben esemplificata dalle dieci frane, quelle più vicine alle aree abitate, che sono classificate fra quelle ad alto rischio, mentre le altre sono tutte a medio rischio.
Il vastissimo territorio comunale, che ricade in buona parte all'interno del Parco dei Nebrodi, è disseminato da frane che in vari punti intercettano la viabilità primaria e locale, alcune opere infrastrutturali a carattere primario. I movimenti franosi interessano alcune chiese dei centro abitato oltre che, ovviamente, il patrimonio edilizio privato e pubblico, compresi gli edifici scolastici.
Cesarò (ME)
Vedasi quanto riportato nel Sottobacino del Fiume Troina, Bacino Idrografico principale del Fiume Simeto.
San Fratello (ME)
Dallo studio redatto dalla Provincia di Messina si evince che il territorio comunale di S. Fratello, come spesso riscontrato nei comuni della stessa area geografica, è segnato da un vasto reticolo di eventi franosi anche di ampie dimensioni molti dei quali ricadono nelle aree vincolate del Parco dei Nebrodi. I dissesti riguardanti il centro abitato concernono tratti della viabilità di ogni ordine (anche la S.S.289), opere infrastrutturali, il nucleo edilizio ed i terreni agricoli che lo circondano. All'interno del centro abitato e del perimetro dell'area di frana sono presenti alcuni edifici di culto di alto valore storico - architettonico.

29 - Bacino idrografico principale: TORRENTE INGANNO
Generalità
Versante: Settentrionale
Provincia: Messina
Compartimento idrografico: Palermo
Bacino idrografico principale: T. Inganno
Recapito del corso d'acqua: Mare Tirreno
Superficie totale del bacino imbrifero (Kmq): 58
Affluenti: Valloni Rocca, Filici, Murba, Rizzotto, Paraspolo, Gavarino.
Serbatoi ricadenti nel bacino: -
Altitudine minima (m.s.m.): 0,00
Altitudine massima (m.s.m.): 1.626
Altitudine media (m.s.m.): 925
Lunghezza dell'asta principale (Km): 23
Utilizzazione prevalente del suolo: -  Seminativo  30% - Prato e pascolo 40% - Colture arboree 30% 

Comuni ricadenti nel bacino: Acquedolci, S. Agata di Militello, San Fratello.
Il dissesto idrogeologico
Acquedolci (ME)
Dallo studio redatto dalla Provincia regionale di Messina si evince che le frane del comune di Acquedolci sono tutte localizzate nella ristretta fascia compresa tra la strada statale ed il confine comunale sud (comune di S. Fratello). Esse interessano, in parte, le vie di comunicazione carrabili primarie quali statale e provinciale e riguardano anche terreni coltivati o incolti.
Nell'area della frana di località S. Anna ricade anche un sito archeologico con importanti resti di un insediamento di epoca preistorica testimoniati fra l'altro da graffiti di elevato valore.
I tre eventi franosi censiti sono classificabili ad alto rischio.
S. Agata di Militello (ME)
Si riporta di seguito un elenco delle aree maggiormente interessate da fenomeni di dissesto:
a) parete del piano Cangemi sul torrente Inganno (forte erosione superficiale);
b) area del vallone Posta (alta sensibilità geomorfologica in relazione ai processi di allargamento delle aree urbane);
c) fenomeni di trasporto lungo le incisioni principali, versanti soggetti ad erosione laminare e ad instabilità gravitativa dei materiali litologici;
d) monte Furci, Serra Quaranta, c.de Girina e Pattina - fenomeni di appesantimento e di scivolamento della coltre superficiale;
e) serra Fontanelle, c.da Rigamo ed aree interne - processi erosivi superficiali di tipo laminare;
f) bacino del vallone del Tomo - ampi areali di degrado;
g) Fiume Inganno - pur presentando caratteristiche di media o bassa predisposizione ai dissesti, è in atto un inasprimento dei fenomeni erosivi di fondo e alta valle.
Dallo studio redatto dalla Provincia regionale di Messina si evince che il territorio comunale dì Sant'Agata di Militello è interessato da undici eventi franosi. Quelli più rilevanti riguardano il centro abitato in località Torrecandele e le contrade Arcofora, Sanguinera e Telegrafo. Tutte le frane interessano sia l'edificato che le reti di sottosuolo e le infrastrutture viarie compresa la strada statale, assumendo valori di rischio medi e medio - alti. All'interno delle aree di frana sono sporadicamente comprese anche aree del Parco dei Nebrodi, tratti di alvei torrentizi terreni agricoli e case rurali.
San Fratello (ME)
Vedasi quanti descritto nel bacino del Torrente Furiano.
30 - Bacino idrografico principale: FIUME ROSMARINO
Generalità
Versante: Settentrionale
Provincia: Messina
Compartimento idrografico: Palermo
Bacino idrografico principale: F. Rosmarino
Recapito del corso d'acqua. Mare Tirreno
Superficie totale del bacino imbrifero (Kmq): 102,1
Affluenti: T. Cuderi, T. Fiumetto
Serbatoi ricadenti nel bacino: -
Altitudine minima (m.s.m.): 0,00
Altitudine massima (m.s.m.): 1.847
Altitudine media (m.s.m.): 865
Lunghezza dell'asta principale (Km): 19
Utilizzazione prevalente del suolo: -  Seminativo  39% - Bosco 29% - Prato e pascolo 20% 

Comuni ricadenti nel bacino: Alcara Li Fusi, Militello Rosmarino, S. Agata di Militello, S. Marco d'Alunzio.
Descrizione
Il bacino del F. Rosmarino ricade nel versante settentrionale della Sicilia e si estende per circa 102 Kmq interessando il territorio della provincia di Messina. Il corso d'acqua, che si sviluppa per circa 19 Km, nasce sotto il nome di T. Scavioli e, in territorio del Comune di Alcara Li Fusi, riceve in sinistra idrografica i deflussi del F. Cuderi. Il T. Scavioli nasce alle pendici di M. Serra del Re, al confine con la provincia di Catania, mentre il T. Cuderi discende da M. Soro. Da tale confluenza il corso d'acqua viene denominato F. Rosmarino. In prossimità del centro abitato di Alcara Li Fusi, il fiume riceve in sinistra il T. Fiumetto e prosegue fino a sfociare nel Mar Tirreno dopo aver toccato il territorio dei Comuni di Militello Rosmarino (il cui centro abitato ricade nel bacino), S. Marco d'Alunzio e S. Agata di Militello.
A monte del centro abitato di Militello Rosmarino, in sinistra idrografica, vegeta la thalictrum calabrum, pianta della famiglia delle ranucolacee che rappresenta una entità botanica molto rara. Ancora più a monte, presso il centro abitato di Alcara Li Fusi, addossato a una imponente parete calcarea, fino al 1965, nidificava il grifone, mentre sono ancora presenti il corvo imperiale, la poiana, il gheppio, le taccole e l'aquila. Presso le Rocche del Crasto, a sud-est di Alcara Li Fusi, si può osservare l'aquila del Bonelli, il gracchio corallino e il sordone.
Il dissesto idrogeologico
Alcara Li Fusi (ME)
Viene trasmessa una scheda di censimento di una frana in c.da Rogato. Nel 1998 il Comune segnala un dissesto in località Villicano, nelle adiacenze del centro abitato. Nel '96 vengono segnalate, a causa dalle piogge copiose, estesi movimenti franosi e danni all'agricoltura e zootecnia. In data 3.10.98 è stato fatto un sopralluogo in c.da Rogato presso il Monastero Basiliano Santa Maria del Rogato, nel corso del quale è stato constatato che sono visibili alcune crepe in parte delle strutture murarie. A circa 100 m. in linea d'aria verso SE, vi è un fronte di frana della larghezza di circa 50 m. ancora attivo per la presenza di nuovi distacchi nella parte sommitale, e lunghezza di ca. 100 m. fino al margine del torrente sottostante denominato Fiumetto. Lungo lo stesso corso torrentizio vi sono altri fronti di frana minori sia a monte che a valle.
Il Comune ha trasmesso, con nota n. 1398/333 del 30 Agosto 1999 uno studio geologico dell'intero territorio con relativa carta dei fenomeni franosi in scala 1:50000. In tale carta sono riportati ben 355 corpi di frana e la relativa relazione sulla classificazione.
E' opportuno segnalare come il territorio sia vastamente interessato da fenomeni franosi.
Militello Rosmarino (ME)
Dallo studio redatto dalla Provincia regionale di Messina si evince che il territorio comunale dì Militello Rosmarino è interessato da molti eventi franosi di vaste dimensioni. La loro estensione comporta ovviamente che agiscano sul territorio interessando quasi sempre sistemi viari e infrastrutturali in senso ampio oltre che terreni coltivati e non e corsi d'acqua. Le frane localizzate nella parte sud del territorio comunale ricadono tutte all'interno del limite perimetrale del "Parco dei Nebrodi". I dissesti censiti sono quelli in cui il fattore di rischio diviene più elevato interessando il centro abitato, la viabilità provinciale, le opere infrastrutturali comprese le strutture scolastiche.
S. Agata di Militello (ME)
Si riporta di seguito un elenco delle aree maggiormente interessate da fenomeni di dissesto:
a) Parete del piano Cangemi sul torrente Inganno (forte erosione superficiale);
b) Area del vallone Posta (alta sensibilità geomorfologica in relazione ai processi di allargamento delle aree urbane);
c) Fenomeni di trasporto lungo le incisioni principali, versanti soggetti ad erosione laminari e ad instabilità gravitativa dei materiali litologici;
d) Monte Furci, Serra Quaranta, c.de Girina e Pattina - fenomeni di appesantimento e di scivolamento della coltre superficiale;
e) Serra Fontanelle, c.da Rigamo ed aree interne - processi erosivi superficiali di tipo laminare;
f) Bacino del vallone del Tomo - ampi areali di degrado;
g) Fiume Inganno - pur presentando caratteristiche di media o bassa predisposizione ai dissesti, è in atto un inasprimento dei fenomeni erosivi di fondo e alta valle.
Viene segnalato, inoltre, nel 1996 un crollo del muro di protezione della sede stradale in viale R. Siciliana e il dissesto dell'area adiacente al depuratore comprensoriale causato dal maltempo.
Dallo studio redatto dalla Provincia regionale di Messina si evince che il territorio comunale di Sant'Agata di Militello è interessato da undici eventi franosi. Quelli più rilevanti riguardano il centro abitato in località Torrecandele e le contrade Arcofora, Sanguinera e Telegrafo. Tutte le frane interessano sia l'edificato che le reti di sottosuolo e le infrastrutture viarie compresa la strada statale, assumendo valori di rischio medi e medio - alti. All'interno delle aree di frana sono sporadicamente comprese anche aree del Parco dei Nebrodi, tratti di alvei torrentizi terreni, agricoli e case rurali.
S. Marco d'Alunzio (ME)
Dallo studio redatto dalla Provincia regionale di Messina si evince che gli eventi franosi segnalati all'interno del territorio del comune di S. Marco d'Alunzio sono tutti valutabili in funzione del patrimonio storico - artistico che la cittadina rappresenta. Infatti oltre al valore intrinseco che è rappresentato dai parametri relativi all'edificato residenziale e di servizio, delle reti di viabilità, delle attività agricole, va tenuto nella dovuta considerazione il valore elevato che i monumenti aluntini rappresentano archeologicamente ed architettonicamente, senza sottovalutare, inoltre, il valore paesaggistico della rocca di pietra marmorea rossa su cui sorge l'abitato, che è minacciata dai movimenti franosi.
31 - Bacino idrografico principale: FIUME DI ZAPPULLA
Generalità
Versante: Settentrionale
Provincia: Messina
Compartimento idrografico: Palermo
Bacino idrografico principale: F. di Zappulla
Recapito del corso d'acqua: Mare Tirreno
Superficie totale del bacino imbrifero (Kmq): 153,3
Affluenti- F. Fitalia, Vallone Feo, Vallone Serrauzzo
Serbatoi ricadenti nel bacino: -
Altitudine minima (m.s.m.): 0,00
Altitudine massima (m.s.m.): 1.433
Altitudine media (m.s.m.): 733
Lunghezza dell'asta principale (Km): 24
Utilizzazione prevalente dei suolo: - Colture arboree  33% - Seminativo 23% - Prato e pascolo 18% 

Comuni ricadenti nel bacino: Capo d'Orlando, Capri Leone, Castell'umberto, Frazzanò, Galati Mamertino, Longi, Mirto, San Salvatore di Fitalia, Tortorici.
Descrizione
Il bacino del F. di Zappulla ricade nel versante settentrionale della Sicilia e si estende per circa 153 Kmq interessando il territorio della provincia di Messina. Il corso d'acqua, che si sviluppa per circa 24 Km, nasce sotto il nome di F. di Tortorici e riceve, a circa 7 Km dalla foce, il F. di Fitalia; da tale confluenza il corso d'acqua assume il nome di F. di Zappulla. I fiumi di Tortorici e di Fitalia nascono sulle pendici di M. del Moro e M. Formisia, il primo in territorio del Comune di Tortorici e il secondo in territorio di Galati Mamertino. Il F. di Fitalia attraversa il territorio dei Comuni di Galati Mamertino, Longi, S. Salvatore di Fitalia, mentre il F. di Tortorici attraversa il territorio dei Comuni di Tortorici e Castell'Umberto. Prima di sfociare nel Mar Tirreno, il F. Zappulla attraversa il territorio dei Comuni di Mirto, Caprileone e Capo d'Orlando e riceve le acque invasate di numerosi torrenti tra i quali il V.ne Feo e il V.ne Serrauzzo. Nel bacino del F. di Zappulla ricadono i centri abitati di Tortorici, Galati Mamertino, Longi, Castell'Umberto, S. Salvatore di Fitalia, Frazzanò, Mirto, Caprileone.
Il dissesto idrogeologico:
Capo D'Orlando (ME)
Viene segnalato in data 14 gennaio 1997 che le piogge persistenti hanno causato smottamenti sul costone roccioso a monte della SS 113 Km 106 e 107.
ZONA A : Versante a monte della S.S.113.
Si tratta del versante a monte della fascia costiera e della S.S.113, a partire dalla V.le del Forno e proseguire verso NE fino al Km 105 circa.
Nella zona di località Drago si sono verificati pericolosi fenomeni di crollo. In particolare un blocco litoide di natura arenacea (circa 1,5 m3) si e' staccato a mezza costa ed ha raggiunto la base del versante, fermandosi poco a monte del fabbricato Miragliotta per l'azione di frenata svolta sia dal contatto con il substrato detritico sia dalla presenza di una fitta copertura arborea.
Le cause del crollo vanno ricercate nello stato di fratturazione dell'ammasso roccioso, che isola blocchi di cospicue dimensioni, nella progressiva azione di degradazione lungo il versante , che si e' sviluppata ad opera delle acque dilavanti e provenienti da monte ed è stata favorita dalla distruzione della copertura vegetale, a seguito degli incendi del periodo estivo dello scorso anno.
Lungo il versante sono in corso lavori urgenti con il posizionamento di rete paramassi e il disgaggio dei blocchi litoidi isolati da fratture e aggettanti; nel contempo sono state emanate Ordinanze Sindacali a tutela della pubblica e privata incolumità con la chiusura al transito di un tratto di S.S. 113 e con lo sgombero di diversi fabbricati posti al piede del versante.
Le condizioni di rischio restano "molto elevate", in quanto cospicui volumi di blocchi litoidi singoli o associati tra loro, permangono in posizione di distacco e isolati da fratture aperte; mentre alla base del versante si riscontra una schiera di fabbricati, su un fronte di circa 200 metri, e la S.S. 113.
Lungo il tratto di versante a monte della S.S.113 dal Km 105 al Km 105+600 circa, si riscontra un'altra zona a rischio "elevato".
Si osservano blocchi litoidi, sempre di natura arenacea, in posizione di distacco, di volume rilevante(> 1,5 m3), con possibilità anche di ribaltamento, che rappresenta la condizione di caduta peggiore.
Il versante è a tratti sub-verticale e la copertura vegetale risulta assente o rada, per effetto di incendi degli anni passati.
ZONA B: Versante da Capo Faro al Cimitero.
Interessa il versante a NW del promontorio del Santuario di Capo d'Orlando,da Capo Faro al Cimitero, ove si evidenziano tratti di scarpate sub-verticali con strati o banchi di arenarie alternate a livelli argillosi, che immergono verso N e NW con angolo di inclinazione prossimi a 45°.
A monte della S.S. 116 di accesso al centro abitato, il Flysch di Capo d'Orlando presenta un assetto giaciturale conforme al versante e meno inclinato di esso (strati a "franapoggio meno"). Si realizza praticamente la condizione per l'innesco delle classiche frane di scivolamento di strati arenacei lungo una superficie di scorrimento planare, preesistente, data dagli interstrati argillosi.
A ridosso di Capo Faro l'erosione differenziale mette in risalto le bancate arenacee, che tendono a crollare in corrispondenza di fratture secondarie, perpendicolari alla stratificazione, e in assenza di sostegno al letto.
ZONA C : Versante da Capo Faro a S. Gregorio.
Si tratta del versante oltre il centro abitato di Capo d'Orlando, da Capo Faro a S. Gregorio, caratterizzato da scarpate sub-verticali, alla cui base si sviluppa la Strada Provinciale.
A ridosso del Capo Faro, l'ammasso roccioso del "Flysch -di Capo d'Orlando" si presenta rispetto al versante "a franapoggio", con il rischio di scivolamento della compagine arenacea.
Proseguendo verso S. Gregorio si rilevano sia lungo il versante sia ai margini della carreggiata stradale blocchi litoidi di modeste dimensioni crollati recentemente e tratti di versante protetti con rete paramassi. I diversi gradi di rischio sono stati definiti in base alla esposizione della strada provinciale e di alcuni fabbricati.
Dallo studio redatto dalla Provincia regionale di Messina si evince che nel territorio comunale sono state rilevate cinque frane. Tutte sono vicine a centri abitati e nel caso della frana di c.da Scafa, agli indicatori relativi alle opere infrastrutturali, alla viabilità primaria alle attività economiche ed a quanto altro connesso, si aggiunge il parametro della estensione, che risulta ancor più notevole se rapportato alla dimensione praticamente puntuale delle altre.
Un'altra frana all'interno del centro abitato interessa beni architettonici tutelati quali il Santuario di Maria Santissima ed i ruderi del Castello medievale che risalgono al XIV secolo. Il Santuario è fatto risalire agli ultimi anni del XVI secolo (1598).
Caprileone (ME)
Viene segnalato, in data 30.6.98 dal Genio Civile di Messina, un vasto movimento franoso che interessa il versante vallivo sinistro del Torrente Caliace e il t.te S. Rocco. Sono state cartografate le frane censite dalla Provincia regionale di Messina; dallo studio allegato si evince che il comune di Caprileone presenta una manifestazione franosa in località S.Rocco, nei pressi dell'abitato, che comporta l'interessamento di tutti i principali parametri presi in esame. Il movimento franoso, in questo caso, riguarda, oltre che tutte le reti viarie e di sottosuolo anche un edificio di interesse storico - artistico.
Castell'Umberto (ME)
Viene comunicato in data 2.10.98 che le avversità atmosferiche hanno causato danni a strutture e colture.
Dallo studio redatto dalla Provincia regionale di Messina si evince che il territorio comunale di Castell'Umberto è interessato da nove frane. Alcune sono molto importanti per potenzialità di rischio e per estensione, in quanto riguardano lunghi tratti il sistema delle strade provinciali che collega il centro con gli altri comuni dei comprensorio nebroideo e con la costa.
Le altre frane sono distribuite sul territorio comunale interessando piccole contrade, case sparse e terreni coltivati caratteristiche queste che le fanno valutare di medio rischio.
Quasi tutte le frane interessano località ricadenti all'interno del "Parco dei Nebrodi".
Frazzanò (ME)
Vengono segnalati dissesti idrogeologici presenti nel territorio comunale. Nel centro abitato si possono individuare almeno due corpi franosi. che costituiscono una riattivazione di fenomeni franosi antichi. Lo stadio attuale è quello incipiente.
Dallo studio redatto dalla Provincia regionale di Messina si evince che i tre eventi censiti sul territorio comunale più gravi sono quelli inerenti il centro abitato del comune, all'interno del quale, oltre alle reti di sottosuolo ed alla viabilità primaria e secondaria sono interessate dal dissesto due antiche chiese del centro storico.
Galati Mamertino (ME)
Nel '94 vengono segnalati alcuni dissesti lungo la strada intercomunale Galati - Paratore; in c.da Mulinazzo si è constatata la presenza di dissesti che hanno coinvolto la sede stradale in più punti. In località S. Antonio si è constatata una ulteriore progressione dei fenomeni di dissesto che stanno per interessare i fabbricati ubicati alla sommità del pendio. Anche in località Solicaria, sita alla periferia ovest dell'abitato, si è riscontrato un ampliamento del fenomeno franoso.
Il versante risulta costituito da detriti di varia origine e dimensione che ricoprono gli scisti filladici e i calcari marnosi della scaglia, in contatto tettonico tra loro.
Immersi nella coltre detritica si rinvengono dei blocchi erratici, di notevoli dimensioni, di calcari fratturati, che fungono da serbatoio per le acque, originando delle sorgenti.
Le acque sorgive, non essendo incanalate, si disperdono lungo il versante.
La coltre superficiale, imbibita, tende a scoscendere con movimenti lenti, ma costanti; quando, per fattori esterni, quali abbondanti piogge, avvengono delle variazioni che appesantiscono le coperture, si ha il brusco ed improvviso franamento.
La strada provinciale risulta per un tratto di circa 300 mt, interessata da un movimento franoso che ha asportato metà della carreggiata stradale.
Dallo studio redatto dalla Provincia regionale di Messina si evince che cinque delle undici frane che riguardano il territorio comunale interessano il piccolo centro abitato. Questi eventi franosi costituiscono nell'insieme un elevato rischio potenziale coinvolgendo il patrimonio edilizio nella sua totalità, le opere infrastrutturali, la scuola, la viabilità primaria e secondaria, gli alvei dei corsi d'acqua limitrofi e anche i beni di interesse architettonico conservati nel piccolo centro storico ed, in particolar modo, il santuario di Trofilo.
Altre cinque delle frane censite riguardano elementi ambientali e territoriali a basso grado di pericolosità come terreni agricoli e pascoli.
Longi (ME)
Vengono trasmesse schede di censimento che identificano le frane nelle seguenti località: Cerimo, Mandarano, Rione Borgo S. Croce, T.te S. Maria. Nel 94 vengono segnalati danni a causa delle abbondanti piogge.
Mirto (ME)
Dallo studio redatto dalla Provincia regionale di Messina si evince che quattro delle otto frane del territorio comunale di Mirto sono localizzate in prossimità di centri abitati. Nello sviluppo dell'area di frana vengono coinvolti i sistemi infrastrutturali ai vari livelli e le reti della -viabilità provinciale e comunale. Il complesso degli eventi franosi assume rilevanza anche in funzione delle notevoli dimensioni di ciascuna frana.
S. Salvatore di Fitalia (ME)
Dallo studio redatto dalla Provincia regionale di Messina risulta che anche per questo comune è valida l'analisi generale fatta per i comuni del comprensorio dei Nebrodi: il territorio comunale è segnato da numerose frane di medio valore di rischio, che costituiscono motivo di attenzione, alle quali si vanno ad aggiungere due episodi franosi in prossimità del centro abitato, di rischio più rilevante. Queste due frane riguardano il centro abitato, la strada statale, la viabilità secondaria e le opere infrastrutturali connesse al nucleo edificato.
Le altre frane investono parti di territorio attraversate da viabilità di ogni livello (anche statale), terreni agricoli e case sparse, corsi d'acqua ed in un caso anche una scuola.
Tortorici (ME)
Nel 1994 il Comune segnala danni causati dalle precipitazioni alle seguenti infrastrutture:
-  Acquedotto Tassita
-  Acquedotto Padirà Giannì
Sono stati segnalati danni alle seguenti strade:
-  Tortorici - S. Adriano - Due Fiumare;
-  Tortorici - Viadotto Romanò - Garibaldi;
-  Bivio Sciortino - Marù - Leci (strade rurali);
-  Bivio Marù c.da Sciortino - Martini;
-  Tortorici - Pagliara;
-  Pagliara - Valle Ventanni - Abbadessa;
-  Tortorici - Piano Canne - Sciortino;
-  Tortorici - S. Basilio - Piano Canne: in località S. Basilio un movimento franoso ha cancellato la strada carrozzabile S. Basilio - Padirà;
-  Tornante Papa - Grandusa - S. Luigi;
-  Bivio serro Alloro - Bruca - S. Bartolomeo - Randi - Sfaranda - Grazia;
-  P. Bivio Gentile - Piano Campo.
Dallo studio redatto dalla Provincia regionale di Messina risulta che il territorio comunale di Tortorici si caratterizza per la diffusa distribuzione dei centri abitati. Le numerose frane che interessano questo territorio sono quasi sempre localizzate in corrispondenza del centro maggiore o di una di queste frazioni. Da ciò consegue l'interessamento al movimenti franosi di tutte le reti della viabilità primaria e secondaria e delle opere infrastrutturali con una conseguente elevata valutazione del rischio potenziale. I dissesti nel loro sviluppo riguardano anche terreni agricoli o terreni di pascolo ed i corsi d'acqua che solcano il territorio comunale.
32 - Bacino idrografico principale: TORRENTE TIMETO
Generalità
Versante: Settentrionale
Provincia: Messina
Compartimento idrografico: Palermo
Bacino idrografico principale: T. Timeto
Recapito del corso d'acqua: Mare Tirreno
Superficie totale del bacino imbrifero (Kmq): 98,6
Affluenti: -
Serbatoi ricadenti nel bacino: -
Altitudine minima (m.s.m.): 0,00
Altitudine massima (m.s.m.): 1.367
Altitudine media (m.s.m.): 543
Lunghezza dell'asta principale (Km): 20
Utilizzazione prevalente del suolo: - Colture arboree  39% - Seminativo 33% - Prato e pascolo 15% 

Comuni ricadenti nel bacino: Librizzi, S. Piero Patti.
Descrizione
Il bacino del T. Timeto ricade nel versante settentrionale della Sicilia e si estende per circa 98 km2 interessando il territorio della provincia di Messina.
Il bacino confina ad est con il bacino del T. Elicona, ad ovest con alcuni bacini minori, a sud con il bacino del F. Alcantara. Il T. Timeto, che trae origine dalle pendici di M. Polverello, M. Caci e M. Castellazzo, si sviluppa per circa 20 Km fino a sfociare nel Mar Tirreno. Lungo il percorso riceve numerosi valloni, tutti di scarsa importanza per quel che riguarda l'utilizzazione delle acque. In esso ricadono i centri abitati di S. Piero Patti e Librizzi.
Il dissesto idrogeologico
Librizzi (ME)
Dallo studio redatto dalla Provincia regionale di Messina si evince che la frana di maggiore rilevanza riguarda il centro abitato, la strada provinciale di collegamento, le reti di sottosuolo ed anche i terreni coltivati limitrofi all'agglomerato.
Le altre frane del comune di Librizzi sono diffuse su tutto il territorio interessando strade provinciali, strade comunali piccole contrade, terreni coltivati con presenza di case rurali sparse.
S. Piero Patti (ME)
Nel 1994 viene segnalato dal Genio Civile di Messina un movimento franoso in località Sambuco a seguito di precipitazioni che hanno comportato una notevole imbibizione dei terreni argillosi superficiali provocando un sostanziale decadimento delle caratteristiche fisico-meccaniche. Tale situazione risulta aggravata dalle condizioni morfologiche estreme dell'area che presenta un alto grado di acclività. Gli effetti più rilevanti sono stati riscontrati in prossimità della strada comunale che collega la F.ne Sambuco alla F.ne Malaborsa. Sono state segnalati inoltre danni nelle località Urgeri, Mazzola, Martinello e Fiumara. Il territorio è interessato da diffusi fenomeni di dissesto che provocano gravi danni alla infrastrutture e mettono a repentaglio la sicurezza del territorio.
Dallo studio redatto dalla Provincia regionale di Messina si evince che il centro urbano di S Piero Patti è interessato da due frane localizzate nel suoi pressi. Altre numerosissime frane ricadono in questo territorio, ed interessano quasi esclusivamente terreni coltivati ed incolti, nonchè viabilità secondaria e corsi d'acqua.
33 - Bacino idrografico principale: TORRENTE ELICONA
Generalità
Versante: Settentrionale
Provincia: Messina
Compartimento idrografico: Palermo
Bacino idrografico principale: T. Elicona
Recapito del corso d'acqua: Mare Tirreno
Superficie totale del bacino imbrifero (Kmq): 55
Affluenti: -
Serbatoi ricadenti nel bacino: -
Altitudine minima (m.s.m.): 0,00
Altitudine massima (m.s.m.): 1.344
Altitudine media (m.s.m.): 690
Lunghezza dell'asta principale (Km): 18
Utilizzazione prevalente del suolo: -  Seminativo  55% - Colture arboree 23% - Prato e pascolo 22% 

Comuni ricadenti nel bacino: Montalbano Elicona.
Descrizione
Il bacino del T. Elicona ricade nel versante settentrionale della Sicilia e si estende per circa 55 Kmq interessando il territorio della provincia di Messina. Il bacino confina ad ovest con il bacino del T. Timeto, ad est con alcuni bacini minori, a sud con il bacino del F. Alcantara. Il T. Elicona, che trae origine dalle pendici di M. Rosso e di M. Roccaro, si sviluppa per circa 18 Km fino a sfociare nel Mare Tirreno. Lungo il percorso riceve numerosi valloni, tutti di scarsa importanza per quel che riguarda l'utilizzazione delle acque. Nel bacino del T. Elicona, è stata studiata la realizzazione di un serbatoio, denominato Elicona. L'invaso, studiato con esito positivo, dovrebbe raccogliere i deflussi di circa 48 Kmq di bacino e dovrebbe avere una capacità utile di 3.1 Mmc con un volume medio annuo utilizzabile di 3 Mmc/anno.
Il dissesto idrogeologico
Montalbano Elicona (ME)
Dallo studio redatto dalla Provincia regionale di Messina si evince che il maggior numero delle frane interessa soltanto terreni agricoli e strade di carattere locale. Altre sono da segnalare perché interessano tratti della viabilità provinciale, mentre una riguarda una chiesa di elevato valore storico artistico.
Le frane più rilevanti sono le due che si registrano nel centro abitato ed una, in particolare, interessa il centro storico con i suoi molti edifici e chiese di pregio. Nell'area di frana ricadono anche tratti della viabilità primaria e secondaria, terreni agricoli ed anche il torrente.
34 - Bacino idrografico principale: TORRENTE MAZZARRA'
Generalità
Versante: Settentrionale
Provincia: Messina
Compartimento idrografico: Palermo
Bacino idrografico principale: T. Mazzarrà
Recapito del corso d'acqua: Mare Tirreno
Superficie totale del bacino imbrifero (Kmq): 120,6
Affluenti: T. Paratore, T. Blandino
Serbatoi ricadenti nel bacino: -
Altitudine minima (m.s.m.): 0,00
Altitudine massima (m.s.m.): 1.340
Altitudine media (m.s.m.): 599
Lunghezza dell'asta principale (Km): 20
Utilizzazione prevalente del suolo: -  Seminativo  40% -  Colture arboree 28% - Prato e pascolo 20% 

Comuni ricadenti nel bacino: Castroreale, Mazzarrà S. Andrea, Novara di Sicilia, Tripi.
Descrizione
Il bacino del T. Mazzarrà ricade nel versante settentrionale della Sicilia e si estende per una superficie di circa 120 Kmq interessando il territorio della provincia di Messina. Il corso d'acqua, che si sviluppa per circa 20 Km, nasce sotto il nome di T. Novara alle pendici di Rocca Novara e M. Trefinaite. Nel territorio del comune di Tripi riceve in sinistra idrografica il T. Paratore che a sua volte trae origine in località Portella Calvagna. Dalla confluenza con il T. Paratore, il corso d'acqua prende il nome di T. Mazzarrà, il quale, dopo aver attraversato il territorio dei Comuni di Tripi, Mazzarrà S. Andrea e Castroreale e dopo aver ricevuto in destra idrografica il T. Blandino, sfocia nel Mar Tirreno. Nel bacino ricade il centro abitato di Mazzarrà S. Andrea, il quale è servito da fognatura mista al 90% e da un vecchio impianto di depurazione ormai fuori uso. Le acque reflue non trattate vengono scaricate nel T. Mazzarrà.
Il dissesto idrogeologico
Castroreale (ME)
Nel 1996, vengono segnalati danni dovuti alle piogge torrenziali del 29 e 30 gennaio. Particolarmente colpita è la frazione Bafia, dove una massa di fango ha invaso il cimitero coprendo quasi per intero gran parte delle tombe. Nelle vie Ciappazzo, Quinto Costa e Fontane si sono verificati smottamenti di terreno che interessano le strade e le abitazioni sottostanti. Colpite anche le contrade di S. Croce - Marasà, Crizzina, Arangiaro, Ginestrelle, S. Domenico, Alforano, S. Andrea, Cotalimita, Acquazzaro e Fondacorso.
Dallo studio redatto dalla Provincia regionale di Messina si evince che il comune di Castroreale è interessato soltanto da tre eventi franosi di limitate proporzioni tutti ricadenti all'intemo di perimetri edificati del nucleo principale e della frazione di Bafia. Questi fenomeni di dissesto comportano dei fattori di rischio consistenti per i pericoli che potrebbero derivarne alla popolazione, all'edificato urbano ed in maniera isolata ad edifici architettonicamente rilevanti; per questo motivo il Comune è stato classificato, nello studio della Provincia regionale, fra quelli ad alto rischio.
Mazzarrà S. Andrea (ME)
Vengono trasmesse le schede di censimento dei fenomeni franosi ubicate nelle seguenti località: cimitero, chiesa e scuola.
Nel 1994 viene segnalata la precaria situazione del Vallone Cerolivo, in particolare nel tratto che dall'incrocio con la strada comunale "Castello" arriva fino allo sbocco presso la via Molino o S. Andrea. Viene segnalata, nel 1993, la situazione di massimo degrado in cui versano gli alvei dei torrenti Mazzarrà, Mela e Patrì. Viene trasmesso uno studio geologico per il consolidamento del costone Cerolivo a protezione del Cimitero Comunale a firma del geologo Dott. Bucca.
Dallo studio redatto dalla Provincia regionale di Messina si evince che la frana censita all'interno dell'abitato propone più elementi rilevanti ai fini della valutazione del rischio potenziale. La frana riguarda, oltre una parte del centro abitato con tutte le infrastrutture ad esso collegate, il cimitero localizzato in prossimità del nucleo abitato medesimo.
Tutti i parametri di valutazione interessati dalla frana appartengono alla categoria più elevata per potenzialità di rischio e quindi il dissesto è catalogato nella classe ad alto rischio.
Novara di Sicilia (ME)
Dallo studio redatto dalla Provincia regionale di Messina si evince che il complesso delle frane rilevate nel territorio di Novara di Sicilia mostra elementi di alto rischio potenziale. Infatti tranne le frane che interessano solo terreni incolti tutte le altre si sviluppano su porzioni di territorio ove ricadono centri abitati grandi e piccole opere infrastrutturali, strade statali, provinciali e comunali, beni architettonici (il cimitero), oltre che terreni coltivati ed aree vincolate a parco.
Tripi (ME)
Dallo studio redatto dalla Provincia regionale di Messina si evince che le tre frane censite sul territorio comunale riguardano tutte il centro abitato ed i terreni limitrofi. I dissesti hanno una estensione limitata e due di essi oltre ad interessare la viabilità comunale e le opere infrastrutturali locali quali le reti di sottosuolo, interessano alcuni tratti delle strada provinciale 115.
Il Comune di Tripi, nel Febbraio 1999, invia una relazione tecnica nella quale vengono segnalati e descritti tre siti, all'interno del territorio comunale, due dei quali ricadenti nel centro urbano, che sono stati interessati da dissesti:
1) movimento franoso sito nella c.da Vignazza di Tripi centro, innescatosi intorno al 1940, con il crollo di un fronte di circa ml 80, interessando la sottostante S.P. n. 115 Tripiciana.
Per i fabbricati insistenti nel sito il Comune ha emesso Ordinanze di sgombero.
In atto, detto dissesto interessa un fronte di circa ml 250 ed è in quiescienza.
2) grave dissesto idrogeologico che interessa l'intero Monte Castello, in particolar modo le parti che sovrastano l'abitato di tripi centro e della frazione Casale. I pendii sono privi di ogni previsione per evitare lo scivolamento verso valle di grossi massi e strati superficiali.
3) movivento franoso sito all'interno dell'abitato di Tripi centro, innescatosi intorno al 1942, mediante scivolamento verso valle di una consistente superficie di terreno, fortemente inclinato e danneggiamento di fabbricati destinati a civile abitazione. Nel 1974 detta frana si è nuovamente accentuata, creando una lesione per una lunghezza di circa ml 130 lungo l'asse stradale di via F. Todaro, che ha comportato l'inagibilità di diversi edifici. Nel 1988 è stato eseguito un primo lotto di consolidamento.
35 - Bacino idrografico principale: TORRENTE TERMINI
Generalità
Versante: Settentrionale
Provincia: Messina
Compartimento idrografico: Palermo
Bacino idrografico principale: T. Termini
Recapito del corso d'acqua: Mare Mediterraneo
Superficie totale del bacino imbrifero (Kmq): 100,2
Affluenti: Fiumara S. Venera
Serbatoi ricadenti nel bacino: -
Altitudine minima (m.s.m.): 0,00
Altitudine massima (m.s.m.): 1.196
Altitudine media (m.s.m.): 577
Lunghezza dell'asta principale (Km): 23
Utilizzazione prevalente del suolo: - Prato e pascolo  45% - Seminativo 31% - Colture arboree 21% 

Comuni ricadenti nel bacino: Fondachelli Fantina, Rodì Milici, Terme Vigliatore.
Descrizione
Il bacino del Torrente Termini, detto anche Rodi o Patri nel tratto centrale del bacino e Fantina nel tratto più a monte, ricade nel versante settentrionale della Sicilia e si estende per una superficie di circa 100 Kmq interessando il territorio della provincia di Messina. Il corso d'acqua, che si sviluppa per circa 23 Km, nasce sotto il nome di T. Fantina, nel territorio del Comune di Fondachelli Fantina, alle pendici dei monti Pomaro e Tre Fontane. Dopo essersi congiunto con la fiumara S. Venera, in territorio di Rodi Milici, attraversa il Comune di Terme Vigliatore e quindi sfocia nel Mar Tirreno. Le caratteristiche del corso d'acqua e dei suoi affluenti sono quelle tipiche delle fiumare, con forte potere erosivo lungo i tratti montani ed ampi fondovalle alluvionati in prossimità della foce. Il bacino presenta una tipica morfologia a pendii molto acclivi per oltre l'80% della sua estensione e a pendii più blandi per il resto dell'area. La morfologia più aspra caratterizza la parte centro-meridionale del bacino, con quote variabili dai 200 m ad oltre 1200 m, mentre nella parte settentrionale si ha una morfologia a blande colline e a tratti pianeggianti, con quote variabili dai 200 m sino al livello del mare. I tratti morfologici del bacino sono direttamente condizionati dalla natura dei terreni in esso affioranti, rappresentati in massima parte di rocce cristalline e subordinatamente da rocce sedimentarie di tipo flyscioide, oltre che da argille e da depositi clastici a vario grado di coerenza. Nel territorio del bacino del T. Termini sono state realizzate numerose opere di sistemazione idraulica ed attuali interventi per la conservazione del suolo e per il consolidamento di pendici interessate da gravi fenomeni di dissesto. In particolare sono state effettuate arginature per lunghi tratti del corso del torrente, a difesa delle ampie zone coltivate esistenti ai margini dell'alveo.
Sono inoltre stati effettuati rimboschimenti su alcune aree ristrette del bacino e sistemazioni con briglie di alcune minori incisioni montane.
Le altitudini media e massima del bacino imbrifero che presenta un fattore di forma di circa 2.0, sono rispettivamente di 577 e 1196 m.s.m.; nel bacino ricade il centro abitato di Rodi Milici.
Il dissesto idrogeologico
Fondachelli Fantina (ME)
Dallo studio redatto dalla Provincia regionale di Messina si evince che nel comune di Fondachelli sono state censite quindici frane, ma fra queste soltanto due hanno un potenziale di rischio consistente, mentre tutte le altre interessano località montane, incolti o per lo più terreni utilizzati come pascolo.
Le due frane riguardano, invece, l'abitato di contrada Rubino e l'alveo della flumara che lo lambisce.
Rodì Milici (ME)
Dallo studio redatto dalla Provincia regionale di Messina risulta che due frane di modeste dimensioni riguardano il piccolo centro abitato, interessando nel loro sviluppo parti dell'edificato e delle relative reti di sottosuolo. Una frana interessa anche la S.P.92 oltre che la viabilità comunale.
Le altre frane riguardano parti del territorio non urbanizzate del territorio ove sono presenti gruppi di case rurali ma soprattutto interessano terreni agricoli, incolti e corsi d'acqua.
Terme Vigliatore (ME)
Viene segnalato nel 1996 un grave dissesto idrogeologico sul T.te Mazzarrà causato dalle precipitazioni.
36 - Bacino idrografico principale: TORRENTE MELA
Generalità:
Versante: settentrionale
Provincia: Messina
Bacino idrografico principale: Torrente Mela
Recapito del corso d'acqua: Mare Tirreno
Superficie totale del bacino imbrifero: -
Affluenti: -
Serbatoi ricadenti nel bacino: -
Altitudine minima (m.s.m.): 0,00
Altitudine massima (m.s.m.): -
Altitudine media (m.s.m.): -
Lunghezza dell'asta principale (Km): -
Utilizzazione prevalente del suolo: -
Comuni ricadenti nel bacino: Pace del Mela, S. Filippo del Mela, S. Lucia del Mela.
Il dissesto idrogeologico
Pace del Mela (ME)
Viene segnalato, con nota del Comune n. 8837 del 23 Luglio 1999, che le zone del centro abitato della frazione Giammoro e della borgata Gabbia, nonchè le zone limitrofe al Torrente Muto sono ad elevato rischio idrogeologico.
Dallo studio redatto dalla Provincia Regionale di Messina si evince che il territorio comunale di Pace del Mela è interessato solamente da due frane, che riguardano una la contrada Fontanelle, l'altra la località Tagliatore. Nel primo caso, oltre il piccolo nucleo edilizio, ricadono nell''area di frana le reti infrastrutturali, la strada comunale ed i terreni agricoli ai margini della frazione. L'altro dissesto è di rilevanza ancora minore, riguardando una zona di terreni agricoli ove si riscontra la presenza di case rurali.
S. Filippo del Mela (ME)
Dallo studio redatto dalla Provincia Regionale di Messina risulta che le due frane che interessano il Comune di S. Filippo del Mela riguardano una parte del centro abitato ed una contrada con l'interessamento di un tratto della strada provinciale 66 e delle opere infrastrutturali, quali le reti di sottosuolo. Le aree di frana comprendono, nella loro estensione, anche terreni agricoli e terreni incolti e in un caso giungono sino ad interessare un tratto del letto del torrente. Le frane denotano un valore medio di grado di rischio.
S. Lucia del Mela (ME)
Dallo studio redatto dalla Provincia Regionale di Messina si evince che i dissesti rilevati nel Comune di S. Lucia del Mela sono mediamente a basso indice di rischio, eccetto i due che sono localizzati in prossimità del centro abitato e che riguardano la strada provinciale e le reti infrastrutturali comunali.
37 - Bacino idrografico principale: FIUMARA NICETO
Generalità:
Versante: settentrionale
Provincia: Messina
Compartimento idrografico: -
Bacino idrografico principale: -
Recapito del corso d'acqua: Mare Tirreno
Superficie totale del bacino imbrifero (Kmq): 80,85
Affluenti: Fiumara di Monforte, V.ne di Spanò, F. Manrovetto
Serbatoi ricadenti nel bacino: -
Altitudine minima (m.s.m.): 0.00
Altitudine massima (m.s.m.): 1209 (P.zo Prensi)
Altitudine media (m.s.m.): 525
Lunghezza dell'asta principale (Km): 18
Utilizzazione prevalente del suolo: -
Comuni ricadenti nel bacino: Monforte S. Giorgio, Roccavaldina, S. Pier Niceto, Torregrotta, Valdina.
Descrizione
Il corso della Fiumara Niceto è impostato su un'ampia valle i cui fianchi sono costituiti da modesti rilievi collinari intagliati a destra, nelle argille sabbiose del Pliocene, a sinistra, nella formazione clastica ciottoloso-sabbiosa del Siciliano.
La coltre alluvionale è rappresentata da livelli di ghiaia e ciottoli a legante sabbioso, con interstrati lentiformi di limo sabbioso e argilloso con ghiaia.
Dal punto di vista geologico, l'area del bacino può essere suddivisa in due settori: quello settentrionale dominato da rocce sedimentarie di tipo arenaceo-sabbioso-conglomeratico ascrivibile essenzialmente al Miocene; quello meridionale, che interessa la zona apicale sui Peloritani, dominato dagli scisti e dalle filladi di vario tipo, con locali lembi di argille variegate ascrivibili all'Eocene.
Nella sezione costiera del bacino del Niceto domina la fascia alluvionale; nella sinistra dell'alveo, poco più a nord della confluenza tra il Niceto ed il Bagheria, si riscontrano le argille varicolori.
La sezione mediana del bacino è dominata dalla sequenza tortoniana; la sezione nord orientale è caratterizzata dalla presenza delle argille varicolori.
La porzione montana del bacino presenta localmente aree interessate da dissesti.
Notevolmente diversificato e vario risulta il sistema vegetazionale; tale varietà è dovuta alla conformazione del terreno, che presenta forti pendenze (oltre il 40%) con profondi burroni che si aprono nel territorio interessato. Così, accanto alla tipica vegetazione ripariale, costituita da canne, pioppi neri e salici, si trovano ginestre, felci, eraca ed oleandri.
L'elevato tasso di antropizzazione ha, inoltre, determinato una profonda degradazione dell'ambiente vegetazionale spontaneo, che si manifesta con la presenza di specie che non sono tipiche della vegetazione ripariale autoctona.
Il dissesto idrogeologico
Monforte S. Giorgio (ME)
Dallo studio redatto dalla Provincia Regionale di Messina, si evince che il Comune di Monforte S. Giorgio presenta una situazione simile ad altri centri della Provincia, con una serie di Frane diffuse sul territorio comunale a rischio basso, anche se non irrilevante ed alcune frane vicine ai centri abitati in cui i fattori interessati dalla valutazione aumentano in numero ed in rilevanza.
Le frane riguardano l'abitato di Monforte, la frazione Pellegrino e la strada che congiunge con le correlate reti di servizio che interessano i terreni limitrofi, in maggior parte di uso agricolo.
Roccavaldina (ME)
E' stato segnalato, nel 1993, che nel pendio a valle della strada Cordà - Sottocono, una serie di muri di sostegno in c.a. ed a gravità risultano gravemente lesionati e fratturati in conci separati da ampi squarci da cui defluiscono le acque piovane, nonchè in bilico sul dirupo roccioso. Nel '96 viene segnalato che, a seguito di eventi atmosferici verificatisi nei giorni 4 e 7 Ottobre 1996, sul fondo ed in c.da Dorgari e in c.da Fontanelle si sono verificati fenomeni franosi di modesta entità.
Dallo studio redatto dalla Provincia Regionale di Messina si evince che i tre dissesti che interessano il territorio comunale di Roccavaldina sono tutti di dimensioni assai limitate e solamente una interessa il centro abitato. Le aree di frana dei dissesti riguardano nel loro sviluppo verso valle i terreni coltivati vicini all'abitato, i terreni incolti lungo la sponda del torrente ed infine il corso d'acqua stesso.
Il Comune, con nota n. 3187 del 9 Settembre 1999, comunica che nel territorio di Roccavaldina, precisamente nella frazione SS. Salvatore, sono presenti fenomeni di dissesto, in particolare in aree limitrofe al centro urbano della stessa frazione. Nel Settembre 1996, in seguito a violenti acquazzoni, tutta la zona abitata di SS. Salvatore è stata sommersa da fango e detriti provenienti dalle montagne sovrastanti, con grave pericolo per l'incolumità degli abitanti.
San Pier Niceto (ME)
Sono state cartografate le frane in c.da Vigareddu, in località Estremità Sud, nel centro urbano lato SE e nel versante ovest, zona Passolanzo (fiumara Niceto), estremità Nord (m.te Cupola - Filippone).
Dallo studio redatto dalla Provincia Regionale di Messina, si evince che l'abitato di S. Pier Niceto è interessato da cinque delle otto frane riportate dal censimento. I dissesti rilevati sono di medio grado di rischio e riguardano in tutti i casi il sistema della viabilità ed a volte quello idrografico, i terreni agricoli con le contrade e le case rurali su di essi distribuite. I valori del grado di rischio subiscono incrementi in relazione alla presenza sul territorio di alcuni beni storico - architettonici ed archeologici.
38 - Bacino idrografico principale: TORRENTE PAGLIARA
Generalità
Versante: Orientale
Provincia: Messina
Compartimento idrografico: Palermo
Bacino idrografico principale: T. Pagliara
Recapito del corso d'acqua: Mare Ionio
Superficie totale del bacino imbrifero (Kmq): -
Affluenti: -
Serbatoi ricadenti nel bacino: -
Altitudine minima (m.s.m.): -
Altitudine massima (m.s.m.): -
Altitudine media (m.s.m.): -
Lunghezza dell'asta principale (Km):
Utilizzazione prevalente del suolo: - Seminativo  43% - Prato e pascolo 8% - Colture arboree 49% 

Comuni ricadenti nel bacino: Furci Siculo, Mandanici, Pagliara, Roccalumera.
Il dissesto idrogeologico:
Furci Siculo (ME)
Dallo studio redatto dalla Provincia regionale di Messina si evince che i dissesti inerenti il territorio comunale di Furci sono di modesta rilevanza in quanto presentano potenzialità di rischio assai limitate interessando parti del territorio scarsamente antropicizzate, utilizzate solo a fini agricoli. L'unica strada interessata da uno dei dissesti è la strada comunale che conduce alla frazione di Artale.
Mandanici (ME)
Nel 1996 viene segnalata una situazione di rischio idrogeologico riguardante le briglie poste a valle del ponte in c.da Spaforo. Inoltre nel 1998 è stato trasmesso dal Comune uno studio con l'individuazione delle zone soggette a rischio idrogeologico. Nella fattispecie:
Zona n. 1 - Frana sita in c.da "Menzica". Tale frana risulta attiva da almeno 100 anni ed interessa una vasta zona. Nel periodo delle piogge migliaia di mc di materiale vengono trasportate a valle creando pericoli per il centro abitato.
Zona n. 2 - Tratto di torrente sito a monte del Ponte "Nuova". Nel periodo invernale l'erosione delle sponde laterali mette in pericolo le infrastrutture esistenti.
Zona n. 3 Pericolo di frana sottostante il q.re Rocca. Tale parte di abitato è posta su di un costone quasi a strapiombo formato da rocce caratteristiche di questa zona (Filladi). Alla base di questo costone scorre il tornante Cavallo.
Zona n. 4 - Pericolo di smottamento del Q.re S. Giorgio e Spafaro. Tali quartieri sono ubicati alla sommità di un rilievo collinare e insistono sul versante sinistro della fiumara Dinarini-Pagliara arginato da muri in conglomerato cementizio semplice. Anche tale versante è costituito da rocce filladiche che conferiscono poca stabilità.
Zona n. 5 - Pericolo di smottamento in c.da Fontanella. Tale zona in occasione di eventi atmosferici elevati e persistenti tende a scivolare verso la fiumara Dinarini Pagliara.
Zona n. 6 - Pericolo di smottamento zona Cimitero Comunale. Vi sono le stesse problematiche della zona n. 5.
Zona n. 7 - Pericolo di smottamento, frana e crollo di muro di sostegno a monte della Via C. Battisti.
Dallo studio redatto dalla Provincia regionale di Messina si evince che le frane del comune di Mandanici sono diffuse su tutto il territorio comunale. La frana di maggiore rilevanza è quella che interessa parte del centro abitato e terreni coltivati ad esso limitrofi.
Pagliara (ME)
Viene segnalato nel 1993 un movimento franoso in frazione Locadi. Inoltre vengono segnalati danni alle strutture idriche, fognarie e viarie a seguito del nubifragio nei giorni 3 e 4 ottobre 96.
Dallo studio redatto dalla Provincia regionale di Messina si evince che il territorio comunale di Pagliara è interessato dalla sola frana che riguarda la frazione di Locadi e che oltre all'abitato interessa i limitrofi terreni coltivati e l'alveo del vicino corso d'acqua.
Roccalumera (ME)
Viene segnalato nel 1996 lo straripamento del T.te Pagliara. Inoltre è stata trasmessa dal Comune, nel 1997, la relazione dei danni causati dal nubifragio del 3 e 4 ottobre 1996:
- traversa di Via Amerigo Vespucci angolo Via C. Colombo: la furia delle acque piovane ha creato una voragine in mezzo alla carreggiata stradale.
- depuratore consortile: l'enorme quantitativo di acqua piovana franmmisto alle acque reflue ha creato allagamenti nel capannone dei macchinari.
- via C. Colombo incrocio Via Piccolo Torrente Pagliara: si rende necessario allargare il varco sito sul marciapiede del muro di sostegno al lungomare in modo tale da permettere un più agevole deflusso delle acque provenienti a pelo libero lungo il Piccolo Torrente Pagliara che in caso di piogge causano l'allagamento della strada panoramica per una lunghezza di Km 1.
- rione Allume: le acque piovane provenienti dalla c.da Ferro hanno creato smottamenti di terreno e frane riversandosi in via Zifano I e Petricchia causando voragini e riversandosi anche sulla provinciale per Allume che è rimasta intransitabile per alcune ore. A mezzo pala meccanica si è provveduto prontamente alla riapertura della sede viaria.Altri danni sono stati causati nella Via Vallone a seguito di smottamento di terreno causato dalle acque provenienti dalla strada Allume/Budicari.
- via San Michele: le abbondanti acque meteoriche hanno causato una frana con distacco di massi riversatosi a ridosso dei fabbricati. In atto il viottolo a monte dei fabbricati risulta ostruito.
- contrada Bracale: la piena del torrente ha scalzato n. 3 pali di sostegno dell'ENEL che in atto risultano abbattuti con pericolo per i cavi elettrici.
- frazione Sciglio: il forte vento ha abbattuto n. 2 piante di noce che sono caduti sulla strada Via Bellinghieri; i danni maggiori sono stati causati dalle acque meteoriche che provenienti dalla strada Contrisa contrada Pirainazzo hanno trasportato a valle notevoli quantità di detriti lungo le proprietà agrumeti riversandosi poi in via Carmine.
- strada Contrisa - Contrada Salice: le acque piovane raccolte dalla strada in terra battuta hanno causato smottamenti di terreno con conseguente interramento di alberi (piante di ulivo).
- strada Cimitero - contrada Carrubbara: le acque piovane hanno invaso la proprietà della ditta Spadaro Salvatore, creando una voragine sulla predetta strada tanto da renderla intransitabile, causando difficoltà ai mezzi comunali per arrivare alla discarica. I detriti oltre ad invadere la proprietà agrumetata della ditta Spadaro si sono riservati lungo la strada per il cimitero sino ad arrivare al torrente S. Nicola.
- discarica com.le R.S.U.: le persistenti piogge hanno causato smottamenti di terreno abbattendo parte della recinzione.
- si rende necessario procedere al ripristino delle piste lungo i torrenti S. Nicola con fabbricati isolati - Sciglio Allume - contrada Bracale e lungo le piste carrabili Allume - Budicari - Galluffi - Bucolia - Turco - Mirto
- da una sommaria indagine risultano allagate diverse abitazioni in via Petricchia - Zitano e Vallone con danni alle suppellettili e mobili
- l'enorme quantità di acque piovane riversatisi nella rete fognante ha causato danni alle stazioni di sollevamento (motori elettrici) ed alla condotta fognaria che risulta in più parti rotta ed otturata. Anche la rete idrica risulta danneggiata in più parti con tubi rotti e conseguente perdita di acque.
Dallo studio redatto dalla Provincia regionale di Messina si evince che nel territorio comunale è censita una sola frana localizzata a nord della frazione di Allume, che interessa lo stesso abitato, i terreni coltivati ed il corso d'acqua ad esso limitrofo.
39 - Bacino idrografico principale: FIUMARA D'AGRÒ
Generalità
Versante: orientale (Ionico)
Provincia: Messina
Compartimento idrografico: Palermo
Bacino idrografico principale: Fiumara d'Agrò
Recapito del corso d'acqua: Mare Ionio
Superficie totale del bacino imbrifero (Kmq): 182
Affluenti: Antillo, Scifì, Brise, V.ne Licastro
Serbatoi ricadenti nel bacino: -
Altitudine minima (m.s.m.): 0,00
Altitudine massima (m.s.m.): 1.374
Altitudine media (m.s.m.):
Lunghezza dell'asta principale (Km): 15
Utilizzazione prevalente del suolo: -  Seminativo  38% -  Prato e pascolo 11% -  Colture arboree 34% 

Comuni ricadenti nel bacino: Antillo, Casalvecchio Siculo, Castelmola, Forza d'Agrò, Giardini Naxos, Limina, Roccafiorita, S. Alessio Siculo, S. Teresa Riva, Savoca.
Il dissesto idrogeologico
Antillo (ME)
Nel 1996 vengono segnalati dal Comune i danni conseguenti alle piogge torrenziali abbattutesi sulla vallata dell'Agrò ed in particolare sul territorio di Antillo:
Strada prov.le Antillo - S. Alessio Siculo       

- frana in contrada Portella vicino al Cimitero Comunale;
- frana in contrada Morzulli - Bastianello - Murazzo;
Strada prov.le agricola Manti-Rocchenere-Vissi
- frana in contrada Romito per un tratto di circa 80 mt con l'abbattimento di un muro di contenimento;
Strada provinciale Antillo-Fondachelli-Portella Mandrazzi
- frana in svariati tratti della strada con interruzione totale del transito.
Inoltre sono stati resi intransitabili a causa delle predette piogge torrenziali, i 70 Km. di piste agricole ricadenti in questo Comune.
A causa delle piogge e del perdurare di esse (Ottobre '95 - Marzo '96) si sono avuti enormi danni all'agricoltura.
Dallo studio redatto dalla Provincia regionale di Messina si evince che le cinque frane censite sono disposte a "corona" attorno al piccolo centro e costituiscono una minaccia per l'abitato e la popolazione, interessando nel loro sviluppo il patrimonio edilizio residenziale, gli edifici pubblici la viabilità provinciale e comunale, le reti di sottosuolo ed i beni architettonici del piccolo centro della costiera ionica.
Una frana interessa anche il monumento ai dispersi di tutte le guerre.
Nel luglio 1999 il Comune segnala le aree ad elevato rischio idrogeologico:
1) argini del Torrente Agrò in c.da Mastrosanto sino alla c.da Mante Bucolio, Castagna, Vissi;
2) a monte del paese, c.da Acqua Vena e delle frazioni Ferraro, Cicala e Conigliari;
3) a valle della frazione Giardino, tra il vallone Sotto Antillo e il vallone Giardino.
Viene precisato che per il consolidamento a monte del centro urbano e delle frazioni Ferraro, Cicala e Conigliari, esiste già un progetto di massima.
Casalvecchio Siculo (ME)
Dallo studio redatto dalla Provincia regionale di Messina si evince che dieci frane insistono sul territorio comunale di Casalvecchio Siculo. Quelle che colpiscono direttamente il centro urbano sono le più gravi sia per estensione che per potenzialità di rischio. Le altre frane sono distribuite lungo le strade provinciali e comunali quasi sempre in prossimità di contrade o piccole frazioni quali Rafale, Misitano, Scarsa, Mitta, Cancello e Rimiti. I movimenti franosi individuati interessano solo marginalmente gli abitati senza coinvolgere opere infrastrutturali con l'eccezione di quella a valle del paese e quella di contrada Mitta in cui è interessata la strada provinciale.
Nell'agosto del 1999 il Comune trasmette la scheda di censimento di una frana ricadente in località S. Carlo.
Castelmola (ME)
Nel Comune di Castelmola sono presenti fenomeni di dissesto sparsi sul territorio comunale. Le località interessate, maggiormente, sono le seguenti:
1) Luppineria - Serro S. Giorgio - Case Calì - Portella Pandolfo: aree interessate da corpi di frana per scorrimento in stato quiescente ad alto potenziale di riattivazione, impostati su terreni semi-metamorfici (clorito-scisti e semiscisti in genere);
2) località Dammari: area interessata da movimenti morfodinamici per scorrimento impostati su una successione torbiditica limosa arenacea denominata Flysh di Capo d'Orlando e storicamente interessata da fenomeni franosi in genere;
3) contrada Conche: il versante rivolto a est è formato dalla sovrapposizione di differente litotipi ed interessato da numerose incisioni; l'insieme di questi elementi sommati all'elevato grado di tettonizzazione dell'area ha generato in epoche recenti numerosi dissesti tuttora attivi;
4) contrada Corria - Portella Tropiano: la presenza in quest'area di una superficie di ricoprimento tettonico, che mette a contatto litologie a caratteristiche geomeccaniche estremamente differenti, produce fenomeni di scorrimento di masse in stato attivo;
5) contrada Lumbia: è in atto in questa zona un evidente grave movimento franoso che subisce delle evidenti accelerazioni in concomitanza di fenomeni piovosi; ne subiscono i maggiori danni due vie di comunicazione soggette ad elevati flussi veicolari, che sono l'unico accesso alla zona delle case popolari e varie altre abitazioni delle contrade.
Forza d'Agrò (ME)
Nel 1996 viene segnalato dal Comune che a seguito delle piogge è crollato il muro di sostegno della "rotonda" denominata "Damusello". Le alluvioni hanno causato smottamenti a terreni e crolli. Risultano danneggiati la strada Forza d'Agrò - Scripi, S. Leo - Righi, Grutta - Vetrano, Lipardo - S. Giorgio, Mustica - Calmero. In c.da Vignale uno smottamento ha interessato la sede viaria ubicata a valle del fabbricato Muscolino.
Dallo studio redatto dalla Provincia regionale di Messina si evince che tre frane insistono sul territorio comunale di Forza d'Agrò. Quelle localizzate sul costone sud del promontorio, alla sommità del quale è posizionato l'abitato, sono le più gravi. La prima potrebbe evolvere interessando il centro urbano con la Rocca ed il nucleo più antico dell'abitato. La seconda, invece, crea una situazione di rischio per le vie di comunicazione principali, interessando nel suo movimento sia la Strada Statale 114 che la sottostante ferrovia Messina - Catania.
Giardini Naxos (ME)
Con nota n. 18542 del 6 settembre 1999, sono state trasmesse schede di censimento frane nelle seguenti località:
- Ortogrande;
- Via Pietralunga;
- Torrente Tende (bacino).
Limina (ME)
Dallo studio redatto dalla Provincia regionale di Messina si evince che il territorio del comune di Limina è interessato da nove frane, le più rilevanti delle quali sono quelle che interessano il centro abitato, la viabilità provinciale, le opere infrastrutturali e beni architettonici.
Roccafiorita (ME)
Viene segnalato con fax del 27 gennaio 1993 un dissesto idrogeologico in zona Ariella.
Dallo studio redatto dalla Provincia regionale di Messina si evince che nel territorio comunale è censita una sola frana localizzata a nord della frazione di Allume, che interessa lo stesso abitato, i terreni coltivati ed il corso d'acqua ad esso limitrofo.
S. Alessio Siculo (ME)
Dallo studio redatto dalla Provincia regionale di Messina si evince che il territorio del comune di Sant'Alessio Siculo è interessato solo da due frane, localizzate nei pressi dell'omonimo Capo. Il dissesto più grave è sicuramente quello che riguarda contemporaneamente un bene architettonico rilevante come il Castello, la strada statale 114 ed una strada provinciale.
S. Teresa Riva (ME)
Dallo studio redatto dalla Provincia regionale di Messina risulta che le frane riportate a seguito del rilievo sono valutabili a grado di rischio medio. Esse sono localizzate lungo la strada provinciale n. 19bis in prossimità di piccoli agglomerati di case o frazioni la più grande delle quali è Misserio. I dissesti riguardano anche le strade provinciali e comunali ed i terreni per lo più coltivati, attorno ai nuclei abitati.
Savoca (ME)
Dallo studio redatto dalla Provincia regionale di Messina risulta che il quadro che emerge dall'analisi dei dissesti del territorio comunale di Savoca è di elevata gravità. Infatti i dissesti censiti nel centro storico interessano, oltre il patrimonio edilizio, le opere infrastrutturali quali acquedotto e fognatura, la viabilità primaria (S.P.19) e secondaria, beni architettonici e la riserva della pineta. Le altre numerose frane riguardano tratti delle reti viarie, terreni coltivati o incolti e corsi d'acqua.
40 - Bacino idrografico principale: FIUME ALCANTARA
Generalità
Versante: Orientale
Provincia: Messina
Compartimento idrografico: Palermo
Bacino idrografico principale: F. Alcantara
Recapito del corso d'acqua: Mare Ionio
Superficie totale del bacino imbrifero (Km2): 573
Affluenti: F. Flascio, F. S. Paolo, T. Favoscuro, F. Fondachello, T. Roccella, T. Petrolo
Serbatoi ricadenti nel bacino: -
Altitudine minima (m.s.m.): 0
Altitudine massima (m.s.m.): 3.274
Altitudine media (m.s.m.): 916
Lunghezza dell'asta principale (Km): 48
Utilizzazione prevalente del suolo: - Seminativo  49% - Prato e pascolo 19% - Bosco 12% - Colture arboree 12% 

Comuni ricadenti nel bacino:
provincia di Messina: Floresta, Francavilla di Sicilia, Gaggi, Graniti, Malvagna, Mojo Alcantara, Motta Camastra, Roccella Valdemone, S. Domenica Vittoria;
provincia di Catania: Calatabiano, Castiglione di Sicilia, Randazzo.
Descrizione
Il bacino del F. Alcantara ricade nel versante orientale della Sicilia e si estende per circa 573 Kmq, interessando il territorio delle provincie di Messina e di Catania. Lo spartiacque del bacino corre a sud sui terreni vulcanici dell'Etna. Il bacino confina a sud-ovest ed a ovest con il bacino del F. Simeto e a nord con alcuni piccoli bacini tra i quali ricordiamo il Termini e il Mazzarà. Il bacino presenta una morfologia collinare-montana con paesaggi spesso aspri e, in talune zone, anche brulli. I numerosi rimboschimenti effettuati negli ultimi decenni, sul fianco sinistro del fiume, hanno contribuito, oltre che a stabilizzare i versanti (prima in continua e accentuata degradazione), a migliorare il paesaggio. Il versante destro del bacino è ricoperto in massima parte dalle colate laviche dell'Etna che hanno colmato il reticolo idrografico preesistente sul substrato sedimentario. Data l'elevata permeabilità di materiali vulcanici, la bassa erodibilità e la recente età di formazione, il territorio ricoperto da tali terreni risulta privo di un reticolo idrografico superficiale degno di nota. Solo nella parte valliva del bacino, in destra idrografica, sono presenti modeste incisioni sui terreni sedimentari. Il territorio in sinistra idrografica è invece totalmente costituito da terreni sedimentari o epimetamorfici sui quali si è formato un fitto reticolo idrografico. Tutti i principali affluenti di sinistra presentano orientamento nord-sud e sono separati da dorsali sub-parallele che si distaccano quasi a pettine dalla dorsale principale dei M. Peloritani. Il principale affluente di testata del F. Alcantara è il F. Flascio che trae origine da M. Del Moro (1433 m.s.m.) e confluisce nel F. Alcantara in territorio del Comune di Randazzo. Il F. Alcantara, procedendo verso valle, attraversa la Piana di Moio dove raccoglie le acque dei torrenti di Favoscuro, Roccella e Fondachello. Nel circondario del Comune di Francavilla di Sicilia, il F. Alcantara riceve il F. S. Paolo e, più a valle, il torrente Petrolo fino a sfociare nel Mare Ionio.
Lungo il corso del F. Alcantara, tra Motta di Camastra e Gaggi, si trovano le gole omonime. L'origine di questo fenomeno naturale risale ad epoca antichissima, quando dal cratere eccentrico del monte Moio (situato a nord di Moio Alcantara e distante circa 20 Km dal cratere centrale dell'Etna) si riversò una immane colata lavica che, scorrendo per circa 20 Km lungo la valle dell'Alcantara, si sversò in mare formando il Capo Schisò. Presso le gole il fiume si insinua in una spaccatura larga qualche metro e profonda circa 20 m, precipitando in tante cascatelle tra le rocce basaltiche che, a causa del veloce raffreddamento nel processo di solidificazione, hanno assunto un aspetto colonnare-prismatico.
Nel bacino del F. Alcantara ricadono i centri abitati di Randazzo, Moio Alcantara, Roccella Valdemone, Castiglione di Sicilia, Francavilla di Sicilia, Calatabiano, Malvagna e Graniti.
Nessun lago artificiale è stato realizzato nel bacino del F. Alcantara. L'unico lago esistente, denominato Gurrida, è stato generato da colate laviche che hanno sbarrato il F. Flascio. Nell'area più depressa si forma, specie in periodo invernale, un esteso pantano che tende a scomparire in periodo estivo. La maggior parte della depressione risulta ormai ricolma di materiali alluvionali a composizione limoso-argillosa, nelle parti più lontane dalla foce del fiume, e sabbiosa-conglomeratica nelle parti più vicine. Il livello della depressione del lago Gurrida tende conseguentemente ad innalzarsi; nel giro di pochi decenni le arcate del ponte sulla S. S. n. 120 sono state colmate dalle alluvioni. I materiali costituenti le alluvioni del lago Gurrida rispecchiano naturalmente quelli esistenti nel bacino del F. Flascio: sono in prevalenza argille, marne, arenarie quarzitiche e calcari marnosi del Flysch di M. Soro, rari ciottoli calcarei provenienti dagli affioramenti mesozoici, qualche frammento di quarzite metamorfica e ciottoli del Flysch di Capo d'Orlando.
Caratteristiche idrologiche
Le stazioni idrometriche che hanno funzionato in vari periodi, a partire dal 1925 nel bacino del F. Alcantara, sono 5, di cui 3 (S. Giacomo, Moio, Alcantara) sull'asta principale del fiume e 2 (Acquasanta e Zarbata) sul F. Flascio.
La stazione sull'Alcantara a S. Giacomo ha funzionato negli anni 1925-1926 e 1938. La stazione, posta a 1115 m.s.m., sottende un bacino di 23 Km2, avente una altitudine media di 1506 m.s.m.. Il deflusso medio annuo misurato in base ad un solo anno di osservazioni risulta di 684 mm (pari a 15 Mm3/anno), mentre la precipitazione risulta pari a circa 1267 mm.
La stazione sull'Alcantara a Moio, posta a 510 m.s.m., sottende un bacino di 356 Km2, avente una altitudine media di 1142 m.s.m. Il deflusso medio annuo misurato in base a 17 anni di osservazioni risulta di 249 mm (pari a 89 Mm3/anno), mentre la precipitazione risulta pari a 961 mm.
La stazione ad Alcantara, posta a 20.3 m.s.m., sottende un bacino di circa 570 Km2, avente una altitudine media di 230 m.s.m. Il deflusso medio annuo misurato in base a 21 anni di osservazioni (tra il 1934 e il 1963) risulta di 489 mm (pari a 279 Mm3/anno), mentre la precipitazione risulta pari a 1041 mm.
La stazione sul Flascio ad Acquasanta ha funzionato nel periodo 1925-1926, mentre la stazione a Zarbata è in funzione dal 1980.
Il dissesto idrogeologico
Floresta (ME)
Con nota n. 3083 dell'8 settembre 1999 il Comune ha segnalato coche me area ad elevato rischio idrogeologico la zona in località Passo che si inquadra alle periferie sud-occidentale del centro abitato, a valle della SS. 116. E per tale zona viene chiesto l'inserimento nei programmi di intervento di cui all'art. 1 del D. L.vo n. 180/98.
Francavilla di Sicilia (ME)
Dallo studio redatto dalla Provincia Regionale di Messina si evince che il territorio comunale non presenta eventi franosi rilevanti ad eccezione di una frana localizzata nel terreno degradante che collega la località Castello al centro urbano.
La frana censita, che interessa la parte sud dell'abitato del comune di Francavilla di Sicilia, non costituisce causa di rischi per le vie di comunicazione di alcun livello.
Gaggi (ME)
Viene segnalato un movimento franoso in c.da Guardia. Inoltre le abbondanti piogge hanno compromesso la stabilità di un'area a forte pendio di vaste dimensioni: trattasi della strada provinciale Gaggi - Montequararo dal km 4,500 al km 5,000. Si richiama lal cedimento del manufatto storico - artistico "Palazzo Marchese di Schisà" sito nel borgo antico di Cavallaro.
Dallo studio redatto dalla Provincia regionale di Messina si evince che le tre frane rilevate sul territorio comunale di Gaggi assumono rilevanza solo dal punto di vista dell'influenza che un loro sviluppo potrebbe avere sui collegamenti stradali. Esse infatti riguardano tutti i tracciati di strade comunali ed una anche quello della strada provinciale.
Graniti (ME)
Con nota n. 5729 del 6 settembre 1999 il Comune di Graniti comunica che:
- versante instabile interposto tra l'abitato (Via Carmelo D'Agostino) ed il Torrente Petrolo. Tale zona risulta essere interessata da un movimento interessante una parte altamente urbanizzata dell'abitato (nella zona, attualmente trovasi la sede municilape);
- pendio altamente a rischio posto a monte in un tratto della strada collegante il centro abitato con la contrada "Favara" e con la frazione Postoleone. Tale costone, costone, costituito prevalentemente da marne argillose, è caratterizzato da una parete sub-verticale che presenta fenomeni di instabilità e fenditure di notevole lunghezza e larghezza. Un non improbabile crollo potrebbe compromettere la viabilità e, evento non certamente augurabile, potrebbe invadere la sede del Torrente S. Maria con gravi pericoli per l'abitato di Graniti posto a valle della zona suddetta;
- costone instabile attraversato dalla strada di collegamento Graniti-Mongiuffi Melia in contrada Valsami dive si notano smottamenti di muri in calcestruzzo cementizio e notevoli fenditure nella sede viabile con abbasamento di alcuni centimetri della stessa. Tale zona è posta a monte dell'abitato e la stessa moltissimi anni addietro fu soggetta ad un più ampio e notevole fenomeno franoso tant'è che all'epoca vennero realizzate delle briglie trasversali, briglie che, in massima parte oggi risultano ruotate o rotte in più punti.
Malvagna (CT)
Sono state trasmesse con nota n. 2220 del 30 giugno 1999 del Comune schede censimento frane ubicate in c.da Guamazzo-Valanche e strada Malvagna-Pittari.
Nel territorio del Comune di Malvagna sono presenti fenomeni di dissesto ed in particolare in contrada Cuba-Valanghe.
Si tratta in particolare di movimenti morfodinamici in atto, evidenziatesi nel periodo invernale, che hanno prodotto smottamenti più o meno accentuati estrinsecatesi soprattutto nel crollo di parte della strada che collega il centro abitato di Malvagna con la S.P. Mojo-Francavilla.
Mojo Alcantara (ME)
Tra il 9 e 10 ottobre del 96 vengono segnalati danni causati dal maltempo. Viene comunicato che il fiume Alcantara ha raggiunto il livello di piena, pertanto si teme per eventuali straripamenti nel tratto in cui l'argine da tempo risulta lesionato in c.da Piano Mojo e viene altresì richiesto lo stato di calamità.
Motta Camastra (ME)
Dallo studio redatto dalla Provincia regionale di Messina si evince che in territorio di Motta Camastra risulta censita soltanto una frana localizzata in prossimità del centro urbano, del quale interessa anche una parte del patrimonio edilizio, nonchè un edificio scolastico che contribuisce ad innalzare lievemente il grado di rischio.
Roccella Valdemone (ME)
Dallo studio redatto dalla Provincia regionale di Messina si evince che le quattro frane censite nel territorio comunale di Roccella Valdemone sono tutte di vaste dimensioni e riguardano il centro abitato e due frazioni .
Le due frane inerenti l'abitato sono quelle con il maggiore rischio potenziale sia per le dimensioni sia perché riguardano vie di collegamento quali la S.P.2 e le strade comunali, oltre che naturalmente le reti di sottosuolo del centro edificato.
S. Domenica Vittoria (ME)
Con nota n. 2665 del 6 maggio 1999 il Comune ha comunicato che nel territorio sono presenti fenomeni franosi nelle seguenti zone:
- zona Nord del centro abitato, denominato c.da Carcatizzo
- zona Sud del centro abitato, denominato c.da Spezzafiaschi Fegotto.
Calatabiano (CT)
Nel '96 viene trasmesso dal comune un progetto preliminare per lavori di argini di raccordo tra il ponte della S.S. 114 e la copertura esistente del T.te Zambataro.
Castiglione di Sicilia (CT)
Viene trasmessa la scheda di censimento di una frana in località S. Francesco.
Il movimento franoso è stato causato dagli eventi meteorologici particolarmente intensi che si sono succeduti tra il mese di gennaio ed il mese di marzo dell'anno 1996.
Il movimento franoso interessa sia a monte che a valle la strada comunale "S. Francesco", in pochi giorni tale movimento ha lesionato gravemente in diversi punti i muri di sottoscarpa della strada per un tratto di circa 220 metri danneggiando seriamente il fondo stradale.
La nicchia di distacco posta a monte della strada presenta dislivelli compresi tra 1.00 e 2.00 metri tra la parte in movimento e quella stabile.
Randazzo (CT)
Vengono trasmesse le schede del censimento delle frane ricadenti in c.da Martinetto, in c.da Chiusa e in c.da Margi. Tra i territori dei comuni di Randazzo e di S. Domenica Vittoria, è stata segnalata una frana tra una quota 900 e 1000 m. Essa dista circa 500 m in linea d'aria dal limite settentrionale dell'imponente fenomeno di frana che ha interessato tale versante nei primi mesi del 1996 e comprende un tratto della S.S. 116 non coinvolto nel predetto movimento di massa, nonchè tre edifici ubicati al margine della predetta strada, lato valle.
L'esame delle condizioni del versante ha rivelato l'esistenza di manifestazioni di instabilità subito a monte della strada, in corrispondenza del Km 5+700, rappresentate da un taglio con abbassamento del terreno di circa 40 cm. Non si sono rilevate fessurazioni sulla strada, nè sugli edifici di contenimento posti ai margini. Un leggero avvallamento del corpo stradale, con piccole lesioni sull'asfalto nel tratto distante una cinquantina di metri dal punto sopra indicato, sembra potersi attribuire ad un leggero assestamento del rilevato stradale verificatosi in precedenza.
Occorre considerare che l'intero versante in destra dell'Alcantara, fino al corso del T. Favoscuro, già interessato per un largo tratto della frana del 1996 e su cui ricade l'abitato di S. Domenica Vittoria, presenta condizioni di fragilità con elevato rischio connesso all'attivazione di dissesti in più punti. Gli studi eseguiti sulla frana di Randazzo per progettare interventi di bonifica e di sistemazione, nonchè quelli a supporto del progetto di consolidamento redatto per un tratto del territorio di S. Domenica Vittoria, hanno messo in evidenza l'elevata diffusione di corpi di frana antichi e di coperture instabili, il cui movimento traslativo può verificarsi in qualsiasi momento, particolarmente a seguito di precipitazioni meteoriche di particolare intensità e durata.
Inoltre nel 1997 veniva segnalato pericolo di crollo dei bastioni del F. Alcantara in c.da S. Teodoro.
41 - Bacino idrografico principale: FIUME SIMETO
Generalità
Versante: Orientale
Provincia: Catania, Enna, Messina, Palermo, Siracusa
Compartimento idrografico: Palermo
Bacino idrografico principale: F. Simeto
Recapito del corso d'acqua: Mare Ionio
Superficie totale del bacino imbrifero (Kmq): 4.186,1
Affluenti: T. Cutò, F. Gornalunga, Fosso Buttaceto, F. Traina, T. Saracena, F. Salso, Vallone Salato, F. Dittaino, T. Finaita
Serbatoi ricadenti nel bacino: Biviere di Cesarò, Nicoletti, Ancipa, Ogliastro, Pozzillo
Altitudine minima (m.s.m.): 0
Altitudine massima (m.s.m.): 3.274
Altitudine media (m.s.m.): 531
Lunghezza dell'asta principale (Km): 116
Utilizzazione prevalente del suolo: -  Seminativo  74% -  Colture arboree 11% 

Comuni ricadenti nel bacino: Adrano, Belpasso, Biancavilla, Bronte, Camporotondo Etneo, Capizzi, Cerami, Maletto, Paternò, Sperlinga.
Descrizione
Il bacino del F. Simeto ricade nel versante orientale della Sicilia e si estende per circa 4186 Kmq. Il bacino del Simeto, per estensione, è il più grande bacino idrografico dell'Isola; nel suo sviluppo interessa il territorio delle provincie di Catania, Enna, in misura inferiore Messina e, marginalmente, Siracusa e Palermo.
Lo spartiacque del bacino corre ad est sui terreni vulcanici fortemente permeabili dell'Etna, a nord sui monti Nebrodi, ad ovest separa il bacino del Simeto da quello del F. Imera Meridionale, mentre a sud-est ed a sud corre lungo i monti che costituiscono il displuvio tra il Simeto ed i bacini dei fiumi Gela, Ficuzza e S. Leonardo. Il reticolo idrografico risulta complesso essendo composto da rami di grossa importanza che confluiscono nell'asta principale solo molto a valle o addirittura in prossimità della foce, il bacino non presenta perciò sviluppi in direzioni preferenziali.
Gli affluenti principali del fiume sono: a nord il F. Salso (da non confondere col F. Imera Meridionale, detto anche Salso), al centro il F. Dittaino ed a sud il F. Gornalunga. Tali corsi d'acqua, assieme ai fiumi Troina e Cutò, anch'essi affluenti del Simeto con bacino superiore a 100 Kmq, vengono censiti a parte. La superficie del bacino del Simeto, al netto dei bacini dei fiumi elencati, è di 926.9 Kmq.
Il F. Simeto, lungo 116 Km, nasce dai Nebrodi nella parte settentrionale del proprio bacino, con una serie di torrenti, il più importante dei quali è il Troina. Su questo corso d'acqua è stato realizzato il lago artificiale di Ancipa; altri tre invasi sono stati realizzati invece sui fiumi Salso (Pozzillo), Dittaino (Nicoletti) e Gornalunga (Don Sturzo od Ogliastro).
Nel bacino del F. Simeto sono stati realizzati importanti interventi per la difesa del suolo. Alcuni interventi, finalizzati alla difesa dalle inondazioni, hanno riguardato la inalveazione dei tronchi vallivi dei fiumi Simeto, Dittaino e Gornalunga. Altri interventi, finalizzati alla salvaguardia dei serbatoi dall'interrimento, hanno interessato principalmente i bacini sottesi dai serbatoi di Pozzillo ed Ogliastro. Sono stati effettuati rimboschimenti in alcune zone dei bacini e sistemazioni idrauliche di torrenti e valloni.
Dal punto di vista geologico, il bacino idrografico è costituito, in prevalenza, da terreni impermeabili o che presentano un grado di permeabilità molto basso. Sono tuttavia presenti nel bacino affioramenti localizzati di terreni permeabili assai estesi e di notevole spessore che permettono il formarsi di acquiferi sotterranei di rilevante consistenza, come nella zona vulcanica dell'Etna.
Nelle zone con terreni impermeabili è presente una rilevante circolazione di acque superficiali a regime prevalentemente torrentizio, con la tipica alternanza di lunghi periodi di secca con brevi, ma a volte violente piene.
Nel bacino del F. Simeto ricadono i centri abitati di Adrano, Belpasso, Biancavilla, Bronte, Camporotondo Etneo, Motta S. Anastasia, Paternò, S. Maria di Licodia, a parte quelli ricadenti nei bacini dei fiumi Cutò, Troina, Salso, Dittaino e Gornalunga.
Il F. Simeto, tra Bronte ed Adrano, nel corso del tempo si è scavato nelle lave di antiche eruzioni delle splendide gole. Nel fondo vegeta qualche esemplare di platano orientale, mentre, nelle pareti più dirupate, fa ancora la sua comparsa l'aquila reale.
Nel territorio del Comune di Paternò, sulle falde sud occidentali dell'Etna, si trovano alcuni fenomeni vulcanici periferici, denominati "Salinelle". Si tratta di tre gruppi di colli coni di fango che, oltre a fango salmastro, emettono anidride carbonica, idrogeno solforato e metano. L'origine di tali fenomeni è da attribuirsi alla presenza, in profondità, di masse magmatiche relative all'antico vulcano preetneo di Paternò.
Come detto in precedenza, il bacino del Simeto si compone dei tre principali sottobacini che sono quelli dei fiumi Salso, Dittaino e Gornalunga, oltre a quelli, di minore estensione, del Troina e Cutò.
Caratteristiche idrologiche
Le stazioni idrometriche del bacino del F. Simeto che hanno funzionato in vari periodi a partire dal 1923, sono 16, di cui 2 nel bacino del F. Salso, 1 nel bacino del F. Troina, 5 nel bacino del F. Dittaino, 4 nel bacino del F. Gornalunga e 4 sull'asta principale del F. Simeto.
La stazione del Simeto a Biscari, posta a 198 m.s.m., sottende un bacino di 696 Kmq avente una altitudine media di 1031 m.s.m. Il deflusso medio annuo misurato in base a 25 anni di osservazione, compresi tra il 1924 ed il 1966, risulta di 388 mm (pari a 270 Mmc/anno), mentre la precipitazione risulta pari a 891 mm.
La stazione a Giarretta, posta a 17 m.s.m., sottende un bacino di 1832 KM2 avente una altitudine media di 793 m.s.m. Le osservazioni iniziarono nel 1923 e furono interrotte, per gli eventi bellici, dal 1943 al 1948. Nel 1936 fu installata, sempre a ponte Giarretta, una stazione torbidometrica; le osservazioni furono interrotte dal 1943 al 1956. Dopo la guerra furono costruiti gli invasi di Ancipa (1953) e Pozzillo (1958) che sottendono una superficie rispettivamente di 51 e 577 Kmq. Considerata la notevole superficie sottesa dal serbatoio di Pozzillo, si è ritenuto opportuno elaborare separatamente i dati idrologici registrati nel periodo antecedente e susseguente alla costruzione dell'invaso. Il deflusso medio annuo rilevato, in base a 30 anni di osservazione (1923- 1942 e 1949- 1958) risulta di 321 mm (pari a 588 Mm'/anno, mentre la precipitazione risulta di 768 mm. Il deflusso medio annuo rilevato nei successivi 9 anni di osservazione (1959- 1967) risulta invece di 268 mm (pari a 491 mc/anno), mentre la precipitazione risulta pari a 676 mm. Le portate solide misurate prima e dopo la costruzione del lago di Pozzillo sono nettamente diverse; nel primo periodo si è infatti registrata una portata media di 2704 T/Kmq e massima di 5280 T/Kmq; nel secondo periodo una portata media di 872 T/Kmq e massima di 2090 T/Kmq.
La stazione di Sommaruga, posta a 2 m.s.m., sottende un bacino di 2986 Kmq avente una altitudine media di 627 m.s.m. Il deflusso medio annuo misurato, in base a 8 anni di osservazione (1950 e 1952-1958), risulta di 260 mm (pari a 776 Mmc/anno), di cui 34 mm (pari a 101 Mmc/anno) nel periodo irriguo (maggio - ottobre) e 226 mm (pari a 675 Mmc/anno) nel periodo invernale. L'afflusso medio annuo è risultato di 682 mm di cui 206 mm nel semestre asciutto e 476 mm nel semestre piovoso.
Il dissesto idrogeologico
Adrano (CT)
Vengono trasmesse n. 2 schede censimento frane ricadenti in c.da Incavalcata (area denudata) e in c.da Rocca Giambruno (colture). Del dissesto era stata già data notizia nel '92.
Bronte (CT)
Nel 1996 viene segnalato lo straripamento in c.da Marotta a causa della piena del fiume tra il 10.10.96 e l'11.10.96. Inoltre viene segnalato lo straripamento in c.da Barbaro per piogge torrenziali. In c.da Margiagrande si è verificato un ampio movimento interessante nella parte sommitale l'area della costruenda discarica R.S.U. sub-comprensoriale. Al riguardo è emerso che essendo l'area interessata dalla frana sottesa al Vallone Margiagrande, affluente del fiume Simeto, il dissesto evidenziato potrebbe innescare fenomeni di inquinamento delle acque superficiali con gravi conseguenze per la salute pubblica. Viene segnalato un movimento franoso in c.da Costa del Golfo e in Costa di Stuvara, Costa di Brasca.
Capizzi (ME)
Nel 1993 viene segnalato all'interno del centro urbano di Capizzi, in via Dante Alighieri, il crollo della carreggiata stradale per una lunghezza di circa 20 m. Si evidenzia il danneggiamento della condotta ENEL. Altra segnalazione in Via Roma ove un muro di 500 m in pietrame a sostegno della sede stradale si è rigonfiato al centro.Inoltre si evidenziano situazioni di degrado idrogeologico e l'interruzione di strade comunali quali la Capizzi-Mistretta, la Capizzi - Carpera - Colle del Contrasto, a causa di locali movimenti franosi.
In particolare si evince un grosso movimento franoso superficiale che interessa tutto un versante collinare compreso tra il Cimitero a monte ove é crollato un tratto di muro di cinta , sino a valle interessando la S.P. 168 tra le progressive 41.00 e 41.500 e la strada Capizzi-Carpera-Colle del Contrasto che nel tratto iniziale é stata realizzata dall'E.S.A. come risulta da segnalazione dell'Ufficio Tecnico Comunale di Capizzi. Si evidenzia uno scivolamento verso valle della coltre superficiale del terreno che, in corrispondenza delle citate strade, ha prodotto cedimenti ed avvallamenti vistosi della sede stradale sino, in qualche punto, ad impedire il transito veicolare.
Cerami (EN)
Per il Comune di Cerami vengono segnalate le seguenti aree a rischio idrogeologico:
- vallone Panallo - Torrente Notaro
- c.da Lavina.
Maletto (CT)
Il Comune di Maletto ha trasmesso cinque schede di censimento frane localizzate nei seguenti siti:
- centro urbano;
- prolungamento via Prof. Putrino;
- Scuola Media - Viale A. Moro;
- cimitero comunale;
- c.da Margi.
Motta S. Anastasia (CT)
Sono state cartografate n. 3 frane. Il territorio comunale, nonostante la morfologia piuttosto blanda, risulta interessato a tratti da fenomeni di erosione e di instabilità più o meno evidenti e accentuati, favoriti dalla litologia dei terreni affioranti e dalle vicende geologiche subite.
La presenza infatti su vaste aree di terreni argillosi plastici ricoperti da depositi incoerenti permeabili, in cui ha sede una circolazione idrica, determina le condizioni predisponenti al dissesto. Questo si manifesta allorquando intervengono cause innescanti, quali un sensibile aumento del grado di imbibizione dei terreni, nonché un aumento dei carichi apposti su di essi e l'esecuzione di sbancamenti che creano condizioni di disequilibrio dei pendii.
La presenza d'acqua nei depositi detritici grossolani sovrapposti alle argille determina condizioni di imbibizione e conseguente plasticizzazione di queste ultime. I deflussi sorgentizi che scaturiscono alla sommità dei pendii contribuiscono nel determinare la costante imbibizione dei terreni argillosi .
Per quanto riguarda il centro abitato l'incremento dell'edificazione alla sua periferia ha determinato locali sovraccarichi che possono avere influito sull'equilibrio naturale dei pendii sottostanti, comportando movimenti di masse più o meno accentuati.
I lavori di sbancamento realizzati lungo i pendii influiscono certamente nel determinare un turbamento del predetto equilibrio.
Gli esempi più vistosi di questo genere di fenomeni si rilevano sul versante orientale dell'abitato e lungo il pendio sottostante che degrada verso il Vallone dei Sieli. Le evidenze sono rappresentate da crepacciature più o meno ampie sui pendii costituiti da terreni argillosi e da fessurazioni sui muri di contenimento dei materiali sciolti che ricoprono le argille.
Nell'insieme si configurano delle aree più o meno estese e contigue soggette a lenti movimenti di masse di terreno verso il fondo valle. Dette aree sono state già da tempo riconosciute e soggette a vincolo idrogeologico.
Da segnalare, sempre nell'ambito dei fenomeni geomorfologici, le forme di intensa erosione a calanchi di contrada Sieli -Valanghe d'inverno che creano un paesaggio brullo e inospitale, il quale prelude a forme di grave dissesto se non si interviene con sistemazioni adeguate, idonee a frenare i processi erosivi.
Tali fenomeni, anche se molto meno accentuati per la differente natura dei terreni, si riscontrano al limite settentrionale del territorio lungo l'allineamento collinare che delimita a sud la vallata di Misterbianco.
In data 2 agosto 1999, il Comune di Motta S. Anastasia comunica che tra i movimenti franosi quello più significativo si è verificato nel 1983 ed ha interessato tutto il costone ad iniziare dall'ingresso cittadino (nei pressi del cimitero) fino a sud (Via Vittorio Emanuele). Detto fenomeno è stato oggetto d'intervento di sistemazione idraulico-valliva ad opera della Regione Siciliana, con la realizzazione di pozzi drenanti e muri di contenimento con tiranti. L'ultimo evento franoso, in ordine di tempo, si è verificato nel 1996 ed ha interessato l'abitato all'altezza del cimitero comunale sulla strada provinciale all'innesto con C.so Sicilia. In corrispondenza di detta zona si notano avvallamenti e deformazioni del manto stradale che denunciano uno stato di dissesto dovuto presumibilmente anche all'infiltrazione di acque meteoriche, ma che comunque segnano l'elevato rischio cui è posta la zona.
Sperlinga (EN)
Per il Comune di Sperlinga vengono segnalate le seguenti aree a rischio idrogeologico:
- abitato, settore NW;
- abitato, settore SE (valle Chiesa S. Anna).
41a - SOTTOBACINO DEL TORRENTE CUTO'
Generalità
Versante: Orientale
Provincia: Catania, Messina
Compartimento idrografico: Palermo
Bacino idrografico principale: F. Simeto
Recapito del corso d'acqua: F. Simeto
Superficie totale del bacino imbrifero (Kmq): 130
Affluenti: T. Cicogna, T. Martello
Serbatoi ricadenti nel bacino: Biviere di Cesarò
Altitudine minima (m.s.m.): 623
Altitudine massima (m.s.m.): 1847
Altitudine media (m.s.m.): 1.847
Lunghezza dell'asta principale (Km): 16
Utilizzazione prevalente del suolo: - Seminativo  68% - Bosco 26% 

Comuni ricadenti nel bacino: -
Descrizione
Il bacino del torrente Cutò ricade nel versante orientale della Sicilia e si estende per circa 130 Kmq interessando il territorio delle province di Catania e di Enna. Il corso d'acqua ricade nel bacino idrografico del F. Simeto di cui è affluente.
Il T. Cutò, che si sviluppa per circa 16 Km, nasce in Contrada Portella Femmina Morta sotto il nome di T. Schicciomira. Lungo il percorso, il corso d'acqua non riceve affluenti di particolare interesse dal punto di vista della utilizzazione delle acque, ad eccezione del T. Martello che confluisce in sinistra idrografica a circa 1 Km dalla confluenza del T. Cutò con il F. Simeto.
Nella zona di monte del T. Martello si trova, in territorio del Comune di Cesarò, il lago naturale "Biviere di Cesarò". Il Biviere presenta un notevole interesse paesaggistico; posto a quota 1278 m.s.m., risulta l'invaso siciliano a quota più elevata. Le acque che alimentano il lago provengono principalmente dallo sciogliemento delle nevi del versante nord-orientale di M. Soro.
41b - SOTTOBACINO DEL FIUME TROINA
Generalità
Versante: Orientale
Provincia: Catania, Enna, Messina
Compartimento idrografico: Palermo
Bacino idrografico principale: F. Simeto
Recapito del corso d'acqua: F. Simeto
Superficie totale del bacino imbrifero (Kmq): 208,6
Affluenti: T. S. Elia, Vallone Scaletta, T. Tusa, Vallone Vignazza
Serbatoi ricadenti nel bacino: Ancipa
Altitudine minima (m.s.m.): 540
Altitudine massima (m.s.m.): 1.686
Altitudine media (m.s.m.): 1.026
Lunghezza dell'asta principale (Km): 35
Utilizzazione prevalente del suolo: - Seminativo  68% - Bosco 22% 

Comuni ricadenti nel bacino: Cesarò, Troina
Descrizione
Il bacino del F. Troina ricade nel versante orientale della Sicilia e si estende per circa 208 Kmq interessando il territorio delle province di Catania, Enna e Messina.
Il F. Troina, che si sviluppa per circa 35 Km, è il più importante affluente della zona di monte del F. Simeto; esso trae origine dalle pendici di M. Pomiera e Pizzo Fao ad occidente di M. Soro, e confluisce nin destra idrografica nel F. Simeto, in territorio del Comune di Bronte.
Sul F. Troina, a nord del centro abitato di Troina, è stato realizzato il lago artificiale di Ancipa. Il bacino imbrifero diretto, sotteso alla sezione di chiusura del lago, si estende per 51 Kmq. E' stato inoltre realizzato un canale allacciante che convoglia le acque del T. S. Elia, del V.ne Finocchio, del V.ne Bracallà (ricadenti nel bacino del F. Troina) e del T. Cutò. La superficie complessiva allacciata è pari a circa 48 Kmq.
Gli affluenti principali del F. Troina, denominato in prossimità della confluenza col Simeto, F. di Serravalle, sono i torrenti S. Elia, Tusa e i valloni Scaletta e Vignazza.
Nel bacino ricade il centro abitato di Cesarò e parte del centro abitato di Troina.
I terreni del bacino sono mediamente poco permeabili e caratterizzano la natura torrentizia dei corsi d'acqua.
Caratteristiche idrologiche
Dal 1975 è in funzione la stazione idrometrica di Serravale che sottende un bacino, al netto del bacino sotteso da Ancipa, di circa 157 Kmq ad una quota di 545 m.s.m.
Nel 1975 è stato misurato un deflusso medio annuo di 152 mm (pari a circa 23.8 Mmc/anno) su un afflusso di circa 337 mm.
Il dissesto idrogeologico
Cesarò (ME)
Nel 1992 viene segnalato un dissesto idrogeologico nel territorio di Cesarò. Tale dissesto interessa la parte a valle dell'abitato con particolare riferimento al costone roccioso della zona "Malaponti". Si hanno fenomeni di scorrimento di masse superficiali nella zona del campo sportivo e del depuratore. Altri fenomeni si segnalano nella fascia di versante compresa tra la S.P. Cesarò-S. Teodoro e la S.S. 120 al'altezza dell'impianto di betonaggio. Si ha crollo di massi dal costone roccioso e frane di scoscendimento in atto; l'area soggetta a rischio è estesa, la popolazione interessata è di circa 2.000 abitanti. La relazione tecnica del '93, presentata dall'Ufficio tecnico de Comune, segnala che l'area interessata da potenzialità pericolose è il versante che corre tra la S.P. 289 e la S.P. 167 all'altezza del bevaio comunale. Nel 1994 viene comunicato che le opere di completamento della strada comunale Malaponte interessano in maniera -eggiorativa il versante a valle della S.P. Cesarò-San Teodoro. In data 3.3.94 il Comune che a causa delle nevicate e piogge il territorio è interessato da una serie di movimenti franosi interessante la strada sita in c.da Malaponti e pertanto viene chiesto finanziamento. In data '96 l'Ispettorato rip.le delle Foreste di Messina dà notizia che per l'esiguità delle superfici interessate in rapporto alle condizioni globali di stabilità e la modesta entità dei dissesti, esclude al momento la necessità di un intervento forestale.
La strada vicinale "Malaponti" risulta interessata da due fenomeni localizzati. Il primo, che è anche quello più macroscopico e spettacolare, parte dall'innesto con la provinciale Cesarò-Ancipa, il secondo interessa il tratto di strada attraversato dal Vallocello che raccoglie e drena le acque del versante a monte della provinciale e quelle a valle. La morfologia del 1° dissesto è quella caratteristica di uno "smottamento" (earth flow) multiplo la cui nicchia di distacco mostra il coronamento sulla mezzeria della stradella ed è caratterizzata da una scarpata principale di circa 2.5 m di altezza e circa 20 m di lunghezza. Lungo il tratto di versante interessato dal movimento franoso sono presenti 3 piccoli terrazzi orlati da scarpate secondarie dell'ordine del metro con crepe e creste trasversali cori accumuli frontali secondari. Il fenomeno si esaurisce poco prima dell'opera di contenimento e a salvaguardia del "centro diurno".
La superficie di neo-formazione, che rappresenta l'alveo o il pendio di frana ha andamento circolare.
Il 2° tratto del versante dissestato è localizzato circa 50 metri più ad Ovest del primo.
E' meno appariscente del primo, ma è più esteso arealmente interessando direttamente, per quasi tutta la lunghezza, il tratto di versante compreso fra la S.P. 167 e la S.S. 289 per una fascia di larghezza media di circa 30-40 m.
Le evidenze del dissesto sono rappresentate da cigli di coronamento appena marcati, con una serie di crepe trasversali che danno luogo ad un sistema multiplo di zolle dislocate lungo una superficie di rottura circolare con locali accumuli frontali, alla base dei quali si notano diffuse venute d'acqua che rendono acquitrinoso e plastico il piano campagna.
Per questa seconda area va sottolineato che il perdurare delle condizioni idrologiche attuali (acque drenate dal versante non opportunamente convogliate e disperse sulla superficie) nel naturale "arretramento" del fenomeno franoso in atto, possono interessare la sede stradale della S.P. 167 ed anche il tratto di versante a monte della stessa, procurando notevoli danni.
Dallo studio redatto dalla Provincia Regionale di Messina risulta nel territorio comunale di Cesarò sono censite ben cinquanta frane che risultano diffuse a "macchia di leopardo" sulla sua ampia superficie. I dissesti sono spesso di grandissime dimensioni, e proprio per questo motivo, molti degli elementi parametrati ai fini del calcolo del grado di rischio sono presenti contemporaneamente all'interno di ciascuna area di frana, contribuendo all'aumento del grado complessivo di pericolosità.
Il centro urbano è interessato da viabilità di ogni livello e servizi con le relative opere infrastrutturali. E' quasi inutile sottolineare l'enorme quantità di terreni in gran parte a pascolo compresi nelle aree degli eventi franosi.
Come ultima annotazione va detto che gran parte dei dissesti ricadono nelle zone di territorio vincolate per il Parco dei Nebrodi.
Troina (EN)
Viene segnalata nel 1992 una caduta massi nel Villagio Cristo Redentore. E' stato verificato il dissesto idrogeologico che si è sviluppato sul pendio, denominato Muganà, soprastante la strada comunale Maddalena-Liso ed il sottostante Villagio Cristo Redentore. Lungo le pendici di questi costoni sono presenti alcuni dissesti con distacco di grossi blocchi arenacei. Dalle schede del censimento risulta che sono interessate da frane le C.de Fontanelle, S. Agostino, Arcirù, Rocca Panteon, Crisaffe, Portella Monaco, Muto, Pedecaro, S. Antonio, S. Silvestro, S. Michele il Nuovo, Camatrone, Piano delle Giumente, Porrazzo, Marchelli, Casa Palmigiano, Candela, Mulino a Vento; inoltre sono censite diverse frane che insistono sul centro urbano di Troina.
41c - Sottobacino del FIUME DI SOTTO TROINA
Generalità
Versante: Orientale
Provincia: Enna, Messina
Compartimento idrografico: Palermo
Bacino idrografico principale: F. Simeto
Recapito del corso d'acqua: F. Salso
Superficie totale del bacino imbrifero (Kmq): 125,9
Affluenti: Vallone S. Antonio
Serbatoi ricadenti nel bacino: -
Altitudine minima (m.s.m.): 235
Altitudine massima (m.s.m.): 1.142
Altitudine media (m.s.m.): 623
Lunghezza dell'asta principale (Km): 23
Utilizzazione prevalente del suolo: - Seminativo  83% - Prato e pascolo 11% 

Comuni ricadenti nel bacino: -
Descrizione
Il bacino del F. di sotto di Troina, detto anche Fiumetto, ricade nel versante orientale della Sicilia e si estende per circa 129 Kmq interessando il territorio delle province di Enna e Messina. Il corso d'acqua del F. Simeto è affluente di sinistra del F. Salso.
Il F. di sotto di Troina, che si sviluppa per circa 23 Km, trae origine in contrada Crisaffe in territorio del Comune di Troina; lungo il percorso riceve diversi affluenti tra i quali ricordiamo il V.ne S. Antonio. Il corso d'acqua confluisce nel F. Salso a valle del serbatoio di Pozzillo.
Dal punto di vista geologico, nel bacino sono presenti in notevole percentuale formazioni flyscioidi (calcareniti, marne, argille, arenarie, conglomerati, sabbie) e in misura notevolmente inferiore formazioni alluvionali (argille, ghiaie, sabbie).
41d - Sottobacino del FIUME CERAMI
Generalità
Versante: Orientale
Provincia: Enna, Messina
Compartimento idrografico: Palermo
Bacino idrografico principale: F. Simeto
Recapito del corso d'acqua: F. Salso
Superficie totale del bacino imbrifero (Kmq): 187,6
Affluenti: Vallone Ruscina, Vallone Grigolicchio, T. Spirini
Serbatoi ricadenti nel bacino: -
Altitudine minima (m.s.m.): 408
Altitudine massima (m.s.m.): 1.566
Altitudine media (m.s.m.): 23
Lunghezza dell'asta principale (Km): 23
Utilizzazione prevalente del suolo: - Seminativo  80% - Prato e pascolo 13% 

Comuni ricadenti nel bacino: -
Descrizione
Il bacino del F. Cerami ricade nel versante orientale della Sicilia e si estende per circa 188 Kmq interessando il territorio delle province di Enna e di Messina. Il corso d'acqua ricade nel bacino idrografico del F. Simeto ed è affluente di sinistra del F. Salso.
Il F. Cerami, che si sviluppa per circa 23 Km, trae origine dalla pendici di M. Castelli (1566 m.s.m.) con il nome di T. Roccella; dopo aver ricevuto numerosi valoni, i più importanti dei quali sono il Ruscina e il Grigolichio, confluisce nel F. Salso a monte de serbatoio di Pozzillo.
Dal punto di vista geologico, nel bacino del F. Cerami sono presenti in notevole percentuale formazioni flyscioide (calcareniti, marne, argille, sabbia) e in misura notevolmente inferiore, formazioni alluvionali (ghiaie, sabbie, argille).
41e - Sottobacino del FIUME SALSO
Generalità
Versante: Orientale
Provincia: Catania, Enna, Messina, Palermo
Compartimento idrografico: Palermo
Bacino idrografico principale: F. Simeto
Recapito del corso d'acqua: F. Simeto
Superficie totale del bacino imbrifero (Kmq): 807,7
Affluenti: T. Cerami, T. di Sotto Troina, T. Madre, T. Fiumetto
Serbatoi ricadenti nel bacino: Pozzillo
Altitudine minima (m.s.m.): 190
Altitudine massima (m.s.m.): 1.566
Altitudine media (m.s.m.): 697
Lunghezza dell'asta principale (Km): 67
Utilizzazione prevalente del suolo: - Seminativo  77% - Prato e pascolo 14% 

Comuni ricadenti nel bacino: Agira, Centuripe, Gagliano Castelferrato, Nicosia e Regalbuto.
Descrizione
Il bacino del F. Salso ricade nel versante orientale della Sicilia e si estende per circa 808 Kmq interessando il territorio delle province di Catania, Enna, Messina e marginalmente la provincia di Palermo. L'asta principale del corso d'acqua si sviluppa per circa 67 Km nel settore settentrionale del bacino idrografico del F. Simeto.
Il F. Salso trae origine da diversi torrenti che provengono dalle pendici meridionali di M. Sambughetti (m 1558) e dalle pendici orientali dei M. Zimarra (m 1333) e dei M. dela Grassa. Il F. Salso nasce sotto il nome di F. Sperlinga; dopo aver ricevuto in sinistra idrografica il F. Cerami, nella zona orientale del bacino, il corso d'acqua è stato sbarrato realizzando così l'invaso di Pozzillo che raccoglie i deflussi di circa 577 Kmq di bacino. La capacità utile di progetto del serbatoio di Pozzillo era inizialmente pari a circa 140 Mmc. Nonostante i massicci interventi di sistemazione idraulico-forestale effettuati nel bacino sotteso dall'invaso. Da un rilevamento aerofotogrammetrico dell'Enel nel 1979, si è rilevato che la capacità utile, in seguito al notevole interrimento, si è ridotto a soli 124 Mmc. A valle dello sbarramento, prima di confluire nel F. Simeto, il F. Salso riceve, ancora in sinistra idrografica, un secondo importante affluente, il F. di sotto di Troina.
Da un punto di vista geologico, il bacino del F. Salso è dominato ad oriente dalle formazioni dell'apparato vulcanico dell'Etna (rocce laviche ad altissima permeabilità). Nella parte settntrionale delle aree montane dei Nebrodi vi è una prevalenza di arenarie mentre a sud predominano i terreni plastici argillosi. I terreni argillosi sono ricoperti da una vegetazione principalmente erbacea e stagionale mentre le arenarie presenti nella zona montana sono ricoperte da macchie di bosco.
Nel bacino del F. Salso ricadono i centri abitati di Nicosia, Gagliano Castelferrato, Agira, Regalbuto e una parte del centro abitato di Centuripe.
Il dissesto idrogeologico
Agira (EN)
Vengono trasmesse le schede del censimento delle frane ricadenti in Via Raddusa e nella S.S. 121 sottostante il castello.
Centuripe (EN)
Dalla relazione geologica allegata al P.R.G. viene stralciata qualche informazione riguardante la morfologia del territorio e l'ubicazione di poche frane che rappresentano forme di dissesto profondo. Queste sono localizzate nella porzione nord e centrale del territorio, lontana dal centro abitato. Altri piccoli movimenti franosi sono localizzati come fenomeno di crollo di modeste dimensioni del'ordine di pochi metri.
Gagliano Castelferrato (EN)
Vengono segnalati movimenti franosi in località Piano Puleo-S. Maria, Via S. Cono e c.da Rocche e S.P. 22 e 34 (Km 4 + 500).
Nicosia (EN)
Viene segnalato un movimento franoso in c.da S. Polo. Viene inoltre segnalato nel '94 il dissesto idrogeologico che interessa il costone roccioso sovrastante Via Nisi e il prolungamento dello stesso che sovrasta la Via V. Emanuele nonché un tratto su Via S. Simone e della stradina che porta alla Chiesa del Calvario.
Regalbuto (EN)
Viene richiesto un finanziamento per il consolidamento e la sistemazione idraulica e difesa dell'abitato. Vengono inoltre segnalate alcune aree a rischio all'interno del centro abitato.
41f - Sottobacino del VALLONE SCIANGUANA
Generalità
Versante: Orientale
Provincia: Enna
Compartimento idrografico: Palermo
Bacino idrografico principale: F. Simeto
Recapito del corso d'acqua: F. Dittaino
Superficie totale del bacino imbrifero (Kmq): 106,6
Affluenti: Vallone Tribuzio
Serbatoi ricadenti nel bacino: -
Altitudine minima (m.s.m.): 160
Altitudine massima (m.s.m.): 824
Altitudine media (m.s.m.): 312
Lunghezza dell'asta principale (Km): 13
Utilizzazione prevalente del suolo: - Seminativo   33% - Prato e pascolo 11% 

Comuni ricadenti nel bacino: Agira.
Descrizione
Il bacino del Vallone Sciaguana ricade nel versante orientale della Sicilia e si estende per circa 107 Kmq interessando il territorio della provincia di Enna. Il corso d'acqua ricade nel bacino idrografico del F. Simeto ed è affluente di sinistra del F. Dittaino.
Il Vallone Sciaguana, che si sviluppa per circa 13 Km, trae origine da M. Campanelli, in territorio di Agira, a sud del Lago di Pozzillo. A circa 2 Km dalla confluenza con il F. Dittaino, il Vallone Sciaguana riceve in sinistra idrografica il Vallone Tribuzio che ha scarsa importanza dal punto di vista della utilizzazione delle acque.
Dall'indagine è emerso che non esiste alcuna richiesta assentita per l'utilizzazione delle acque del Vallone Sciaguana mentre esistono alcune domande in corso di istruttoria.
Nel bacino ricade parte del centro abitato di Agira.
Caratteristiche idrologiche
Nel bacino del Vallone Sciaguana è stata installata una stazione idrometrica a Torricchia in funzione dal 1969. La stazione, posta a quota 205 m.s.m., a circa 6 Km dalla confluenza col F. Dittaino, sottende un bacino di circa 66 Kmq avente una altitudine media di 414 m.s.m. Il deflusso medio annuo misurato sulla base di 6 anni di osservazioni risulta di 37 mm (pari a circa 2.5 nMmc/anno) mentre la precipitazione risulta pari a circa 451 mm. La portata solida media rilevata nello stesso periodo è stata di 50 T/Kmq con un valore massimo di 153 T/Kmq.
41g - Sottobacino del FIUME DITTAINO
Generalità
Versante: Orientale
Provincia: Catania, Enna
Compartimento idrografico: Palermo
Bacino idrografico principale: F. Simeto
Recapito del corso d'acqua: F. Simeto
Superficie totale del bacino imbrifero (Kmq): 982,3
Affluenti: T. Calderari, V.ne Sparagogna, T. Lavina, V.ne Sciaguana, V.ne S. Antonio, T. Sferro, V.ne Nicoletti, T. Girgia, V.ne Salito, T. Crisa
Serbatoi ricadenti nel bacino: Nicoletti
Altitudine minima (m.s.m.): 12,0
Altitudine massima (m.s.m.): 1.193
Altitudine media (m.s.m.): 351
Lunghezza dell'asta principale (Km): 110
Utilizzazione prevalente del suolo: - Seminativo   87% 

Comuni ricadenti nel bacino: Assoro, Calascibetta, Catenanuova, Enna, Leonforte e Valguarnera.
Descrizione
Il bacino del F. Dittaino ricade nel versante orientale della Sicilia e si estende per circa 982 Kmq, interessando il territorio delle province di Catania e di Enna. Il Fiume Dittaino ricade nel bacino idrografico del Fiume Simeto, di cui affluente. L'asta principale del corso d'acqua si sviluppa per circa 110 Km principalmente nella fascia centrale del bacino del F. Simeto, in un'area prevalentemente pianeggiante o collinare. Il corso d'acqua, sotto il nome T. Bozzetta, trae origine dalla pendici orientali del monti Erei, nella zona centrale della Sicilia. Gli affluenti principali del F. Dittaino, nella zona di monte, sono il T. Girgia, il T. Crisa e il Calderari. Dopo aver ricevuto in desta idrografica il T. Calderari, il fiume sviluppa in pianura con una serie tortuosa di meandri: in questa zona affluenti principali sono il V.ne Salito e il V.ne Sciaguana.
Ne bacino del F. Dittaino sono stati effettuati alcuni interventi per la difesa del suolo. Sul T. Bozzetta, nel tratto di monte dei F. Dittaino, è stato realizzato il serbatoio "Nicoletti", le cui acque sono utilizzate a scopo irriguo. La superficie del bacino imbrifero sotteso dallo sbarramento è pari a circa 50 Kmq.
Nel bacino ricadono i centri abitati di Leonforte, Assoro, Catenanuova e parte dei centri abitati di Calascibetta, Enna e Centuripe.
Nel bacino ricadono i centri abitati di Leonforte, Assoro, Catenanuova e parte dei centri abitati di Calascibetta, Enna e Centuripe.
Il bacino del F. Dittaino è costituito prevalentemente da terreni impermeabili o che presentano un grado di permeabilità molto basso. A causa della presenza in una larga parte del bacino di affioramenti della serie gessoso-solfifera la salinità delle acque del fiume e dei suoi affluenti risulta alquanto elevata.
Caratteristiche idrologiche
Le stazioni idrometriche installate nel bacino del F. Dittaino, che hanno funzionato in vari periodi a partire dal 1932, sono cinque di cui due sull'asta principale del fiume (Bozzetta e Stempato), due suoi torrenti Girgia (Case Celso) e Crisa (Case Carella), una sul V.ne Sciaguana (Torricchia) che avendo un bacino imbrifero superiore a 100 Kmq viene censito a parte.
La stazione sul F. Dittaino a Bozzetta, posta a 330 m.s.m., sottende un bacino di circa 79 Kmq avente altitudine media di 554 m.s.m.. Il deflusso medio annuo rilevato in base a 17 anni di osservazione (1950-1952-1968) risulta di 238 mm. (pari a circa 18 Mmc/anno) mentre la precipitazione risulta pari a circa 748 mm.
La stazione sul F. Dittaino a Stempato è stata in funzione dal 1932 fino al 1935. Posta ad una quota di 33 m.s.m., sottende un bacino di 859 Kmq avente un'altitudine media di 375 m.s.m. Il deflusso medio annuo misurato in base a 4 anni di osservazioni risulta di 84 mm. (pari a circa 72 Mmc/anno) mentre la precipitazione risulta pari a circa 687 mm.
La stazione sul F. Girgia a Case Celso, posta a 340 m.s.m., sottende un bacino di circa 25 Kmq avente un'altitudine media di 494 m.s.m. Il deflusso medio annuo misurato in base a 15 anni di osservazioni (1958-1967-1969-1972-1975) risulta di 215 mm. (pari a circa 5 Mmc/anno) mentre la precipitazione risulta pari a circa 684 mm.
La stazione sul T. Crisa, posta a 331 m.s.m., sottende un bacino di 47 Kmq avente un'altitudine media di 597 m.s.m. Il deflusso medio annuo misurato in base a 16 anni di osservazioni (1958-1969-1972-1975) risulta di 210 mm. (pari a circa 6 Mmc/anno) mentre la precipitazione risulta pari a 659 mm.
Il dissesto idrogeologico
Assoro (EN)
Non risulta agli atti alcuna segnalazione.
Calascibetta (EN)
Viene segnalato nel 1996 un cedimento in Piazza S. Barbara.
Catenanuova (EN)
Vengono segnalati movimenti franosi in località Via Don L. Sturzo, Via La Benedizione.
Leonforte (EN)
Non risulta agli atti nessuna segnalazione.
Valguarnera Caropepe (EN)
Vengono segnalate le seguenti aree a rischio idrogeologico: C.de Spirito Santo, Paparanza, Mulinello, Passo Lavandaia, Monte Paparanza, Monaci, Tumminella, Canalotto-Voltarutta, Scavopasso-Catalano.
41h - Sottobacino del TORRENTE CALDERARI
Generalità
Versante: Orientale
Provincia: Enna
Compartimento idrografico: Palermo
Bacino idrografico principale: F. Simeto
Recapito del corso d'acqua: F. Dittaino
Superficie totale del bacino imbrifero (Kmq): 137
Affluenti: V.ne Baronessa
Serbatoi ricadenti nel bacino: -
Altitudine minima (m.s.m.): 255
Altitudine massima (m.s.m.): 865
Altitudine media (m.s.m.): 504
Lunghezza dell'asta principale (Km): 23
Utilizzazione prevalente del suolo: -  Seminativo  89% 

Comuni ricadenti nel bacino: -
Descrizione
Il bacino del torrente Calderari, detto anche Valguarnera, ricade nel versante orientale della Sicilia e si estende per circa 137 Kmq interessando il territorio della provincia di Enna. Il corso d'acqua ricade nel bacino idrografico del F. Simeto ed è affluente di destra del F. Dittaino.
Il T. Calderari che si sviluppa per circa 23 Km trae origine dalla pendici di M. Carangiaro, M. Castellazzo e M. della Forma, in territorio del Comune di Piazza Armerina, sotto il nome di T. Mulinello.
Nella zona centrale del bacino, il T. Calderari riceve in sinistra idrografica il Vallone Baronessa, che nasce dalle pendici di Poggio Baronessa in territorio del Comune di Enna.
41i - Sottobacino del FIUME GORNALUNGA
Generalità
Versante: Orientale
Provincia: Catania, Enna
Compartimento idrografico: Palermo
Bacino idrografico principale: F. Simeto
Recapito del corso d'acqua: F. Simeto
Superficie totale del bacino imbrifero (Kmq): 1.130,5
Affluenti: F. dei Monaci, F. Secco, V.ne Murogano, Fosse di Belmontino, V.ne Cresti, C. Fiumefreddo, Vallone della Signora, C. Benante
Serbatoi ricadenti nel bacino: Ogliastro
Altitudine minima (m.s.m.): 12
Altitudine massima (m.s.m.): 903
Altitudine media (m.s.m.): 301
Lunghezza dell'asta principale (Km): 80
Utilizzazione prevalente del suolo: -  Seminativo  85% 

Comuni ricadenti nel bacino: Palagonia, Ramacca.
Descrizione
Il bacino del F. Gornalunga ricade nel versante orientale della Sicilia e si estende per circa 1130 Kmq interessando il territorio delle province di Catania e di Enna. Il corso d'acqua ricade nel bacino idrografico del F. Simeto, di cui è affluente.
Il corso d'acqua trae origine dalle pendici di Cozzo Bannata e di M. Rossomanno sotto il nome di V.ne Rossomanno e si sviluppa per circa 80 Km nella zona meridionale del bacino idrografico del F. Simeto. Gli affluenti principali del F. Gornalunga, nella zona di monte, sono il Fosso Belmontino, il V.ne Murapano, il V.ne Gresti, il F. Secco.
Il F. Gornalunga, dopo avere ricevuto in sinistra idrografica il F. Secco, è stato sbarrato realizzando così un lago artificiale denominato Ogliastro o Don Sturzo. L'invaso raccoglie i deflussi di circa 170 Kmq di bacino diretto mentre risultano allacciati circa 297 Kmq di bacino del F. Dittaino. La capacità utile di progetto del serbatoio risulta di circa 109 Mmc.
A valle del serbatoio, il F. Gornalunga riceve diversi torrenti che hanno scarsa importanza dal punto di vista delle utilizzazioni delle acque. Prima di immettersi nella Piana di Catania, il F. Gornalunga riceve in destra il più importante dei suoi affluenti, il F. dei Monaci; da tale concluenza il fiume assume un corso essenzialmente pianeggiante sino a sfociare nel F. Simeto. In tale zona confluiscono in destra idrografica i canali Fiumefreddo e Banante che fanno parte della rete di scolo della Piana di Catania.
Dal punto di vista geologico, il bacino è costituito prevalentemente da terreni impermeabili o che presentano un grado di permeabilità molto basso. In questa zona dominano, in affioramento, terreni arenaceo-sabbiosi impostati su terreni argillosi messi a nudo dalle incisioni torrentizie. Inoltre, a causa della presenza nella zona di monte del bacino di affioramenti della serie gessoso-solfifera, la salinità delle acque del fiume e dei suoi affluenti risulta alquanto elevata.
Nel bacino ricade il centro abitato di Ramacca e parte del centro abitato di Palagonia.
Nel bacino di F. Gornalunga sono stati effettuati interventi per la difesa e la conservazione del suolo. Più precisamente è stata eseguita la sistemazione del tratto di valle del F. Gornalunga sia ai limiti occidentali del comprensorio del Consorzio di Bonifica della Piana di Catania.
Caratteristiche idrologiche
Le stazioni idrometriche installate nel bacino del F. Gornalunga, che hanno funzionato in vari periodi a partire dal 1925, sono quattro. Nella presente monografia vengono prese in considerazione le tre stazioni poste all'asta principale del corso d'acqua (Secreto, Gornalunga e Libertini), mentre a quarta (Monaci), verrà esaminata nella scheda relativa al F. dei Monaci. E' opportuno sottolineare che le caratteristiche idrologiche riportate nella monografia fanno riferimento a dati registrati in periodi antecedenti all'entrata in esercizio del serbatoio di Ogliastro.
La stazione sul F. Gornalunga a Secreto, posta a 100 m.s.m., sottende un bacino di circa 232 Kmq avente una altitudine media di 389 m.s.m. Il deflusso medio annuo rilevato in base a 10 anni di osservazioni (1957-1966) risulta di 79 mm (pari a circa 18 Mmc/anno), mentre la precipitazione risulta pari a circa 602 mm.
La stazione sul F. Gornalunga a Gornalunga, posta a 81 m.s.m., sottende un bacino di 299 Kmq avente una altitudine media di 342 m.s.m. Il deflusso medio annuo rilevato in base a 4 anni di osservazioni (1932-1935) risulta di 68 mm (pari a circa 20 Mmc/anno), mentre la precipitazione risulta pari a 675 mm.
La stazione sul F. Gornalunga a Libertini, posta a 23 m.s.m., sottende un bacino di 936 Kmq avente una altitudine media di 329 m.s.m. Il deflusso medio annuo rilevato in base a 2 anni di osservazioni (1933-1934) risulta di 102 mm (pari a circa 95 Mmc), mentre la precipitazione risulta a 644 mm.
Il dissesto idrogeologico
Ramacca (CT)
Vengono segnalati movimenti franosi in località Est abitato (zona cimitero), Ovest di Poggio della Sorda, Sud-Ovest di Poggio della Sorda, Chiapparia, Ponte Cositta, Capezzana, c.da Vaito, Portella Massara. Il territorio di Ramacca è interessato da dissesti sparsi che hanno interessato alcune strutture (edifici, strade). Nell'area urbana non vi sono piane alluvionali occupate da insediamenti antropici e quindi il rischio idraulico non è connesso a inondazioni o alla restituzione degli ambiti fluviali.
Palagonia (CT)
Vengono segnalati nell'ambito del territorio comunale i seguenti punti critici: Ponte in c.da Mongepre e Passanoce; costoni rocciosi di Via Vita.
41l - Sottobacino del FIUME DEI MONACI
Generalità
Versante: Orientale
Provincia: Catania, Enna
Compartimento idrografico: Palermo
Bacino idrografico principale: F. Simeto
Recapito del corso d'acqua: F. Gornalunga
Superficie totale del bacino imbrifero (Kmq): 590,2
Affluenti: F. Caltagirone, F. della Gatta, Pozzo Acquabianca, F. Catalfaro
Serbatoi ricadenti nel bacino: -
Altitudine minima (m.s.m.): 40
Altitudine massima (m.s.m.): 903
Altitudine media (m.s.m.): 349
Lunghezza dell'asta principale (Km): 59
Utilizzazione prevalente del suolo: - Seminativo  89% - Colture arboree 12% 

Comuni ricadenti nel bacino: Aidone, Mirabella Imbaccari, Palagonia, Ramacca.
Descrizione
Il bacino del F. dei Monaci, detto anche Mazzarella, ricade nel versante della Sicilia e si estende per circa 590 Km interessando il territorio delle province di Catania e di enna. Il corso d'acqua ricade nel bacino idrografico de F. Simeto ed è affluente di destra del F. Gornalunga.
Il fiume trae origine dalle pendici di M. Moliano e Montagna al confine del territorio dei Comuni di Aidone e di Piazza Armerina. Il corso d'acqua nasce sotto il nome di F. dell'Elsa e prende successivamente i nomi di Fosso del Tempio, Fosso Pietrarossa, F. Margherito e F. del Ferro, fino alla confluenza col F. Caltagirone. Quest'ultimo corso d'acqua trae origine dal circondario dei Comuni di Grammichele, Caltagirone e San Cono e rappresenta il maggiore affluente del F. dei Monaci. Dopo aver ricevuto in desta idrografica il F. Caltagirone e fino alla confluenza col F. Gornalunga, il corso d'acqua prende il nome di F. dei Monaci o F. Mazzarella. In tale tratto confluisce in destra idrografica il F. Catalfaro.
Il corso d'acqua si sviluppa per circa 59 Km e presenta un bacino piuttosto allungato con fattore di forma pari a 2.2.
Nel bacino del F. dei Monaci ricadono i centri abitati di Mirabella Imbaccari e parte dei centri abitati di Aidone, Ramacca e Palagonia.
Il dissesto idrogeologico
Aidone (EN)
Vengono segnalati movimenti franosi in Via Arconide, Via Mancuso, V.ne Garraffo, Zona Castello e Barone.
Mirabella Imbaccari (CT)
Viene segnalato un movimento franoso in Via Stradonello.
41m - Sottobacino del FIUME CALTAGIRONE
Generalità
Versante: Orientale
Provincia: Catania
Compartimento idrografico: Palermo
Bacino idrografico principale: F. Simeto
Recapito del corso d'acqua: F. dei Monaci
Superficie totale del bacino imbrifero (Kmq): 206,8
Affluenti: Fosso della Badia, F. Caldo
Serbatoi ricadenti nel bacino: -
Altitudine minima (m.s.m.): 85
Altitudine massima (m.s.m.): 662
Altitudine media (m.s.m.): 301
Lunghezza dell'asta principale (Km): 24
Utilizzazione prevalente del suolo: -  Seminativo  94% 

Comuni ricadenti nel bacino: Caltagirone.
Descrizione
Il bacino del F. Caltagirone ricade nel versante orientale della Sicilia e si estende per circa 207 Kmq interessando il territorio della provincia di Catania. Il corso d'acqua appartiene al bacino idrografico del F. Simeto ed è affluente di destra del F. dei Monaci.
Il F. Caltagirone, che si sviluppa per circa 24 Km, trae origine dale pendici di M. S. Giorgio (608 m.s.m.) e Poggio Salvatorello in territorio del Comune di Caltagirone; dopo aver ricevuto numerosi affluenti, i più importanti dei quali sono il Fosso della Badia e il F. Caldo, confluisce nel F. dei Monaci.
Il dissesto idrogeologico
Caltagirone (CT)
Agli atti dell'Ufficio non risultano segnalazioni.
41n - Canali della PIANA DI CATANIA
Canale Q. 100
Generalità
Versante: Orientale
Provincia: Catania
Corpo idrico di presa: F. Simeto
Recapito del corso d'acqua: Piana di Catania
Lunghezza del canale (Km): 60
Il canale di Q. 100, detto anche Cavazzini, si sviluppa per circa 60 Km in destra del F. Simeto nel territorio della Provincia di Catania.
Canale Q. 56 D
Generalità
Versante: Orientale
Provincia: Catania
Corpo idrico di presa: F. Simeto
Recapito del corso d'acqua: Piana di Catania
Lunghezza del canale (Km): 32,7
Il canale di Q. 56 D, detto anche Gerbini, si sviluppa per circa 32,7 Km in destra del F. Simeto nel territorio della Provincia di Catania.
Canale Q. 102 B
Generalità
Versante: Orientale
Provincia: Catania
Corpo idrico di presa: F. Simeto
Recapito del corso d'acqua: Piana di Catania
Lunghezza del canale (Km): 2,8
Il canale di Q. 102, in sinistra Simeto, si sviluppa per circa 2,8 Km e prosegue per altri 15,2 km in rete intubata, nel territorio della Provincia di Catania.
Canale Q. 56 S
Generalità
Versante: Orientale
Provincia: Catania
Corpo idrico di presa: F. Simeto
Recapito del corso d'acqua: Piana di Catania
Lunghezza del canale (Km): 25,6
Il canale di Q. 56, in sinistra del F. Simeto, detto anche Paternò, si sviluppa per circa 25,6 nel territorio della Provincia di Catania.
I quattro canali si sviluppano, con le rispettive reti, per complessivi 1.334 km e sono inseriti in un complesso sistema idrico, denominato "Catanese-Siracusano". I canali di Q 100, Q 102 e Q 56, in sinistra del F. Simeto distribuiscono le acque invasate nei serbatoi di Ancipa e di Pozzillo, assieme alle fluenze del F. Simeto intercettate nelle traverse di S. Domenica e di Contrasto.
Il dissesto idrogeologico
Catania
Viene segnalato, in data 23 ottobre 1998, lo smottamento in località Caito.
In data 22 luglio 1998, l'ufficio del Genio civile di Catania segnala alcuni inconvenienti igienico-sanitari nella zona industriale di Catania, in quanto il canale ARCI convoglia i reflui e le acque piovane di parte dela zona industriale di Catania. In caso di piogge abbondanti, il livello idraulico del canale aumenta con pericolo di esondazione.
Il Comune di Catania, nel gennaio 1999, ha trasmesso le schede relative al censimento dei movimenti franosi siti nelle seguenti località: via M. Po, S. Giorgio, S.Demetrio, Vicolo M. Cassino, via Gibilrossa, lungomare dal porto ad Ognina, circonvallazione, via Albanese, Leucatia, cittadella universitaria, via S. Sofia, via Petraro, via Gravana, telegrafo vecchio, Fosso della Creta.
45 - Bacino idrografico principale: TORRENTE RIZZUTO
Generalità
Versante: Meridionale
Provincia: Caltanissetta
Compartimento idrografico: Palermo
Bacino idrografico principale: T. Rizzuto
Recapito del corso d'acqua: Mare Mediterraneo
Superficie totale del bacino imbrifero (Kmq): 110,93
Affluenti: T.S.Pietro
Serbatoi ricadenti nel bacino: -
Altitudine minima (m.s.m.): 0
Altitudine massima (m.s.m.): 526
Altitudine media (m.s.m.): 274
Lunghezza dell'asta principale (Km): 19
Utilizzazione prevalente del suolo: -  Seminativo  59% -  Colture arboree 35% 

Comuni ricadenti nel bacino: Butera.
Descrizione
Il bacino del T. Rizzuto ricade nel versante meridionale della Sicilia e si estende per circa 111 Kmq interessando il territorio della provincia di Caltanissetta. Il bacino confina ad ovest e a nord con il bacino del F.Imera Meridionale e ad est con il bacino del T.Comunelli. Il fiume, che si sviluppa per circa 19 Km, trae origine da M.Iudeca e M.Serralunga nel territorio del comune di Butera; in prossimità della foce del Mar Mediterraneo, riceve in destra il T.S.Pietro che costituisce l'affluente principale del corso d'acqua.
43 - Bacino idrografico principale: TORRENTE GATTANO
Generalità
Versante: Meridionale
Provincia: Caltanissetta
Compartimento idrografico: Palermo
Bacino idrografico principale: T. Gattano
Recapito del corso d'acqua: Mare Mediterraneo
Superficie totale del bacino imbrifero (Kmq): 33
Affluenti: -
Serbatoi ricadenti nel bacino: -
Altitudine minima (m.s.m.): 0
Altitudine massima (m.s.m.): 451
Altitudine media (m.s.m.): 164
Lunghezza dell'asta principale (Km): 17
Utilizzazione prevalente del suolo: -  Seminativo  91% 

Comuni ricadenti nel bacino: Gela.
Descrizione
Il bacino dei T. Gattano ricade nel versante meridionale della Sicilia e si estende per circa 33 Kmq interessando il territorio della provincia di Caltanissetta. Il corso d'acqua nasce alle pendici di M. Trigona sotto il nome di T. Serpente e si sviluppa per circa 17 Km fino a sfociare nel Mar Mediterraneo. Il bacino del T. Gattano è uno dei bacini minori compresi tra i bacini del T. Comunelli e del F. Gela. Lungo il suo sviluppo, il corso d'acqua non riceve affluenti di particolare importanza dal punto di vista della utilizzazione delle acque.
Caratteristiche idrologiche
Nel bacino del T. Gattano ha funzionato dal 1972 al 1976 (con una interruzione nel 1973) la stazione idrometrica a Zai. La stazione, posta a 38 m.s.m., sottende un bacino di 23 Kmq avente una altitudine media di 177 m.s.m. Il deflusso medio annuo misurato in base a 3 anni di osservazioni (1972 e 1974-1975) risulta di circa 36 mm (pari a 0.8 Mmc/anno), mentre la precipitazione risulta pari a circa 396 mm.
Nello stesso periodo sono state misurate le portate solide; in base ai 3 anni di osservazioni, risulta una portata solida minima, media e massima rispettivamente di 21,35 e 50 T/Kmq.
Il dissesto idrogeologico:
Gela (CL)
Viene segnalato nel 1991 dal Genio civile di Caltanissetta la situazione precaria del Torrente Gattano.
Nel 1998, in applicazione di quanto disposto dal D.L. n. 180/98, lo stesso Genio civile ha fatto pervenire le schede per l'inserimento nel piano di interventi urgenti da finanziare entro il 30 dicembre 1998.
In data 11 maggio 1999 l'intervento di sistemazione del tratto del torrente Gattano ricadente nel centro urbano, ritenuto ad alto rischio idrogeologico, è stato inserito nel Piano per un finanziamento di L. 1.500 milioni.
Nel marzo 1999 viene segnalata dal Comune di Gela, con nota n. 738, un movimento franoso del fronte sud della discarica comunale di Cipollime.
Nel 1997 il Comune segnala lo straripamento del Torrente Gattano, frequente soprattutto nella stagione invernale.
Con nota n. 49007 del 5 Agosto 1999 il Comune di Gela ha trasmesso la carta delle aree a rischio idrogeologico in scala 1:10000.
44 - Bacino idrografico principale: FIUME GELA
Generalità
Versante: Meridionale
Provincia: Caltanissetta, Enna
Compartimento idrografico: Palermo
Bacino idrografico principale: F. Gela
Recapito del corso d'acqua: Mare Mediterraneo
Superficie totale del bacino imbrifero (Kmq): 569
Affluenti: F. Maroglio, F. di Giozzo, V.ne Canonico, F. Disueri
Serbatoi ricadenti nel bacino: -
Altitudine minima (m.s.m.): 0
Altitudine massima (m.s.m.): 981
Altitudine media (m.s.m.): 341
Lunghezza dell'asta principale (Km): 59
Utilizzazione prevalente del suolo: -  Seminativo  77%  

Colture arboree 14%
Comuni ricadenti nel bacino: Caltagirone, S. Cono,Gela, Mazzarino, Piazza Armerina.
Descrizione
Il bacino del F. Gela ricade nel versante meridionale della Sicilia e si estende per circa 569 km2 interessando il territorio delle provincie di Caltanissetta e di Enna.
Il bacino del F. Gela confina ad ovest con il bacino del T. Gattano e con il bacino del T. Comunelli, a nord-ovest con il bacino del T. Braemi, a nord-est con il bacino del F. Gornalunga e ad est con il bacino del F. Ficuzza.
Il corso d'acqua si sviluppa per circa 59 Km, a partire dal Cozzo Bannata, in territorio di Enna; dopo aver ricevuto in destra idrografica il F. di Giozzo, a sud-ovest del centro abitato di Piazza Armerina, prende prima il nome di T. Nociara e poi di T. Porcheria. Sul T. Porcheria, presso la stretta del Disueri, è stato realizzato un lago artificiale denominato lago di Disueri. Lo sbarramento una superficie di circa 239 km2; la capacità utile attuale del serbatoio è di circa 2 Mmc a causa della limitazione imposta dal Servizio Dighe nel 1965 per la presenza di una frana a valle della sponda sinistra del corpo diga.
A valle del serbatoio, il corso d'acqua prende il nome di F. Gela e a circa 3 Km dalla foce nel Mar Mediterraneo riceve, in sinistra idrografica, l'affluente principale, il F. Maroglio. Sul T. Cimia, affluente del F. Maroglio, è stato realizzato il secondo serbatoio artificiale ricadente nel bacino idrografico del F. Gela, denominato lago Cimia. Nel bacino del F. Gela ricadono i centri abitati di Piazza Armerina, S. Cono e parte dei centri abitati di Mazzarino e di Gela. Le acque del F. Gela e dei suoi affluenti vengono utilizzate prevalentemente a scopo irriguo.
Caratteristiche idrologiche
Nel bacino del F. Gela hanno funzionato, in vari periodi, due stazioni idrometriche e torbidometriche: la prima è posta sul F. Gela, poco a valle del lago Disueri, mentre la seconda è posta sul T. Cimia, affluente del T. Maroglio, in località Cerasaro. La stazione sul F. Gela a Disueri ha funzionato negli anni 1934-1942; posta a 109 m.s.m., sottende un bacino di circa 239 km2 avente una altitudine media di 479 m.s.m.
Il deflusso medio annuo misurato in base a 9 anni di osservazioni (1934-1942) risulta di 71 mm (pari a circa 17 Mmc/anno), mentre la precipitazione risulta pari a 601 mm. La portata media rilevata in 8 anni di osservazioni compresi tra il 1935 e il 1942, è stata di 561 T/ km2 con un valore massimo di 1130 T/ km2.
Il dissesto
Gela (CL)
Vedasi quanto riportato nel bacino del T. Gattano.
Mazzarino (CL)
Viene segnalato con lettera datata 18 ottobre 1991 il nubifragio dei giorni 12 e 13 ottobre 1991, a seguito del quale nel centro abitato sono stati rilevati gravi danni ad alcune strutture pubbliche e private del centro storico. Inoltre il Comune segnala la precaria situazione statica nella zona di S. Francesco di Paola in data 12 marzo 1993.
Vengono segnalati dal medesimo Comune le zone interessate da gravi fenomeni di dissesto nelle seguenti zone:
- San Francesco di Paola (centro storico)
- Torrente Giardinello
- Chiesa del Signore dell'Olmo
- abitato nord - est.
Piazza Armerina (EN)
Vengono segnalate aree a rischio nel centro abitato in prossimità del campo sportivo, nell'area dell'ospedale, in c.da Rocca e Stradonello.
44 a - Sottobacino del FIUME MAROGLIO
Generalità
Versante: Meridionale
Provincia: Caltanissetta, Catania
Compartimento idrografico: Palermo
Bacino idrografico principale: F. Gela
Recapito del corso d'acqua: F. Gela
Superficie totale del bacino imbrifero (Kmq):
Affluenti: V.ne del Signore, V.ne della Cimia
Serbatoi ricadenti nel bacino: Cimia
Altitudine minima (m.s.m.): 0
Altitudine massima (m.s.m.): 698
Altitudine media (m.s.m.): 276
Lunghezza dell'asta principale (Km): 24
Utilizzazione prevalente del suolo: - Seminativo   84% - Colture arboree 10% 

Comuni ricadenti nel bacino: Caltagirone, Niscemi.
Descrizione
Il bacino del F. Maroglio ricade nel versante meridionale della Siciia e si estende per circa 240 kmq interessando il territorio delle provincie di Catania e di Caltanissetta.
Il corso d'acqua nasce nel territorio del Comune di Caltagirone; esso si sviluppa per circa 24 km attraversando il territorio dei comuni di Niscemi e Gela. A circa 8 km dalla confluenza con il F. Gela, di cui è affluente, riceve, in destra idrografica, il V.ne della Cimia. Quest'ultimo corso d'acqua nasce dalle pendici di M. della Scala e M. della Ganzaria nel territorio del comune di S. Michele di Ganzaria. In località Passo del Cerasaro, il V.ne della Cimia è stato sbarrato realizzando così un lago artificiale denominato Cimia. Lo sbarramento sottende una superficie di circa 70 kmq; la capacità utile del serbatoio è di 7 Mmc.
Nel bacino ricade parte del centro abitato di Caltagirone e l'intero centro abitato di Niscemi.
Il dissesto idrogeologico
Niscemi (CL)
Il 12 ottobre 1997, nella zona meridionale dell'abitato di Niscemi si verificò un vasto movimento franoso del tipo scorrimento rotazionale che ha coinvolto circa 120 abitazioni private, provocando danni gravi agli stessi edifici privati, a strutture di servizio pubbliche, a beni storico - architettonici, infrastrutture e vie di comunicazione.
Il giorno dopo l'evento, esperti della Commissione Grandi Rischi hanno effettuato un sopralluogo al quale hanno partecipato funzionari di questo ufficio che hanno provveduto a redigere la scheda di censimento e ad ubicare la frana.
A seguito dell'evento franoso, la Presidenza del Consiglio dei Ministri, con ordinanza 29 ottobre 1997, nomina un commissario delegato per attuare gli interventi di emergenza urgenti ed indifferibili finalizzati al soccorso della popolazione ed alla individuazione degli interventi necessari alla salvaguardia dell'incolumità pubblica e privata, per eliminare situazioni di pericolo.
45 - Bacino idrografico principale: TORRENTE FICUZZA
Generalità
Versante: Meridionale
Provincia: Catania, Ragusa
Compartimento idrografico: Palermo
Bacino idrografico principale: T. Ficuzza
Recapito del corso d'acqua: Mare Mediterraneo
Superficie totale del bacino imbrifero (Kmq): 294,4
Affluenti: V.ne Cugnolongo, V.ne di Granieri, V.ne Terrana, T. Valle Torta
Serbatoi ricadenti nel bacino: Biviere di Gela
Altitudine minima (m.s.m.): 0
Altitudine massima (m.s.m.): 694
Altitudine media (m.s.m.): 336
Lunghezza dell'asta principale (Km): 41
Utilizzazione prevalente del suolo: - Colture arboree  40% - Seminativo 33% - Prato e pascolo 14% - Bosco 12% 

Comuni ricadenti nel bacino:
-  provincia di Catania: Caltagirone, Grammichele, Licodia Eubea;
-  provincia di Caltanissetta: Niscemi.
Descrizione
Il bacino del T. Ficuzza ricade nel versante meridionale della Sicilia e si estende per circa 294 Km2 interessando il territorio delle province di Ragusa e di Catania. Il bacino del T. Ficuzza confina ad ovest con il bacino del F. Gela, a nord con il bacino del F. Caltagirone, ad est e sud-est con il bacino del F. Acate.
Il corso d'acqua si sviluppa per circa 41 Km, dalle pendici di M. Marineo, in territorio del Comune di Licodia Eubea. Dopo aver raccolto le acque provenienti dal V.ne Cugnolongo e dal più importante V.ne di Granieri, riceve il destra le acque del V.ne Terrana che trae origine da Poggio Mazzone. In prossimità della foce, il T. Ficuzza, dopo aver ricevuto in destra il T. Valle Torta, si congiunge col F. Acate. Ai fini pratici i fiumi Ficuzza e Acate vengono considerati del tutto separati ed indipendenti (come se avessero due distinte foci a mare) dal Servizio Idrografico e nella codificazione dei bacini effettuata nella presente indagine. Nel bacino del T. Ficuzza ricade un lago naturale ampliato denominato biviere di Gela. Il lago raccoglie i deflussi del T. Valle Torta per un bacino di circa 71 Km2 e le acque del bacino allacciato dal F. Acate per circa 233 Km2.
Caratteristiche idrologiche
Nel bacino del F. Ficuzza è in funzione dal 1974 una stazione idrometrica, in località S. Pietro. La stazione, posta a 130 m.s.m., sottende un bacino di circa 138 Km2 avente una altitudine media di 369 m.s.m. Il deflusso medio annuo misurato, in base a 2 anni di osservazioni (1974-1975), risulta di 49 mm (pari a 6.7 Mmc/anno), mentre la precipitazione risulta pari a 534 mm.
Il dissesto idrogeologico
Grammichele (CT)
Da nota n. 5137 del 20.11.98 del Comune, risulta che non si sono mai verificati eventi franosi nel territorio comunale.
Licodia Eubea (CT)
Nel 1997 vengono trasmessi verbali di sopralluogo in cui vengono descritti i seguenti eventi:
- frana lungo la strada prov.le 38/11 - allacciamento Canalone Margi.
- Smottamenti c.da Regoleti - Macchia Noce.
Niscemi CL)
Vedasi quanto descritto nel bacino del F. Gela.
46 - Bacino idrografico principale: FIUME ACATE
Generalità
Versante: Meridionale
Provincia: Ragusa, Catania, Caltanissetta
Compartimento idrografico: Palermo
Bacino idrografico principale: F. Acate
Recapito del corso d'acqua: Mare Mediterraneo
Superficie totale del bacino imbrifero (Kmq): 385,1
Affluenti: F. Vizzini, T. Mazzarronello
Serbatoi ricadenti nel bacino: Dirillo
Altitudine minima (m.s.m.): 0
Altitudine massima (m.s.m.): 986
Altitudine media (m.s.m.): 396
Lunghezza dell'asta principale (Km): 54
Utilizzazione prevalente del suolo: - Seminativo  62% - Colture arboree 23% - Prato e pascolo 11% 

Comuni ricadenti nel bacino:
-  provincia di Catania: Caltagirone, Licodia Eubea, Vizzini;
-  provincia di Ragusa: Acate, Chiaramonte Gulfi, Monterosso Almo.
Descrizione
Il bacino del F. Acate ricade nel versante meridionale della Sicilia e si estende per circa 385 Km2 interessando il territorio delle province di Ragusa, Catania e Caltanissetta.
Il bacino del F. Acate confina ad ovest e a nord-ovest con il bacino del F. Ficuzza, a nord-est e ad est con i bacini del F. S. Leonardo e del F. Ippari.
Il fiume, che si sviluppa per circa 54 Km, nasce nel territorio del Comune di Vizzini e attraversa i Comuni di Licodia Eubea, Caltagirone e Acate fino a sfociare nel Mare Mediterraneo. Lungo il percorso riceve numerosi torrenti tra i quali ricordiamo, nella zona di monte, il F. Vizzini e, nella zona centrale, il T. Mazzarronello. A sud del centro abitato di Licodia Eubea, in contrada Ragoleto, è stato realizzato nel 1962 un lago artificiale denominato Dirillo o Ragoleto. Lo sbarramento sottende un bacino di circa 118 Km2; la capacità utile, secondo un rilevamento del 1980 effettuato dall'ANIC di Gela, è di 20.4 Mm3.
Nel bacino ricadono i centri abitati di Vizzini, Licodia Eubea, Moriterosso, Chiaramonte Gulfi e Acate.
Caratteristiche idrologiche
Nel bacino dei F. Acate sono state installate in diversi periodi due stazioni idrometriche: la prima sul T. Para, affluente del T. Mazzarronello e la seconda sull'asta principale del F. Acate, in località Dirillo.
La prima stazione, in funzione dal 1972, è posta a 130 m.s.m. e sottende un bacino di 82 Km2 avente una altitudine media di 445 m.s.m. Il deflusso medio annuo misurato in base a 4 anni di osservazioni (dal 1972 al 1975) risulta di 40 mm (pari a 3.3 Mm3/anno), mentre la precipitazione risulta pari a 753 mm.
La seconda stazione a Dirillo ha funzionato dal 1962 al 1968; posta a 22 m.s.m., sottende un bacino di circa 234 Km2 avente una altitudine media di 416 m.s.m. Il deflusso medio annuo misurato in 6 anni di osservazioni (dal 1962 al 1967), risulta di 46 mm (pari a 10.7 Mm3/anno), mentre la precipitazione risulta pari a 527 mm.
Il dissesto idrogeologico
Grammichele (CT)
Come da nota n. 5137 del 20.11.98 del Comune, nel territorio non si sono mai verificati eventi franosi.
Licodia Eubea (CT)
Nel 1997 vengono trasmessi verbali di sopralluogo in cui vengono descritti i seguenti eventi:
- frana lungo la strada prov.le 38/11 - allacciamento Canalone Margi.
- Smottamenti c.da Regoleti - Macchia Noce.
Monterosso Almo (RG)
Viene trasmesso lo studio geologico stralciato dal P.R.G.. Da questo si evince che il 70,8% del territorio versa in una situazione di buona stabilità, il 25,5% in media stabilità e soltanto il 3,6% dell'intero territorio in situazione di instabilità. In questa porzione di territorio, le situazioni litologiche, di acclività, di stratificazione e di utilizzazione del suolo, hanno determinato notevoli dissesti con episodi franosi lungo l'Amorillo.
47 - Bacino idrografico principale: FIUME IPPARI
Generalità
Versante: Meridionale
Provincia: Ragusa
Compartimento idrografico: Palermo
Bacino idrografico principale: F. Ippari
Recapito del corso d'acqua: Mare Mediterraneo
Superficie totale del bacino imbrifero (Kmq): 195,5
Affluenti: T. Cava del Bosco
Serbatoi ricadenti nel bacino: -
Altitudine minima (m.s.m.): 0
Altitudine massima (m.s.m.): 78
Altitudine media (m.s.m.): 238
Lunghezza dell'asta principale (Km): 30
Utilizzazione prevalente del suolo: - Colture arboree  48% - Seminativo 46% 

Comuni ricadenti nel bacino: Comiso, Ragusa, Vittoria.
Descrizione
Il bacino del F. Ippari ricade nel versante meridionale della Sicilia e si estende per circa 196 Kmq interessando il territorio della provincia di Ragusa. Il fiume nasce alle pendici dei monti Badia, Scannalupi e Raci in territorio del Comune di Ragusa, e scorre per circa 30 Km incidendo in profondità l'altopiano calcarco degli Iblei. Il corso d'acqua attraversa il territorio dei Comuni di Comiso e Vittoria, i cui centri abitati ricadono nel bacino. Ad est del centro abitato di Vittoria, il fiume riceve il T. Cava del Bosco, l'unico affluente di una certa importanza dal punto di vista della utilizzazione delle acque.
Nel bacino ricadono diverse sorgenti tutte collegate alla grande linea di dislocazione tettonica che, lungo l'allineamento Comiso-Chiaramonte Gulfi, mette a contatto i calcari dell'altopiano ibleo con le formazioni plio-pleistoceniche della piana di Vittoria.
Le acque del F. Ippari e del suo affluente principale T. Cava del Bosco vengono utilizzate prevalentemente a scopo irriguo. Il maggior numero di richieste per l'utilizzazione delle acque interessa il tratto del F. Ippari a valle della confluenza col T. Cava del Bosco.
Le acque delle sorgenti ricadenti nel bacino venivano in passato utilizzate a scopo irriguo. Sembra però che la resa sia oggi notevolmente diminuita a causa del continuo emungimento della falda operato attraverso i numerosi pozzi scavati nella zona.
Il dissesto idrogeologico
Comiso (RG)
Viene trasmesso lo studio geologico stralciato del P.R.G. dal quale si evince che i processi sia antropici che geomorfici in atto e/o potenziali hanno determinato l'attuale assetto del territorio.
A sud dell'abitato sono presenti due corpi di paleofrana prodotti dal materiale distaccatosi in seguito a crolli che hanno interessato il versante a monte. I due corpi hanno un buon grado di costipamento come dimostrato dalla verticalità mantenuta dalle pareti.
Lungo il corso del F. Ippari, a nord delle C.de Frateianni, Comuni e Granaro, per un tratto di 4 Km, è stata individuata un'area ad alta acclività potenzialmente instabile, perché in relazione alla natura dei terreni affioranti i versanti si trovano in uno stato di equilibrio critico.
La forte acclività di tali versanti è dovuta all'azione erosiva dell'acqua incanalata che ultimamente si è progressivamente rallentata per la graduale diminuzione di portata del F. Ippari.   

Altre aree a forte acclività si trovano nella zona pedemontana e precisamente nelle incisioni che delimitano il Cozzo di Apollo, in c.da Nollica e nell'incisione del T. Profinni, le quali sono potenzialmente instabili ma che attualmente non manifestano fenomeni di dissesti per le scarse precipitazioni e la presenza di vegetazione arborea che esercita un'azione stabilizzante riguardo agli agenti esogeni.
Sono stati localizzati quattro tratti di versanti lungo una fascia a monte e al di fuori dell'abitato, in c.da Nollica, particolarmente interessati da crolli di massi e detriti, soprattutto in occasione di piogge intense e prolungate.
Nell'alveo del F. Ippari lungo la periferia NO dell'abitato, nel tratto compreso tra l'area di edilizia popolare e la stazione ferroviaria ed in quello localizzato in c.da Giardinello a nord del Cozzo del Re, durante eventi piovosi particolarmente intensi e prolungati si assiste a straripamenti delle acque incanalate, favoriti dalla morfologia blanda dell'alveo.
Ragusa
Viene segnalato nel 1998 il crollo della parte terminale del promontorio Kamarina e Punta Cammarrone causato da consistenti fenomeni franosi.
Vittoria (RG)
Viene trasmessa la scheda del censimento dei fenomeni franosi in c.da Mendolilli e lo studio di settore finalizzato alla caratterizzazione del territorio della Provincia di Ragusa, sotto il profilo della geologia, nell'ambito della redazione del Piano Territoriale Provinciale.
Sono presenti tre grossi corpi di frana rispettivamente a sinistra del T. Costa, di fronte a M.te Raci e a sinistra del F. Irminio a SE dell'abitato di Ragusa e a SO dell'abitato di Comiso. Si tratta in tutti e tre i casi di vistosi fenomeni di crollo legati più o meno alla tettonica. Sono costituiti da un ammasso di blocchi calcarei spigolosi di dimensioni variabili fino a qualche metro.
48 - Bacino idrografico principale: FIUME IRMINIO
Generalità
Versante: Meridionale
Provincia: Ragusa
Compartimento idrografico: Palermo
Bacino idrografico principale: F. Irminio
Recapito del corso d'acqua: Mare Mediterraneo
Superficie totale del bacino imbrifero (Kmq): 265,8
Affluenti: T. Gria, Cava Volpe, T. Mastratto, Cava S. Leonardo
Serbatoi ricadenti nel bacino: S. Rosalia
Altitudine minima (m.s.m.): 0
Altitudine massima (m.s.m.): 986
Altitudine media (m.s.m.)-. 466
Lunghezza dell'asta principale (Km): 48
Utilizzazione prevalente del suolo: -  Seminativo  81% - Prato e pascolo 15% 

Comuni ricadenti nel bacino: Giarratana, Ragusa, S. Croce Camerina
Descrizione
Il bacino del F. Irminio ricade nel versante meridionale della Sicilia e si estende per circa 266 Kmq, interessando il territorio della provincia di Ragusa.
Il bacino del F. Irminio confina ad ovest con alcuni bacini minori e con il bacino del F. Ippari, a nord con il bacino del F. Acate, a nord-est con il bacino del F. Anapo, ad est con il bacino del F. Tellaro e con il bacino del T. Modica-Scicli.
Il fiume si sviluppa per circa 48 Km e attraversa da nord a sud-ovest tutto l'altopiano ibleo, profondamente incassato nelle formazioni calcaree che ricoprono tutta la zona. Il corso d'acqua trae origine da M. Lauro e attraversa prima il territorio del Comune di Giarratana e poi quello di Ragusa, fino a sfociare nel Mare Mediterraneo. Lungo il percorso riceve numerosi corsi d'acqua i più importanti dei quali sono il T. Gria, Cava Volpe, il T. Mastratto e Cava S. Leonardo. A nord del centro abitato di Ragusa, in contrada S. Rosalia, è stato realizzato un serbatoio, denominato S. Rosalia. Lo sbarramento sottende un bacino di circa 98 Kmq; la capacità utile di progetto del serbatoio è di 18.2 Mmc.
Nel bacino del F. Irminio ricadono i centri abitati di Giarratana e Ragusa.
In prossimità della foce del F. Irminio si estende una fiorente macchia mediterranea mentre, nella parte terminale, il corso d'acqua è fiancheggiato da una boscaglia. La macchia mediterranea è costituita da ginepro, insediato sulle dune sabbiose vicino alla battigia, da maestosi esemplari arborei secolari di lentisco, alla rara palma nana, dall'esercizio arboreo, dall'asparagus, dal licius intricatum (che sembra ormai circoscritto a questa sola zona della Sicilia) e dal platano orientale (ormai in via di estinzione). Tale ambiente ospita una interessante fauna ittica costituita da trote, cefali, anguille, serpenti d'acqua. Sono presenti specie ornitologiche sia stanziali sia migratorie quali cicogne, aironi cinerini, gabbiani e falchi cinerini, nonché specie di selvaggina acquatica quali il moretto, la folaga, le gallinelle d'acqua, l'anitra selvatica, il germano reale e il martin pescatore.
Le acque del F. Irminio e dei suoi affluenti sono utilizzate a scopo irriguo, potabile e industriale.
Caratteristiche idrologiche
Nel bacino del F. Irminio ha funzionato dal 1961 al 1964 una stazione idrometrica in località S. Rosalia dove è stato realizzato l'omonimo invaso. La stazione, posta a 336 m.s.m., sottende un bacino di circa 98 Kmq avente una altitudine media di 571 m.s.m. Il deflusso medio annuo misurato in base a 4 anni di osservazioni (1961-1964) risulta di 123 mm (pari a circa 12 Mmc/anno) mentre la precipitazione risulta pari a 656 mm.
Il dissesto idrogeologico
Giarratana (RG)
Il Comune ha trasmesso lo studio geologico stralciato dal P.R.G., dal quale si evince una suddivisione di aree in base alla stabilità; tralasciando quelle stabili abbiamo:
Aree leggermente instabili: con isolate possibilità di crolli e scivolamenti. Tali aree occupano la parte preponderante del territorio comunale. Ne fanno parte le zone geologicamente formate dal Membro Irminio (con una pendenza fino al 50%) e dalla Formazione Tellaro (con una pendenza fino al 25%) comprendente il centro storico di Giarratana e buona parte della nuova zona di espansione, Poggio Gialluppo ad Ovest, Piano Marina a SO, M.te Rotondo, c.da Cannizzo, Cozzo Ferraro, c.da Rabbuina a SE, c.da Canalotto, Liequa, Terravecchia a NE del paese.
Aree molto instabili: con probabili fenomeni di crolli, scivolamenti e scoscendimenti. Appartengono a tali aree piccoli lembi di territorio a forte acclività, superioe al 50% nel Membro Irminio e fino al 50% nella Formazione Tellaro.
Aree con dissesti in atto: piccolissime zone che possono essere localizzate nei fianchi dei torrenti, nella discarica all'uscita del paese sulla strada di Monterosso, in un tratto a cavallo della strada per M.te Lauro - Bucchieri all'uscita del paese sotto la villa comunale, la sommità della collina esistente tra il Cimitero e la nuova zona di espansione a sud del Centro storico.
In queste ultime zone si riscontrano lesioni nelle strade e chiari fenomeni di smottamento verso valle. Tali dissesti sono dovuti alla degradazione antropica (smottamenti causati dal carico di edifici, opere di scavo, formazione di trincee che hanno rotto l'equilibrio geomorfologico preesistente).
Ragusa
Vedasi quanto riportato nel bacino del F. Ippari.
S. Croce Camerina (RG)
Vengono segnalate le frane nelle seguenti località: Laucana, Torre di Mezzo, c.da Spera, Punta Braccetto.
Inoltre il Comune, nell'aprile 1996 ha richiesto lo "stato di calamità" per danni causati dal nubifragio del febbraio del 1996.
49 - Bacino idrografico principale: TORRENTE MODICA SCICLI
Generalità
Versante: Meridionale
Provincia: Ragusa
Compartimento idrografico: Palermo
Bacino idrografico principale: T. Modica - Scicli
Recapito del corso d'acqua: Mare Mediterraneo
Superficie totale del bacino imbrifero (Kmq): 129,4
Affluenti: Cava S. Maria la Nova, Cava S. Bartolomeo
Serbatoi ricadenti nel bacino:
Altitudine minima (m.s.m.): 0
Altitudine massima (m.s.m.): 532
Altitudine media (m.s.m.): 346
Lunghezza dell'asta principale (Km): 16
Utilizzazione prevalente del suolo - Seminativo  95% 

Comuni ricadenti nel bacino: Modica, Scicli
Descrizione
Il bacino del T. di Modica-Scicli ricade nel versante meridionale della Sicilia e si estende per circa 130 Kmq, interessando il territorio della provincia di Ragusa. Il bacino confina ad ovest e a nord con il bacino del F. Irminio, ad est con il bacino del F. Tellaro e con alcuni bacini minori.
Il fiume, che si sviluppa per circa 16 Km, nasce a sud del centro abitato di Modica. In prossimità del centro abitato di Scicli riceve in sinistra idrografica, a circa 7 Km dalla foce nel Mar Mediterraneo, gli unici due affluenti di una certa importanza: Cava di S. Maria La Nova e Cava S. Bartolomeo. I centri abitati ricadenti nel bacino sono quelli di Modica e di Scicli.
Nel bacino ricadono alcune sorgenti le cui acque vengono utilizzate per l'approvvigionamento idrico del centro abitato di Modica e a scopo irriguo dal Consorzio di Bonifica di Scicli.
Il dissesto idrogeologico
Scicli (RG)
Il Genio civile di Ragusa ha trasmesso, con nota n. 15788 del 26 luglio 1999, le schede integrative per la proposta degli interventi di consolidamento così descritti:
1) dissesto in c.da Lodderi; i costoni rocciosi sovrastanti la c.da Lodderi a monte della S.P. e sovrastanti il depuratore comunale di Scicli presentano fenomeni di dissesto e di pericolo potenziale di crollo di ammassi rocciosi per un elevato stato di alterazione degli ammassi litoidi.
2) dissesti nel quartiere Altobello; i costono rocciosi sovrastanti il quartiere Altobello nell'abitato di Scicli presentano fenomeni di dissesto e di potenziale pericolo di crollo di ammassi rocciosi. Il quartiere era già stato oggetto di decreto di consolidamento dell'abitato da trasferire a seguito di D.P.R. 14 gennaio 1954, n. 150.
3) dissesti nella collina Spana; la collina Spana (versante S.M. La Nova) sovrastante l'abitato di Scicli, nei pressi del serbatoio dell'acquedotto comunale, presenta fenomeni di dissesto e di pericolo potenziale di crollo di ammassi rocciosi.
4) dissesti in c.da Guardiola - Licozia; la collina c.da Guardiola - Licozia, sovrastante l'abitato di Scicli nei pressi dell'ospedale "Busacca", nonchè sovrastante il cimitero, presenta fenomeni di dissesto e di pericolo potenziale di crollo di ammassi rocciosi.
5) dissesti in c.da Imbastita, la collina Imbastita, sovrastante l'abitato di Scicli nei pressi di Viale 1° Maggio, presenta fenomeni di dissesto e di pericolo potenziale di crollo di ammassi rocciosi in posizione metastabile.
Si fa altresì presente che erano stati già segnalati movimenti franosi sul colle S. Matteo e sul colle Croce con nota n. 20433 del 12 ottobre 1998.
50 - Bacino idrografico principale: TORRENTE COMUNELLI
Generalità
Versante: Meridionale
Provincia: Caltanissetta
Compartimento idrografico: Palermo
Bacino idrografico principale: T. Comunelli
Recapito del corso d'acqua. Mare Mediterraneo
Superficie totale del bacino imbrifero (Kmq): 107,9
Affluenti: -
Serbatoi ricadenti nel bacino: Comunelli
Altitudine minima (m.s.m.): 0
Altitudine massima (m.s.m.): 526
Altitudine media (m.s.m.): 283
Lunghezza dell'asta principale (Km): 25
Utilizzazione prevalente del suolo: - Seminativo  61% - Colture arboree 33% 

Comuni ricadenti nel bacino: Butera.
Descrizione
Il bacino del T. Comunelli ricade nel versante meridionale della Sicilia e si estende per circa 108 Kmq, interessando il territorio della provincia di Caltanissetta. Il bacino del T. Comunelli confina ad ovest e a nord-ovest con il bacino del T. Rizzuto, ad est con il bacino del F. Gela, con il bacino del T. Gattano e con alcuni bacini minori.
Il T. Comunelli trae origine da M. ludeca e M. Contrasto, in territorio del Comune di Butera e si sviluppa per circa 25 Km sino a sfociare nel Mar Mediterraneo. Il bacino del T. Comunelli è generalmente costituito da argille con inclusioni di estesi lembi della serie gessoso-solfifera e trubi.
Sul corso d'acqua, a sud del centro abitato di Butera, è stato realizzato un serbatoio denominato Comunelli o Butera. Il bacino imbrifero diretto sotteso dallo sbarramento si estende per circa 82 Kmq; la capacità totale di progetto dell'invaso è di 9.9 Mmc, di cui 6 MI& destinati alla capacità utile.
Nel bacino ricade il centro abitato di Butera.
Il dissesto idrogeologico
Butera (CL)
Viene segnalato in data 93 la chiusura al traffico della S.P. n.8 Butera - Gela, nel tratto abitato al Km 12 per il pericolo di caduta massi dalla scarpata e per il crollo di un muro di cinta dell'abitato.
51 - Bacino idrografico principale: F. S. LEONARDO
Generalità
Versante: Orientale
Provincia: Catania, Siracusa
Compartimento idrografico: Palermo
Bacino idrografico principale: F. S. Leonardo
Recapito del corso d'acqua: Mare Ionio
Superficie totale del bacino imbrifero (Kmq): 460,6
Affluenti: F. Ippolito, F. Reina, Fosso Damiano
Serbatoi ricadenti nel bacino: -
Altitudine minima (m.s.m.): 0
Altitudine massima (m.s.m.): 986
Altitudine media (m.s.m.): 337
Lunghezza dell'asta principale (Km): 46
Utilizzazione prevalente del suolo: - Seminativo  58 % - Colture arboree 22% - Prato e pascolo 15% 

Comuni ricadenti nel bacino:
-  provincia di Catania: Militello Val di Catania, Scordia;
-  provincia di Siracusa: Buccheri, Carlentini, Francofonte, Lentini.
Descrizione
Il bacino idrografico del F. San Leonardo ricade nel versante orientale della Sicilia e si estende per circa 460 Kmq, dai centri abitati di Vizzini e Buccheri sino al mare Ionio presso il Villaggio S. Leonardo in territorio di Carlentini. Esso si inserisce tra il bacino del F. Anapo a sud, il bacino del F. Acate a sud ovest, il bacino del F. Monaci ad ovest e il bacino del G. Gornalunga a nord, e si estende quasi totalmente nella provincia di Siracusa tranne nella parte nord-occidentale che ricade in provincia di Catania.
Nel bacino ricadono i centri abitati di Militello in Val di Catania, Buccheri, Scordia, Francofonte, Lentini e Carlentini.
La rete idrografica del F. S. Leonardo si presenta a monte molto ramificata. L'asta del corso d'acqua principale, che si sviluppa per circa 46 Km, riceve le acque di diversi affluenti, tra cui il F. Reina, che nasce presso Poggio Conventazzo in territorio di Vizzini con il nome di T. Risicone e confluisce in destra presso Case del Riviere in territorio di Lentini, e il F. Ippolito che nasce presso il centro abitato di Militello in Val di Catania e confluisce in sinistra presso Case Conte in territorio di Lentini.
Il bacino del F. S. Leonardo è costituito in buona parte da formazioni vulcaniche (tufi, piroclastiti e lave) e da formazioni calcaree (calcari e marne calcaree) che rendono i terreni molto permeabili, caratterizzando la natura torrentizia dei corsi d'acqua.
Caratteristiche idrologiche
Dal 1972 sono in funzione due stazioni di misura nel bacino dei F. S. Leonardo, ubicate su due affluenti del corso d'acqua principale, il F. Trigona e il F. Zena. La stazione posta sul F. Trigona sottende un bacino di circa 72 Kmq avente un'altitudine media di 465 m.s.m. Nel periodo di disponibilità di dati (1972-1975) è risultato un deflusso di 236 mm (pari a 17 Mmc/anno) su un afflusso di 640 mm. La stazione posta sul F. Zena sottende un bacino di circa 209 Kmq avente un'altitudine media di 387 m.s.m. Nel periodo di disponibilità di dati (1972-1975) è risultato un deflusso di 162 mm. (pari a 33.9 Mmc/anno) su un afflusso di 730 mm.
Il dissesto idrogeologico
Scordia (CT)
La nota del Comune n. 18864 dell'11.2.99, segnala che il territorio non risulta interessato da fenomeni franosi.
Carlentini (SR)
Viene segnalato nel gennaio del 1998 che il nubifragio del 29 e 30 ottobre 1997 ha causato danni all'argine destro del Fosso Damiano, in c.da Tenuta grande, denominato Rio Carlentini per una lunghezza di 100 m e le acque hanno invaso agrumeti, strade e fabbricati rurali.
Lentini (CT)
Con nota n. 18927 de 29 luglio 19'99 viene segnalata una situazione di rischio idrogeologico che interessa 'abitato di Lentini, che è attraversato dal Torrente Falconello recepito nel PARF come collettore delle acque bianche. Il collettore a causa di alcuni vincoli non è stato del tutto intubato e pertanto in caso di precipitazioni copiose si è verificato lo straripamento delle acque con danni agli edifici del'IACP.
52 - Bacino idrografico principale: FIUME ANAPO
Generalità
Versante: Orientale
Provincia: Siracusa
Compartimento idrografico: Palermo
Bacino idrografico principale: F. Anapo
Recapito del corso d'acqua: Mare Ionio
Superficie totale del bacino imbrifero (Km2): 378,6
Affluenti: Fosso Fiumarola, Fosso Nocilla, Cava Grande, Cava Spampinato
Serbatoi ricadenti nel bacino: -
Altitudine minima (m.s.m.): 0
Altitudine massima (m.s.m.): 986
Altitudine media (m.s.m.): 367
Lunghezza dell'asta principale (Km): 53
Utilizzazione prevalente del suolo: - Seminativo   77% - Prato e pascolo 13% 

Comuni ricadenti nel bacino: Buscemi, Cassaro, Ferla, Floridia, Palazzolo Acreide, Solarino, Sortino.
Descrizione
Il bacino del F. Anapo ricade nel versante orientale della Sicilia e si estende per circa 380 Km2 interessando il territorio della provincia di Siracusa. Esso confina con il bacino del F. Ciane a sud con il bacino del F. Irminio a ovest, con il bacino del F. S. Leonardo a nord-ovest e con alcuni bacini minori a nord.
Il F. Anapo nasce presso M. Lauro e lungo il suo percorso, di circa 53 Km, riceve le acque di numerosi affluenti. Nel tratto di monte riceve le acque del Fosso Fiumarola, che nasce presso M. Contessa in territorio di Buscemi e confluisce in sinistra presso Case Canterrano al confine tra il territorio di Palazzolo Acreide e di Buscemi, e il Fosso Nocella, che nasce presso Case Raviola in territorio di Buscemi con il nome di Fosso S. Giorgio e confluisce in sinistra in territorio di Cassaro. A circa metà percorso il F. Anapo riceve in sinistra, ad est della Necropoli di Pantalica in territorio di Sortino, le acque della Cava Grande che nasce presso M. Rigoria a nord del centro abitato di Ferla.
Il bacino del F. Anapo ricade sul tavolato calcareo-marnoso della formazione Miocenica della Val di Noto, costituita da grossi banchi di calcari teneri che si trasformano, verso il basso, in depositi di calcari marnosi e di marne calcaree stratificati con giacitura sub-orizzontale o debolmente inclinata. Questa serie calcarea giace sui terreni del substrato marnoso, formato dalle marne del F. Tellaro, riferite al Miocene Inferiore, che affiorano nel fondovalle e nelle sponde dell'alto corso del F. Anapo. In corrispondenza della dorsale di Monte Lauro e dei versanti prossimi al centro abitato di Palazzolo Acreide si trovano, in affioramento, estese colate di lave basaltiche e banchi di tufi vulcanici.
Nel bacino ricadono i centri abitati di Buscemi, Palazzolo Acreide, Ferla, Cassaro, Sortino, Solarino e Floridia. Nel tratto compreso tra il centro abitato di Ferla e la Necropoli d¡ Pantalica, il F. Anapo percorre una gola in cascata tra le rocce calcaree dei Monti Iblei lungo le cui pareti vivono i piccioni selvatici.
Sono stati osservati diversi volatili tra i quali il canario e il capovaccaio. Lungo il corso del fiume nidificano la ballerina gialla e il merlo acquaiolo.
Caratteristiche idrologiche
Dal 1972 è in funzione sul F. Anapo, la stazione di S. Nicola. Tale stazione sottende un bacino di 81.9 Km2 la cui altitudine media è di 634 m.s.m. In base ai 4 anni di osservazione (1972-1975) risulta un deflusso medio annuo di 311 mm (pari a 25.6 Mm3/anno) su un afflusso di 728 mm. Nel passato hanno funzionato altre due stazioni idrometriche. La prima, denominata Passo di Siracusa, ha funzionato nel periodo 1938-1940 e sottende un bacino di 180.3 Km2 avente una altitudine media di 551 m.s.m. Durante il periodo di funzionamento è risultato un deflusso medio annuo di 173 mm (pari a 31.2 Mm3/anno) su un afflusso di 879 mm. La seconda stazione, denominata Diddino, ha funzionato nel periodo 1931-1935 e sottende un bacino di 210 Km2 avente un'altitudine media di 493 m.s.m. Durante il periodo di funzionamento è risultato un deflusso di 275 mm (pari a 54 Mm3/anno) su un afflusso di 1034 mm. Km2 Mm3.
Il dissesto
Ferla (SR)
Nel 1996 viene indicato un movimento franoso in una zona interessata da fenomeni carsici e tellurici. La stessa è attraversata da condotte fognarie. La Chiesa di S. Sebastiano ha subito imponenti lavori di consolidamento.
Palazzolo Acreide (SR)
Vengono trasmesse le schede del censimento dei fenomeni franosi localizzate nelle C.de Fontanamurata, Falabia, Pelacani, Bonfiglio, Fontana Ristaino, dell'Apli, Zarbo, Serra Venuto e in zona Castello e Via Rupe Tarpea.
Sortino (SR)
Viene trasmessa una scheda relativa ad un solo movimento franoso verificatosi nel territorio. Viene trasmesso lo studio geologico del P.R.G., dal quale si evince che il territorio comunale, per la sua morfologia, non appare esposto ad elevato rischio idrogeologico o idraulico. Non si sono verificati gravi fenomeni nel corso degli ultimi cinquanta anni, ad eccezione delle zone denominate Albinelli, Lardia, e Vallonazzo che in passato hanno subito inconvenienti. In particolare nella località Lardia nell'anno 1993, a seguito di abbondanti piogge, un automobilista che transitava lungo la strada comunale omonima, è stato investito da una eccessiva massa d'acqua e trascinato a valle per essere poi recuperato cadavere dopo qualche giorno nelle vicinanze della foce del fiume Anapo che sfocia nel porto di Siracusa. Tali inconvenienti sono dovuti principalmente alla mancanza di opere di regolarizzazione delle acque meteoriche ed all'eccessivo aumento delle aree pavimentate.
53 - Bacino idrografico principale: FIUME CIANE
Generalità
Versante: Orientale
Provincia: Siracusa
Compartimento idrografico: Palermo
Bacino idrografico principale: F. Ciane
Recapito del corso d'acqua: Mare Ionio
Superficie totale del bacino imbrifero (Kmq): 130
Affluenti: V.ne Cavadonna
Serbatoi ricadenti nel bacino: -
Altitudine minima (m.s.m.): 0
Altitudine massima (m.s.m.): 705
Altitudine media (m.s.m.): 273
Lunghezza dell'asta principale (Km): 7
Utilizzazione prevalente del suolo: - Seminativo  62% - Prato e pascolo 22% - Colture arboree 15% 

Comuni ricadenti nel bacino: Canicattini Bagni, Palazzolo Acreide, Siracusa
Descrizione
Il bacino del F. Ciane ricade nel versante orientale della Sicilia estendendosi, per circa 130 Km2, dalla periferia di Palazzolo Acreide sino alla foce nel Porto Grande di Siracusa. Esso si inserisce tra il bacino del F. Anapo a nord e il bacino del F. Cassibile a sud e ricade nel territorio della provincia di Siracusa.
Nel bacino ricade il centro abitato di Canicattini Bagni.
Il F. Ciane si sviluppa per circa 7 Km e riceve, in prossimità della foce, le acque del V.ne Cavadonna. Tale corso d'acqua nasce dalle sorgenti presso Testa Pisana, in territorio di Siracusa e dove il suo nome, oltre che al colore dell'acqua (cyanos: azzurro), anche alla leggenda della ninfa Ciane, tramutata in fonte per aver tentato il ratto di Proserpina.
Percorrendo il corso del fiume, dalla fonte verso la foce, lungo le rive si trova il papiro che cresce in dimensioni vistose e si serra in file compatte. Presso la fonte, insieme al papiro, sulle rive vegetano frassini, salici piangenti e pioppi. La fauna del F. Ciane comprende uccelli palustri come le gallinelle d'acqua, l'usignolo di fiume, le salciaidi e i forapaglie.
Il V.ne Cavadonna nasce presso Case Famolio in territorio di Palazzolo Acreide e lungo il suo percorso riceve le acque di brevi affluenti. Prima di congiungersi con il F. Ciane, il corso d'acqua è stato inalveato mediante la costruzione di un canale, denominato Mammaiabica che, lungo il tratto finale, corre parallelamente al corso del F. Ciane fin quasi alla foce.
Il dissesto idrogeologico
Canicattini Bagni (SR)
Sono state trasmesse le schede del censimento dei fenomeni franosi ubicate nelle seguenti località: c.da Scala Bagni, Villa Comunale, c.da Palombara, Via del Seminario, Via M. LA Vecchia, Vallone Pignati, c.da Garofalo, Vallone Cugno Lupo.
Palazzolo Acreide (SR)
Vengono trasmesse le schede del censimento dei fenomeni franosi localizzate nelle C.de Fontanamurata, Falabia, Pelacani, Bonfiglio, Fontana Ristaino, dell'Apli, Zarbo, Serra Venuto e in zona Castello e Via Rupe Tarpea.
54 - Bacino idrografico principale: FIUME CASSIBILE
Generalità
Versante: Orientale
Provincia: Siracusa
Compartimento idrografico: Palermo
Bacino idrografico principale: F. Cassibile
Recapito del corso d'acqua: Mare Ionio
Superficie totale del bacino imbrifero (Kmq): 92,6
Affluenti: Cava S. Marco
Serbatoi ricadenti nel bacino: -
Altitudine minima (m.s.m.): 0
Altitudine massima (m.s.m.): 705
Altitudine media (m.s.m.): 476
Lunghezza dell'asta principale (Km): 34
Utilizzazione prevalente del suolo: -  Seminativo  57% -  Prato e pascolo 28% 

Comuni ricadenti nel bacino: Avola, Noto, Siracusa
Descrizione
Il bacino idrografico del F. Cassibile ricade nel versante orientale della Sicilia e si estende, per circa 93 Km2, dalla contrada Cotura in territorio di Noto sino al mare Ionio al confine del territorio dei Comuni di Siracusa e di Avola. Esso si inserisce tra il bacino del F. Noto a sud e il bacino del F. Anapo a nord e ricade nel territorio della provincia di Siracusa.
Il F. Cassibile si sviluppa per circa 34 Km e riceve lungo il suo percorso gli apporti di diversi affluenti denominati "Cave" a causa delle incisioni provocate dalle acque nei terreni calcarei attraversati. Anche le acque del F. Cassibile, incidendo nel corso del tempo il terreno calcareo del tavolato ibleo, si sono scavate una profondissima gola che, estendendosi per circa 10 chilometri con profondità compresa tra i 200 e i 250 metri, è la maggiore di tutte le cave di cui sono ricchi i monti Iblei. In tale tratto il corso d'acqua prende il nome di Cava Grande.
Sul fondo della cava si può ammirare il platano orientale, anche in esemplari dal diametro di un metro e mezzo. Verso la foce sono presenti l'oleandro, il salice, il pioppo bianco e il platano orientale.
Il dissesto
Avola (SR)
Viene segnalata dalla Soprintendenza ai BB.CC.AA. di Siracusa l'intervento di straordinaria manutenzione per opere di difesa e contenimento caduta massi dai versanti della strada prov.le n.4 Avola - Manghisi.
55 - Bacino idrografico principale: FIUME DI NOTO
Generalità
Versante: Orientale
Provincia: Siracusa
Compartimento idrografico: Palermo
Bacino idrografico principale: F. di Noto
Recapito del corso d'acqua: Mare Ionio
Superficie totale del bacino imbrifero (Kmq): 86,4
Affluenti: Cava Piraro, T. Tre Fontane
Serbatoi ricadenti nel bacino: -
Altitudine minima (m.s.m.): 0
Altitudine massima (m.s.m.): 590
Altitudine media (m.s.m.: 321
Lunghezza dell'asta principale (Km): 20
Utilizzazione prevalente del suolo: -  Seminativo  39% -  Colture arboree 37% -  Prato e pascolo 17% 

Comuni ricadenti nel bacino: Noto.
Descrizione
Il bacino del F. di Noto ricade nel versante orientale della Sicilia e si estende per circa 86 Kmq interessando il territorio della provincia di Siracusa. Il bacino confina a sud con il bacino del T. Gioi, ad ovest con il bacino del F. Tellaro, a nord con il bacino del F. Cassibile e con alcuni bacini minori. Il F. di Noto trae origine in contrada Testa dell'Acqua con una serie di torrenti che confluiscono a sud del centro abitato di Noto Antica. Nel tratto di monte e nel tratto centrale, il corso d'acqua prende il nome di F. Asinaro, mentre in prossimità della foce assume il nome di F. di Noto. Il corso d'acqua si sviluppa per circa 20 Km; gli affluenti principali sono Cava Piraro e T. Tre Fontane che confluiscono rispettivamente a nord-ovest e a sud del centro abitato di Noto. Nel bacino ricade il centro abitato di Noto.
Caratteristiche idrologiche
Nel bacino ha funzionato, dal 1973 al 1978, una stazione idrometrica a Noto. Tale stazione, posta a 70 m.s.m., sottende un bacino di circa 55 Kmq avente una altitudine media di 369 m.s.m. Il deflusso medio annuo misurato in base a 3 anni di osservazioni, dal 1973 al 1975, risulta di 143 mm (pari a circa 7.9 Mmc/anno), mentre la precipitazione risulta pari a 571 mm.
Il dissesto idrogeologico
Noto (SR)
Non esiste alcuna segnalazione di dissesti.
56 - Bacino idrografico principale: TORRENTE GIOI
Generalità
Versante: Orientale
Provincia: Siracusa
Compartimento idrografico: Palermo
Bacino idrografico principale: T. Gioi
Recapito del corso d'acqua: Mare Ionio
Superficie totale del bacino imbrifero (Kmq): 22,3
Affluenti: -
Serbatoi ricadenti nel bacino: -
Altitudine minima (m.s.m.): 0
Altitudine massima (m.s.m.): 465
Altitudine media (m.s.m.): 169
Lunghezza dell'asta principale (Km): 14
Utilizzazione prevalente del suolo: -  Prato e pascolo  77% -  Seminativo 21% 

Comuni ricadenti nel bacino: Noto.
Descrizione
Il bacino del T. Gioi ricade nel versante orientale della Sicilia e si estende per circa 22 Kmq interessando il territorio della provincia di Siracusa. Il corso d'acqua nasce dalle pendici di Serra del Vento a nord-ovest del centro abitato di Noto e si sviluppa per circa 14 Km fino a sfociare nel mare Ionio. Il bacino del T. Gioi ricade tra il bacino del F. Tellaro a sud e il bacino del F. Noto a nord. Nella parte inferiore del bacino predominano le marne bianco-giallastre tenere, con intercalazioni più ricche di calcite, mentre nella parte superiore predominano i calcari detritici e organogeni grossolani.
Il dissesto idrogeologico
Noto (SR)
Non risulta alcuna segnalazione di dissesti nel territorio comunale di Noto.
57 - Bacino idrografico principale: FIUME TELLARO
Generalità
Versante: Orientale
Provincia: Ragusa, Siracusa
Compartimento idrografico: Palermo
Bacino idrografico principale. F. Tellaro
Recapito del corso d'acqua: Mare Ionio
Superficie totale del bacino imbrifero (Kmq): 388,5
Affluenti: Cave della Signora, Saia Raudeci, T. Tellesino, Cava del Prainito, Cava Palombieri
Serbatoi ricadenti nel bacino: -
Altitudine minima (m.s.m.): 0
Altitudine massima (m.s.m.): 770
Altitudine media (m.s.m.): 319
Lunghezza dell'asta principale (Km): 45
Utilizzazione prevalente del suolo: -  Seminativo  84% 

Comuni ricadenti nel bacino:
-  provincia di Siracusa: Noto, Palazzolo Acreide;
-  provincia di Ragusa: Modica, Rosolini.
Descrizione
Il bacino del F. Tellaro ricade nel versante orientale della Sicilia e si estende per circa 388 Kmq interessando il territorio delle provincie di Ragusa e Siracusa. Il corso d'acqua, che si sviluppa per circa 45 Km, trae origine da Poggio del Lupo e M. Loi in territorio del Comune di Palazzolo Acreide. Lungo il suo sviluppo, il fiume attraversa il territorio dei Comuni di Modica Rosolini e Noto sino a sfociare nel mar Ionio. Il bacino del F. Tellaro confina ad ovest con il bacino del T. di Modica-Scicli e con quello del F. Irminio, a sud con alcuni bacini minori e a nord con i bacini del F. Anapo, F. Cassibile e F. Noto. Nel F. Tellaro confluiscono numerosi torrenti tra i quali ricordiamo la Cava del Signore, il T. Tellesino, la Cava del Prainito, la Cava Palombieri e la Saia Raudeci. I terreni affioranti nel bacino del F. Tellaro sono, in massima parte, calcareniti marnose del Miocene. In particolare il fianco destro del bacino è costituito in prevalenza da termini calcarenitici grigio chiaro più o meno marnosi. Sul fianco sinistro affiorano invece estesamente delle marne grigio giallastre con alternanza di calcari duri dello stesso colore, passanti localmente a marne argillose. Nel bacino sono state realizzate opere di sistemazione idraulica ed attuati interventi per la conservazione del suolo e per il consolidamento delle pendici interessate da gravi fenomeni di dissesto. In particolare sono state effettuate arginature nel basso corso del fiume ed è stata costruita una rete di canali per il drenaggio e lo smaltimento delle acque nella parte bassa del bacino.
Caratteristiche idrologiche
Nel bacino del F. Tellaro sono in funzione due stazioni idrometriche: a Castelluccio e a Mandravecchia. La stazione a Castelluccio, in funzione del 1974, è posta a 160 m.s.m. e sottende un bacino di circa 102 Kmq avente una altitudine media di 452 m.s.m. Il deflusso medio annuo misurato in base a 2 anni di osservazioni (1974-1975) risulta di 38 mm (pari a 3.93Mmc/anno), mentre la partecipazione risulta pari a 519 mm. La stazione a Mandravecchia è in funzione dal 1978.
Il dissesto idrogeologico
Palazzolo Acreide (SR)
Vengono trasmesse le schede del censimento dei fenomeni franosi localizzate nelle C.de Fontanamurata, Falabia, Pelacani, Bonfiglio, Fontana Ristaino, dell'Apli, Zarbo, Serra Venuto e in zona Castello e Via Rupe Tarpea.
58 - COMUNI RICADENTI ALL'INTERNO DI BACINI IDROGRAFICI MINORI
Descrizione
In questo capitolo viene descritto il dissesto idrogeologico che interessa il territorio di comuni che ricadono in bacini idrografici minori, a volte anche in assenza di ben definiti corsi d'acqua, che non possono essere inseriti nell'ambito dei sistemi idrografici descritti nei capitoli precedenti.
Il dissesto idrogeologico
Bagheria (PA)
Il Comune di Bagheria ha censito 19 fenomeni franosi che interessano le falesie di tutto il territorio comunale, con movimenti con crolli e frane di detrito.
Un altro fenomeno franoso è ubicato nell'entroterra in località Specchiale, sul Fiume di Ficarazzi.
Il Comune di Bagheria ha trasmesso uno stralcio della Carta delle Aree Inondabili, in scala 1:10.000, nella quale è riportata la superficie inondabile ricadente nel territorio comunale del Fiume di Ficarazzi.
Brolo (ME)
Dallo studio redatto dalla Provincia Rg.le di Messina risulta che i quattro dissesti rilevati nel Comune di Brolo hanno caratteristiche similari anche se dimensionalmente sono tra loro diversi. Riguardano le contrade, Iannello , Fosso Gelso, Lacco e Sirò, e quasi tutte comportano anche stati di rischio per la viabilità primaria e per le altre opere infrastrutturali. Una, quella di Fosso Gelso, grava in prossimità della sede stradale dell'Autostrada A20, Messina-Palermo. L'estensione delle frane comporta che ad esse siano interessati anche i terreni sia coltivati che incolti, limitrofi alle contrade e le case rurali distribuite su di essi, mentre non sono toccati da movimenti franosi manufatti architettonici di pregio, né aree di particolare interesse naturalistico.
Le caratteristiche descritte fanno individuare tutti questi dissesti come eventi franosi ad alto rischio.
Campobello di Mazara (TP)
Il Comune segnala come area a rischio di frana alcune zone ad est del centro urbano, con cedimenti di sedi varie, causate dall'abbandono di cave di tufo. Nella porzione ad ovest del territorio l'area residenziale è soggetta a rischio alluvionale sin dal 1992, a causa della fuoriuscita di acque meteoriche da un canalone di scolo parzialmente interrotto dall'espansione edilizia.
Capaci (PA)
Il Comune segnala condizioni di instabilità del costone roccioso incombente sull'abitato ma gli studi sono stati inviati alla Provincia.
Capo d'Orlando (ME)
Dallo studio redatto dalla Provincia Rg.le di Messina risulta che nel territorio comunale sono state rilevate cinque frane. Tutte sono vicine a centri abitati e nel caso della frana di c.da Scafa, agli indicatori relativi alle opere infrastrutturali, alla viabilità primaria, alle attività economiche ed a quanto altro connesso, si aggiunge il parametro dell'estensione, che risulta ancora più notevole se rapportato alla dimensione praticamente puntuale delle altre.
Un'altra frana interessa nella sua area di azione dei beni architettonici tutelati, quali il Santuario di Maria Santissima ed i ruderi del Castello Medievale che risalgono al XIV secolo. Il Santuario è fatto risalire agli ultimi anni del XVI secolo (1598).
Tutti i dissesti sono classificati fra quelli ad alto rischio interessando molti fra i più rilevanti elementi territoriali parametrati e quindi ad elevato pericolo potenziale.
Cefalù (PA)
Il Comune di Cefalù segnala cinque aree nelle quali si sono verificati fenomeni franosi:
- crolli dalla parete rocciosa sovrastante la via del Faro (del 1993)
- crolli del settore nord di Cozzo S. Elia, a monte della S.P. Cefalù-Gibilmanna (1993-1998)
- movimento franoso a monte della strada statale 113 in località "Caldura" con danni all'eliporto della Protezione Civile a causa della piena del Torrente S. Oliva (1997-1998)
- dissesto in c.da Pietrapollastra per il cedimento dell'argine del Torrente Pisciotto a causa delle abbondanti piogge (1993-1997) non cartografate
- dissesto della pavimentazione stradale di un tratto della strada "Picciolo" di collegamento tra Cefalù e Gratteri (dal bivio Campella Monte al Ponte Campella al confine con il Comune di Gratteri (1999 febbraio marzo) non cartografato.
Ficarra (ME)
Dallo studio redatto dalla Provincia Rg.le di Messina risulta che la collina ove è localizzato l'abitato di Ficarra è interessata da sette frane, due delle quali riguardano direttamente il centro abitato con la viabilità provinciale e comunale e le opere infrastrutturali. I parametri applicati a questi elementi territoriali sono i più elevati fra quelli presi in considerazione.
Una di queste frane interessa il cimitero, classificato come bene architettonico, e sulla strada che ad esso conduce e, al margine della sua area di frana, ricade anche il sito del convento di S. Domenico.
Tutte le frane, eccetto una, sono state classificate tra quelle ad alto rischio.
Gioiosa Marea (ME)
Le frane segnalate su territorio comunale sono tutte di poco interesse dal punto di vista della valutazione del rischio, ad eccezione di una che interessa la viabilità provinciale e comunale e piccoli gruppi di case.
Milazzo (ME)
Viene comunicato, con nota n. 27678 del 12 luglio 1999, che sull'aria adiacente al lato nord del Castello si è verificato un fenomeno franoso.
Milo (CT)
Viene trasmessa la scheda del censimento di una frana in zona Torrente Nespola. I movimenti franosi interessano le vallate formate dai Torrente Nespola e Cacocciola: uno sul versante Sud con testa di frana situata con altitudine m. 500, su terreni di privati condotti a coltura agraria e sulle pendici nord del Torrente Cacocciola.
Montagnareale (ME)
Le frane rilevate dalla Provincia Rg.le di Messina sul territorio comunale di Montagnareale non riguardano il centro abitato.
Esse interessano sempre contrade, terreni coltivati con presenza di case rurali, la viabilità comunale e talvolta si estendono sino a toccare gli alvei dei corsi d'acqua.
Naso (ME)
Tutte le frane rilevate dalla Provincia Rg.le di Messina sul territorio comunale di Naso sono da considerarsi di consistente rischio potenziale poiché riguardano sempre o il centro abitato maggiore o contrade comunque urbanizzate, oppure tratti della viabilità provinciale e comunale. In qualche caso riguardano anche le reti infrastrutturali dell'abitato ed i terreni coltivati ad esso limitrofi.
Patti (ME)
Nel 1994 vengono segnalati danni a seguito di movimento franoso in c.da Carosi e S. Antonio e vengono ulteriormente lamentati danni alle abitazioni in data 14 settembre 1998.
Piraino (ME)
Le frane censite dalla Provincia Rg.le di Messina nel territorio comunale di Piraino sono di rilevante consistenza sia per dimensioni sia perché riguardano tutte la strada provinciale 141 ed alcune opere infrastrutturali quali l'acquedotto e la strada statale 113. Un dissesto censito riguarda il centro storico con le sue opere infrastrutturali ed anche i suoi beni di rilevanza architettonica.
Pollina (PA)
Il Comune di Pollina segnala:
- grave situazione di pericolo determinata da movimenti (crolli) del costone roccioso "Rocca Pinnu", a monte della strada statale 113 e Km 175 + 800 della linea ferroviaria PA-ME (1995);
- smottamenti sulla strada statale 113 tra i Km 174 e 175 in seguito a straripamento delle acque del Torrente Minneria (1997).
Raccuja (ME)
Secondo lo studio della Provincia Rg.le di Messina le frane che riguardano diffusamente il territorio di Raccuja interessano parametri che ai fini del rischio assumono valori consistenti. Fra tutti i dissesti emergono, per gravità potenziale, i due che riguardano il centro urbano con l'interessamento delle reti di sottosuolo, dei servizi (scuole), del sistema della viabilità e anche delle chiese e degli edifici d'epoca racchiusi nel centro storico.
Le altre frane interessano, in maniera puntuale, il tracciato extraurbano dell'acquedotto, piccole frazioni, strade provinciali e comunali, attrezzature scolastiche, corsi d'acqua oltre che, ovviamente, terreni agricoli e case rurali.
S. Angelo di Brolo (ME)
Nel 1995 viene segnalato il dissesto idrogeologico in cui versa il territorio in dipendenza degli eventi calamitosi del 1° quadrimestre del 1994. L'eccezionalità delle precipitazioni e la carenza di opere di convogliamento delle acque hanno fatto si che il terreno, di natura detritico-fliscioide modificasse le originarie condizioni di stabilità. Il territorio è stato interessato da diversi fenomeni franosi che hanno cionvolto la viabilità che collega le varie frazioni con il centro, nonché fabbricati privati e pubblici.
S. Flavia (PA)
Il Comune di S. Flavia invia 4 schede di censimento dei fenomeni franosi, corografia con le aree soggette a vincolo idrogeologico e relazione sulle aree vincolate.
Fra le segnalazioni risultano i crolli sulla c.da Collo d'Oca, S.P. S. Elia-Aspra.
Sinagra (ME)
I dissesti rilevati dalla Provincia Rg.le di Messina nel territorio comunale di Sinagra riguardano contrade e terreni agricoli con presenza di case rurali sparse. Fra queste tre riguardano le frazioni di Immillaro, Cicala e Mancusa, di cui una investe una località sede di attività economiche e di attrezzature comunali come il macello e l'acquedotto. Le frane principali interessano sempre tratti della viabilità sia provinciale che comunale. I valori di rischio delle frane assumono sempre valori medio-bassi poiché i fattori di rischio di valore più elevato non sono mai associati fra loro.
Terrasini (PA)
Il Comune trasmette 9 schede di censimento di fenomeni di dissesto rilevati nel territorio comunale, complete di stralci topografici e commentate da una nota geomorfologica illustrativa sulle condizioni di tali aree, che necessitano di recupero, riqualificazione e salvaguardia ambientale.
Le aree individuate sono:
1) Località "La Praiola": si tratta di una spiaggia con stretto arenile sabbioso e costone roccioso retrostante alto 15 m soggetto a frequenti fenomeni di crollo per erosione al piede.
2) Località "Cala Rossa": è un'area di spiaggia, molto piccola, ormai quasi del tutto distrutta e degradata da processi di colamento e di creep dei terreni argillosi retrostanti e circondata da pareti rocciose soggette a crolli.
3) Località "La Ciucca": costa rocciosa nella zona del porto, degradata dalla presenza dello sbocco della canalizzazione artificiale del t.te Furi lungo l'arenile. Risulta anche in dissesto per localizzati fenomeni di crollo ed è soggetta ad un lento e progressivo arretramento.
4) Località "Cala Palazzolo": fascia costiera prossima al centro abitato in costante e progressivo arretramento per erosione marina alla base.
5) Località "Costa di Ramaria": ampia fascia di pendice a SW di Punta Sbalzi, molto degradata ed interessata da un impianto per attività estrattive, ormai abbandonato, che ha determinato fenomeni di dissesto per scorrimento rotazionale crollo e scivolamento traslato.
6) Località "Costa Stagno": si tratta di due fenomeni di scivolamento traslativo dei livelli superficiali della falda detritica e delle sabbie eoliche, attualmente quiescenti ma che potrebbero riattivarsi ampliandosi.
7) Come sopra.
8) Località "Madonna di Trapani": vi sono due fenomeni di dissesto superficiali, attualmente quiescenti.
9) Località "Gassara": vi è presente un solco compluviale che si sviluppa per una lunghezza di 800 m. in direzione della sottostante frana, in accentuata pendenza, interessando terreni sciolti detritici e livelli di roccia fratturata. E' prevedibile che tale situazione di dissesto si incrementi nel tempo ad opera delle acque di ruscellamento diffuso ed incanalato.
Trappeto (PA)
Il Comune segnala (sett. 99) fenomeni di dissesto lungo il versante "arenaceo-sabbioso" sottostante il lungomare sul quale insistono costruzioni a destinazione residenziale e commerciale.
L'Amministrazione sta predisponendo un progetto per la salvaguardia ed il recupero ambientale di questo tratto di costa.
Ucria (ME)
Il Comune di Ucria si allinea, secondo lo studio della Provincia Rg.le di Messina, alle caratteristiche territoriali degli altri comuni nebroidei. Il suo territorio è costellato di una serie di frane che lo interessano interamente per estensione e diffusione. Il centro abitato zona Vacile e Belvedere, le frazioni e tutta la viabilità di collegamento insieme alle opere infrastutturali, parte dei corsi d'acqua e dei terreni ed anche delle aree sottoposte ala tutela del parco sono interessate da uno o più eventi franosi, con una conseguente considerazione complessiva del rischio potenziale.
Villabate (PA)
Il Comune di Villabate trasmette una scheda di censimento riguardante un esteso fenomeno di crollo lungo i versanti Nord di P.zzo Cicerello e P.ta Terranova; trasmette inoltre copia della relazione geologica allegata al PRG.
59 - ISOLE MINORI
Descrizione
Il territorio siciliano comprende gli arcipelaghi delle isole Egadi, Eolie, Pelagie e le isole di Ustica e Pantelleria.
Delle Egadi, ubicate ad Ovest della Sicilia, fanno parte le isole maggiori di Favignana, Levanzo e Marettimo, con capoluogo amministrativo nel Comune di Favignana e nel territorio provinciale di Trapani. Geologicamente di natura carbonatica, costituiscono la propagine più occidentale della catena settentrionale siciliana.
Più ad Est, a circa 60 km Nord del Golfo di Palermo, vi è l'isola di Ustica, di natura vulcanica. Costituisce comune a sé stante e rientra nel territorio amministrativo della provincia di Palermo.
L'arcipelago dele Eolie è costituito dalle isole di Alicudi, Filicudi, Panarea, Vulcano, Lipari e Stromboli, con capoluogo amministrativo nel Comune di Lipari, e Salina, suddivisa nei Comuni di Malfa, S. Marina di Salina e Leni. L'intero arcipelago fa parte del territorio provinciale di Messina. Di origine vulcanica, con struttura ad arco, le isole rappresentano, insieme all'Etna, gli edifici vulcanici attivi della Sicilia. Nel Piano straordinario non è stata allegata la cartografia in scala 1:50.000 relativa all'arcipelago delle Eolie perché non ancora edita dall'I.G.M. Pertanto, non è stato possibile cartografare le, seppur limitate, informazioni disponibili sulle condizioni idrogeologiche del territorio isolano.
Nel Mar Mediterraneo, a Sud del territorio provinciale di Agrigento, di cui fa parte dal punto di vista amministrativo, si trova l'arcipelago delle Pelagie, costituito dalle isole maggiori di Lampedusa e Linosa. La prima, sede del comune capoluogo, è un affioramento carbonatico, mentre Linosa è di origine vulcanica.
Procedendo verso Ovest, si trova l'isola vulcanica di Pantelleria, sede dell'omonimo comune e facente parte del territorio provinciale di Trapani.
Il dissesto idrogeologico
Favignana (TP)
Nell'isola di Favignana venivano segnalati crolli in loc. Scindo Passo a Punta Sottile che hanno arrecato danni notevoli alla strada provinciale (1993/94); inoltre è soggetta a crollo tutta la porzione orientale, da P.S. Nicola a P. Fànfalo. L'isola di Marettimo è interessata da crolli in alcuni tratti della porzione orientale; a Levanzo è soggetta a crolli P. Pesce a sud dell'isola.
Il comune trasmette 5 schede di censimento dei fenomeni franosi che riguardano continui crolli lungo le falesie delle isole.
Lampedusa (AG)
Il Comune di Lampedusa segnala una situazione di pericolo del costone roccioso sovrastante la spiaggia dei Conigli.
A Linosa vengono segnalate frane nella Cola Pozzolana di Levante.
Lipari (ME)
Nel settembre del 1998, l'Ufficio Circondariale Marittimo rendeva noto che lungo le coste delle Isole Eolie esistevano situazioni di pericolo causate da instabilità dell'agglomerato roccioso sovrastante gli arenili o a picco sul mare.
La Prefettura di Messina, nel febbraio 1998, trasmetteva una relazione tecnica sulla situazione di pericolo del costone roccioso sovrastante la strada comunale Calajunco di Panarea.
Il Comune di Lipari, nel luglio 1996, segnalava che la strada di collegamento Lazzaro-Ginostra era interessata da frane che mettevano in pericolo la pubblica incolumità dei passanti e dei bagnanti.
Nel novembre del 1998, veniva segnalata la situazione di dissesto idrogeologico di una pendice del Gran Cratere di Vulcano.
Malfa (ME)
Nell'aprile del 1999, l'Ufficio der Genio Civile di Messina ha trasmesso una relazione tecnica sui fenomeni di distacco della parte alta del costone roccioso a strapiombo sulle strade nel Comune di Malfa.
Pantelleria (TP)
Nell'isola di Pantelleria vengono segnalati dissesti in quasi tutto il litorale orientale di Pantelleria e in particolare in corrispondenza di Punta Satoria, Grotta dello Storto, Grotta Calda di Nicà, Salto della Vecchia e c.da Dietro Isola.


Capitolo 3
INDIVIDUAZIONE DELLE AREE A RISCHIO DI INONDAZIONE NEL BACINO DEL F. SIMETO

INQUADRAMENTO
Il Fiume Simeto è il corso d'acqua principale della Sicilia con un bacino esteso circa 4100 Kmq.
In passato si sono registrati eventi di piena di grande rilievo (circa 5000 me/sec alla foce) la cui disastrosità (si pensi all'evento del 1951) ha indotto alla realizzazione di interventi di sistemazione idraulica, soprattutto del tratto vallivo e della foce con la costituzione di un nuovo sbocco a mare e la diversione delle acque dalla originaria ansa fociale.
Pertanto vengono affrontati separatamente i problemi di capacità idraulica della vecchia foce del Simeto da quella rellative all'intero fiume con i suoi affluenti principali Salso, Gornalunga e Dittaino.
Per quanto attiene l'individuazione delle aree esondabili e la valutazione dei livelli di rischio si è potuto disporre di alcuni studi idraulici proprio finalizzati alla valutazione della capacità idraulica del corso d'acqua e della vecchia foce. Sicchè si è scelto di valutare il rischio di esondazione in relazione ad eventi di piena caratterizzati da diversi tempi di ritorno, basandosi da un lato sulla pericolosità (intesa come probabilità di accadimento) e dall'altro sul valore degli elementi a rischio.
La valutazione in questa prima fase, di tipo qualitativo, è stata operata per individuare aree a rischio molto elevato.
AREE A RISCHIO DEL FIUME SIMETO
Come prima accennato, nel 1951 si ebbe un evento di piena di carattere eccezionale che provocò l'allagamento di una rilevante area estesa fino alla foce.
In seguito, proprio per scongiurare il ripetersi di tali eventi, furono avviate azioni di sistemazione idraulica che hanno sensibilmente cambiato le caratteristiche idrauliche del fiume.
Non si è ritenuto, conseguentemente, più attuale basare la ricerca delle aree a rischio sull'evento del 1951, ma occorreva fare riferimento a studi che partissero dalle mutate condizioni del fiume a seguito degli interventi eseguiti.
Si sono quindi presi in considerazione gli "Studi e ricerche riguardanti le sistemazioni idrauliche nel bacino del F. Simeto" redatti per conto del Provveditorato regionale delle opere pubbliche per la Sicilia nel 1983.
Lo studio riguardante in particolare il F. Simeto con i suoi affluenti principali (Salso-Simeto, Gornalunga e Dittaino) concerneva:
- l'indagine idrologica delle portate di massima piena al colmo nei vari elementi della rete idrografica;
- l'adeguatezza nel convogliamento delle portate di massima piena probabili di assegnato tempo di ritorno;
- la stabilità globale e locale dei vari elementi della rete idrografica, naturale o sistemata;
- comportamento di singole opere difensive.
In particolare l'adeguatezza al convogliamento delle portate di massima piena è stata valutata confrontando le portate di piena, calcolate sia con il metodo cinematico per tempi di ritorno T di 50 e 100 anni e che utilizzando la curva di inviluppo del servizio idrografico, con la portata convogliabile dal corso d'acqua suddiviso in tratti di sezione, sistemata o meno, omogenea. Sulla base di tale studio si sono tratte le seguenti indicazioni
Fiume Gornalunga
Il tratto sistemato che va dalla sezione in corrispondenza del P.te Cacocciola fino all'immissione del F. Mazzarella risulta in grado di convogliare portate di piena caratterizzte da tempo di ritorno pari a 100 anni. A valle dell'immissione del F. Mazzarella e fino a monte dell'immissione del canale Bortone invece si presenta una situazione critica in quanto l'alveo sistemato non riesce a convogliare la portata con tempo di ritorno di 50 anni se non per una quota del 60% oltre la situazione migliora in quanto l'alveo sistemato permette il convogliamento della portata con T = 50 anni e del 90% della portata con T= 100 anni.
Infine nell'ultimo tratto fino alla confluenza col F. Simeto, è completamente convogliabile la portata con T = 100 anni lasciando un franco di un metro.
Fiume Dittaino
Il F. Dittaino in parte sistemato può essere suddiviso in quattro tronchi.
Per il tronco a valle della diga Nicoletti e fino alla traversa Ogliastro non sono stati avvistati rischi di esondazione.
Per il tronco a valle della traversa Ogliastro e fino al ponte sulla S.S. 192 è possibile convogliare le piene con T = 100 anni.
Nel terzo tronco non può essere istituito al momento alcun confronto perché esso non risulta sistemato.
Infine il quarto tronco fra Passo Celso e l'immissione in Simeto consente il convogliamento di piene con T = 100 anni.
Fiume Salso con l'affluente Fumetto
Per il Fiumetto, detto anche Fiume di Salto Troina, è stata verificata la sufficienza al convogliamento di portate superiori a quelle con T = 100 anni.
Per il F. Salso è stato verificato che la capacità di convogliamento è largamente assicurata per la piena con T = 100 anni.
Fiume Simeto
Per il tratto compreso tra Castel Maniace (sul T.te Saracena) fino alla confluenza con il Salso non è stato al momento possibile effettuare la valutazione della capacità idraulica, trattandosi di un tratto non sistemato.
Per quanto riguarda la restante parte fino alla foce l'alveo è, in generale, in grado di garantire il convogliamento di portate di piena con tempo di ritorno almeno pari a 100 anni. Una precisazione va al riguardo fatta per il tratto a valle del ponte Giarretta e precisamente compreso tra l'immissione del F. Dittaino e quella successiva del F. Gornalunga, che seppur sistemato, consente il convogliamento in condizione di annullamento del tronco di 5778 mc/sec di poco inferiore alla portata di 6070 mc/sec valutata in corrispondenza al tempo di ritorno di 100 anni.
In questo tratto sono quindi possibili, in relazione a piene con tempo di ritorno di 100 anni, fenomeni di esondazione.
La valutazione dell'estensione del fenomeno è stata condotta in maniera semplificata ed è da considerarsi di prima approssimazione.
Risulta in tal senso necessario approfondire la questione come l'utilizzo di modelli che consenta una più fedele ricostruzione del fenomeno.
La necessità di tale approfondimento deriva dalla vicinanza dell'area industriale per cui andrà verificato se questa potrà essere interessata dall'evento.
Aree a rischio nella zona della vecchia foce del F. Simeto
Dopo la diversione del Fiume il bacino della vecchia foce si è ridotto a quello sotteso dal canale Jungetto e dal Torrente Buttaceto. Nella zona è stata istituita un'area di riserva. Ciononostante si sono avuti in passato fenomeni di esondazione che hanno portato ad approfondire la questione con un apposito stralcio indicato precedentemente al punto b). In tale studio oltre a calcolare la portata di piena con assegnato tempo di ritorno è stata valutata la sufficienza idraulica della vecchia ansa fociale nonché le aree esondate utilizzando una metodologia alle differenze finite.
In conclusione lo studio ha evidenziato il sussistere del rischio di esondazione già per tempi di ritorno di due anni. In funzione poi delle aree allagabili definite con l'utilizzo del modello di calcolo si è operata la conseguente individuazione delle aree a rischio.


(Si omettono le Tavole allegate)





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