REPUBBLICA ITALIANA
GAZZETTA UFFICIALE
DELLA REGIONE SICILIANA

PARTE PRIMA
PALERMO - VENERDÌ 1 AGOSTO 2003 - N. 34
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ASSESSORATO DEL TERRITORIO E DELL'AMBIENTE

DECRETO 10 giugno 2003.
Aggiornamento del piano straordinario per l'assetto idrogeologico del territorio comunale di San Teodoro.

Allegato
RELAZIONE DI ISTRUTTORIA

Il Comune di S. Teodoro, con nota n. 1032 del 3 aprile 2002, ha richiesto di apportare, ai sensi dell'art. 6 del decreto n. 298/41, modifiche ed integrazioni al piano straordinario dell'assetto idrogeologico in considerazione degli interventi di consolidamento effettuati nell'area meridionale dell'abitato classificata a rischio di frana molto elevato. L'amministrazione comunale ritenendo pertanto, che la rappresentata perimetrazione non sia rispondente all'effettivo stato dei luoghi, ha trasmesso con la citata nota e con successivo prot. n. 286 del 2 gennaio 2003, la seguente documentazione:
-  copia studio geologico a supporto al piano regolatore generale redatto dal dott. geol. Giuseppe Torre;
-  studio geologico per la revisione del piano straordinario per l'assetto idrogeologico a firma del geol. Guglielmo Ciancio;
-  cartografie relative allo stato di fatto ed alle previsioni di piano regolatore generale.
PREMESSE
Il territorio comunale di San Teodoro ubicato nella parte centro-settentrionale della Sicilia al confine tra le province di Enna, Messina e Catania, si sviluppa nell'ambito del bacino imbrifero del fiume Troina, con caratteri morfologici da alto collinari (680 m.) a montani (Monte dell'Abate 1370 m. s.l.m.). Le quote più elevate del territorio corrispondono agli affioramenti del flysch di Monte Soro (alternanza di argille bruno-verdastre e di grossi banconi di arenaria quarzitica); alle quote più basse si rinvengono gli affioramenti delle argille varicolori e del flysch Numidico.
I processi esogeni sui litotipi affioranti sono facilitati, oltre che dai disturbi tettonici subiti dalle formazioni nel corso delle dislocazioni, dalle condizioni climatiche particolarmente aggressive legate all'escursione termica, all'elevata piovosità, al gelo.
I processi morfogenici producono fenomeni alterativi e disgregativi nei corpi rocciosi consentendo il decadimento delle caratteristiche fisico-meccaniche. La conseguenza dell'insieme dei processi esogeni è l'innesco di frane di scoscendimento (scivolamenti rotazionali) nelle rocce prevalentemente argillose, frane di crollo nelle componenti prevalentemente lapidee delle formazioni flyschoidi. Ne consegue che i versanti sono ricoperti da una spessa copertura detritica costituita da materiale eterometrico in matrice essenzialmente argilloso-limosa con spessori estremamente variabili. Dal punto di vista litologico, le formazioni che affiorano nell'area oggetto della richiesta di revisione sono le seguenti: detriti e corpi di frana, flysch Numidico, argille varicolori, flysch di Monte Soro.
Il territorio comunale è rilevabile nel foglio n. 612 Randazzo, in scala 1:50.000 della Carta d'italia edita dall'I.G.M., e nelle Carte tecniche regionali in scala 1:10.000, n. 612090 Favata e n. 612130 Cesarò.
Nel piano straordinario per l'assetto idrogeologico, adottato con decreto n. 298/41 del 4 luglio 2000, è stata classificata a rischio di frana molto elevato una vasta area ubicata a sud dell'abitato di S. Teodoro, mentre un'ulteriore area ubicata nelle vicinanze del borgo Salvatore Giuliano è definita a rischio di frana elevato.
Oggetto della revisione del piano straordinario, come richiesto dall'amministrazione comunale, risultano le aree sopra citate.
Mediante l'esame della documentazione trasmessa e le osservazioni effettuate sui luoghi, si è proceduto alla verifica ed alla valutazione dell'effettivo stato di rischio idrogeologico, provvedendo infine alla definizione dei contorni delle aree in dissesto.
VERIFICA
L'esame della relazione geologica redatta a supporto del piano regolatore generale e dello studio geologico finalizzato alla revisione del piano straordinario riferita all'intero territorio, evidenzia che il territorio comunale di San Teodoro è interessato da una serie di fenomeni franosi, alcuni dei quali esterni all'abitato, non rappresentati nella carta del dissesto idrogelogico allegata al predetto decreto.
CONSIDERAZIONI
L'accertamento effettuato, congiuntamente al tecnico comunale e al geologo G. Ciancio ha consentito di verificare la sostanziale compatibilità di quanto rappresentato negli studi trasmessi a supporto della richiesta di aggiornamento del piano straordinario per l'assetto idrogeologico.
Nell'abitato e nel suo immediato intorno, l'area interessata dall'evento franoso del febbraio 1994 che ha provocato una serie di lesioni in alcuni edifici ed ha distrutto un lungo tratto della strada di circonvallazione, è stata oggetto di consolidamento e sistemazione mediante la realizzazione di una serie di interventi. Altre forme di dissesto sono state invece, riscontrate nella zona a valle dell'area consolidata e nella zona cimiteriale.
Esternamente al centro abitato, sono presenti alcuni dissesti sia nel settore occidentale del territorio, in corrispondenza della strada statale n. 289 e della provinciale per S. Teodoro, e sia nella porzione meridionale, presso il borgo Salvatore Giuliano e lungo la statale n. 120.
Va sottolineato comunque, che la definita perimetrazione delle aree in dissesto e delle relative aree di rischio, in considerazione della natura, delle caratteristiche fisico-meccaniche dei terreni e dello stato evolutivo dei dissesti viene riferita alla situazione attuale e pertanto risulta suscettibile di potenziale modificazione.
VALUTAZIONE DEL RISCHIO
A conclusione di quanto sin qui descritto viene di seguito formulata, in aderenza alle indicazioni fornite dalle linee guida per la revisione del piano straordinario per l'assetto idrogeologico, la valutazione del rischio idrogeologico.
Non vengono rappresentate nella allegata carta del rischio le porzioni di territorio interessate da dissesto, per le quali, pur accertando diversi gradi di pericolosità, l'assenza di beni di particolare importanza o pregio determina una condizione di rischio nullo.
1. Versante meridionale dell'abitato di S. Teodoro
Trattasi di una vasta area a sud dell'abitato di San Teodoro, ricadente nell'ambito della contrada Lastra compresa tra il cimitero e il campo sportivo, che risulta interessata da diverse fenomenologie gravitative a carattere ricorrente, con distinto grado di pericolosità. Litologicamente costituita da un substrato di argille varicolori con subordinate intercalazioni metriche di livelli quarzarenitici, risulta ricoperta in superficie da una spessa coltre detritica costituita da materiale eterogeneo in assetto caotico immerso in una matrice argilloso-limosa. Nel piano straordinario risulta definita un'area in dissesto con estensione nettamente maggiore di quella effettivamente esistente. Attualmente lungo tale versante, ricadente nella località Lastra-Fella, si distinguono le seguenti porzioni di territorio interessate da diverse fenomenologie di dissesto:
1.a) Nella zona di contrada Fella est, a valle del campo sportivo, sono individuate tre aree di instabilità morfologica, di modesta estensione. I fenomeni possiedono caratteristiche di dissesti superficiali, principalmente imputabili alle scadenti caratteristiche meccaniche dei terreni della porzione corticale costituiti principalmente da argille scagliose. Allo stato attuale i dissesti sono da considerarsi attivi.
Classificazione delle frane nella contrada Lastra est e individuazione della classe di rischio
Si riportano di seguito gli elementi che consentono la definizione del rischio:
-  tipologia = T1;
-  magnitudo = M2;
-  pericolosità = P2;
-  elementi a rischio: infrastrutture sportive e viabilità comunale = E2.
Dalla combinazione tra la pericolosità P2 e gli elementi a rischio E2 si perviene alla classe di rischio:
P2 x E2 = R1 rischio moderato

1.b) Nella zona più vicina all'abitato di S. Teodoro (definita contrada Lastra centro), le condizioni di stabilità dell'area, che nel febbraio del 1994 è stata interessata da un esteso fenomeno franoso, sono state notevolmente incrementate dalla realizzazione di una serie di interventi sia finalizzati al contenimento delle masse destabilizzate (muri su pali e/o tirantati, paratie, gabbionate) che, atti a rimuovere le cause predisponenti del dissesto (raccolta delle acque superficiali, ripristino della rete fognante, dreni suborizzontali). Viene pertanto rimodulata l'estensione in precedenza definita a rischio di frana molto elevato col decreto n. 298, riperimetrando l'area del dissesto e limitando la classificazione di area a rischio riferita a quella immediatamente a valle delle zone consolidate in cui allo stato attuale sono osservabili alcuni segni di dissesto da considerare attivi e la presenza di beni di particolare interesse.
Classificazione della frana di contrada Lastra centro e individuazione classe di rischio area settentrionale
Elementi che concorrono alla definizione del rischio:
-  tipologia = T2;
-  magnitudo = M3;
-  pericolosità = P3;
-  elementi a rischio: viabilità e sottoservizi comunali = E2.
Dalla combinazione tra la pericolosità P3 e gli elementi a rischio E2 si perviene alla classe di rischio:
P3 x E2 = R3 rischio elevato

1.c) L'area in argomento posta nella zona nord-occidentale di contrada Lastra, compresa fra l'area che nel 1994 è stata interessata dal fenomeno franoso e quella in cui è ubicata la struttura cimiteriale, si evidenziano fenomeni di soliflusso definibili attivi.
Classificazione della frana e individuazione della classe di rischio per l'area settentrionale
Si riportano di seguito gli elementi che consentono la definizione del rischio:
-  tipologia = T1;
-  magnitudo = M2;
-  pericolosità = P2;
-  elementi a rischio: insediamenti sparsi viabilità comunale area cimiteriale = E2.
Dalla combinazione tra la pericolosità P2 e gli elementi a rischio E2 si perviene alla classe di rischio:
P2 x E2 = R1 rischio moderato

1.d) In prossimità del cimitero, ad est dell'abitato, è presente un ulteriore corpo di frana che coinvolge parzialmente il cimitero e lambisce la S.P. n. 167 e la discarica comunale. Il fenomeno di instabilità possiede caratteristiche di scorrimento aggravato dal ruscellamento idrico non controllato, a carico della copertura detritico argillosa e della fascia superficiale della formazione a prevalente composizione argillosa.
Classificazione della frana e individuazione della classe di rischio area nord occidentale
Si riportano di seguito gli elementi che consentono la definizione del rischio:
-  tipologia = T2;
-  magnitudo = M3;
-  pericolosità = P3;
-  elementi a rischio: viabilità provinciale, infrastruttura cimiteriale e discarica = E2.
Dalla combinazione tra la pericolosità P3 e gli elementi a rischio E2 si perviene alla classe di rischio:
P3 x E2 = R3 rischio elevato

2. Borgo Salvatore Giuliano
I terreni affioranti nell'area di borgo S. Giuliano sono costituiti dalle argille varicolori e da una copertura detritica di spessore variabile. La copertura detritica è in atto interessata da dissesti rotazionali dei livelli corticali che interessano parzialmente i fabbricati realizzati nella borgata, i quali risultano danneggiati a causa dei movimenti descritti. Il substrato non coinvolto dai fenomeni gravitativi può essere considerato sufficientemente stabile. L'estensione dell'area risulta essere inferiore a quella definita nel piano straordinario a rischio di frana elevato.
Allo stato attuale i fenomeni descritti sono da considerare attivi.
Classificazione delle frane e individuazione della classe di rischio per l'area settentrionale
Si riportano di seguito gli elementi che consentono la definizione del rischio:
-  tipologia = T2;
-  magnitudo = M3;
-  pericolosità = P3;
-  elementi a rischio: viabilità statale = E3.
Dalla combinazione tra la pericolosità P3 e gli elementi a rischio E3 si perviene alla classe di rischio:
P3 x E3 = R3 rischio elevato

3. Fenomeni franosi esterni al centro abitato
Nelle località Bosco, Portella Buffali, Pizzo Guardia, Pizzo e Ficarazzi, Monte dell'Abate, Pietralunga, Prunaci e Mendola i versanti sono ricoperti da una spessa copertura detritica costituita da materiale eterometrico in matrice essenzialmente argilloso-limosa con spessori estremamente variabili. Nelle suddette località, non rappresentate nel piano straordinario, sono segnalate numerose forme morfologiche riconducibili a corpi di frana per scorrimento rotazionale e traslativo ed alvei torrentizi soggetti a ruscellamento non controllato, che in generale non inducono pericoli a strutture pubbliche e/o private, ad eccezione fatta per quelle interessate dalla presenza di alcune porzioni di sedi viarie (strade vicinali, S.S. 289, S.S. 120) e qualche fabbricato prettamente rurale.
Le varie caratteristiche dei dissesti e dei beni esposti, riscontrate nelle citate zone, consente la classificazione di più aree soggette a diverso rischio di frana.
3.a) Località Bosco, Portella Buffali, Pizzo Guardia, Pizzo e Ficarazzi, Monte dell'Abate, Pietralunga, Prunaci e Mendola con dissesti che non coinvolgono strutture pubbliche.
Classificazione delle frane e individuazione della classe di rischio
Sinteticamente vengono qui di seguito riportati gli elementi che consentono la definizione di rischio:
-  tipologia = T1;
-  magnitudo = M2;
-  pericolosità = P2;
-  elementi a rischio: viabilità rurale e case sparse = E1.
Dalla combinazione tra la pericolosità P2 e gli elementi a rischio E1 si perviene alla classe di rischio:
P2 x E1 = R1 rischio moderato

3.b) Presso Portella Buffali, si riscontrano pendii con sensibile acclività interessati da dissesti con caratteristiche di smottamenti interessanti la copertura detritico-argillosa. I dissesti risultano provocati dalla presenza di ruscellamento idrico non controllato, minacciano la S.S. 289 e la strada provinciale che conduce a San Teodoro.
3.c) In contrada Prunaci si riscontrano fenomeni di dissesto che coinvolgono la copertura detritica, posti in prossimità della S.S. 120 denominata dell'Etna e delle Madonne.
In entrambe le località i fenomeni di dissesto sono da considerare attivi.
Classificazione delle frane e individuazione della classe di rischio
Sinteticamente vengono qui di seguito riportati gli elementi che consentono la definizione di rischio:
-  tipologia = T1;
-  magnitudo = M2;
-  pericolosità = P2;
-  elementi a rischio: viabilità statale = E3.
Dalla combinazione tra la pericolosità P2 e gli elementi a rischio E3 si perviene alla classe di rischio:
P2 x E3 = R2 rischio medio

CONCLUSIONI
Alla luce di quanto descritto si è proceduto alla revisione delle carte del dissesto e del rischio idrogeologico relative al territorio comunale di S. Teodoro.
Per la rappresentazione delle aree interessate da dissesti a cui è associato il relativo livello di pericolosità e per quelle a rischio idrogeologico, sono state utilizzate le aerofotogrammetrie estratte dalla carta tecnica regionale n. 612090 Favata e n. 612130 Cesarò in scala 1:10.000.
Nella carta del rischio vengono rappresentate le aree a rischio idrogeologico cosi come individuate e descritte nella presente relazione.
Per quanto concerne le porzioni di aree definite in dissesto, che, per la tipologia dei beni ivi ricadenti comportano situazioni di rischio nullo, si prescrive che qualsiasi attività di trasformazione del territorio resti subordinata ad una preliminare verifica di compatibilità fra l'intervento proposto, le condizioni di dissesto ed il livello di rischio che verrebbe a configurarsi in seguito alla trasformazione.
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MICHELE ARCADIPANE, direttore responsabile
MARIA LA MARTINA, condirettoreMELANIA LA COGNATA, redattore

Ufficio legislativo e legale della Regione Siciliana
Gazzetta Ufficiale della Regione
Stampa: Officine Grafiche Riunite s.p.a.-Palermo
Ideazione grafica e programmi di
Michele Arcadipane
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